Il 4 Giugno 2019 è stata lanciata Elsweyr, la nuova espansione del celebre MMORPG The Elder Scrolls Online, sviluppato da Zenimax Online Studios e pubblicato da Bethesda per PC / Mac, Xbox One e PS4. Quest’espansione era stata annunciata a Gennaio di quest’anno, e le promesse erano molteplici, sfrontate e molto, molto interessanti.
Ho avuto la possibilità di giocare l’espansione per… un numero di ore superiore a quello socialmente accettabile, diciamo così: visto che conosco già piuttosto bene il gioco, che bazzico più o meno assiduamente dal 2017 e cioè dall’uscita dell’espansione Morrowind, ho deciso di gettarmi a capofitto nelle lande di Elsweyr (pronuncia: elsewhere, “altrove“) creando un Khajiit Negromante di nome Belegurth.
Con un accento a caso, però, visto che m’hanno soffiato il nomignolo Sindarin di Melkor / Morgoth che, di solito, utilizzo per i miei PG Warlock, Negromanti e affini. Dannazione. Iniziamo malissimo.
Torniamo a noi. Per la prima volta dopo The Elder Scrolls: Arena potremo esplorare le calde sabbie della terra dei Khajiit: una mappa delle dimensioni giuste, né tanto grande da risultare tediosa e soverchiante, né tanto piccola da non attivare quel senso di wanderlust che si presenta solo negli open world meglio riusciti. Ricordate il deserto del Varant di Gothic 3, con i suoi Hashishin, i suoi accampamenti, i suoi tramonti e i suoi cieli stellati che si allargano all’infinito? Ecco, qualcosa del genere, ma realizzata nel 2019.
Per non parlare poi di quel piccolo dettaglio, quella cosuccia, quell’inezia che riguarda il ritorno dei draghi su Tamriel: mentre nella Quarta Era di Skyrim il nostro Dragonborn ne incontrerà a bizzeffe, nell’antica Seconda Era di The Elder Scrolls Online le simpatiche bestiole sono infinitamente più rare e meno conosciute ai più.
Se poi ci aggiungiamo anche la nuova classe del Negromante, più tattica e basata sul corretto posizionamento rispetto alle altre cinque classi già presenti, e il fatto che questa Stagione del Drago costituisce un arco proiettato nel tempo, che alla fine dei giochi includerà due espansioni e due dungeon pack, direi che l’hype si attesta sui livelli medio-alti.
Khajiit has wares if you have coin.
Se non conoscete questo vecchissimo meme, siete degli sugar tooth, ossia degli impasticcati di skooma. I Khajiit sono dei simpatici gattoni antropomorfi che, oltre a parlare di sé in terza persona e ad avere una certa predilezione per lo zucchero lunare & i suoi stupefacenti derivati (come lo skooma, appunto), hanno uno spiccato vibe mediorientale e una peculiarità alquanto curiosa.
Sì, perché la loro natura e la loro fisiologia cambiano drasticamente in base alle fasi in cui, al momento della loro nascita, si trovano le due principali lune del mondo di Nirn: la più grande, Masser, è conosciuta come Jode in lingua Khajiiti, mentre la più piccola, Secunda, è chiamata Jone.
L’influsso di Masser – Jode stabilisce il gruppo principale: grossi quadrupedi con luna piena, grossi bipedi con luna crescente, piccoli quadrupedi con luna calante, piccoli bipedi con luna nuova.
Secunda – Jone, invece, definisce l’aspetto più o meno bestiale all’interno del gruppo principale: con Masser crescente, ad esempio, il piccolo Khajiit sarà un Cathay se Secunda è piena, o un più grosso Cathay-raht se la luna è crescente; se Secunda è calante allora nascerà un Tojay-raht, se invece è nuova verrà fuori un più piccolo Tojay, sempre all’interno dello stesso gruppo dei grossi bipedi.
I Khajiit della sotto-razza Cathay sono quelli che abbiamo imparato a conoscere in Oblivion e Skyrim, mentre i Suthay-raht sono la versione di Morrowind; in Daggerfall, invece, abbiamo visto gli Ohmes-raht, e in Arena gli Ohmes veri e propri.
