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Recensioni

Dry Drowning (Alla scoperta del cyberpunk Italiano) | Recensione (PC)

Anno 2066 Nova Polemos, il detective Mordred Foley e la sua assistente Hera Kairis sono appena usciti da un tremendo tunnel giudiziario durato sei anni, frutto della falsificazione di alcune prove relative all’omicidio di un serial killer di nome Pandora. Il costo delle loro azioni non è stata solo la condanna a morte di due persone, rivelatesi innocenti: ben presto scopriranno che là fuori, da qualche parte, è ancora a piede libero un brutale assassino pronto a colpire ancora. Ai due protagonisti l’arduo compito di redimersi, trovando il vero omicida per riportare la Foley Investigations alla reputazione di una volta. Nel contempo, dovranno anche vedersela con la difficile situazione socio-politica della città, governata dal partito estremista delle Bande Nere.
I fantasmi del passato, la corruzione e gli intrighi politici sono solo le premesse di Dry Drowning, un’interessante visual novel psicologica dalle tinte noir ambientata in un futuro distopico in stile cyberpunk. Realizzata dall’italiano Studio V, fondato circa tre anni fa da Giacomo Masi e Samuele Zolfanelli.

Mordred, uno dei protagonisti del gioco. Un uomo dal passato tormentato e sempre in vena di battutine divertenti che talvolta sfociano nel black humor. Indice dell’ottima scrittura dei personaggi.

Dry Drowning, il cyberpunk italiano

Per chi non conoscesse questo genere, la visual novel è un’avventura testuale dove l’elemento ludico principale consiste nelle scelte fatte dal giocatore che comportano sviluppi differenti della storia. Insomma, la controparte digitale di un librogame. L’aspetto grafico in questo tipo di titoli risulta molto spesso semplificato. Dry Drowning non fa eccezione: nelle schermate di gioco sono visibili in primo piano i personaggi che non si muovono all’interno della scena, ma sono solamente rappresentati a mezzo busto, sopra il riquadro dei dialoghi. Dietro di loro, in background, vi sono le varie location. Questo ovviamente non significa che la componente visiva del titolo sia priva di qualità: sia i disegni realizzati a mano dei personaggi che quelli dei fondali sono di buona fattura. In particolare i primi godono di animazioni, talvolta anche contestuali ed una completa rappresentazione della mimica facciale. Mi è piaciuta molto la scelta stilistica di voler rappresentare i personaggi con una colorazione che segue varie sfumature di grigio, quasi da volerne rendere evidente l’oppressione e l’ambiguità morale.

In alcuni casi potremo intervenire direttamente sui dialoghi dell’interlocutore, approfondendo così i vari argomenti.

Nelle prime fasi del gioco viene introdotta l’interfaccia grafica, semplice, quanto funzionale. In alto a sinistra si trovano quattro icone, più una quinta, sbloccabile in seguito. L’icona di dialogo ci permette di iniziare una conversazione con il personaggio della location, scegliendo l’argomento. In sporadici casi abbiamo l’occasione di ampliare la conversazione cliccando nella parte colorata del testo, per approfondire l’indagine in quel determinato topic. Una scelta che ho davvero gradito.
C’è poi l’icona per indagare, che fa passare in primo piano il fondale per permetterci di cercare indizi. Il cursore circolare si ingrandisce ogni qualvolta si può interagire con un elemento. C’è poi l’icona inventario che gira sul futuristico sistema operativo AquaOS. Esso contiene tutte le nostre prove, i documenti e le biografie dei personaggi che incontreremo. Differentemente da quanto avviene in un’avventura grafica, non possiamo combinare gli oggetti raccolti tra loro, anche perché molto spesso si tratta di fotografie delle scene del crimine. Possiamo tuttavia presentarle come prova ai vari personaggi per sbloccare nuove conversazioni. Infine c’è l’icona della mappa che ci permette di spostarci nelle varie location di Nova Polemos disponibili in quel momento dell’avventura. Nulla da dire sull’icona extra, un semplice minigioco il cui completamento del primo livello è essenziale per un passo della trama.

Il Living Nightmare e l’importanza delle scelte

Come già ribadito, in questo genere di titoli compiamo più o meno sempre le stesse azioni: assistere alla scena del delitto raccogliendo tutte le prove presenti nella schermata di background, risolvere occasionali enigmi, discutere con i presenti, mostrare le prove, fare avanti e indietro tra le varie location e, una volta che abbiamo messo a posto tutti i tasselli, giungere alla soluzione.
A questi elementi vanno a sommarsene due ulteriori: il primo è la modalità “Living Nightmare”. Mordred ha un’abilità innata: riesce a vedere delle inquietanti maschere sul volto delle persone che mentono. In questa fase del gioco dovremo letteralmente smascherare l’interlocutore spingendolo a confessare, grazie all’evidenza delle prove raccolte. Attenzione, si tratta dell’unica situazione in cui si può effettivamente perdere la partita! Se sbaglieremo una risposta o presenteremo una prova inutile perderemo una delle tre vite a disposizione, rappresentate sotto forma di occhi. Se li termineremo tutti, sarà game over. Perdere, in questo caso, significherà semplicemente ricominciare dal salvataggio più vicino.

