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Recensione Pathologic 2 (PC)

Pathologic 2 è una bestia strana. Ci sono molte accezioni che possiamo dare alla definizione di bestia strana, e molte di esse sarebbero completamente errate se proviamo a parlare di questo videogioco.

Possiamo, ovviamente, provare dalle basi della critica: Pathologic 2 è un videogioco d’avventura in prima persona dove ci ritroveremo a controllare il figlio di un medico in una non ben precisata epoca storica, a cavallo tra la rivoluzione industriale e le pestilenze più oscure. In Pathologic 2 il nostro compito sarà quello di sopravvivere all’interno di una città che non ci vede di buon occhio, all’interno di una società stralunata e lasciata allo sbando, all’interno di un corpo che non sopravviverà ai morsi della fame o al sonno arretrato.

Il tutto viene proposte al giocatore attraverso un impianto tecnico/ludico di qualità altanelante ma veicolato tramite ambientazioni e atmosfere memorabili, immerso in una narrativa schizoide che potrebbe far felice più di un giocatore stanco delle solite storie trite e ritrite da film a medio budget.

Di fuliggine, peste e silenzio.

Il nome Pathologic appartiene ad un brand sviluppato dalla software house russa Ice-Pick Lodge estremamente di nicchia. Il primo capitolo della saga Pathologic è datato 2006 ed ha raggiunto, nel corso degli anni, lo status di gioco di culto a causa di sue numerose particolarità. Il titolo è stato poi rimasterizzato nel 2015, quasi come se fosse li per preparare l’utenza all’arrivo di questo Pathologic 2 quattro anni dopo.

Il titolo di cui parliamo oggi non è un seguito vero e proprio ma è più una specie di remake o reboot che prende le idee di Pathologic e le aggiorna alle tecnologie attuali, non con particolare successo a dire il vero. Tecnicamente parlando il titolo di Ice-Pick Lodge è si gradevole, ma ottimizzato estremamente male. Chi vi scrive ha avuto più di un problema nel tentativo di farlo girare sulla sua macchina, nonostante la presenza di componenti decisamente al di sopra di quelli consigliati.

Tra un drop di frames, un freeze ed una decina di secondi passati con lo schermo completamente nero Pathologic 2 offre un sacco di idee al giocatore coraggioso che ci si approccia, offre un atmosfera plumbea e fuligginosa quanto basta per mettere in piedi un setting incredibilmente interessante. Il titolo, in determinato frangenti, sembra richiamare più e più volte tutto un immaginario filmico proprio di autori anche molto diversi tra loro come Andrej Tarkovskij e David Lynch.

Pathologic 2 inizia sul baratro di un incubo senza fine. La città è completamente invasa dalla peste e, destreggiandoci tra cerusici e misteriosi figuri, riusciamo a fare un patto con qualcuno di abbastanza potente da darci una seconda possibilità. Questa seconda possibilità si chiama viaggio nel tempo e ci permetterà di tornare indietro di poco più di una settimana, a quando tutto è iniziato. Il nostro protagonista, Artemy Burakh, si ritroverà ad entrare in una cittadina che lo disprezza all’indomani dell’omicidio di suo padre con il sangue di tre uomini sulle mani, colpevoli di aver tentato di rapinare il nostro altrimenti innocente protagonista.

Pathologic 2 o il più difficile survival game della storia?

Appena il giocatore avrà il controllo di Artemy si ritroverà alle prese con una città enorme, in cui è possibile parlare con chiunque, esplorare ogni angolo, cercare ogni pertugio per entrare all’interno di edifici proibiti e così via. Interagendo con gli abitanti di questo mondo viscido e deforme sarà possibile instaurare rapporti, scoprire segreti da usare a proprio vantaggio, sarà possibile permettere al world building di fare strada nel cuore di chi gioca.

Se si ha la pazienza di leggere tutto quello che viene proposto a schermo (rigorosamente in russo o in inglese) si avrà la possibilità di immergersi all’interno di uno dei mondi più fascinosamente malati che la storia dei videogiochi ricordi.

