Recensione Gears 5 – Immaginate di avere un piccolo mosaico incastonato nella parete. È bello e luminoso, fatto di piastrelle, gemme e pietre colorate. Lo avete lì da tempo e lo osservate spesso. Un giorno vi accorgete che la sua luce si sta spegnendo e allora prendete qualche nuova piastrella e rimpiazzate quelle vecchie. Il distacco con quelle originali però è evidente e per quante ne mettete vi accorgete presto che per farlo ritornare alla sua lucentezza dovreste sostituirlo tutto. Poi arriva un’azienda di ristrutturazione, chiamata The Coalition, che vi dice “Perchè invece di sostituirlo con qualcosa di nuovo non proviamo ad espandere quello che già c’è?”
Ecco, la storia del mosaico è quella di Gears 5, il capitolo più imponente dell’intera saga dei COG, che mette il suo cuore da sparatutto al centro di una struttura che si espande verso i confini del suo genere.
Avete visto Dark Crystal: La resistenza? No? Male! È forse una delle più belle storie fantasy scritta nell’ultimo ventennio televisivo. Nelle mie lunghe sessioni con Gears 5 ho intervallato le partite con la visione di questa splendida serie Netflix e mi sono accorto che l’evoluzione di Dark Crystal è la stessa avvenuta in Gears 5. Gli sceneggiatori sono partiti dal materiale di base del film Dark Crystal (1982), caposaldo del cinema fantastico, e lo hanno ampliato facendo crescere le sue radici verso qualcosa di nuovo, di più grande, di maestoso. Niente di quello che c’era è stato snaturato, ma tutto si è evoluto nella maniera più naturale possibile.
Sono tanti i videogiochi che per via del tempo o del passaggio da uno studio di sviluppo all’altro perdono il loro carattere evolvendosi in qualcosa di totalmente differente dalla loro essenza. Gears 5 però è riuscito a mantenere la sua anima, arricchendo i suoi personaggi, il suo universo e tutta la sua lore. The Coalition ha messo su un’operazione di restyling della saga davvero complicata eppure molto efficace. Hanno avuto la possibilità di lavorare sul remake del primo capitolo, Gear of War Ultimate, apprendendo il più possibile su Marcus Fenix e compagni. Hanno iniziato a mettere le basi del loro mondo con Gear of War 4 e adesso, con Gears 5, sono pronti a dimostrare tutto il loro potenziale.
La storia di Gears 5 è uno dei migliori esempi per farvi intendere al meglio l’evoluzione naturale della saga. C’è un passato ben strutturato, un presente da difendere e un futuro per cui combattere. È una storia di figli, come JD e Kait, ma è anche una storia di padri, come Marcus Fenix o di chi c’era prima, come Baird e Carmine. L’allontanamento dei personaggi storici dal palcoscenico principale non vuol dire però che bisogna rimanere delusi, perchè i nuovi COG hanno molto da dare e misteri da scoprire, come quelli legati al passato di Kait e al ciondolo delle Locuste appartenuto a sua nonna. In un mondo diviso tra esseri terrificanti e robot di vigilanza i nostri saranno quindi chiamati a intraprendere un viaggio solitario, verso una guerra differente da quelle che erano abituati a combattere sul campo di battaglia, una guerra interiore.
In Gears 5 affronteremo un lungo viaggio alla ricerca di risposte, dove non mancheranno storie secondarie e dove la narrativa sarà per la prima volta allo stesso livello del gameplay, con un leggero calo giusto nelle ultime battute.
Durante il primo atto di Gears 5 potremo vivere al meglio il genere sparatutto, con grandi battaglie strutturate su ambienti a più livelli e orde di nemici da sconfiggere. Passeremo per varie location come laboratori abbandonati, città in fiamme e persino un teatro in cui dovremo dare il meglio per far recitare le nostre bocche di fuoco. Passati al secondo atto però la musica cambia e i toni si fanno più seri passando dalla, passatemi il termine, “Vindieselata” a qualcosa di totalmente diverso.
Sarà possibile infatti visitare un villaggio, ricco di dettagli e di persone, senza dover per forza crivellare di colpi una montagna di locuste. Certo, il combattimento arriverà, d’altronde si tratta di una delle più grandi saghe sparatutto di sempre cosa che gli sviluppatori dimostrano ampiamente di non aver dimenticato, ma abbiamo apprezzato molto la rilassante sosta in questo villaggio tra i ghiacci.
