C’era una volta Koji Igarashi che lavorava all’interno di Konami su di un capitolo del brand Castlevania in grado di cambiare prepotentemente le carte in tavola. Al solito gameplay action-platform della saga, fatto di immaginario horror occidentale, di vampiri e di fruste impregnate di potere il game designer decise di accompagnare un comparto esplorativo degno di tal nome, derivato direttamente dalla saga di Metroid, giunta al suo culmine con il seminale Super Metroid per SNES.
Nonostante un successo commerciale non particolarmente importante, Igarashi continuò a lavorare sulle successive incarnazioni bidimensionali della serie Castlevania approdando sulle console portatili di Nintendo, passando dal Game Boy Advance al Nintendo DS e proponendo sempre un’ interessante mistura tra il classico videogioco action, un gioco di ruolo alla giapponese ed una sezione esplorativa piena di backtracking, nuovi poteri e scrigni da aprire. Il metroidvania, o IGAvanania che dir si voglia, era stato canonizzato sempre più ed aveva lasciato nel cuore dei giocatori ricordi indelebili legati a titoli come Castlevania Simphony Of The Night o Castlevania Aria Of Sorrow.
Nel 2014, in seguito al rocambolesco cambio di direzione per Konami, IGA (così amichevolmente chiamato dall’internet stesso) decide di prendere baracca e burattini e di portarli altrove dando vita ad Artplay, una software house indipendente. Pochi mesi dopo a vedere la luce sarà un kickstarter per Bloodstained Ritual Of The Night, esteriormente (e interiormente) pesantamente ispirato dai precedenti lavori del game designer giapponese.
Oggi, dopo cinque anni dal primo vagito del kickstarter, andremo a parlare del titolo in questione, sviluppato grazie agli oltre cinque milioni di dollari maturati attraverso un nutrito stuolo di appassionati impazienti di osservare la successiva iterazione del genere.
I primi passi all’interno del goticheggiante castello che rappresenta la principale ambientazione di Bloodstained: Ritual Of The Night faranno immediatamente tornare alla mente del giocatore le sensazioni provate giocando a Castlevania Simphony Of The Night. La nostra protagonista Miriam, un essere umano dotato di poteri particolari legati all’alchimia, si muoverà in modo molto simile al nostro caro Alucard e si ritroverà a dover esplorare in lungo e in largo un ambientazione caratterizzata da tutti i vezzi stilistici del nostro caro Igarashi.
Di cosa parliamo? Di stanze per il salvataggio, di teletrasporti grandi come intere sale, di passaggi segreti nascosti dietro muri di granito e di specchi d’acqua (e di sangue) da superare attraverso l’utilizzo di abilità specifiche; Bloodstained Ritual Of The Night non si trattiene e sfoga, in una mappa particolarmente complessa e stratificata tutte le gimmick esplorative sperimentate da Iga nel corso dei suoi Castlevania, mischiando sapientemente backtracking a intuizioni (anche se non sempre particolarmente felici). Durante le fasi finali del gioco sarà possibile usare una pletora di abilità attive e passive diverse per muoversi ed esplorare ogni pertugio, ogni angolo, ogni soffitto e ogni ripostiglio, facendo la gioia di praticamente qualsiasi tipo di giocatore.
La nostra Miriam potrà utilizzare, oltre ad un arsenale vastissimo che comprende praticamente qualsiasi cosa, una lunga serie di abilità ottenibili dai mostri che incontreremo durante il corso della nostra avventura. Queste abilità, chiamate shard, saranno di differenti tipi e saranno intercambiabili durante il corso della battaglia da un certo punto del gioco grazie ad un menù di selezione rapida che aggiungerà la giusta dose di pepe all’avventura. Le azioni che la nostra eroina potrà eseguire dopo aver ottenuto uno shard saranno molteplici: dal semplice lanciare delle ossa secondo una traiettoria parabolica (come la storica ascia dei primi capitoli) allo sparare raggi infuocati o all’usare cazzotti demoniaci; alle moltissime abilità attive andrebbero poi aggiunte tutta una serie di abilità passive più legate alle statistiche e al lato da gioco di ruolo nascosto tra le pieghe del titolo.
