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Recensione – The Elder Scrolls Online: Scalebreaker (PC) [DLC dungeon pack]

Verso la metà di Agosto è stato rilasciato Scalebreaker, un DLC dungeon pack per il MMORPG che da qualche tempo sta attentando al mio tempo libero: The Elder Scrolls Online, di cui vi ho già parlato in passato. Più volte. E ancora.

Questo DLC va ad espandere la già vasta esperienza offerta dall’espansione Elsweyr, che aggiunge alla mappa le misteriose lande desertiche del popolo Khajiit e che, soprattutto, introduce i draghi e le dragon hunt. In che modo?

Con due nuovi dungeon (viene definito dungeon pack, su!) che, da una parte, potremmo definire leggermente più difficoltosi rispetto agli standard di ESO: Moongrave Fane e Lair of Maarselok, che si aggiungono alla lista dei dungeon introdotti dal predecessore di Scalebreaker, cioè il dungeon pack Wrathstone, che ha dato inizio alla Season of the Dragon, la stagione del drago.

Dall’altra, invece, potremmo definirli come la principale causa della gastrite, del reflusso gastroesofageo e dell’insonnia che mi hanno colpito negli ultimi giorni.

La mia esperienza col DLC Scalebreaker di ESO

Senza un motivo ben preciso, ho deciso di iniziare da Moongrave Fane. Dopo aver letto guide su guide, mi sembrava il più semplice per un giocatore come me che, dopo il sofferto abbandono di WoW risalente a svariati anni fa, ha deciso di approcciarsi agli MMORPG come se fossero dei giochi single player. Quest, esplorazione e gioco light, con qualche world boss inserito qua e là ma sempre senza party, raid né gilde.

“No, mi sa che da solo non gliela faccio.”

Invece per questi dungeon sono stato costretto a cercare una gilda: dopo un’ora e mezza di coda nel dungeon finder, mi sono forse lamentato nella chat generale per l’eccessiva attesa, e il reclutatore di una gilda mi ha subito contattato. Ora, nella mia troppo lunga esperienza negli MMORPG ho sempre evitato le gilde che reclutavano spammando in General, ma in questo caso ho deciso di buttarmi.

Quanti sacrifici compiamo per voi lettori, eh? Ecco, diciamolo.

Con una gilda è tutto più facile… forse

Ne è valsa la pena, da quel che vedo finora: dopo nemmeno cinque minuti ero già nuovamente in coda, stavolta con un esperto tank della gilda Summer Rose, che saluto, e di lì a qualche secondo ero già davanti alla schermata di caricamento di Moongrave Fane.

Premetto che il mio livello, o più accuratamente il numero dei miei Champion Point -visto che dopo il livello 50 si cresce soltanto su quel versante-, forse non era il più indicato per affrontare dei dungeon che, in seguito, ho scoperto essere più adatti per dei CP810+ che per un misero CP150-circa.

Ad ogni modo, armati di buona volontà e un paio di giocatori random, la nostra Armata Brancaleone di quattro personaggi si è messa in marcia. I primi trash sono filati via lisci lisci, quindi mi sono ringalluzzito e galvanizzato: ah, quanto mi sarei dovuto ricredere prima di tornare a vedere la luce.

Da eroe a magazziniere che sposta le casse è un attimo. Se almeno avessi un muletto!

Il mio novello compagno di gilda e di party, premurosamente, si è preoccupato di descrivere nella chat del gruppo le tattiche di ogni boss fight che stavamo per affrontare, provocandomi qualche flashback dei tempi in cui ero un Paladino Tank su World of Warcraft: facevo lo stesso anch’io, nei bei tempi andati. Bei tempi. Lo erano, lo erano!

Da buon giocatore non proprio novellino, per di più, avevo anche guardato un paio di video e studiato le guide, ma nulla avrebbe potuto prepararmi agli schiaffi che stavo per ricevere.