Gli interrogatori avverranno tramite la modalità “living nightmare”. Avremo tra vite a disposizione per smascherare l’interlocutore, dopodiché sarà game over.

Il secondo elemento nonché l’aspetto più interessante, ricollegandoci al discorso iniziale, consiste nella possibilità di scegliere alcune azioni che determineranno in modo cruciale lo sviluppo degli eventi. Nel caso di Dry Drowning, 150 sono le possibili ramificazioni della storia che portano fino a tre finali completamente diversi, caratterizzati ulteriormente da alcuni piccoli cambiamenti.
Sarebbe davvero un crimine dirvi qualcosa di più sulla trama, vero punto forte di questo titolo. Posso solo assicurarvi che si tratta di un prodotto che non si limita al citazionismo di opere come Blade Runner, vari telefilm polizieschi come CSI o True Detective o ai vari titoli di Quantic Dream o della Telltale Games. La storia, piena di intrighi politici e riflessioni di ambito sociale, anche attuale come l’immigrazione e l’intelligenza artificiale, è alquanto originale e presenta inaspettati colpi di scena, in ognuna delle sue differenti ramificazioni.

Mi è piaciuta davvero molto l’importanza data alle scelte. Giuro che vorrei mostrarvi alcuni esempi ma il rischio spoiler è davvero alto!

Fare alcune scelte, inizialmente ci porterà a pensare di essere nel giusto, ma in seguito inizierà a suscitare in noi qualche rimorso. Tornare indietro, caricare il salvataggio e fare una scelta differente (l’ho fatto) porterà altrettanto dolore, se non di più. In ogni caso, ordunque, si tratta di un viaggio fatto di scelte sofferte, scelte che apparentemente sono “giuste” o “sbagliate” ma che in realtà si riveleranno essere una sfumatura di grigo, rispecchiando in pieno il già descritto look dei personaggi.
Questi ultimi sono delineati davvero bene: si percepisce lo stress, i rimorsi e la pressione psicologica del protagonista e della sua compagna. Evidente la loro determinazione nel voler smascherare Pandora, talvolta anche esagerando in alcuni atteggiamenti. Affascinante anche la caratterizzazione del serial killer, particolarmente interessato nell’epica greca (e non do ulteriori dettagli). Avrei da ridire solamente su qualche personaggio secondario, la cui presenza è stata forse troppo marginale, nulla di grave, ad ogni modo.

Buona, anche la soundtrack con oltre due ore e mezza di musica originale e sempre contestualizzata con ciò che appare sullo schermo. Purtroppo i dialoghi (in inglese e in italiano) non hanno una voice over, ad esclusione della cutscene iniziale. Magari si può sperare in una loro aggiunta in seguito, se il titolo avrà successo. Vi ricordo infatti che Dry Drowning è un progetto realizzato con un budget limitato, trattandosi di un indie, e credetemi, il prodotto risulta soddisfacente.
Io ho giocato la versione per pc di questa graphic novel, ma uscirà anche per Nintendo Switch, Xbox One e PlayStation 4. Per completarla ho impiegato circa 15 ore, ma essendoci diversi finali, potreste tranquillamente superare la ventina.
Anche se magari, non siete amanti del genere vi consiglio di dare una chance a questi titolo. In primis perché si supporta un progetto italiano, in secundis perché si da agli sviluppatori la possibilità di ampliarlo e di realizzare anche altre opere della medesima qualità, se non superiore.

 

>>Se sei interessato al mondo degli indie italiani, leggi anche l’anteprima di Blood Opera Crescendo

This post was published on 1 Agosto 2019 16:30

Amerigo "ilCirox" Cirelli

Sono nato nel 1995, gioco ai videogiochi da quando ne ho memoria. Più che una passione, per me il videogioco è un medium capace non solo di intrattenere ma, vista la sua natura interattiva, di creare vere e proprie esperienze. Per questo motivo, dopo un'adolescenza passata a videogiocare ho deciso di iniziare a scriverne. Attualmente sono impegnato negli studi giuridici-economici, scrivo su Player.it dal 2018 e gestisco la famosa pagina di meme "ilCirox" su Facebook ed altri social network dal 2015.

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