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Recensione Sword Art Online: Fatal Bullet (PS4)

Notoriamente, realizzare videogame su licenza può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Se da una parte, infatti, lo sviluppatore può contare su un nome già conosciuto, e con una fanbase spesso ben consistente, l’altra faccia della medaglia è proprio rappresentata dal dover fare i conti con le aspettative di questa fanbase. Qualora il videogame non rispettasse i quasi sempre alti standard dei fan, verrebbe bocciato senza alcuna pietà. Sword Art Online, sotto questo aspetto, rappresenta uno dei franchise più noti degli ultimi anni, proveniente dalla terra del Sol Levante. Nonostante la non indifferente mole di giochi dedicati, possiamo affermare che praticamente nessuno di essi, per varie ragioni, è veramente riuscito a “bucare lo schermo“.

Proprio per questa ragione, è con grande curiosità che ci siamo approcciati a Sword Art Online: Fatal Bullet. L’ultima fatica di Bandai Namco va infatti a spezzare la continuità con i precedenti capitoli della serie, modificando non poco sia il gameplay che il setting dell’avventura, basato su Gun Gale Online. A questo punto, la domanda sorge spontanea: Sword Art Online: Fatal Bullet è riuscito dove i suoi predecessori hanno fallito? Cercheremo di rispondere al quesito nel corso della nostra recensione.

Ritorniamo nell’universo di Sword Art Online

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Per chiunque non avesse mai sentito nominare Sword Art Online in vita propria, basti sapere che probabilmente mai è esistito un manga o un anime tanto vicino al mondo dei videogame. La trama dell’opera di Reki Kawahara è ambientata in un futuro non molto distante dal nostro, dove la tecnologia dell’intrattenimento ha fatto passi da gigante. Il concetto di online gaming è stato completamente rivoluzionato da Akihiko Kayaba, il designer creatore di Sword Art Online, un videogioco che sfrutta all’ennesima potenza la realtà virtuale. Attraverso il NerveGear, un device capace di stimolare i cinque sensi entrando in diretta comunicazione con il sistema nervoso del giocatore, SOA è il primo degli MMORPG in realtà virtuale (VRMMORPG). Ma qualcosa va storto.

Benvenuti in Gun Gale Online!

Al momento del lancio, infatti, i giocatori si rendono conto che non è possibile disconnettersi, e chi muore nel videogame, in pratica, muore anche nella realtà. Un ruolo di vitale importanza sarà rivestito da Kazuto Kirigaya, meglio conosciuto col nickname di Kirito, che cercherà di battere il gioco ed ottenere così la salvezza per sé e per tutti gli altri giocatori.

Dalle ambientazioni dai toni fantasy e fiabeschi, Fatal Bullet invece passa ad un setting più futuristico e post apocalittico. Il gioco è infatti il primo ad essere ambientato a Gun Gale Online (GGO), segnando il passaggio dall’uso delle spade a quello delle armi da fuoco. L’utente vestirà i panni di un nuovo giocatore, creandolo praticamente da zero (ma il cui sesso avrà un ruolo più avanti nella trama), appena registratosi a GGO. Parliamoci subito chiaramente: la storia di gioco non brilla per complessità ed intreccio. Il giocatore in questione si troverà alle prese con un’espansione del VRMMO, che prevederà l’utilizzo di sofisticatissime intelligenze artificiali per essere completata. Man mano che avanzeremo nella trama, i rapporti con i nostri compagni di viaggio si svilupperanno, fino a quando ci sarà un piccolo colpo di scena che ci ricollegherà a quanto visto nell’anime.

Il cambio di rotta di Fatal Bullet

Posate le spade ed imbracciate le vostre pistole!

Se le precedenti incarnazioni videoludiche di Sword Art Online consistevano in dei JRPG nella loro accezione più classica, con Fatal Bullet registriamo un grosso cambiamento. Chiunque abbia seguito l’anime, sa benissimo che la serie ambientata in Gun Gale Online, forse la meno amata di tutte, accantona i combattimenti con la spada in favore degli scontri a fuoco. Com’è facile comprendere, quindi, il cuore dell’azione passerà attraverso pistole e fucili. Proprio per questa ragione, ci si attenderebbe un gameplay adrenalinico, molto più veloce di quanto visto nei precedenti videogame della serie. Quello che invece ci troviamo tra le mani è una via di mezzo tra un RPG ed uno shooter in terza persona. Al posto di meccaniche TPS, il gioco ci offre un sistema di puntamento automatico non esattamente esaltante.

Spieghiamoci, è possibile optare anche per una mira manuale, ma vi sconsigliamo di prediligerla, soprattutto se siete abituati a dei “veri” TPS. Nonostante sia effettivamente possibile utilizzare i vari elementi di gioco per coprirsi dalle raffiche nemiche, Fatal Bullet non offre la possibilità di poter sparare dai ripari, sopperendo con la capacità di poter vedere in anticipo la traiettoria dei proiettili avversari, potendoli così schivare. Queste fasi shooter, già di per sé non esattamente vivaci, sono intervallate da lunghi, lunghissimi dialoghi, che appesantiscono non poco l’esperienza di gioco complessiva. Al di là di essi, il vostro compito sarà, in pratica, quello di balzare da un dungeon all’altro, sconfiggendo la solita miriade di nemici minori, mini-boss e boss finali.

