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Recensioni

World War Z – Recensione (PS4)

Come già scritto in un nostro precedente articolo, l’incredibile successo di vendite di World War Z dopo solo pochi giorni dal suo rilascio ha sorpreso tutti quanti. Il titolo ha sicuramente avuto una campagna promozionale non indifferente supportata da Epic Games e da numerosi content creator, ma ciò non basta e non rende affatto giustizia alla qualità generale del titolo.

Scopriamo insieme, quindi, come quest’epidemia di Zombie ha avuto inizio e se merita davvero la vostra attenzione per esser debellata. Eccovi la recensione di World War Z, il nuovissimo sparatutto coperativo di Saber Interactive.

 

In un mondo che vi vuole infettare, la storia non ha poi così importanza

 

 

World War Z è ambientato nello stesso universo dell’omonimo film, e racconta di una terribile piaga che ha infettato l’Umanità e trasformato gran parte della popolazione in Zombie assetati di sangue.

A differenza dell’Alba dei Morti Viventi ed altri film della tradizione del genere, questi infetti sono molto più rapidi, aggressivi, agguerriti e soprattutto difficili da buttar giù. Inoltre, nell’omonimo libro del 2006 di Max Brooks, l’Umanità ha dovuto escogitare numerose tattiche completamente fuori dagli schemi ed ha dovuto combattere vere e proprie battaglie campali per sconfiggere definitivamente le orde d’infetti.

Nel videogioco, invece, andremo ad affrontare diversi periodi di questa Guerra, immedesimandoci in quattro diversi punti di vista tramite quattro gruppi di sopravvissuti: la prima Missione si svolgerà a New York a qualche giorno dallo scoppio dell’epidemia, la seconda in una Gerusalemme completamente invasa dagli Zombie, la terza in una Mosca cinta d’assedio dall’inverno russo e devastata da mesi di attacchi di infetti, mentre l’ultima ci porterà in una Tokyo distrutta da terremoti ed alluvioni ma con ancora molti pericoli al suo interno.

 

La prima situazione di difesa che dovremo affrontare consiste nel liberare un’area dagli zombie, preparare le nostre difese e resistere alla conseguente Orda per qualche minuto. Massimo divertimento

 

Ogni Missione si suddividerà in tre mappe con una semplice storia ed obiettivo da seguire, come far ripartire una macchina o raggiungere una safe zone. Il nostro compito sarà quindi quello di impersonare uno dei quattro sopravvissuti e e di avanzare nelle varie situazioni ed obiettivi che ci ritroveremo tra le mani, crivellando di proiettili o affettando con armi bianche le orde infinite di infetti. Il cast di dodici personaggi sono tutti ben caratterizzati visivamente, ed ogni volta che completeremo una missione con loro avremo modo di sbloccare un breve filmato animato che ci mostrerà il suo passato e le sue intenzioni.

Non aspettatevi ovviamente un cast stellare di protagonisti con dialoghi emozionanti ed una storia dai continui colpi di scena: quella che avrete in World War Z è solamente una cornice di tutto rispetto per racchiudere il vero fulcro del titolo, ovvero il gameplay. 

 

Mira alla testa, oppure cambia classe ed usa un machete

 

 

Partiamo subito col dire che se avete amato Left 4 Dead all’epoca del suo rilascio, ci sono buone probabilità che apprezzerete anche World War Z. Il titolo di Saber Interactive punta infatti su di un’esperienza di squadra cooperativa ambientata in mappe per lo più lineari e ripetitive, ma altamente rigiocabili a causa dei continui mutamenti della Director IA che sposterà locations di oggetti chiave per l’avanzamento, equipaggiamento ed ovviamente Zombie.

World War Z cambia però prospettiva rispetto al titolo di Valve e Turtle Rock, ed utilizza la terza persona per il controllo del personaggio: la scelta di questo sistema di controllo non è esattamente rosea, poiché i comandi sono un po’ macchinosi e in ogni spostamento che farete vi accompagnerà una sensazione di legnosità parecchio marcata. Non aiutano in questo le animazioni di movimento ed attacco, parecchio primitive e semplici.

Di tutt’altro aspetto è invece il gunplay, con una varietà di armi non indifferente che si comportano e sparano in maniera parecchio diversa l’una dalle altre. In aggiunta alla suddetta varietà, vi è poi un interessante sistema di progressione che permetterà di sbloccare numerose versioni delle stesse armi che andranno a modificarne aspetto e statistiche.

 

 

Questo sistema di progressione è parallelo a quello di sviluppo delle Classi: in World War Z infatti saranno presenti ben sei professioni, ognuna con un particolare bonus, equipaggiamento iniziale e propensione ad un determinato stile di gioco. Potremo cambiare Classe all’inizio di ogni partita indipendentemente dal personaggio utilizzato, e alla fine di ogni livello la nostra professione aumenterà di grado, sbloccando ulteriori abilità passive da acquistare con la valuta in gioco che influenzeranno ancor di più il gameplay.

