Come recitava una famosa canzone, la nostalgia è spesso canaglia, e questo gli sviluppatori di videogiochi lo sanno benissimo. Una larga fetta di gamer ha mosso i primi passi negli anni ’90, ed è rimasta legata alla tipologia di giochi di quella splendida decade. Tra questi, spiccano i side scrolling shooter, gli sparatutto platform a scorrimento laterale che hanno occupato intere giornate dei giocatori più attempati. È proprio in questo contesto che Rad Rodgers va a collocarsi, strizzando l’occhio ai nostalgici dei tempi che furono. Tuttavia, si sa, la nostalgia può essere anche una pericolosa arma a doppio taglio. La domanda da porsi è: sarà riuscito Rad Rodgers a ritagliarsi il suo spazio, o si tratta solo di una semplice trovata commerciale? Cercheremo di dare una risposta a questa domanda nella nostra recensione.
Così come in tanti suoi illustri colleghi, anche in Rad Rodgers la trama sembra essere un elemento di secondaria importanza. Protagonista dell’avventura sarà Ricardo “Rad” Rodriguez, uno sboccato ragazzino con una grande passione per i videogiochi, e sarà proprio questa passione a catapultarlo in una inaspettata avventura. Nel bel mezzo della notte, Rad verrà letteralmente risucchiato nello schermo del suo televisore, finendo nel mondo dell’ultimo videogame da lui provato. La prima entità con cui entrerà in contatto sarà Dusty, la sua console domestica, che diventerà il suo più importante alleato. Pare sia successo qualcosa al mondo di gioco, qualcosa che ha finito col corrompere i suoi abitanti, diventati aggressivi e per nulla accoglienti. Sarà compito di Rad e Dusty capire che cosa è successo, spianandosi la strada a colpi di fucile.
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Fondamentalmente la trama di Rad Rodgers è racchiusa in questo primo paragrafo. Al di là della cutscene introduttiva, non vedrete altri filmati di gioco se non alla sua fine. Come è facile intendere, il vero fulcro dell’esperienza di gioco è rappresentato dal gameplay.
Il gameplay di Rad Rodgers può essere riassunto in tre semplici parole: sparare, sparare, e ancora sparare. Sin dalle prime battute di gioco, è immediatamente percepibile il lascito dei videogame che hanno creato il genere di appartenenza in cui Rad Rodgers si colloca. Jazz Jackrabbit, Commander Keen, Ruff ‘n’ Tumble (da Ruff Rogers a Rad Rodgers il passo è breve) ed anche il successivo Heart of Darkness, sono le fonti principali a cui Interceptor Entertainment si è abbeverata. In base a quanto detto, è lecito attendersi delle fasi shooter decisamente ben curate.
Sotto questo aspetto, il gioco non delude le aspettative. Le munizioni standard sono infinite, mentre i vari power up avranno dei colpi limitati. Sarà anche possibile ricorrere ad un attacco in mischia del nostro Dusty, che necessiterà di un po’ di tempo per “ricaricarsi”. Nonostante l’intelligenza artificiale dei nemici non sia brillante, i vari scontri riusciranno a regalare abbondanti dosi di divertimento, anche se c’è da registrare una certa macchinosità nel prendere la mira da fermi, con lo stick analogico sinistro, e sparare contemporaneamente.
Nelle fasi in cui non saremo impegnati a sparare, dovremo risolvere alcuni minigiochi per poter procedere nella nostra avventura. Ciclicamente ci imbatteremo in delle zone con dei veri e propri “pezzi mancanti”, che ci renderanno impossibile andare avanti. Sarà quindi compito di Dusty avventurarsi nel Pixelverse e risolvere il problema.
Chi ha seguito il progetto sin dal lancio della sua campagna Kickstarter, sarà senz’altro a conoscenza di questo obiettivo degli sviluppatori. Sia Rad che Dusty sono due personaggi decisamente sboccati, e questo loro carattere andrà a controbilanciare i vari paesaggi naturali, dalle tinte quasi fiabesche, in cui si andranno ad avventurare. Non mancheranno, quindi, parolacce, frecciatine al vetriolo e, ovviamente, citazioni e riferimenti ad altri videogame. Non sorprende affatto, quindi, sentire di Jon St. John, lo storico doppiatore di Duke Nukem, dare la voce a Dusty.
Se il divertimento più caustico la farà da padrone, tuttavia il numero di frasi risulta stranamente ridotto, fino al momento in cui finiremo col risentire le stesse battute. Nonostante questa pecca, c’è da sottolineare l’ottimo lavoro di doppiaggio svolto.
Da un punto di vista tecnico, Rad Rodgers si avvale dell’Unreal Engine 4, che riesce a garantire un buon livello grafico. Tuttavia, sono ravvisabili dei cali nelle fasi più concitate. La cura con cui sono stati realizzati i paesaggi fa un po’ a cazzotti con quella dei vari NPC, che in certi casi sembrano quasi dei semplici figuranti. La sensazione, sotto questo aspetto, è che si potesse decisamente fare di più. La difficoltà di gioco è tutto sommato nella norma, tanto negli scontri con i vari mob tanto nei minigiochi, ma si impenna in determinate boss fight, che metteranno decisamente alla prova la vostra abilità e la vostra pazienza.
Per quanto invece riguarda il level design, i vari stage di Rad Rodger hanno uno sviluppo piuttosto lineare e, alla lunga, un po’ ripetitivo, anche se non mancheranno aree segrete da scoprire e gli immancabili collezionabili sparsi nelle zone più difficili da raggiungere. L’unica cosa che forse sarebbe stato utile aggiungere è una mappa di gioco, in modo da tenere sempre a mente le aree non ancora esplorate.
Come potrete aver capito, Rad Rodgers strizza l’occhio ai giocatori più nostalgici, cercando di ricreare le atmosfere dei mai troppo lodati shooter side-scroller. Se il gioco riesce a riprodurre le atmosfere del suo genere di appartenenza, non possiamo non sottolineare quanti i limiti della sua produzione abbiano influito sul risultato finale. Rad Rodgers è un gran bel gioco, capace di divertire grandi e piccini, ma che avrebbe potuto essere realizzato in maniera molto migliore. Nonostante tutto, ci sentiamo di consigliarne l’acquisto, soprattutto ai nostalgici dei roboanti anni ’90, che troveranno pane per i loro denti.
Si ringrazia sentitamente THQ Nordic per aver fornito la copia necessaria per la recensione.
This post was published on 17 Marzo 2018 14:50
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