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Recensioni

Imperator: Rome – Recensione (PC)

I ragazzi di Paradox sono tornati in azione con un nuovo gestionale in tempo reale, un seguito spirituale del primo storico Europa Universalis: Rome, ma con tutte le innovazioni ed i miglioramenti sviluppati nel corso del decennale percorso dello studio negli strategici storici a grande respiro.

Saranno riusciti a costruire anche questa volta “un monumento più duraturo del bronzo“? Scopritelo nella nostra recensione.

 

Ab Urbe Condita

 

 

Dopo il primo, lento caricamento il gioco ci catapulterà immediatamente nel 1° Ottobre 450 AVC (At Urbe Condita, ovvero “dalla fondazione di Roma”), corrispondente al 304 a.C. In Italia, Roma si è appena ripresa dal terribile sacco dei Galli Senoni ed ha concluso la lunga serie di guerre difensive con gli Etruschi, i Sanniti e le altre popolazioni italiche. In Grecia ed in Medio Oriente, le Dinastie fondate dai generali di Alessandro Magno iniziano ad azzannarsi alla gola, desiderose di rifondare l’impero del leggendario condottiero. In India, Chandragupta Maurya ha appena stipulato un patto di non aggressione con i Bactriani ed i Seleucidi ad Ovest, ed è deciso a riunire sotto un unico stendardo l’intero continente. Questo è il Mondo Antico, ed è tutto alla portata del palmo della nostra mano. 

Una volta scelta una qualsiasi tra le centinaia di civiltà e città stato disponibili, il nostro compito sarà far sopravvivere il nostro popolo ad ogni costo tra guerre, carestie, catastrofi naturali ed intrighi politici. In questo, Imperator: Rome è molto più simile ad Europa Universalis IV che a Crusader Kings II, in quanto non assumeremo il controllo di una famiglia o dinastia specifica ma più in generale della nostra civiltà.

 

Ciò significa che la nostra repubblica potrebbe diventare una dittatura o un’oligarchia, o che il nostro stato possa venir annesso o soggiogato da una potenza straniera per poi ribellarsi e formare una nuova civiltà. Fintanto che una singola provincia è in nostro controllo, la partita non potrà mai finire.

La cura per i nomi di province, popolazioni, unità e descrizioni è come al solito maniacale, e l’attenzione ai dettagli storici e gli aspetti più realistici del mondo di gioco elevano moltissimo l’esperienza, soprattutto per gli appassionati di questo periodo. Fa storcere un po’ il naso, però, l’assenza di determinati eventi storici famosi di default come negli altri gestionali Paradox e l’impossibilità di cambiare la data di partenza della nostra campagna.

Veni, Vidi, Vici

 

 

Il cuore dell’esperienza di gioco è, ovviamente, la gestione della nostra civiltà. Partiamo subito dicendo che se non avete mai toccato un gestionale di questo genere e volete addentrarvici, Imperator: Rome è probabilmente il titolo che fa per voi: con un tutorial quasi perfetto che guida il giocatore ma lo lascia libero di sperimentare, non solo la comprensione delle meccaniche di gioco e la loro gestione risulta più semplice rispetto agli altri esponenti di Paradox, ma anche la bellissima UI di Imperator dall’utilizzo altamente facilitato permette di navigare tra gli innumerevoli menù in modo chiaro e preciso.

Il focus principale di Imperator: Rome è la Politica: ogni civiltà, che sia una monarchia tribale o un’oligarchia, ha un sistema politico composto da vari canditati, posizioni di governo ed un capo politico che varia a seconda della civiltà. Esistono poi le fazioni politiche suddivise in Commercianti, Militari, Religiosi, Civici e Populisti, ognuna delle quali porterà determinati bonus e malus se salirà al governo. Ogni fazione può apportare il proprio voto per decidere se commerciare con un’altra fazione, dichiarare guerra, applicare una legge o imprigionare un criminale, e la volontà della maggioranza deciderà la volontà del popolo, a cui il nostro leader attuale potrà decidere se dar retta o aggirare con i suoi poteri.

 

 

Il cuore per avere uno stato stabile e florido è quindi riuscire ad accontentare ogni partito politico: prendendo delle azioni che vanno in contrasto col volere del Senato o se peggio elimineremo l’opposizione in modi più o meno loschi, andremo ad intaccare non solo la lealtà dei nostri politici ma aumenterà anche la nostra Tirannia, che se portata ad alti livelli causerà rivoluzioni e guerre civili in ogni angolo del nostro impero. Essa è anche un modo per acquisire più facilmente un potere assoluto, ed alcuni potrebbero sfruttarla per fondare una dittatura priva di limiti politici.