Oltre a raccogliere collezionabili che approfondiscono i retroscena del gioco, abbiamo potuto osservare quello che il mondo di Gears 5 ha da offrire. Ogni NPC del villaggio era intento in un mestiere diverso, ognuno aveva un dialogo e un compito da portare a termine, ognuno sembrava vivo. Non erano delle belle statuine messe lì sul percorso tanto per abbellire lo scenario, erano vivi. Un espediente che dà l’idea di essere parte di qualcosa di più grande, di un mondo strutturato e immenso dove perdersi anche nel più piccolo dettaglio.
È dopo questa pausa al villaggio però che il gioco cambia nuovamente e ci mostra quello che è il cuore centrale della produzione di The Coalition: lo Skiff, una slitta. Molti di voi magari si aspettavano qualche Lancer super potenziato -tranquilli ci saranno anche quelli sottoforma di Armi Reliquia una versione potenziata e rara delle armi base – ma la vera novità del gioco è una slitta e tutte le possibilità esplorative che questa ha da offrire.
Avete giocato l’ultimo capitolo di God of War? L’esclusiva Sony è stato uno dei primi esponenti del semi-open world, ovvero una tipologia di gioco che invece di presentare una serie di location fruibili in un’unica direzione presenta delle aree che possono essere esplorate più volte e collegate da una grande zona che funge da hub principale. La struttura di Gears 5 funziona allo stesso modo solo che invece di avere una barca su cui muoverci avremo a disposizione una slitta e che slitta!
Lo Skiff è una specie di grande dispositivo da kitesurfing su neve (o sabbia) che permette di esplorare la grande mappa principale (hub) ricca di zone secondarie e missioni. Sullo Skiff è inoltre possibile accumulare le armi trovate in giro così da essere sempre pronti ad affrontare ogni nuova zona. L’accesso all’area di missione è infatti interdetto allo Skiff e quindi dovremo tornare a combattere alla vecchia maniera.
Lo stampo molto più cinematografico della saga e che strizza l’occhio a quanto fatto da Naughty Dog con Uncharted, permette al giocatore di trovarsi sempre in compagnia di un alleato, come Delmont Walker già visto in Gears 4. C’è però anche Jack, il drone da ricognizione che finalmente diventa un elemento a 360 gradi dell squadra e che può addirittura essere pilotato da un giocatore.
Jack infatti non è solo un drone ma forse il personaggio più ricco di tutto Gears 5 grazie alla possibilità di far uso di numerosi aggiornamenti e abilità che farebbero impallidire anche un Transformer. Grazie a dei componenti, sparsi in tutto il mondo di gioco, potremo potenziare Jack e migliorare le abilità che verranno sbloccate nel corso della campagna principale o ottenendo particolari strumenti durante le missioni secondarie. Jack può sia attaccare i nemici automaticamente, grazie alla sua arma elettrica chiamata zapper, sia eseguire gli ordini del giocatore attivando le sue abilità.
La cosa più interessante è infatti che il drone fornisce un grande supporto per la squadra (anche fuori dal combattimento) e il giocatore può chiedergli di recuperare armi e munizioni, farsi curare o rianimare (grazie allo Stim), ma anche sbloccare porte e passaggi, risolvendo dei semplici enigmi ambientali.
Se siete preoccupati che tutte questi novità possano snaturare il cuore sparatutto della serie, scordatevelo! Come dicevamo in apertura, Gears 5 è un Gears of War a 360 gradi che fa del gameplay sparatutto fulcro della saga il nucleo attorno al quale costruire tutto il resto. Non ci sarà missione in cui non dovrete crivellare i nemici con una montagna di pallottole o segarli a metà con il vostro fidato Lancer.
Una volta aver trovato un luogo da esplorare, che sia di una missione principale o secondaria, è possibile scendere dallo Skiff e accedere all’area trovandovi in un vero e proprio livello di Gear con coperture, bombe e orde di nemici. Su questo fronte annunciamo l’arrivo di un gigantesco avversario molto difficile da abbattere: Il Sorvegliante. Questo gigantesco colosso (che a tratti ci ha ricordato Spawn) non spara perchè non c’è cannone che sappia fare più male delle sua mazzate. È infatti dotato di una gigantesca mazza con il quale è capace di abbattere il giocatore (almeno a difficoltà intermedia) in soli due colpi ben piazzati. Riempirlo di pallottole però non basterà perchè la sua pelle è dura e corazzata, dovrete quindi fargli saltare il casco e mirare alla testa. Un’impresa non da poco ma che vi ricompenserà con la sua mazza per fare home run con le teste avversarie.
