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Recensione | Fire Emblem: Three Houses

Sembra giusto ieri quando Nintendo diede un ultimatum ad Intelligent System, costringendoli a realizzare il Fire Emblem definitivo per salvare il franchise dalla cancellazione totale dopo le scarse vendite degli ultimi capitoli approdati in Occidente su Game Cube, Wii e Game Boy Advance.

Di tutta risposta, il team di sviluppo rilasciò nel 2013 sul 3DS l’ormai storico Fire Emblem Awakening, un concentrato di tutte le migliori idee partorite dai suoi autori nel corso degli anni, un titolo dalla qualità eccelsa che raggiunse in brevissimo tempo il milione di copie vendute, traguardo mai raggiunto da nessun altro esponente del franchise.

In breve tempo Fire Emblem passò dall’essere una saga di nicchia conosciuta da pochissimi fan della grande N ad un prodotto popolare massivo con numerosi seguiti, remake, spin-off e progetti correlati nati nel corso di pochi anni, sorprendendo sia il pubblico che i suoi creatori.

A distanza di 6 anni da quell’epocale e sconcertante successo e più di 12 dall’ultimo capitolo per home console, Intelligent System si è finalmente spinta su di un nuovo lido qualitativo con Three Houses, il nuovo capitolo di Fire Emblem sviluppato stavolta sull’ammiraglia Nintendo Switch.

Saranno riusciti ad eguagliare l’impatto di Awakening, oppure il loro progetto è stato schiacciato dall’enorme peso che il brand ha acquisito?

“Un’accademia militare governata da una chiesa corrotta e piena di personaggi stupendi? Dove devo firmare?”

Il più grande pregio di Three Houses è probabilmente la storia, il mondo di gioco e soprattutto i protagonisti che lo popolano. Se infatti da un punto di vista del gameplay la serie non ha mai commesso grossi errori, negli ultimi capitoli alcuni comprimari risultavano un po’ troppo piatti e stereotipati, con una cornice di trama non sempre entusiasmante. Siamo felici di dirvi che qui siamo lontani anni luce da questi errori.

Vestiremo i panni del silente Byleth, giovane figlio/a di un famosissimo mercenario che si ritroverà totalmente per caso a ricoprire il prestigioso ruolo di insegnante al Monastero di Garreg Mach, un’accademia militare per gli aspiranti condottiere del continente di Fòdland situato in un territorio neutro in mezzo ai tre regni che danno il nome al titolo. Dopo una lunga introduzione dovremo poi scegliere quale Casa di studenti accompagnare come coordinatore, prendendo sotto la nostra ala protettiva un gruppo di giovani speranze provenienti da uno dei tre regni.

Da una semplice premessa scolastica che richiama molto una sorta di mash up tra Harry Potter e Persona nasce quella che è a tutti gli effetti una storia matura ed ambiziosa che non lascia nulla al caso, trattante temi quali la deriva delle ideologie, la corruzione del potere, il fanatismo religioso e la lotta di classe, raccontata con dialoghi credibili (seppur a volte un po’ troppo verbosi), colpi di scena a tratti imprevedibili e soprattutto dei personaggi reali capaci di entrare nei nostri cuori, profondamente caratterizzati e che riescono in gran parte a non cadere nelle banalità e nei cliché visti in passato.

Parte della gioia di giocare a Fire Emblem Three Houses sarà appunto scoprire i dettagli e le vicende dei comprimari, siano essi studenti della nostra classe, colleghi professori o alleati inattesi: ognuno dei personaggi ha aspirazioni e paure ben delineate, a volte espresse immediatamente con i primi dialoghi di supporto, altre volte invece comprensibili appieno solo dopo averli osservati interagire con i propri compagni di classe.

Sebbene la lentezza iniziale del prologo, con la sua ora di dialoghi interrotta unicamente da due brevi battaglie introduttive, possa scoraggiare molti giocatori a seguire la storia e quindi saltare ogni cutscenes, vi assicuriamo che la vostra pazienza sarà ampiamente ripagata da una libertà totale nell’approccio al gameplay e varie attività del titolo che ritroverete alla fine dell’estenuante tutorial, lasciandovi carta bianca su come vivere il vostro soggiorno a Garreg Mach.