Dei dungeon ben più difficili del solito

Sì perché, nonostante la guida esperta e il livello di Champion Point ed equipaggiamento del caro tank, Marcus Cassius Secondus, e sebbene il ruolo dell’Healer in The Elder Scrolls Online sia piuttosto semplice e alla portata di quasi tutti, l’altro Damage Dealer / DPS e io ci siamo ritrovati molto spesso a guardar crescere le margherite dal lato sbagliato.

Per fortuna la morte in ESO è soltanto un contrattempo: a differenza di World of Warcraft non serve centellinare i ress-in-combat, ma basta utilizzare una propria Soul Gem (sì, le stesse di Skyrim) ed attendere qualche secondo per poter tornare a combattere.

I panorami e le ambientazioni dei nuovi dungeon sono mozzafiato, e i dettagli non mancano: anzi, lo schermo è talmente pieno di clutter, decorazioni ed effetti delle spell che spesso è difficile capire cosa sta succedendo al proprio PG, ai compagni del party e agli avversari.

Un po’ per questo, un po’ per il basso livello e per la scarsità dell’equipaggiamento, e un po’ -sicuramente- per la mia poca esperienza di dungeon e raid in The Elder Scrolls Online, questo arrugginito raider che un tempo lottava per le realm first kill ora si è ritrovato a essere un peso per il gruppo. Almeno nel primo tentativo del primo boss.

Già dal secondo tentativo i vecchi riflessi hanno iniziato a risvegliarsi, è stata assunta la tipica postura tutt’altro che salutare, e gli istinti hanno preso il sopravvento. Il primo boss è andato giù al secondo tentativo, mentre il secondo e il terzo sono crollati sotto i colpi del fiammeggiante bastone magico del mio Templare. Sì, i caster su ESO sono strani: gioco un paladino in armatura leggera, con un pezzo medio e uno pesante, e due Staffe di Distruzione. Mi mancano spada & scudo, ecco.

Vi lascio qua sotto un video che racconta, meglio di quanto potrei fare con le parole, l’interessante esperienza dal punto di vista del mio personaggio. Sto invecchiando, maledizione.

 

Il dungeon Moongrave Fane

Dopo aver visto una piccola parte delle mie svariate morti da nabbo, torniamo seri. Dunque, il Moongrave Fane è un dungeon di gruppo, semmai non si fosse capito finora, ed è situato nelle rovine di un’antica e dimenticata religione dei simpatici gattoni Khajiit.

Le rovine di un santuario Khajiit. Non fa parte col dungeon ma dovevo farvi vedere questo scatto.

In queste rovine troviamo una setta di vampiri che, insieme all’ex-Dragonguard chiamato Grundw- un attimo. Dragonguard?

Sì, esatto: abbiamo a che fare con gli antenati delle Blades di Skyrim. Per intenderci, i Dragonguard sono quegli Akaviri che, nella lontana Prima Era, hanno sterminato buona parte dei draghi e hanno costruito il Muro di Alduin all’interno dello Sky Haven Temple che visitiamo in Skyrim; nella Seconda Era il loro ordine si trasforma nelle Blades che poi guideranno la main quest in Morrowind, Oblivion e Skyrim.

Ricordate Delphine ed Esbern, e la loro ossessione per il povero Paarthurnax? Ecco. Per inciso, quando ri-ri-ri-(eccetera)-gioco Skyrim, uso sempre un mod che mi permette di mettere pace tra i primi e il secondo. Siamo pur sempre il Dragonborn, che diamine!

Dicevamo. Tornando indietro fino al tempo di The Elder Scrolls Online, un Dragonguard ci guida in questo dungeon di Moongrave Fane per cercare di fermare un altro ex-membro dell’ordine: Grundwulf, come scrivevo poc’anzi, che si è alleato con una setta di vampiri, ha catturato Sahrotnax, un grosso drago blu, e ha intenzione di papparselo. Di diablerizzarlo, per la precisione, prendendo in prestito un termine da Vampire: the Masquerade.

Riusciremo a fermare questo terribile e cruento rituale?
Noi ce l’abbiamo fatta, ma per un pelo.

Le ricompense di Moongrave Fane

Ok, vanno benissimo la storia articolata, gli interni ben disegnati e le meccaniche che fanno sudare anche i più esperti, però ora serve la ciccia.