Alle difficoltà più basse la scelta della Classe si riduce ad un mero gusto personale, in quanto gli Zombie non ci daranno del filo da torcere anche se giocheremo in singolo e accompagnati dalle IA dei nostri compagni. Se si vuole però gustare la vera esperienza di World War Z bisognerà alzare l’asticella della difficoltà che introdurrà nemici molto più pericolosi, danni da fuoco amico maggiorati e risorse più scarse.

L’unico modo per sopravvivere sarà quello di organizzarsi per bene con i propri compagni di squadra, scegliere Classi e loadout più adatti e soprattutto stare sempre insieme, per evitare di venir divisi dai numerosi Zombie Speciali capaci di atterrare e soverchiare rapidamente un incauto giocatore solitario.

 

Combatti, difendi la postazione, scappa e ripeti

 

 

Ciò in cui pecca World War Z è una varietà di fondo delle situazioni di gameplay: esattamente come Left 4 Dead, le mappe di World War Z presentano ognuna una gimmick particolare che si lega all’obiettivo principale ed una o due zone in cui ci si dovrà difendere per alcuni minuti dalle orde incessanti di Zombie. Specialmente queste parti risultano il fiore all’occhiello di tutta la produzione, con la possibilità di preparare torrette e trappole in anticipo ed un quantitativo a schermo di Zombie incredibile che formeranno vere e proprie piramidi semoventi per raggiungere i giocatori.

Purtroppo il level design delle mappe non è particolarmente ispirato, e considerando la scarsa quantità di livelli nella versione attuale del titolo questo significa andare subito incontro ad una ripetitività da non sottovalutare, in quanto potrebbe portare ad una noia estrema. C’è anche da dire che Saber Interactive ha già annunciato di voler supportare il titolo con add-on ed aggiornamenti gratuiti, quindi questa situazione potrebbe venir ribaltata in futuro

 

 

Non aiuta neanche il comparto tecnico e sonoro, che offre ben poca varietà di ambientazioni, texture, effetti particellari (il fuoco e le esplosioni sembrano provenire dalla prima PS3) e soprattutto pochissimi modelli di Zombie, sempre uguali in ogni angolo del globo. Su PS4 Pro il framerate è stabile sui 30 FPS, ma sono stati riscontrati numerosi crash e freeze temporanei anche in modalità offline. 

Come se non bastasse l’online risulta anche parecchio instabile, e se verrete disconnessi dalla partita in un qualsiasi momento potrete dire addio a tutti i progressi fatti nell’avanzamento di Classi ed Armi.

 

In Sintesi

 

L’enorme successo di World War Z è comprensibile, vista la qualità ed il divertimento del suo gameplay loop che cattura appieno lo spirito di altri shooters cooperativi. Il sistema di progressione di armi e personaggi, l’interattività con le orde di Zombie e le situazioni degli scenari e la difficoltà scalabile potranno conquistare molti videogiocatori, nonostante la ripetitività di fondo tipica di questo genere di videogiochi e l’assenza di mappe e livelli variegati. Con altri 3 amici il gioco diventa estremamente più divertente, ma soffre ancora di qualche problema tecnico e soprattutto di un comparto grafico sotto alla media. Con gli aggiornamenti futuri, World War Z potrebbe divenire una piccola gemma da consigliare a tutti gli amanti degli sparatutto in cooperativa. 

 

 

This post was published on 27 Aprile 2019 12:00

Riccardo Liberati

Classe 1997, cresciuto immerso dai libri, cartoni e videogiochi, ho sempre desiderato e provato fin dalla tenera età a creare storie fantasiose che rendessero un po' più brillante la mia vita monotona. Ho trascorso l'infanzia in solitaria, giocando a quanti più titoli possibili, spaziando dai vecchi J-RPG di Square Enix fino ai più violenti sparatutto su PC, non disdegnando nel frattempo RTS, platform e giochi di corse automobilistiche. Alle superiori riesco finalmente ad aprirmi e a trovare dei compagni con i miei stessi gusti e sogni, e capisco che non amo tanto i videogiochi, quanto la cultura ed i messaggi dietro di essi, gli stessi che ho sempre trovato nei libri, film e qualsiasi altro tipo di medium artistico. Inizio a lottare per questo concetto scrivendo all'impazzata ed accrescendo la mia cultura ancor di più, sia attraverso la scuola che attraverso gli incontri e le persone d'ogni giorno. Questo bel sogno finisce con l'arrivo all'università, periodo peggio di qualsiasi film horror che abbia mai visto e che mi costringe a mollare tutto e rifugiarmi nella mia Fortezza della Solitudine per tre anni, perdendo interesse e linfa vitale per qualsiasi cosa. Nel frattempo ho lavorato in numerosi settori, dall'aiuto vendita al libraio al tutor privato, e nel 2018 inizio a scrivere per Player.it, il mio primo incarico ufficiale come giornalista videoludico e che mi ha formato moltissimo sia nell'ambito dei videogiochi che in quello della scrittura basilare. Oggi ho ripreso a studiare grazie alla scelta repentina ed irrazionale di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino, luogo da cui vi scrivo, abbandonando casa per la prima volta ed il luogo natale di ogni mio piccolo successo e grande fallimento. La mia speranza? Quella di poter riuscire a trovare una strada ben delineata, facendo quello che mi piace fare senza dovermi sottomettere a nessuno

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