Se l’esplorazione richiama Castlevania Symphony Of The Night e il gameplay richiama Castlevania Aria Of Sorrow, dove Bloodstained si prende le sue giustissime licenze poetiche è nel gestire l’hub di gioco e nel gestire la crescita delle risorse del personaggio L’hub di gioco in questo Metroidvania è estremamente più marcato rispetto a quelli che erano rintracciabili nel corso dei precedenti videogiochi citati. La zona antistante il castello gotico di Bloodstained è popolata da personaggi in grado di fornire quest, offrire ricompense e aiutare la nostra protagonista grazie alla presenza di negozi, contadini ed alchimisti.
L’alchimia stessa ha un ruolo di tutto rilievo all’interno del titolo perché rappresenta un rudimentale ma soddisfacente sistema di crafting con cui è possibile generare nuovi strumenti di morte, cucinare gustosi manicaretti e potenziare i propri shard, ottenendo bonus in grado di semplificare il titolo in modo sostanziale. Nonostante l’assenza di altre novità Bloodstained rimane estremamente godibile e per una quindicina di ore terrà il giocatore attaccato allo schermo grazie al suo ritmo forsennato, grazie alle boss fight estremamente interessanti e grazie alla presenza di moltissimi segreti, tutti da scoprire.
Mentre ludicamente ci troviamo davanti ad un titolo estremamente agguerrito, in grado di rivaleggiare con qualsiasi altra produzione sul mercato per profondità e varietà, tecnicamente parlando ci troviamo davanti un videogioco che mostra da più di un lato il suo fianco dolorante. Il titolo è interamente realizzato in tre dimensioni e, sebbene da un lato questo permetta alla software house di sperimentare proponendo un level design curioso basato su ambienti spiraliformi, dall’altro mostra numerose compenetrazioni poligonali e numerosi modelli davvero poco rifiniti.
Questo è un vero peccato perché a conti fatti l’art design del titolo è di buona qualità e presenta personaggi e boss visivamente molto ispirati, con notevoli alti e qualche basso. Curiosa anche la presenza di mostri non esattamente in linea con quelli proposti precedentemente dai Castlevania: parliamo di gatti cornuti o di teste di cane rotolanti, legate ad uno dei tier del Kickstarter; mostri fuori contesto ovviamente che faranno storcere il naso ai più intransigenti dei giocatori ma che alla fine riescono a staccare un pelo il titolo dallo standard gotico a cui si rifà.
Abbiamo potuto provare il titolo su PC, trovandoci di fronte ad un gioco tecnicamente solido nonostante alcuni episodi di crash e soft lock. Purtroppo le altre piattaforme non hanno ricevuto lo stesso trattamento, con una versione Playstation 4 decente nonostante alcuni problemi ed una versione Nintendo Switch pesantemente penalizzata da un ottimizzazione farraginosa e da numerosi problemi di natura tecnica.
Fortunatamente tutti questi problemini tecnici passano in secondo piano quando ci si concentra sul comparto sonoro, di qualità pressoché assoluta. Igarashi per l’occasione ha chiamato a rapporto Michiru Yamane, compositrice storica che ha partecipato ai capitoli più importanti del brand e che, ancora una volta, mette insieme un misto di rock, sentori gotici e musica sinfonica per un risultato incredibilmente gradevole. I temi d’ambiente sono evocativi il giusto, con piccole perle come Forgotten Jade mentre i temi più rock colpiscono dritto al punto The Executioners
Il titolo sta ricevendo patch su patch, tutte destinate a mitigarne i problemi tecnici e le magagne di programmazioni. Ben presto oltre a queste patch avremo una nuova spruzzata di contenuti con altri personaggi giocabili, con modifiche importanti al gameplay, variazioni sul tema e modalità alternative; niente male per quello che si prefigura essere uno dei titoli indipendenti dell’anno. Facciamo notare che il titolo possiede anche una traduzione in italiano, non particolarmente ben fatta ma in grado di soddisfare i meno anglofoni tra i giocatori.
Bloodstained: Ritual Of The Night è uno di quei kickstarter finiti bene. Nonostante qualche inciampo tecnico, specie su console, il titolo ha dalla sua uno dei gameplay più assuefacenti e divertenti tra i metroivania presenti in piazza grazie ad una mistura certosina di esplorazione e combattimento. Controllare il proprio personaggio è uno spasso, abbattere gli avversari è uno spasso e anche fare ripetuti game over davanti ai boss è uno spasso. Poteva osare di più, questo è certamente vero, ma è difficile trovare titoli in grado di rivaleggiare con esso dal punto di vista ludico. Applausi per Igarashi e per tutti quelli che ci hanno creduto, nella speranza di un prossimo episodio o di un titolo qualitativamente paragonabile.
This post was published on 9 Luglio 2019 12:22
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