Se completiamo Moongrave Fane possiamo droppare tre diversi set di equipaggiamento, più un Monster Set aggiuntivo:

  • Hollowfang Thirst, da DPS solitamente caster (Magicka) ed Healer;
  • Dro’Zakar’s Claws, da DPS generalmente melee (Stamina);
  • Renald’s Resolve, squisitamente da Tank;
  • Grundwulf, un Monster Set che si concentra sui colpi critici sia fisici sia magici.

Ma c’è di più: grazie a diversi achievement ottenibili nel corso del dungeon, possiamo ricevere anche i titoli Hollowfang Exsanguinator (con l’achievement Drunk on Power) e Chevalier (con Moongrave Fane Conqueror, Drunk on Power, Escape the Grave e Blood Rush). L’ultimo sarebbe un must per il mio Templar, ma la vedo davvero dura.

Semplicemente entrando in Moongrave Fane o in Lair of Maarselok, inoltre, acquisiamo un Outfit Style completamente aggratisse: la Dread-Aurelian Mask. Le altre due parti di questo Outfit Style (chiamatela Appearance, costume o come volete, insomma) si ottengono completando entrambi i dungeon in tutte e due le difficoltà presenti, cioè Normale e Veteran.

La modalità Veteran di Moongrave Fane, per di più, ci regala il pet Undaunted Porter Scamp; sappiamo bene quanto ci piacciano i pet, ma state lontani dal Veteran se non siete molto più esperti ed equipaggiati di me.

Il turno di Lair of Maarselok

Se Moongrave Fane è considerato arduo, e lo è -credetemi-, Lair of Maarselok lo è ancora di più.

Oltre che tramite dungeon finder e affini, si accede fisicamente a questo group dungeon da un lago vicino all’Ossario di Telacar, tra le valli montane di Tenmar; se un posto chiamato Ossario non è abbastanza ominous, allora sappiate che da quelle valli si sprigiona l’Azureblight, una terribile piaga che corrompe la flora, la fauna e in generale l’ambiente circostante, e questa piaga si sta espandendo in direzione dell’Elden Tree, l’antico albero sacro che contiene anche la capitale degli Elfi Silvani.

Gli elfici protettori dell’Albero hanno scoperto un drago rintanato proprio al centro della piaga, hanno provato ad accopparlo ma ovviamente hanno fallito, e ora contano disperatamente sull’aiuto di Selene, uno spirito della foresta, dello stregone (Warlock, in realtà) Carindon che l’ha catturata, nonché di un volenteroso quartetto di avventurieri.

Finora sembra la trama di una campagna di D&D, vero? Beh, allora il DM di questa campagna merita di ricevere delle patatine con salsa lassativa, perché Lair of Maarselok non è stato affatto alla portata dei gruppi casuali con cui ho tentato l’impresa. Con una gilda è tutta un’altra storia, ma ad ogni modo non sottovalutate la difficoltà di questi dungeon.

E non dimentichiamo inoltre che l’Azureblight scatenata da Maarselok è soltanto una delle conseguenze dell’apertura delle Sale del Colosso, cioè le Halls of Colossus che vediamo in quello che, in sostanza, è il prologo dell’espansione Elsweyr. I draghi sono tornati, adesso sono fattacci vostri.

 

A proposito di tavole e artefatti importanti: completando entrambi entrambi i dungeon in modalità Normal oppure Veteran, o in entrambe se siete particolarmente masochisti, otterrete la tavoletta Behold Khunzar-ri’s Guile, che permette di sbloccare un’ala aggiuntiva della Hall of the Lunar Champion, cioè la residenza gratuita che si ottiene portando a termine la storia principale di Elsweyr, con la quest Two Queens.

Il prossimo DLC, cioè Dragonhold, ci darà la necessaria per sbloccare l’ultima parte della magione. Ah, quanta roba da fare! 

Le ricompense di Lair of Maarselok

Sempre restando nell’ambito dell’adorato loot, anche Lair of Maarselok può farci ottenere tre set di equipaggiamento:

  • Z’en’s Redress, da DPS Magicka;
  • Azureblight Reaper, da DPS Stamina;
  • Dragon’s Defilement, da Tank;
  • Maarselok, che si focalizza sull’infliggere DoT e debuff.