Giornata dopo giornata (perché il titolo è suddiviso in giornate manco fosse il buon vecchio Shenmue o un qualche esperimento Love-De-Lic) ci ritroveremo a combattere la pestilenza che abbiamo visto nel suo stato finale; se durante le ore diurne ci ritroveremo a vagare per la città curando i bisognosi e interagendo con la gente, durante la notte ci ritroveremo spesso a volentieri immischiati in pericolose risse o ci ritroveremo vittime di rapine; qui si denota tutta la pochezza con cui la software house ha messo insieme il sistema di combattimento, lontanissimo dall’essere divertente e incapace di dare vere e proprie soddisfazioni al giocatore.

I colpi non sembrano avere peso, ne le armi sembrano avere una particolare efficacia o risultano essere divertenti una volta imbracciate; un combat system scialbo che aggiunge davvero poco alla struttura di gioco.

Non tutti sono disposti ad ammalarsi

Il problema principale del gameplay di Pathologic 2 risiede però in un altro frangente: il sistema survival.
Il nostro protagonista dovrà mangiare, bere, dormire e tenersi alla lontana dalla pestilenza nella maniera più assoluta possibile, al fine di scoprire chi è l’assassino di suo padre; niente di strano fin qui, giusto?

Sbagliato.
Le risorse in giro per la città sono scarse e toglieranno molto tempo prezioso a quello che è il succo del titolo. Le meccaniche survival sono pesanti, per niente malleabili e rendono il vostro personaggio estremamente dipendente dalle tre barre delle risorse che compaiono in game; questo rende l’esperienza di gioco quantomeno frustrante perché si riesce a intravedere la trama soltanto tra una spedizione alla ricerca di cibo e l’altra.

Morire, in Pathologic, è punitivo perché farà ridurre la nostra vitalità in modo permanente, aumentando ulteriormente il già poco permissivo livello di difficoltà.

Il videogioco di cui stiamo parlando non prende assolutamente il giocatore per mano e, anzi, lo trascina incatenato in un vortice di scelte pericolose, personaggi intriganti e lunghe camminate alla ricerca della bistecca di turno. Il gameplay di Pathologic 2 è stupidamente ostico e nasconde il divertimento dietro i sopracitati difetti di bilanciamento, non permettendo ai giocatori di raggiungere con semplicità non il finale, ma semplicemente la metà del gioco.

Sbagliare, l’azione che vi ritroverete volenti o nolenti a fare più spesso, è punitivo e non esiste modo per porre rimedio ai propri errori; Pathologic 2 nasconde praticamente gran parte dei suoi contenuti dietro un grandissimo numero di partite che andranno ricominciate da zero, al fine di mantenere in vita il proprio personaggio o un NPC a cui si è interessati. Una scelta di game design ardita che diventa imperdonabile considerando l’importanza della casualità all’interno del titolo.

Gli sviluppatori hanno dichiarato, con un aggiornamento sulla loro pagina Steam, di essere al lavoro su degli slider per personalizzare l’esperienza di gioco e renderla accessibile agli interessati; questo, a detta loro, finirà per snaturare un minimo il gioco ma permetterà a chiunque di avvicinarsi ad esso.

Pathologic 2 è una storia tanto meravigliosa quanto inquietante nascosta dietro un muro fatto di azioni impossibili da controllare e problemi di natura tecnica. Un titolo che, se reso più accessibile dagli sviluppatori con le patch promesse, potrebbe tranquillamente diventare un gioco di culto fra qualche anno. Narrative e atmosfere del genere non sono comuni nel mondo dei videogiochi, ne è comune la creatività e la genialità che permeano alcuni momenti del gioco.
Pathologic 2 è un piatto ricercato dai sentori fortissimi, che forse ha solo bisogno di una sistematina da parte del cuoco, se non nei sapori almeno nella presentazione. Per avvicinarsi a questo titolo è necessario armarsi di tantissima pazienza.

Abbiamo provato Pathologic 2 grazie ad una chiave Steam fornitaci dagli sviluppatori stessi.

This post was published on 11 Giugno 2019 15:48

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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