Uno sguardo al sistema di progressione e personalizzazione

Un desolato mondo post apocalittico tutto da esplorare.

Il sistema di progressione utilizzato in Sword Art Online: Fatal Bullet è sotto molti aspetti simile a quanto visto nella saga dei Souls. Man mano che accumulerete esperienza, vi saranno assegnati dei punti, che potrete spendere per il potenziamento della classiche statistiche che ogni amante degli RPG conosce a menadito (le classiche Forza, Vitalità, Agilità e via discorrendo). Il level cap attuale è fissato al livello 150, il che significa che le possibilità di sviluppo del nostro personaggio non sono per niente poche.

Quello che stiamo per menzionarvi è forse l’aspetto meglio curato del gioco: le possibilità di personalizzazione. Per quanto riguarda il vostro arsenale, requisito fondamentale per il potenziamento delle vostre armi da fuoco sono, ovviamente, le materie prime, ottenibile attraverso le varie missioni principali e, soprattutto, le Cacce al Tesoro e l’uccisione dei mostri più potenti. Una volta soddisfatti i requisiti, potrete recarvi dal celebre fabbro di Sword Art Online, Lisbeth, e chiedergli di far aumentare il livello del vostro arsenale. Ciascuna arma è infatti dotata di un proprio livello base, che potrà essere aumentato fino a due volte. Con le giuste statistiche, sarà anche possibile imbracciare due armi della stessa tipologia contemporaneamente, diventando il più letale dei pistoleri.

Attraverso i chip di trasformazione, si potranno poi modificare i perk delle varie armi da fuoco, aumentando, ad esempio, l’esperienza ottenuta, aggiungendo delle alterazioni di status, ecc. Se a tutto questo aggiungessimo tanti, tantissimi accessori acquistabili nel corso dell’avventura ed un multiplayer sia cooperativo che competitivo, possiamo comprendere che quanto finora descritto aumenta a dismisura la longevità del gioco.

Una realizzazione ed un comparto tecnico carenti

Non mancheranno incontri con “facce conosciute”.

Diciamocelo chiaramente: nessuno dei videogame realizzati da Dimps è entrato nella storia per la sua realizzazione tecnica. I due Dragon Ball Xenoverse ne sono una chiara testimonianza. Anche se Sword Art Online: Fatal Bullet può vantare un comparto grafico decisamente più avanzato rispetto ai precedenti capitoli della saga, la sensazione che si ha è quella di un gioco non al passo coi tempi. Non sarà insolito imbattersi in texture a bassa definizione. Tutto questo è in piena antinomia con quello gli standard dell’anime, spesso capace di colpire lo spettatore proprio dal punto di vista visivo.

Gli stessi dungeon in cui ci troveremo a vagare sono di una linearità quasi disarmante. Nonostante sia praticamente impossibile smarrirsi, non è sempre facile, invece, capire gli obiettivi da raggiungere e quali zone siano ancora da esplorare. I corridoi non sono altro che un ponte tra un combattimento ed un altro, quasi completamente privi di dettagli. Se nessuna delle strutture in cui ci imbatteremo riesce a rubare l’occhio, la situazione migliora un po’ nelle aree aperte. Non nascondiamo che, effettivamente, il mondo post apocalittico di Fatal Bullet abbia il suo fascino, ma l’impressione è di trovarsi in un grande contenitore vuoto, privo di qualsivoglia possibilità di interazione. Aggiungeteci un doppiaggio solo in lingua giapponese (con sottotitoli in italiano) ed un’intelligenza artificiale non sempre all’altezza delle aspettative, e comprenderete quanto si potesse fare di più.

Giudizio finale

Tirando le somme, questo Sword Art Online: Fatal Bullet ha il sapore dell’occasione sprecata. Siamo in presenza della miglior trasposizione videoludica del franchise finora apparsa sulle nostre piattaforme, ma tecnicamente c’è ancora del lavoro da fare. Il gioco in questione si colloca a metà strada tra gli shooter in terza persona e gli RPG, riuscendo a scontentare gli appassionati di entrambi. Tuttavia, i fan dell’anime, chiudendo un occhio su quanto finora detto, potranno trovare un’esperienza di gioco decisamente longeva. Proprio per questa ragione, ci sentiamo di consigliare il gioco soltanto a chi non veda l’ora di avventurarsi nuovamente nell’universo creato da Reki Kawahara. Insomma, se non siete dei nostalgici di Sword Art Online, fareste meglio a seguire l’esempio del Sommo Poeta: guardate e passate.

Si ringrazia sentitamente Bandai Namco per aver fornito la copia necessaria per la recensione.

This post was published on 2 Marzo 2018 15:00

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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