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Recensioni

Layers of Fear 2 | Recensione (PC)

Bloober Team è uno studio di sviluppo polacco salito agli onori della cronaca con un’esperienza narrativa terrificante dal titolo Layers of Fear. L’enorme successo di pubblico e critica non poteva non portare alla creazione di un secondo capitolo che noi personalmente attendevamo con ansia. Layers of Fear 2 è finalmente arrivato nelle nostre mani (nel nostro disco rigido per essere precisi), permettendoci di vivere un’altra avventura horror di stampo psicologico dal grande impatto emotivo.

Se nel primo episodio, le vicende attingevano dal mondo dell’arte pittorica, in Layers of Fear 2 è la settima arte, la cinematografia, a muovere i fili della narrazione.

Layers of Fear 2: entrare nella parte

Come da copione in giochi di questo tipo, la trama si dispiega pian piano lasciando qualche domanda sospesa durante il tragitto, non sempre è chiaro dove inizi la realtà e dove la finzione. Ciò diventa ancor più vero in Layers of Fear 2, in cui prendiamo il controllo di un attore che si trova su una nave da crociera per prendere parte alle riprese di un film. Almeno questo è ciò che sembra all’inizio, ma procedendo la situazione si fa via via più complessa e disorientante.

Nel primo capitolo, il pittore protagonista tornava in maniera ossessiva nel suo studio a tratteggiare il suo capolavoro maledetto, mentre ora la fine di un evento importante è sottolineato dal ritorno in camerino in cui, su una lavagna, una frase scritta con il gessetto ci invita a costruire il nostro personaggio. Ebbene, per farlo, per entrare davvero nella parte, dovremo affrontare l’oscurità che si cela dentro di noi.

La storia artistica del personaggio e il lavoro senza freni dei membri dell’equipaggio (che ci vengono descritti da documenti e collezionabili) sembrano intrecciarsi a un dramma familiare. Purtroppo, andare avanti nella spiegazione della storia ci porterebbe a rivelare dettagli troppo importanti e che meritano di essere scoperti in prima persona, mentre si esplorano i luoghi più bui della nave e dell’anima.

Esplora e corri

Il gameplay di Layers of Fear 2 può essere suddiviso in tre meccaniche che si amalgamano perfettamente per tutta la durata dell’esperienza che si attesta sulle 4/5 ore. Il nostro compito primario sarà esplorare gli ambienti di gioco e, come da tradizione dei giochi Bloober Team, orientarci mentre il setting farà di tutto per metterci a disagio e confonderci le idee.

Immaginate di camminare lungo un corridoio, arrivare a una porta chiusa, girarvi e non vedere più quel corridoio ma una stanza, in cui giochi di luci e ombre mostrano figure inquietanti. La sensazione di insicurezza sarà una presenza ingombrante per tutto il gioco, infatti, il team polacco ha dimostrato più volte di essere maestro nel creare ambienti in divenire, che appaiono per quel che sono per poi diventare qualcos’altro.

All’inizio dell’avventura, gli scenari saranno rassicuranti, ma ben presto la luce farà posto all’oscurità, l’ordine al caos e la pulizia al marcio e al decadente. Aprire porte e infilarsi in anfratti bui saranno azioni abituali e proseguire non risulterà mai una vera e propria sfida, perché la poca linearità degli ambienti non si traduce in un level design troppo complesso, ma in un contesto precario e instabile.

L’esperienza narrativa si basa sulla continua ed esasperante mutevolezza del mondo di gioco, il quale appare più vario rispetto alla magione che abbiamo visitato nel primo capitolo. In Layers of Fear 2, l’obiettivo degli sviluppatori sembra essere quello di instillare nel giocatore una sensazione di malessere psicologico dovuta ai repentini cambi di inquadrature, atmosfera e scenari. Obiettivo raggiunto in pieno e ci sentiamo di dire anche che questo malessere, fortunatamente, risulta meno allucinogeno e psichedelico di quello provato in Observer, titolo in cui spesso la motion sickness si faceva sentire e la vista veniva mesa a dura prova.

Di tanto in tanto, così arriviamo alla seconda meccanica, dovremo risolvere enigmi e raccogliere chiavi per aprire porte e cancelli chiusi. I puzzle sono basilari e non presentano criticità insormontabili (in un solo caso ci abbiamo messo più del dovuto a trovare la soluzione). Gli enigmi si amalgamano bene e non spezzano l’atmosfera.

A queste caratteristiche ai aggiungono fasi di fuga. Sì, perché in Layers of Fear 2 è possibile anche morire, a causa di incontri con una presenza su cui non vogliamo spendere troppe parole per non togliervi tutto il gusto che solo il primo appuntamento può regalare. Anche in questo caso dobbiamo complimentarci con Bloober Team perché queste fasi non si ripetono in modo ossessivo, d’altronde non è Outlast, rappresentando solo circa il 20% dell’esperienza.

Se il gameplay risulta così convincente dobbiamo dire grazie anche al sonoro di ottima fattura che riesce a sottolineare perfettamente ogni singola situazione. A musiche malinconiche e frenetiche nelle fasi di fuga, si accompagnano lunghi silenzi, rotti da urla, porte sbattute, pianti e altri effetti sonori ben congegnati.

Meglio del Titanic

Dal punto di vista grafico, Layers of Fear 2 fa davvero impressione, in senso positivo. La nave da crociera che rappresenta il main setting è ricreata con una dovizia che deve aver spremuto al massimo l’Unreal Engine 4. Da saloni lussuosi e ariosi si passa senza tentennamenti a cambuse e uffici che hanno visto giorni migliori, le stanze che andremo a esplorare presentano una cura per i dettagli quasi maniacale.

Ogni volta che percorreremo un corridoio sarà possibile imbattersi in una versione dello stesso inondato o con i muri imbrattati di sangue, mettendo sul tavolo un mazzo pieno di carte da giocare.

Una vera chicca si configura nel sapiente uso di vari stili cromatici, difatti alcune sezioni di gioco saranno in bianco e nero andando a omaggiare il cinema dei primi anni del Novecento.  Ottime anche le riproduzioni del fuoco e dell’acqua.

Commento finale

Layers of Fear 2 è un sequel che riesce a migliorare in molti aspetti il suo predecessore. Esplorazione disorientante, enigmi e fasi di fuga si amalgamano perfettamente, proponendo un’offerta ludica di prim’ordine a tutti i giocatori che amano senza remore le esperienza narrative horror. La storia triste per certi aspetti e terrificante per altri impreziosisce un prodotto indie che ha poco da invidiare alle produzioni “maggiori”.

Vi lasciamo con la videorecensione di Layers of Fear 2 e i voti.

This post was published on 24 Maggio 2019 15:00

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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