La scorsa settimana è stata dominata dall’arrivo di Days Gone, esclusiva Sony che non ha soddisfatto le nostre aspettative, ma oggi vogliamo parlarvi di Fade to Silence, titolo sviluppato da Black Forest Games e distribuito da THQ Nordic, che vi darà sicuramente una valida alternativa alla vostra voglia di survival post apocalittico.
Il gioco comincia in medias res con Ash, il nostro protagonista, risvegliato in una cripta posseduto da uno spirito oscuro che tormenta la vostra mente. Uscito dal loculo davanti a lui si erge la vista apocalittica di un mondo completamente ricoperto dai ghiacci e dalla corruzione di Eclisse: un groviglio tentacolare in stile Lovecraft che ricopre le strutture e trasforma i cadaveri in abomini assetati di sangue. Non ci è dato sapere da quanto il nostro pianeta è afflitto da questa piaga ma la nostra missione è ben chiara da subito, sopravvivere e organizzare una resistenza che possa aiutarci a ricostruire il nostro accampamento e contrastare il male che ci circonda.
Se non bastano il freddo, la scarsità di risorse e i mostri che ci assediano a darci filo da torcere sarà anche la costante voce di Eclisse, lo spirito che ci tormenta, sminuirà ogni nostra azione ma che però ci donerà la sua vista corrotta per “aiutarci” nella ricerca di risorse. Quale sarà il suo piano?
In Fade to Silence la sopravvivenza è affidata a tre indicatori fondamentali: Freddo, Fame e Minaccia. Il primo fattore sarà una costante nella nostra avventura ma avremo diversi modi per contrastarlo come equipaggiamenti o rifugi in cui rintanarci e accendere un falò. Se l’indicatore dovesse raggiungere il massimo vedremo la nostra barra della vita andare mano mano a congelarsi fino a ridurci in ipotermia, cosa che può accadere spesso quando si viene colti di sorpresa da una bufera. Saltando l’indicatore Fame che è abbastanza ovvio è bene spendere due parole sulla Minaccia: col passare del tempo questo indicatore andrà a riempirsi e quando avrà raggiunto il massimo dovremo prepararci ad affrontare un’invasione del nostro campo base da parte dei mostri mandati da Eclisse cercando di limitari i danni alle strutture che avremo costruito.
A differenza di molti survival, morire non ci farà perdere oggetti ma ci farà perdere vite (rappresentate da candele nella cripta in cui abbiamo iniziato il gioco) al termine della quale verrà dichiarato il “game over” e dovremo ricominciare da capo. E’ qui che viene introdotto il sistema di reincarnazione: ricominciare da capo qui fa parte del gioco e ci permetterà, tramite le benedizioni raccolte, di ricominciare mantenendo alcune risorse ed edifici costruiti nella run precedente rendendoci quindi più facile recuperare quanto perso.
Ciò che più ci ha colpito di Fade to Silence è l’unione di meccaniche Survival a quelle gestionali ci permetteranno di lasciare tutto il lavoro (tolto il crafting di base) di raccolta e costruzione ai nostri seguaci.
Il nostro compito principale sarà quello di esplorare in cerca di punti di raccolta da sbloccare in modo che i nostri compagni possano recarsi a raccogliere con un sistema tanto semplice quanto limitante soprattutto quando si vuole cacciare (senza arco non potete uccidere i cervi nemmeno se li prendete a colpi d’ascia sulla noce del capocollo).
Lungo il nostro percorso potremo incappare in eventi casuali che ci permetteranno di salvare e reclutare nuovi compagni. Ogni compagno è dotato di abilità peculiari che vi aiuteranno nella costruzione e nella realizzazione di edifici ed oggetti migliori per superare le avversità, ma tutto ciò ha un prezzo: ogni compagno dovrà pur nutrirsi e ripararsi quindi dovrete saper gestire al meglio le risorse per riuscire a tenere alto il morale dell’accampamento e attirare nuovi sopravvissuti. Quando non sono impegnati ad eseguire le mansioni assegnate, un compagno potrà accompagnarvi in esplorazione e aiutarvi nei combattimenti ma se non siete soddisfatti del comportamento dell’IA potete sempre chiedere ad un vostro amico di prendere il controllo del compagno e giocare insieme grazie al multiplayer online.
Come detto prima la corruzione infetterà molte aree della mappa e sarà quindi compito nostro sbarazzarcene per avere accesso a determinate risorse e per farlo dovremo assorbire le energie malefiche dai nidi presenti in giro. Questo porterà al congelamento precoce di una porzione della nostra barra d’energia ed è quindi bene munirsi di tanti tonici per guarirsi durante le nostre spedizioni. Oltre ai nidi dovremo anche liberare le torri, importantissime sia per avere accesso ad una lauta ricompensa in materiali e benedizioni sia per avere accesso ai cristalli di teletrasporto che ci permetteranno di viaggiare più velocemente da un punto ad un altro. Mano mano che raccoglieremo risorse potremo far crescere il nostro accampamento personalizzandolo come più ci piace e fortificandolo per sopravvivere alle diverse ondate.
Fade to Silence riesce perfettamente a sviluppare un sistema di sopravvivenza senza andarsi a complicare in meccaniche troppo complesse e/o superflue. Abbiamo però riscontrato una serie di piccoli problemi grafici e tecnici che spesso affliggono gli open world: La grafica sviluppata con l’Unreal Engine non brilla in qualità offrendo personaggi inespressivi e problemi nel cambio di luci e filtri in alcune sequenze. Stesso discorso vale per il multiplayer dove si verificano costanti cali delle prestazioni. Nonostante queste note dolenti il vero punto debole del gioco è sicuramente il sistema di combattimento molto elementare basato sulla stamina ma che può risultare frustrante anche nell’uno contro uno a causa di hitbox falsate e latenza nei comandi, se poi ci si trova contro più di un mostro è meglio cominciare a pensare cosa fare dopo il respawn.
In conclusione:
Anche se con diverse imperfezioni risolvibili con una patch post lancio Fade to Silence rimane un titolo survival molto interessante con meccaniche molto intuitive che fanno focalizzare il giocatore sull’esplorazione e sul ragionamento nella gestione delle provviste e risorse del territorio. Il setting anche merita un plauso proponendo una valida alternativa alla solita wasteland post nucleare inserendo anche un tocco sovrannaturale quasi come ad essere sempre legato al mondo di Darksiders. Insomma il titolo vale? E’ sicuramente pieno di potenziale ma lo sfrutta per portarsi a casa una sufficienza invece di impegnarsi di più.
This post was published on 29 Aprile 2019 18:06
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