Sempre restando tra i Khajiit bipedi, in The Elder Scroll Online possiamo incontrare anche il misterioso Mane, influenzato da una terza luna sconosciuta, e i tigrati Pahmar-raht, mentre tra i quadrupedi vanno sicuramente menzionati i pucciosissimi Alfiq, temibili incantatori, e i fieri ed enormi quadrupedi Senche-raht, a.k.a. BattleCats. [He-Man intensifies]
In totale le possibili combinazioni si avvicinano alla ventina, ma tutti i Khajiit hanno più o meno la stessa intelligenza: l’aspetto più o meno bestiale, la dimensione e il modo di camminare si fermano soltanto all’aspetto esteriore. Oltretutto prima del lancio del gioco si era vociferato che la razza giocabile dei Khajiit sarebbe stata quella dei digitigradi Suthay-raht, ma poi si è optato per i plantigradi Cathay, dall’aspetto più umanoide, probabilmente anche per motivi legati alla realizzazione delle animazioni.
Oltre a determinare la fazione di appartenenza, cioè quella dell’Aldmeri Dominion, e ad aprire una differente linea di abilità razziali passive, la scelta della razza Khajiit influisce relativamente sulla quotidianità vissuta del giocatore: sì, ok, c’è una graziosa coda sventolante e molti elmi e cappucci hanno la sagoma delle orecchie feline, ma per il resto le -d’altronde pregevoli- armature e vesti di The Elder Scrolls Online hanno coperto ben presto il lucido manto nero e antracite di Belegurth.
Purtroppo la voce del nostro personaggio, comprensibilmente, non si sente mai nel corso del gioco: o meglio, udiamo versi e grugniti, ma niente frasi articolate e in terza persona. E la cosa mi rattrista. L’espressività però è in un certo qual modo assicurata dall’Emote Pack a tema Khajiit, che ci regala un sacco di /emote feline, dall’igiene personale fino alla meditazione gattesca.
La terra natia dei Khajiit dà il nome a quest’espansione, ed è una landa selvaggia che alterna aree di deserto sabbioso, accecato dal sole rovente e spazzato dal vento turbinante, a zone di savana e prateria più fertile, con qualche oasi rigogliosa disseminata qua è là. Non mancano formazioni rocciose, canyon perfetti per agguati e appezzamenti coltivati, rigorosamente a zucchero lunare.
Le distanze sono lunghe ma non eccessive: la presenza abbastanza regolare delle Wayshrine ci permette di spostarci rapidamente e con un certo agio, ma per quanto mi riguarda ho spesso preferito ricorrere alla s-p-e-t-t-a-c-o-l-a-r-e mount Rahd-m’Athra, regalo del pre-order, che vedete praticamente in ogni video e screenshot di questo articolo.
Mi dispiace per la mount Senche-raht, che hanno tutti i giocatori che hanno acquistato la Collector’s Edition, ma Shadowfax (il nome che ho dato in-game al mio Rahd-m’Athra) è tutta un’altra storia. Se la gioca con il Bloodshadow Wraith Steed della Collector’s di Summerset, la precedente espansione, ma è Rad Rahdm Rohd Shadowfax è molto più adatto ai caster, mentre il Bloodshadow mi piace per i melee.
Sì, queste considerazioni per me sono importanti in un MMORPG come ESO: riportiamo un minimo di RPG negli MMORPG, suvvia!
A proposito di mount, ecco un aspetto che mi fa salire la rage: la riding skill, che ci permette di aumentare Velocità – Resistenza – Inventario delle nostre cavalcature, è legata a ciascun personaggio, non all’account.
Creando un nuovo PG si riparte da zero, e l’upgrade è lunghissimo: un punto ogni 20 ore, e in una sola delle tre categoria sopracitate. Certo, questo sistema è decisamente migliore di quello pre-Patch 1.6.6, quando le skill erano legate a ogni singola cavalcatura invece che al personaggio, ma tant’è.
Ad ogni modo, con la nostra bella e tenebrosa cavalcatura possiamo scorrazzare qua e là, esplorare i deserti, i canyon, le mesa, le oasi e le antiche rovine che costellano tutta la regione settentrionale dell’Elsweyr, cioè Anequina e la sua capitale Rimmen, e sperare che la prossima espansione apra anche Pelletine – Pa’alatiin, ossia l’area meridionale della regione dei Khajiit, che dovrebbe essere ricca di foreste tropicali ma che per il momento non è neanche definita sulla mappa del gioco.
Va sottolineato che l’intera regione si trova fra l’incudine e il martello: da una parte c’è l’annoso conflitto con l’Impero, dall’altra c’è la crescente minaccia dei draghi, che possono piombarci addosso da un momento all’altro. Piuttosto letteralmente, come può testimoniare il sobbalzo repentino del mio cursore, che profuma di panico, in un punto del video che ho misericordiosamente tagliato per decenza.