La penna che ferisce tanto quanto la spada, la lancia e l’ascia

Fire Emblem Three Houses si suddivide in due parti molto distinte: le battaglie tattiche, che riprendono appieno il gameplay più classico della serie rinnovando giusto un po’ di aspetti, e la sezione life-sim introdotta in questo capitolo, con una gestione delle lezioni, della crescita degli studenti ed ovviamente delle nostre attività nel tempo libero che andranno ad influenzare in un modo o nell’altro il nostro rendimento in battaglia e quello dei nostri studenti.

Le battaglie si svolgeranno nel classico stile Fire Emblem, ovvero come un Tactical RPG molto simile a Final Fantasy Tactics per chi non conoscesse la serie: avremo le nostre unità da posizionare sulla scacchiera con le proprie classi ed abilità, ed in genere una mossa per muovere l’unità ed un’altra per attaccare o utilizzare uno strumento o una magia per turno. A seconda della missione avremo anche diversi obiettivi da completare, come sconfiggere tutte le unità ostili, raggiungere un certo luogo e così via.

Oltre ad un sistema di classi ferreo e statico, grande assente in questo capitolo è il Triangolo delle Armi, storica componente della saga che consisteva in un sistema di sasso-carta-forbice per le unità armate di Spada, Lancia e Ascia. Qui queste unità non avranno vantaggi o svantaggi iniziali, ma proseguendo con l’accumulo di Competenza, l’equivalente dell’Esperienza per l’arma o strumento o abilità utilizzata in un turno, sbloccheremo nuove abilità passive che ci daranno un qualche tipo di bonus contro un certo tipo di unità, come una possibilità maggiore di colpire un bersaglio armato di Spada se utilizziamo un personaggio con Competenza in Lancia pari ad A, e così via.

Mancano anche alcune classi storiche della saga, come Valkyrie ed altri tipi di Curatori e Maghi volanti, ma in compenso sono stati introdotti i Battaglioni, dei soldati di supporto di vario genere che oltre a render più numeroso e vivo il campo di battaglia con la loro presenza andranno ad accrescere alcune statistiche delle unità principali e permetteranno loro di eseguire gli Stratagemmi, potenti attacchi speciali con effetti devastanti e molto utili per salvarsi in extremis.

La difficoltà delle battaglie è infatti leggermente più alta rispetto agli ultimi Fire Emblem. Per carità, esistono ancora molti modi per rompere il gioco o fishare e mandare in loop alcuni nemici, o in generale potenziare all’infinito le nostre unità con le schermaglie secondarie, ma chi vuole godersi la storia senza grindare troppo dovrà far attenzione a situazioni pericolose e nemici con statistiche elevate già nelle prime missioni. Nulla di troppo impossibile però, e come per i capitoli per 3DS per chi volesse anche qui sarà possibile scegliere un livello di difficoltà privo della Permadeath caratteristica del franchise.

“Take your time” ma non fossilizzarti troppo sulle texture

Quando non si combatte, su Three Houses dovrete vestire i panni del professore responsabile ed organizzare la vostra settimana: ogni Lunedì infatti si terranno le Lezioni, grazie alle quali potrete potenziare le Competenze ed il legame tra voi ed i vostri studenti spendendo del tempo con loro, rispondendo alle loro domande esistenziali e scegliendo chi dovrà compiere un piccolo lavoretto socialmente utile a fine settimana.

La Domenica sarà invece il vostro giorno libero, e potrete spenderlo come vi pare: combattendo in Scaramucce e missioni secondarie per potenziare il vostro party, tenendo un Seminario assieme ad altri professori e soldati per potenziare le Competenze di Byleth, dormire oppure con l’Esplorazione di Garreg Mach. Questa è senz’ombra di dubbio l’opzione più utile e gratificante, in quanto il gioco vi permetterà di esplorare il monastero in tutta la sua bellezza, compiendo fetch quest utili a guadagnare punti esperienza extra, parlando o facendo la conoscenza con tutti gli studenti e intraprendendo numerose attività secondarie come pesca e giardinaggio ogni volta che potrete.