Se questa belva non dovesse bastare arrivano anche i Reietti, ovvero una versione “posseduta” dei robot di difesa (i Deebee) creati da Baird altro personaggio storico della saga. In alcuni fasi saremo costretti a passare in vecchi laboratori bui o edifici diroccati in balia di questi Deebee manomessi dallo Sciame, quelle striscianti sanguisughe già viste in Gear of War 4. Questi robot sono altamente letali, esplosivi e totalmente fuori controllo. Fortunatamente è possibile aggirarli, sgattaiolando dietro di loro per svitare il nucleo centrale in brevi sezioni stealth. Cosa che non è possibile con le versioni giganti dei Reietti, sanguisughe che hanno preso il controllo delle torrette diventando dispensatori di morte su tentacoli.
Naturalmente tutto il ben di dio visto fino ad ora può essere giocato online, affrontando la campagna con altri giocatori. Se però siete dei solitari e avete voglia di abbattere un mucchio di gente la modalità Versus torna più brillante e fluida che mai con la possibilità di creare build predefinite con abilità che andranno a svilupparsi a seconda delle vostre uccisioni in battaglia. Ogni personaggio sarà infatti dotato di abilità predefinite o personalizzabili che rendono ogni eroe unico al di là dell’aspetto.
Immancabile anche la modalità Orda, una carneficina contro valanghe di nemici per più giocatori che possono, anche in questo caso, disporre delle abilità.
E infine la novità, la modalità Fuga, tanto divertente quanto importante anche a livello di storia. Impersoneremo un COG che deve scappare dall’alveare nemico dopo essersi fatto trasportare fin lì nel pancione di uno Snatchers. Il suo compito era infatti quello di infettare l’alveare e poi scappare insieme ai compagni, in multigiocatore, attraverso la labirintica base nemica. La cosa interessante è che gli alveari possono anche essere creati e condivisi con tutta la community.
Gears of War è un gioco verde, diciamolo. Epic Games, lo studio di sviluppo che ha creato e portato l’IP fino al terzo capitolo ha sempre ricoperto il gioco di una patina cromatica di varie sfumature di verde. The Coalition, nel quarto capitolo, ha iniziato a grattare via quella cromatura verdastra fino a strapparla via del tutto in questo quinto episodio che stupisce sia per colori che per ambientazioni.
Nei primi Atti si va da un’isola tropicale ad un teatro passando per una città in fiamme. E poi si continua con accampamenti innevati, distese di ghiaccio, laboratori sotterranei e persino lande desertiche. Gears 5 fa delle colorazioni vive il suo punto di forza, portando l’impatto visivo della saga lontano da quel torpore verdastro che per anni l’aveva ricoperta. Il tutto accompagnato da una serie di animazioni sempre fluide e scattanti.
A colpire sono anche le scintille che molto spesso si causano in combattimento facendo saltare in aria i Reietti o i giochi di luce di alcune ambientazioni che lasciano davvero sbalorditi. Infine, va premiato anche il doppiaggio italiano – peccato però per la sincronia non sempre perfetta con le labbra dei personaggi – mentre il rumore della motosega dei Lancer rimane sempre la miglior colonna sonora della serie.
Il quinto capitolo della saga abbandona il suffisso “of War” rimanendo però familiare a tutti quei fan che hanno iniziato a chiamare la saga Gears e proponendosi come un gioco del tutto nuovo per chi ancora non conosce Fenix e compagni. Gears 5 rinnova la serie e il genere sparatutto pur rimanendo estremamente fedele a se stesso. La struttura semi open-world si incastra alla perfezione con il gameplay da sparatutto classico, mentre le innovazioni portate dal drone e dallo Skiff non fanno che potenziare l’esplorazione e la maestosità del titolo. La storia raggiunge inoltre il pieno potenziale, presentando al giocatore un intero universo in cui immergersi e non un racconto usa e getta pronto ad essere rimpiazzato al capitolo successivo. Gears 5 è, senza ombra di dubbio, il miglior capitolo della saga dei COG e uno dei migliori sparatutto realizzato negli ultimi anni.
This post was published on 16 Settembre 2019 19:01
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