Come abbiamo visto nei trailer di lancio, Stagione del Drago non è soltanto un’esagerazione per creare hype: le ore che trascorrete in Elsweyr saranno scandite dalla comparsa, spesso in volo radente, di enormi draghi colmi di cattive intenzioni.
Chi li credeva perduti tra le nebbie del tempo è stato costretto a ricredersi: d’altronde è difficile contestare un grosso drago, o una viverna a voler essere pignoli, che ruggisce a tre metri dalla nostra pelosa e baffuta testolina, parlando con gli Urli che abbiamo imparato a memoria in Skyrim.
Solo che noi non siamo Sangue di Drago, e possiamo rispondere soltanto con acciaio, magia e sangue. Il nostro sangue, soprattutto se al primo incontro non sapete che i draghi, com’è giusto che sia, non soltanto azzannano, artigliano, soffiano fuoco e usano la coda come un’immane frusta, ma tirano anche ceffoni con le zampe alate, e fanno malissimo.
Se (quando) dovessero decidere di urlarvi un Fus Ro Dah in faccia, poi, di voi resteranno soltanto gli stivali attaccati alle roventi sabbie di Elsweyr.
Per fortuna si possono incontrare giocatori anche alle quattro di notte o alle cinque del mattino, e quindi l’icona del drago che svolazza nelle vostre vicinanze diventa un faro che richiama orde di dieci o più personaggi, pronti a morire pur di abbattere la minaccia alata e fiammeggiante. E si muore con una certa facilità se non si è pronti a schivare, fare capriole e in generale a togliersi dalla traiettoria fiammeggiante dei passaggi in volo radente, credetemi.
Se vi imbattete in un’icona di drago che gironzola sulla mappa, e orde di giocatori che si precipitano cercando di arrivare in tempo sul luogo d’atterraggio della viverna in questione, siete capitati in una Dragon Hunt: si tratta di eventi live aperti a tutti i personaggi presenti in zona, un po’ come le Dark Anchor che caratterizzano quasi tutte le zone del gioco, o gli Abyssal Geyser di Summerset, la precedente espansione.
A differenza di questi ultimi, però, le Dragon Hunt non sono fattibili in solo, almeno non per il momento: il livello, il numero e la difficoltà degli avversari non si regolano in base al livello e al numero di personaggi presenti. I draghi vi pesteranno di brutto, sia che siate dei livellini sia che invece siate ben equipaggiati e carichi di Champion Points.
Non è detto, comunque, che i draghi siano sempre ostili: a volte adorano scambiare quattro chiacchiere in armonia, dopo aver distrutto una mezza dozzina di villaggi.
Aaaah, quello che stavamo aspettando tutti, me compreso. Per Belegurth, il mio PG creato ad hoc per questa recensione, e i suoi negromantici colleghi, la morte non è altro che uno strumento.
Sia che vogliate lanciare enormi teschi sghignazzanti, che rimbalzano da un avversario all’altro infliggendo danni alla loro stessa essenza vitale, sia che preferiate evocare potenti non-morti che -per qualche istante- compiranno il vostro volere con incrollabile determinazione, sia che invece vi divertiate a ridere in faccia alla Morte stessa, assorbendo la forza vitale dei vostri nemici con i colpi della vostra gigantesca falce da Cupo Mietitore, il Negromante è quello che fa per voi.
Ora. Il mio personaggio principale è un Templar, nato come tank fiero e inarrestabile e finito per diventare -non senza una filo di vergogna- un Beamplar, ossia una sorta di Mago – Chierico. D’altronde questare da soli con una spec di tank, come ho scoperto dannatamente troppo tardi, è un processo parecchio più lento e tedioso rispetto al farlo in veste da DPS / damage dealer.
«Questo nuovo PG userà la Stamina al posto della Magicka, e avrà un’arma a due mani!», mi ero detto mentre personalizzavo l’aspetto del nero gattone che, di lì a poco, sarebbe invece diventato un classico Negromante basato sulla Magicka (il mana, in pratica), con un bastone fiammeggiante in mano e vesti inquietanti sulla lucida pelliccia.
Ok, no, questa suonava un po’ furry, ma avete capito cosa intendo.