Anche qui troviamo dei premi aggiuntivi: dal souvenir Corruption of Maarselok, che si riceve completando il dungeon in modalità Veteran, ai titoli di Z’en’s Redeemer, ottenibile terminando il dungeon in Hard Mode, e Guardian of the Green, che richiede gli achievement Lair of Maarselok Conqueror, Selene’s Savior, These Colors Don’t Run e Weed Eater.

Il mio parere sul DLC Scalebreaker

Ok, finora avete letto le mie lamentele: in realtà non erano un whining, perché apprezzo la difficoltà in un MMORPG; il fatto che io, un giocatore che su ESO è più casual che pro, sia riuscito a esplorare questi contenuti per giunta con un personaggio sottolivellato e mal equipaggiato, depone decisamente a favore di questo DLC. Tough, but fair.

Più che sui dungeon in questione, di cui ho già blaterato abbondantemente, vorrei soffermarmi un attimo sulla percezione che si ha di The Elder Scrolls Online, e di come questa muti drasticamente giocando il DLC di Scalebreaker.

In ESO le quest, l’esplorazione e il gioco overland, cioè al di fuori dei dungeon, sono piuttosto semplici e affrontabili agevolmente con qualunque classe, qualsiasi build e senza necessità di particolari attrezzature software e hardware.

Quando si mette piede in uno dei due nuovi dungeon, però, il gioco cambia drasticamente: la curva d’apprendimento s’impenna in furia berserk, si rendono necessarie un’esperienza e un’abilità che magari molti dei giocatori casual non hanno assolutamente, e probabilmente anche qualche add-on specifico che mi è stato gentilmente consigliato dalla mia nuova gilda.

Combat Metrics e Light Attack Helper, ad esempio, ci aiutano a monitorare la nostra performance in combattimento e soprattutto uno degli aspetti più ostici di questo gioco: il light attack weaving. In soldoni, l’auto-attack su ESO non c’è, e dovete farlo voi: skill, light attack, skill, light attack e così via, ricorrendo agli heavy attack in casi specifici e per recuperare risorse (Magicka e Stamina), all’occorrenza.

Una percentuale notevole dell’output di danno è dato proprio dal light attack weaving, a quanto pare, e se nel gioco overland e nei vecchi dungeon questo non è così importante, nei dungeon di Scalebreaker questo aspetto diventa fondamentale. Soprattutto quando una singola abilità casuale del Boss può one-shottare il tuo povero personaggio.

Le code del dungeon finder sono lunghissime, soprattutto per chi joina come un singolo DPS, e gli spell effect sommati al clutter rendono piuttosto ostico il targeting, ma ESO è sempre stato così: non si tratta di un cambiamento introdotto da questo DLC.

Una novità di Scalebreaker, invece, è l’Update 23: è disponibile per tutti, anche per chi non ha acquistato il DLC, e tra le altre cose introduce il multi-crafting! Invece di dover cliccare o premere un tasto (o più) per ogni singolo oggetto craftato, ora è possibile impostare una quantità di item da lavorare, oppure semplicemente selezionare il quantitativo massimo di oggetti craftabili con le risorse a nostra disposizione, e il PG produrrà o smantellerà istantaneamente cento spade d’ebano, duemila tuniche di lino, quattrocento milioni di polli arrosto… insomma, avete capito. Una svolta non da poco.

Infine, sebbene qui si parli più di MMO che di RPG e non si abbia quindi quell’immersione gidierristica che avevo tanto decantato per Elsweyr, bisogna pur sempre ricordare che si tratta di un dungeon pack: è naturale che il combattimento, la relativa difficoltà e le conseguenti ricompense siano i protagonisti di questo DLC. Apprezzo molto il legame che unisce i dungeon e la trama principale: più che un filo conduttore, un vero e proprio vento del deserto che porta con sé odore di bruciato, sangue e alito di drago.