Nonostante questa gran quantità di aspetti e risorse, le meccaniche del gameplay sono lontane anni luce dalla quantità di azioni attuabili in giochi più aggiornati come Europa Universalis IV, e questo potrebbe portare alla famigerata politica di DLC di Paradox, dove estrapolano meccaniche importanti e succose dal gioco base per poi rivenderle sotto forma di DLC. Speriamo che non sia questo il caso.

 

“[…]Gloriatus marmoream se relinquere, quam latericiam accepisset”

 

 

Un grande difetto di Imperator: Rome è la facilità con la quale si può accumulare potere e stabilità: anche a difficoltà più alte, una volta che la nostra economia si è solidificata e abbiamo sotto controllo la situazione politica, sarà mediamente facile travolgere con enormi eserciti addestrati le popolazioni vicine e fondare un impero stabile che non crolli neanche con gli eventi più catastrofici.

Ciò vale in maniera ridotta anche se si impersonano tribù o stati più piccoli, che col tempo possono comunque diventare feroci potenze in grado di competere con Roma, la Macedonia o Cartagine. L’Aggressività Diplomatica può esser tenuta sotto controllo tramite Tecnologie e Benedizioni, e questa difficoltà medio-bassa potrebbe allontanare i giocatori più veterani della serie che cercano un’esperienza dura o addirittura ingiusta come in altri titoli.

 

 

Tornando a parlare di pregi, il comparto grafico è un notevole miglioramento rispetto al passato: la nuova versione del Clausewitz Engine è certamente la più bella da vedere e la più performante di sempre, con dettagli fisici delle mappe e dei soldati strabilianti e texture ad alta definizione per tutti i tipi di terreni.

Anche la rappresentazione virtuale delle battaglie hanno subito un notevole miglioramento, con movenze in tempo reale ed animazioni diverse a seconda del tipo di civiltà che si fronteggiano. Le schermate di caricamento e gli eventi in-game sono inoltre contornate da illustrazioni e piccolo quadri altrettanto pregevoli, seppur ripetitivi.

Carente invece il comparto audio, con effetti sonori ripresi da precedenti titoli e di bassa qualità e musiche decisamente poco ispirate e che non immergono affatto nell’atmosfera dell’epoca antica, sembrando invece più Hollywoodiane che storiche.

 

Summarium

Imperator: Rome è un gigantesco passo in avanti per l’accessibilità e la semplicità dei giochi Paradox, oltre a rimanere comunque un gioco complesso e variegato capace di intrattenere per un numero indefinito di ore. La cura per i dettagli storici e la meravigliosa presentazione grafica e d’interfaccia aumentano di gran lunga la qualità dell’esperienza, ma una difficoltà blanda, i pochi eventi storici importanti ed un numero di contenuti e meccaniche ridotte all’osso potrebbero scontentare i fan ed i neofiti ad un acquisto immediato. Consigliato altamente ai fan dei gestionali e del periodo storico in questione.  

 

 

 

 

 

This post was published on 25 Aprile 2019 18:00

Riccardo Liberati

Classe 1997, cresciuto immerso dai libri, cartoni e videogiochi, ho sempre desiderato e provato fin dalla tenera età a creare storie fantasiose che rendessero un po' più brillante la mia vita monotona. Ho trascorso l'infanzia in solitaria, giocando a quanti più titoli possibili, spaziando dai vecchi J-RPG di Square Enix fino ai più violenti sparatutto su PC, non disdegnando nel frattempo RTS, platform e giochi di corse automobilistiche. Alle superiori riesco finalmente ad aprirmi e a trovare dei compagni con i miei stessi gusti e sogni, e capisco che non amo tanto i videogiochi, quanto la cultura ed i messaggi dietro di essi, gli stessi che ho sempre trovato nei libri, film e qualsiasi altro tipo di medium artistico. Inizio a lottare per questo concetto scrivendo all'impazzata ed accrescendo la mia cultura ancor di più, sia attraverso la scuola che attraverso gli incontri e le persone d'ogni giorno. Questo bel sogno finisce con l'arrivo all'università, periodo peggio di qualsiasi film horror che abbia mai visto e che mi costringe a mollare tutto e rifugiarmi nella mia Fortezza della Solitudine per tre anni, perdendo interesse e linfa vitale per qualsiasi cosa. Nel frattempo ho lavorato in numerosi settori, dall'aiuto vendita al libraio al tutor privato, e nel 2018 inizio a scrivere per Player.it, il mio primo incarico ufficiale come giornalista videoludico e che mi ha formato moltissimo sia nell'ambito dei videogiochi che in quello della scrittura basilare. Oggi ho ripreso a studiare grazie alla scelta repentina ed irrazionale di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino, luogo da cui vi scrivo, abbandonando casa per la prima volta ed il luogo natale di ogni mio piccolo successo e grande fallimento. La mia speranza? Quella di poter riuscire a trovare una strada ben delineata, facendo quello che mi piace fare senza dovermi sottomettere a nessuno

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