Se con la linea di skill Grave Lord evocherete il vostro personale Army of the Dead, con quella da Bone Tyrant potenzierete la vostra falce da Grim Reaper e guadagnerete parecchie abilità dal gusto squisitamente macabro, come ad esempio un’armatura magica fatta d’ossa e altre chicche dal sapore di Death Knight Unholy, come la trasformazione in un gigante non-morto; il ramo Living Death, invece, vi farà diventare Alchimisti Sith: sarete degli Healer che cavalcano la sottile linea tra la Vita, la Morte e la Non-Morte.
Detto questo, ricordiamo che in The Elder Scrolls Online praticamente ogni classe può dirigersi verso compiti più da Tank, più da Damage Dealer o più da Healer, senza grosse difficoltà: la build giusta, l’equipaggiamento appropriato, e soprattutto la skill del giocatore fanno la differenza, sia in PvE sia in PvP.
In sostanza, il Negromante di ESO: Elsweyr non è il classico mago che rialza scheletri, zombie e così via: le evocazioni sono brevi e passeggere, nel senso che arriveranno, faranno il loro dovere per qualche secondo e poi svaniranno, esploderanno o semplicemente si sgretoleranno.
Ad esempio tra le skill Ultimate, cioè abilità che richiedono in sintesi hanno un lungo cooldown, quella del Frozen Colossus, poi trasformabile in Glacial Colossus, quando arriva si sente: il gigantesco non-morto che sbuca dal terreno e praticamente si scatena in uno Hulk smash! ha mutato le sorti di più di uno scontro, salvandomi la pellaccia pelliccia e facendo restare malissimo i boss su cui ho scatenato il bestione.
La build che sto seguendo, cioè Necromancer Magicka “Curse”, mi offre un potenziale di danno AoE semplicemente pazzesco, oltre a grandi capacità di sopravvivere alle mazzate dei nemici e, spero in futuro, una buona sostenibilità della rotazione delle abilità. Per il momento non posso che affidarmi al Magicka Regen e ai vari talenti che favoriscono la rigenerazione del Magicka – Mana, e per il resto si spammano gli attacchi di base del bastone di fuoco, come se non ci fosse un domani.
Naturalmente nella nuova regione troviamo delve (dungeon soloabili), world boss e public dungeon, oltre ovviamente a un certo numero di skyshard che ci fanno guadagnare punti skill, lorebook che approfondiscono la storia dell’ambientazione e ci fanno accumulare punti con la Gilda dei Maghi, e tutto quello che siamo abituati a vedere in The Elder Scrolls Online.
Per gli amanti del PvE non poteva mancare un nuovo Trial da 12 partecipanti: Sunspire, in sintesi un raid in cui possiamo affrontare un bellissimo drago d’oro, più altri due boss a tema draconico, oltre naturalmente ai relativi scagnozzi.
Chi preferisce il PvP, invece, ora ha la possibilità di conquistare degli Artefatti, cioè speciali armi leggendarie, che possono essere impugnate soltanto da un giocatore per volta. Queste armi, oltre a essere molto potenti, donano speciali abilità e buff che richiamano quelli che si ottengono diventando Imperatore, cioè vincendo -in breve- le Campagne della Guerra delle Alleanze, ossia il lato PvP di ESO.
Questi Artefatti spawnano fino a cinque volte al giorno in punti casuali di Cyrodiil, l’area PvP del gioco, e il primo che li conquista ne ottiene il potere. Un potere, però, che va continuamente alimentato con imprese eroiche in ambito PvP, altrimenti questi potenti oggetti -tra cui il Volendrung che incontriamo in tutta la saga di The Elder Scrolls– finiranno per nutrirsi della nostra stessa essenza vitale.
Ho inoltre apprezzato l’introduzione di un Guild Finder: che senso ha poter joinare fino a cinque gilde contemporaneamente, se ci si può basare solo sul passaparola o sullo spam in chat generale? E di quest’ultimo, di solito, diffido enormemente: in un certo senso mi sembrerebbe quasi di entrare in un furgone senza targa, adornato soltanto dalla scritta “free candy“. Nope.
Con il Guild Finder, invece, i leader di gilda possono promuovere il proprio gruppo e specificare le caratteristiche ricercate negli aspiranti candidati, mentre i giocatori senza gilda possono sfogliare tranquillamente la lista di gilde disponibili, e impostare un filtro in base alle proprie preferenze: raid (Trials), PvP, role-playing, commercio, ma anche gioco casual, gioco hardcore o una via di mezzo.
