Gamearts è una software house non particolarmente conosciuta al giorno d’oggi che, nel corso degli anni novanta, aveva messo in piedi un brand di JRPG di grande qualità chiamato Lunar. Con l’arrivo della quinta generazione videoludica e con la compagnia decise di immettersi nuovamente nel mercato riproponendo un nuovo capitolo di Lunar e tirando fuori un mondo tutto nuovo. Quello è il mondo di Grandia.
Il titolo uscì nel 1997 sul SEGA Saturn e arrivò al successo di pubblico un paio d’anni dopo sulla console Sony. Le differenze tra le due console erano notevoli, con un saturn che si portava dietro una migliore resa grafica ed una migliore velocità di caricamento mentre Playstation aveva dalla sua una tanto agognata traduzione in inglese, caratteristica che finalmente porto il brand direttamente in occidente dove racimolò un successo niente male per l’epoca.
Il brand di Grandia presentò al pubblico pochi altri capitoli, un paio di spin-off e un altro paio di capitoli principali per poi sparire nel nulla, incapace di approcciare alla successiva generazione. Da quel momento in poi abbiamo potuto osservare il mondo ed i personaggi soltanto da lontano, con dei porting per le moderne console e poco altro.
Oggi, nel 2019, GungHo Online Entertainment (autrice anche di Grandia II Anniversary Edition) ha portato su Nintendo Switch la Grandia HD Collection contente i primi due capitoli della saga che permette anche alle nuove leve di approcciarsi con la doppiatta di videogiochi Gamearts.
Grandia e la bellezza infinita dell’essere innocenti.
Si vede sin da subito che Grandia non appartiene esattamente alla scuola di JRPG che abbiamo imparato ad apprezzare tra Dragon Quest, Final Fantasy e Shin Megami Tensei. Grandia è un gioco molto più solare, privo dei sentori apocalittici di un Final Fantasy 7 o delle crisi depressive di Xenogears; già nel 1999 quando arrivò sulla console Sony il titolo si fece distinguere per una certa solarità e per un mood molto più simile a quello di un’ avventura fanciullesca e profonda che a quello di un videogioco per adolescenti complessati.
Il protagonista di Grandia, Justin, non è né un prescelto, né un ex soldato, né l’ennesimo superuomo destinato a salvare il mondo. Grandia ci mette nei panni di un quindicenne adolescente con il pallino per l’avventura ed è guidato avanti dalla sua curiosità infinita. In compagnia dell’amica Sue, cercando di ripercorrere i passi del padre scomparso, si imbatterà presto nei resti di un antica civiltà che lo invoglieranno a compiere un viaggio alla ricerca del passato del mondo attuale, abbandonato durante la rivoluzione industriale. In questo suo viaggio il nostro protagonista ed i suoi compagni di squadra, parecchi e tutti decisamente ben caratterizzati, si troverà a fronteggiare la minaccia rappresentata da una forza militare impegnata nella medesima ricerca.
Il cast di Grandia rispecchia quello delle vecchie produzioni JRPG, con otto personaggi giocabili che si muovono vorticosamente all’interno della narrativa modificando sempre il party ed un nutrito cast di personaggi non giocanti che alimentano ,ancora di più, un mondo di gioco vasto e particolarmente ben realizzato. Il titolo, nonostante una linearità che al giorno d’oggi può non piacere, riesce nell’obbiettivo di conquistare il cuore dei giocatori più empatici e si lascia completare in una trentina di ore di pura trama e pura esplorazione.
Ancora oggi Grandia riesce nel divertire i giocatori grazie a uno dei sistemi di combattimento meglio invecchiati del genere. Il combat system del titolo possiede i turni canonici del genere mischiati ad una specie di figlioccio dell’ATB della Squaresoft dell’epoca, con l’importante twist di avere dei tempi di preparazione per personaggi e nemici da poter sfruttare per poter concludere al meglio gli scontri (che non sono casuali e possono essere evitati). Le battaglie in Grandia sono moltissime e particolarmente soddisfacenti da completare, con la giusta dose di raziocinio ed un minimo di preparazione.
Tecnicamente parlando la produzione di GungHo Online Entertainment è di buon livello nonostante la scelta di portare su Switch la versione Playstation dell’opera. Il titolo presenta un misto di sprite bidimensionali e modelli poligonali in tre dimensioni; tale scelta fu fatta all’epoca per sfruttare al meglio le caratteristiche tecniche del Sega Saturn e al giorno d’oggi, grazie anche alla presenza di un paio di filtri che upscalano e puliscono l’immagine, riesce ad avere il suo colpo d’occhio. Grazie alla completa assenza di rallentamenti in modalità sia handheld che docked, il titolo trova in Switch una console definitiva dove essere giocato.
