Si torna a Kamurocho, ma stavolta saremo dall’altra parte della barricata. Judgment ci mette nei panni di un investigatore pronto a sfidare la Yakuza pur di arrivare alla verità. Il nuovo titolo di Ryu Ga Gotoku Studio riprende le meccaniche delle serie che lo hanno preceduto ma, come vedremo, le arricchisce e ce le mostra da un punto di vista diametralmente opposto a quello a cui eravamo abituati.
Lo stile rimane quello inconfondibile dei lavori passati, ma l’obiettivo è chiaro: offrire ai giocatori un’esperienza alternativa che abbia la stessa carica di sempre. E finalmente, questa esperienza ha i sottotitoli in italiano. Judgment saprà farsi amare come titolo con una propria anima o vivrà all’ombra di Yakuza? Scopritelo insieme a noi, leggendo la nostra recensione.
Takayuki Yagami è un giovane avvocato rampante che lavora per lo studio legale Genda, dove è considerato da tutti il migliore elemento, con un futuro roseo davanti a sé. Opinione che viene rafforzata dal suo ultimo traguardo: è riuscito a far assolvere un imputato per omicidio, andando contro ogni statistica (in Giappone, il 99% dei processi termina con una condanna). Quella sera stessa, però, Shinpei Okubo, il giovane accusato del delitto e poi scagionato, uccide brutalmente la propria fidanzata e appicca un incendio nella sua casa.
Quel terribile evento fa scattare qualcosa nella coscienza di Yagami che si sente colpevole per l’accaduto. Decide di abbandonare l’avvocatura per dedicarsi alla lotta diretta al crimine, diventando un investigatore privato e mettendo la verità sempre davanti a qualunque altra cosa.
Un bel momento per farlo: Kamurocho sta vivendo uno dei periodi più instabili e violenti che la popolazione e le forze dell’ordine abbiano mai affrontato. Un gruppo di ladri mascherati e anarchici sta mettendo in ridicolo la polizia di Tokyo, la guerra tra i clan della Yakuza non intende cessare e, se questo non bastasse, c’è un serial killer in città. Alcuni membri del clan Kyorei, uno dei più influenti della criminalità organizzata giapponese, sono stati trovati morti con gli occhi strappati dalle orbite.
Semplice regolamento di conti? A Yagami non suona tanto bene e si impone di scavare più a fondo nei delitti della Talpa, nome che il protagonista stesso appioppa al killer. Il caso, man mano, diventa sempre più intricato e finirà per coinvolgere anche personalità al di sopra di ogni sospetto.
La storia di Judgment ruota ancora attorno alle vicende della Yakuza, anche se stavolta da gangster movie orientale vira verso l’hard boiled e il crime investigativo. L’impressione è che Ryu Ga Gotoku abbia voluto andare sul sicuro mettendo i piedi su un terreno conosciuto, per non rischiare di inciampare. Questo cambio di prospettiva ha fatto bene al comparto narrativo che risulta più moderno e dinamico. La modernità della storia è ben evidenziata da Yagami stesso, più aperto alla tecnologia e più vicino ai gusti occidentali rispetto a Kazuma Kiryu.
La trama è ancora una volta il punto di forza della produzione RGG Studio, con tematiche affrontate senza banalizzazioni, colpi di scena continui, verità omesse quando è necessario e rivelate al momento giusto. Volendo essere pignoli, e lo sono, personalmente avrei calcato maggiormente la mano sull’atmosfera noir, diminuendo (cosa comunque già evidente) il numero di situazioni comiche e surreali. Questa ironia ha sempre fatto parte dell’esperienza narrativa dei lavori di RGG Studio – era presente anche in Fist of the North Star: Lost Paradise – e funziona, non diciamo il contrario, ma in Judgment una nota più introspettiva e cupa – alla Max Payne – non mi sarebbe dispiaciuta. Non è un difetto, solo un parere soggettivo.