Per i più spendaccioni può essere utile sapere che ora, pagando fior di Crown e quindi di quattrini reali, si possono acquistare gli Skyshard trovati dagli altri personaggi dell’account. Visto che andare a caccia di Skyshard è uno dei modi per poter sbloccare il maggior numero possibile di abilità di ciascun personaggio, sborsando Euro si potranno accorciare i tempi, se si vuole adottare questo tipo di filosofia di gioco.
Tra i punti a favore di quest’espansione Elsweyr, sicuramente inserisco l’atmosfera da fiaba orientale.
Dai venti caldi, carichi di sabbia e sussurri di antiche civiltà perdute, che ci accompagnano nell’esplorazione dei deserti sabbiosi e rocciosi che incontriamo, fino alle titaniche rovine senza tempo in cui ci imbattiamo durante il viaggio, passando per gli attendamenti di nomadi Khajiiti e per le struggenti melodie arabeggianti suonate dai bardi nelle locande della regione.
Queste sono soltanto alcuni degli aspetti che vi catapulteranno nelle storie di Le mille e una notte, tra le braccia di Sheherezade, fra un lancio di dadi d’osso, una voluta d’incenso e una boccata di narghilè. Sperando che dentro non ci sia dello skooma, però. E che all’improvviso non arrivi un certo svitato di nome Abdul Alhazred o, peggio, direttamente il vecchio Nyarlathotep. Non ci sarebbe nulla di strano.
Colori vibranti, canzoni malinconiche e sabbie calde vi faranno perdere tra le dune e i viottoli di Elsweyr, prima che un drago una viverna vi afferri con i suoi poderosi artigli e vi porti via.
Menzione speciale per la quest del Khajiit che vi manda ad aiutare un Khajiit gattaro, che a sua volta alleva gattini. Catception. E poi come non adorare quell’Alfiq, cioè un Khajiit quadrupede con l’aspetto di un gatto parlante e ben vestito, che da buon mago ubriacone vomita (sbratta, letteralmente) mentre ci sta teletrasportando lontano, disturbando l’incantesimo? Hilarity ensues.
Alcuni diranno che Elsweyr non tocca né le vette di trama di SWTOR né la pragmatica giocabilità di WoW. Al contrario di questi ultimi, però, ESO: Elsweyr è un gioco well-rounded, che unisce una trama ragionevolmente sviluppata alla lore più che solida della saga di The Elder Scrolls, insieme a meccaniche interessanti che difficilmente potranno annoiare. I picchi compensano gli avvallamenti, insomma.
Con qualche ritocco alla quality of life, soprattutto per quanto riguarda gli innumerevoli materiali di crafting che possono riempire le borse in pochi minuti, Elsweyr e in generale The Elder Scrolls Online ha il potenziale di diventare uno degli MMO attuali più gradevoli da giocare.
Ecco, quello della gestione dell’inventario, per me, è il problema più grosso che si troverà ad affrontare chi inizierà a giocare a ESO. È pur vero che si può facilmente ovviare acquistando l’ESO Plus, cioè l’abbonamento mensile al gioco, che aggiunge una borsa speciale ed estremamente comoda, che si riempie automaticamente dei materiali raccolti, liberando inventario e banca, ed evitandoci di dover tornare in città ogni quindici – venti minuti per svuotare le borse.
Certo, prima di Elsweyr il problema più grave sarebbe stato scaricare il gioco, visto che in Italia e in buona parte del mondo era indispensabile l’uso di una VPN: i provider bloccavano parte del traffico del launcher, come testimoniano le dozzine di pagine di lamentele in tal senso, ma a quanto sembra la patch di Aprile ha sistemato questo gravoso inconveniente.
Un inconveniente che avrebbe inciso non poco sul mio voto finale, visto che in passato sono stato costretto anch’io a ricorrere a una VPN per installare e patchare The Elder Scrolls Online. Only grrr reactions, ma per stavolta Zenimax s’è salvata. ESO: Elsweyr può essere acquistato comodamente su Amazon: vi lascio i link della versione per PC, di quella per Xbox One e di quella per PS4.
Ora scusatemi, ma «le sabbie stanno chiamando Belegurth, e Belegurth vi augura un interessante viaggio nelle lande di Elsweyr. Occhi al cielo, amici miei.»
Vi lascio con questo simpatico glitch, che mi accompagna praticamente dalla prima volta in cui ho loggato nel gioco: forse sarà a causa della mia (brutta?) abitudine di evocare la mount in corsa? Enjoy.
This post was published on 19 Giugno 2019 22:07
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