I difetti del primo capitolo sono pressoché gli stessi della verisone originale e oggi forse pesano leggermente di più di quanto fecero all’epoca: la completa assenza di missioni secondarie e compiti di tal genere sicuramente disturberanno più di un giocatore che si avvicina al titolo per la prima volta, abituato ad un altro tipo di costruzione ludica; a questo va aggiunto un bilanciamento non certo sopraffino a livello di grinding per l’ottenimento di abilità e tecniche avanzate e qualche assenza grafica, dovuta alla scelta della software house di prendere e rimasterizzare la versione Playstation invece che quella Saturn. Intatta è la splendida colonna sonora di Noriyuki Iwadare, che ancora oggi tiene il colpo con quelle dei più blasonati Yasunori Mitsuda o Nobuo Uematsu.
Grandia II
Il successivo capitolo di Grandia rappresenta il primo approccio del brand con la successiva generazione videoludica e la completa trasposizione delle idee di Gamerarts all’interno di un contesto meramente tridimensionale. Grandia II esce nel 2000 su Dreamcast e successivamente finisce per arrivare anche su Playstation 2 e PC; il titolo presenta una narrativa compeltamente staccata da quella che abbiamo potuto osservare nel precedente capitolo della saga ed ha un mood molto più oscuro e in linea con le produzioni di quegli anni, abbandonando la spensieratezza e la giovialità dei vari Lunar e del primo Grandia.
Questo cambio si intravede subito nella narrativa, stavolta abitata da personaggi più cupi e con più problemi, con segreti non espressi e misteri da risolvere per necessità. Il protagonista Ryudo assomiglia molto di più ad un Cloud o ad un Fei che al giovanissimo Justin e tale discorso si può fare anche per il resto del cast del titolo, più raccolto rispetto a quello del precedente capitolo. La narrativa stavolta sarà più incentrata sul salvare il mondo da una minaccia di difficile arginabilità che sulla scoperta delle verità di un mondo passato, con il demone Valmar a far da trait d’union tra i vari personaggi ed i cattivi del gioco. Il mondo di Grandia II include il sacrificio ed il dolore a differenza di quello precedente e mostra i drammi ed i dubbi dei personaggi con una maestria pari a quella del titolo precedente, andando a pitturare ancora una volta un gioco che emotivamente saprà avere impatto sul giocatore.
La struttura del gioco è anche qui molto più semplice rispetto a quella dei giochi di ruolo giapponesi usciti nel medesimo periodo: le quest secondarie sono ridotte all’osso ed il titolo presenta una struttura lineare che valorizza la narrativa e che mal di sposa con i giocatori più abituati ai titoli moderni. Anche il sistema di combattimento del titolo rimane pressoché lo stessso del primo capitolo, mischiando turnazione e azioni in tempo reale con maestria e lasciando ai personaggi la possibilità di interrompere le abilità e le tecniche degli avversari con degli attaecchi mirati. Ad essere modificate sono alcune minuzie come la gestione degli attacchi speciali nei personaggi anche se rimane intatto il grind necessario per ottenere alcune tecniche specifiche.
Discorso diverso va fatto per il lato puramente tecnico.
Grandia II a differenza del primo capitolo può vantare di un comparto grafico di buon livello con modelli poligonali e scenari che vengono potenziati dalla risoluzione aumentata dell’HD collection; l’art direction del titolo in tal caso si nota maggiormente e si gusta ancora di più grazie a delle texture pulite e grazie alla minore quantità di aliasing a schermo; ciò che purtroppo delude è il framerate, non particolarmente saldo in modalità handheld e invece accettabile in modalità docked. Nei combattimenti più concitati è possibile notare numerosi rallentamenti che danno più fastidio agli occhi che al gameplay stesso e che potrebbero venir risolti dalla software house con una patch ad-hoc mirata. Rimasta intatta, anche in questo caso, è la meravigliosa colonna sonora di Iwadare che sfrutta tutta la timbrica tipica del Dreamcast per mettere insieme un titolo sonoricamente inattaccabile ed in grado di far innamorare gli appassionati di giochi di ruolo alla giapponese con le sue melodie nostalgiche e con i suoi ritmi trascinanti.
Entrambi i titoli non presentano contenuti aggiuntivi esclusivi nella collection, ne presentano una serie di funzioni extra come tasti per il fast forwards che potrebbero risultare più che utili ai giocatori attuali per ammorbidire l’esperienza ed aumentarne il ritmo evitando anche il grind. Al giorno d’oggi questo genere di operazioni commerciali andrebbero accompagnate da trovate del genere per migliorarne la portata con il pubblico attuale.
La Grandia HD Collection è un grande prodotto che porta sulla console portatile del momento due titoli per un prezzo niente male. Le oltre sessanta ore di gioco che saranno necessarie alla conclusione della coppia di titoli sono ore ben spese, in narrative di qualità abitate da personaggi niente male; ore passate a combattere con uno dei combat system meglio invecchiati del genere accompagnati da un art direction di qualità e da musiche più che memorabili. Qualche scivolone tecnico quà e la c’è nella collection, con un Grandia I che poteva essere preso dalla versione Saturn ed un Grandia II che invece soffre di qualche scatto di troppo ma ehi, c’è sempre modo per risolvere almeno uno di questi due problemi. I problemi di età di alcune meccaniche del titolo passeranno sicuramente in secondo luogo vista la bontà di tutto il resto.