La progressione di gioco di Judgment non si divide in missioni, ma in casi principali e secondari. Per ogni caso, verrà aperto un dossier in cui sarà possibile prendere nota di prove, sospettati e dichiarazioni, in pieno stile gioco investigativo. Intendiamoci: Judgment non è L.A. Noire o un gioco della Frogwares, rimane un titolo improntato sulla narrativa, con cutscene e dialoghi molto presenti, e sui combattimenti. Il gameplay però è stato svecchiato e arricchito, per stare al passo con la nuova struttura di gioco. Per un detective sarebbe impensabile trovare le informazioni esclusivamente prendendo a calci e a pugni chicchessia.
Partiamo però, proprio dal combat system. C’è poco da dire se siete appassionati della serie Yakuza: calci, pugni, prese, acrobazie, tecniche da apprendere spendendo punti esperienza, due stili switchabili velocemente (tigre e gru), l’immancabile heat mode che in Judgment prende il nome di abilità EX. Tutte caratteristiche usuali e che vi daranno una sensazione di déjà-vu. Da notare che, pad alla mano, il feeling con le combo sembra più morbido, nel senso che le animazioni sembrano essere più fluide e meno pesanti. Ciò non influisce sul sistema di “collisione” dei nostri colpi sulle facce dei cattivi di turno, che risulta comunque appagante e percepibile. Interessanti alcune aggiunte che permettono a Yagami di essere più agile di Kazuma: il salto su parete, ad esempio, che è un buon modo per evadere dai nemici e per colpirli badando anche allo stile, e la cavallina, che permette di saltare su un avversario per poi piombargli alle spalle. Non mancano ovviamente QTE per sequenze più cinematografiche.
Ora, però, dedichiamoci alle altre meccaniche di Judgment.
Yagami per trovare informazioni sarà costretto a volte a pedinare un sospetto o un testimone. Una barra in alto sullo schermo ci indicherà lo stato di consapevolezza del pedinato che, se riempita, darà game over. Per non mettere in allarme la vittima, è necessario stare a distanza ma senza perderla di vista: se accadesse, scatterebbe un countdown entro il quale dovremo ritrovare la persona. Di tanto in tanto, potrebbe voltarsi, qui bisogna essere pronti a schiacciare tasto cerchio per nascondersi in zone interattive della mappa che ci permettono di occultarci o fare i vaghi, come automobili, lampioni, cartelli o gruppi di persone.
Altro tipo di meccanica a piedi è l’inseguimento. Non tutti sono ignari della nostra presenza e, dunque, si renderà necessario correre come forsennati. La telecamera si avvicinerà e il nostro compito sarà quello di rimanere più attaccati possibile all’inseguito. Alcuni ostacoli dovranno essere superati indirizzando Yagami nella direzione giusta, mentre altri con la pressione di un tasto che appare a schermo. In alcuni casi basterà terminare la corsa, in altri dovremo avvicinarci in modo tale da acciuffare il manigoldo.
Uno dei compiti più importanti per un detective è raccogliere le prove e trovare indiziati. Con la videocamera dello smartphone sarà possibile fotografare indizi sulle scene del crimine e cercare persone che potrebbero sapere qualcosa di importante per l’indagine. Durante queste sezioni, a destra dello schermo trovano posto indicazioni sul sospetto: nei, abbigliamento, colore dei capelli e altre caratteristiche fisiche. Il nostro dovere è trovare la persona giusta inquadrandola con il cellulare.
Indizi e foto dei sospettati ci verranno in aiuto durante gli interrogatori. Quando dovremo dimostrare le nostre tesi o spiattellare in faccia una bugia appena raccontataci da un testimone, ci verrà chiesto di selezionare la foto corretta. Durante gli interrogatori, delle stelle in alto a destra indicheranno il punteggio di “persuasione” che abbiamo ottenuto. Ci sono, infatti, domande giuste da porre che garantiscono il procedere dell’indagine, altre da evitare perché stupide o inutili.