Come acquistare il DLC di Scalebreaker

Avete l’ESO Plus, cioè in sostanza pagate un tot al mese per avere tutti i vantaggi di The Elder Scroll Online? Ebbene, oltre all’agognata Craft Bag, che risolve gran parte dei problemi legati al tedio della gestione dell’inventario, che è forse più impegnativa dei nuovi dungeon, l’ESO Plus vi dà accesso anche al dungeon pack Scalebreaker. Potrete giocarci così, senza dover pagare altro, almeno finché il vostro ESO Plus sarà attivo. Fatti vostri, poi.

Se invece siete dei taccagni come il sottoscritto, allora per ottenere il DLC dovrete sborsare 1.500 Crown, acquistabili con valuta reale. Tirate fuori la grana. Per i più spendaccioni, alla modica somma di 4.000 Crown c’è anche la versione Scalebreaker Collector’s Bundle, che include anche la mount Dragon Hunter Horse, il pet Dragon Hunter Wolf e altre ricompense.

Personalmente ho optato per la versione base, visto che mi faceva male il fegato a sborsare altri 1.500 verdoni virtuali per una mount e un pet che non mi hanno poi colpito più di tanto. E ora scusatemi, mentre aspettiamo Dragonhold e la parte meridionale di Elsweyr, io devo andare in giro per la mappa correndo sulla sella della mia cavalcatura spettrale lanciata al galoppo.

This post was published on 13 Settembre 2019 12:18

Pierluigi Michetti

Pierluigi è un abruzzese di 33 anni, cittadino d'Europa e appassionato non soltanto di tutto ciò che sia vagamente fantasy, ma anche di mitologia, rievocazione storica e rasatura tradizionale. Cresciuto a pane, olio d'oliva, videogame di ruolo, letteratura fantasy, lezioni di pianoforte ed heavy metal, studia Scienze Politiche, prima, Pubblicità e Marketing, poi, e a metà della storia si ritrova a fare il copywriter e il redattore. Dopo aver adorato D&D 3.5, Sine Requie, Il Richiamo di Cthulhu e altri titoli meno celebri, si ritrova quasi per caso a sfogliare il PHB e la DMG di D&D 5E, e lì viene risucchiato in un vortice dimensionale senza via di scampo. Dopo aver giocato il Guerriero / Chierico per una dozzina d'anni, attualmente si diverte con un Barbaro in una campagna, fa il DM in una seconda, e gioca (male) un Warlock Legale-Malvagio in una terza, sempre con lo stesso gruppo. In tenera età, armato di un Amiga Commodore 64 e un SEGA Master System II Plus, inizia a esplorare il multiverso videoludico; la vera passione, però, sboccia soltanto con l'arrivo di un Pentium 1 133 MHz. I titoli amati, in ordine sparso: da Age of Empires a Earthsiege 2, da Earth 2140 a Carmageddon, e poi SimCity, SimCopter, i simulatori di volo, Populous, Black & White, Monkey Island, Wolfenstein, BloodRayne, Planescape: Torment, i Baldur's Gate (inclusi i Dark Alliance), Dark Forces, senza dimenticare Ultima Online, World of Warcraft, i due Knights of the Old Republic (giocati più volte di quel che il pudore mi consente di ammettere), Star Wars the Old Republic, i vari Max Payne, i Vampire the Masquerade: Redemption e Bloodlines, Kingdom Come: Deliverance e naturalmente la saga di The Witcher, quella di Dragon Age, i vari The Elder Scrolls (incluso l'Online) e soprattutto quella di Mass Effect, di cui è perdutamente innamorato. Dopo una primissima adolescenza trascorsa in compagnia dei romanzi di Tom Clancy e Bukowski, spicca il volo con gli autori canonici, tra cui Tolkien, G. R. R. Martin, J. K. Rowling, Weis - Hickman, Terry Pratchett, Stephen King, Gemmell, Howard e -in parte- Terry Brooks; attualmente adora la prosa di H. P. Lovecraft ma non tanto la sua poesia, divora Luk'janenko, Sapkowski, Karpyshyn, Zahn e tutto l'Universo Espanso di Star Wars.

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