Oltre a ciò avremo dei punti Attività da spendere in modo più specifico, come ad esempio nella mensa per accrescere la motivazione ed il legame con i nostri studenti, nei tornei di classe dove faremo competere i nostri studenti con i loro pari, nei corsi di aggiornamenti utili per ampliare ulteriormente le Competenze del protagonista oppure invitando i vari personaggi a prendere un tè con noi, cercando di coinvolgerli in una conversazione avvincente scegliendo le risposte giuste entro un tempo limite.

Col progredire della storia avremo modo anche di potenziare il nostro Livello Docenza, che ci permetterà di accedere a più oggetti nel Mercato e soprattutto a maggiori Punti Attività da spendere come vorremo. Inoltre, qualora non avessimo voglia di affrontare l’intero mese ed organizzare i nostri compiti, potremo automatizzare il tutto e passare direttamente alla missione principale semplicemente selezionando tale opzione. In sostanza, questa componente da life-sim è una graditissima aggiunta alle meccaniche di Fire Emblem che sottolinea ancor di più l’importanza dei legami tra compagni sia in battaglia che tra i banchi di scuola.

Il più grande difetto del titolo è però il comparto tecnico: i modelli in cel shading dei personaggi sono certamente belli da guardare così come le loro animazioni in battaglia, ma le texture poco rifinite, gli effetti particellari trascurabili e soprattutto le animazioni nei dialoghi e nell’Esplorazione non fanno certo gridare al miracolo. In sede di recensione sono stati anche constatati dei cali di frame rate durante la disposizione delle unità in fase di battaglia e su di alcuni dialoghi di supporto, specie in handle mode della Switch.

Dal lato sonoro, invece, siamo di fronte ad un risultato eccellente, con una soundtrack che in alcuni momenti raggiunge vette epiche ed emozionanti tipiche della serie e soprattutto con un doppiaggio in lingua inglese davvero convincente e coinvolgente, che da voce ad ogni singola linea di dialogo presente nel gioco.

This post was published on 1 Agosto 2019 16:42

Riccardo Liberati

Classe 1997, cresciuto immerso dai libri, cartoni e videogiochi, ho sempre desiderato e provato fin dalla tenera età a creare storie fantasiose che rendessero un po' più brillante la mia vita monotona. Ho trascorso l'infanzia in solitaria, giocando a quanti più titoli possibili, spaziando dai vecchi J-RPG di Square Enix fino ai più violenti sparatutto su PC, non disdegnando nel frattempo RTS, platform e giochi di corse automobilistiche. Alle superiori riesco finalmente ad aprirmi e a trovare dei compagni con i miei stessi gusti e sogni, e capisco che non amo tanto i videogiochi, quanto la cultura ed i messaggi dietro di essi, gli stessi che ho sempre trovato nei libri, film e qualsiasi altro tipo di medium artistico. Inizio a lottare per questo concetto scrivendo all'impazzata ed accrescendo la mia cultura ancor di più, sia attraverso la scuola che attraverso gli incontri e le persone d'ogni giorno. Questo bel sogno finisce con l'arrivo all'università, periodo peggio di qualsiasi film horror che abbia mai visto e che mi costringe a mollare tutto e rifugiarmi nella mia Fortezza della Solitudine per tre anni, perdendo interesse e linfa vitale per qualsiasi cosa. Nel frattempo ho lavorato in numerosi settori, dall'aiuto vendita al libraio al tutor privato, e nel 2018 inizio a scrivere per Player.it, il mio primo incarico ufficiale come giornalista videoludico e che mi ha formato moltissimo sia nell'ambito dei videogiochi che in quello della scrittura basilare. Oggi ho ripreso a studiare grazie alla scelta repentina ed irrazionale di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino, luogo da cui vi scrivo, abbandonando casa per la prima volta ed il luogo natale di ogni mio piccolo successo e grande fallimento. La mia speranza? Quella di poter riuscire a trovare una strada ben delineata, facendo quello che mi piace fare senza dovermi sottomettere a nessuno

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