Non tutte le porte saranno aperte e non sempre Yagami potrà sfondarle, visto che un buon detective deve saper agire in silenzio. In Judgment c’è un sistema di scassinamento molto semplice nelle dinamiche, ma che riesce ulteriormente a corredare il comparto ludico del titolo. Anche i travestimenti saranno utili durante pedinamenti e appostamenti. Vestirsi da senzatetto, ad esempio, ci permetterà di agire come se fossimo invisibili.
Insomma, possiamo affermare che il gameplay di Judgment è nettamente più vario e divertente di quello visto nei diversi capitoli di Yakuza. Ci sono più cose da fare e sono tutte funzionali al nuovo stile narrativo e ludico che RGG Studio ha voluto imprimere all’esperienza. Non dimentichiamoci inoltre che Judgment rimane un open world, anche se la mappa di Kamurocho, rimane della solita grandezza che conosciamo. Non grande, ma ricca di attività.
Tra un caso e un altro, possiamo dedicarci a minigiochi come le freccette, i cabinati del Club Sega e al Dice & Cube, una delle novità più divertenti di tutto il pacchetto. Dice & Cube è un gioco da tavolo in realtà virtuale a cui si può accedere possedendo un pass di gioco. Lo scopo del minigioco è tirare dei dadi e arrivare a destinazione, completando gli eventi presenti sul percorso virtuale.
Un appunto che vogliamo fare riguarda i casi secondari. Ce ne sono 50 in tutto e molte volte capita che questi partano in automatico senza dare al giocatore la possibilità di decidere se affrontarli o meno in quel momento. Alcuni casi secondari sono messi strategicamente per allungare i capitoli, divenendo in tutto e per tutto casi principali. Questa meccanica, personalmente, mi sembra un po’ frustrante sul lungo termine, considerando che non sarà raro dover completare casi davvero poco coerenti con l’atmosfera del gioco (e torniamo al discorso di prima).
Mi risulta difficile credere che Yagami, con un passato del genere alle spalle e una cospirazione che sta mettendo in pericolo la vita sua e dei suoi amici trovi il tempo di rincorrere un parrucchino (sì, avete capito bene). Piccolezze comunque se pensiamo a quanto abbia da offrire Judgment. La longevità, infatti, si attesta sulle 35 ore solo per la storia principale, ore che possono raddoppiare arrivando a 70 volendo vedere tutto tutto.
Dal punto di vista grafico, il lavoro del Dragon Engine fa ancora la sua porca figura. Il distretto a luci rosse di Kamurocho è sempre affascinante, anche se ripercorrere le stesse strade che un veterano dei titoli RGG Studio conosce a memoria, potrebbe lasciare meno spesso a bocca aperta.
Il meglio viene la notte, perché è in quel momento della giornata che l’atmosfera noir esce fuori con maggior convinzione. Le sezioni diurne hanno un impatto diverso, non peggiore, ma semplicemente meno suggestivo per un titolo che basa tutto su omicidi e una trama più oscura.
Bisogna evidenziare che Judgment va a 30 frame al secondo, ma non è un grosso problema, il titolo si gioca che è un piacere e la quantità di dettagli delle ambientazioni aveva bisogno di un compromesso. Molti edifici di Kamurocho possono essere visitati e, rispetto agli Yakuza, ci sono più interni da esplorare.
Come abbiamo detto nell’introduzione, i sottotitoli sono in italiano, cosa che rende il gioco fruibile da tutti. Il doppiaggio, come da tradizione, può essere impostato in giapponese o inglese (consigliamo il primo per una maggiore immersività).
Judgment è un gioco divertente, con tanti aspetti diversificati da scoprire, con una storia che ancora una volta coglie nel segno e una quantità smisurata di attività con cui dilettarsi. Un po’ di déjà-vu potrebbe farsi sentire, ma viene spazzato via dopo poche ore. La domanda che abbiamo posto nell’introduzione trova una risposta: sì, Judgment riesce a farsi amare come titolo con una propria anima e una propria natura e non rimane all’ombra di Yakuza.
This post was published on 24 Giugno 2019 14:01
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