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Recensione Pathway (PC)

Il preambolo con cui Pathway introduce i giocatori alla sua narrativa è semplice ed efficace allo stesso tempo: nel 1936, durante il triste fiorire della seconda guerra mondiale, l’influenza nazista ha conquistato pian piano gran parte dell’Europa e sta iniziando ad attecchire in medio oriente. Secondo le voci che circolano i nazisti, per acquisire ancora più potere hanno iniziato ad esplorare il continente africano alla ricerca di misteriosi artefatti.

I deserti del Nordafrica sono pieni di tombe da saccheggiare, pieni di villaggi da esplorare e pieni di curiosità da esplorare. Tra una piramide oscura ed un pozzo da riparare, in Pathway ci ritroveremo a dover fare a cazzotti con i nazisti molto più di quanto in realtà vorremmo. In una specie di reskin di quel capolavoro incredibile di FTL (Faster Than Light) ci ritroveremo a comandare uno sparuto gruppo di avventurieri tra le dune del deserto per scoprire i tesori nascosti in Africa prima delle divise con le svastiche; il tutto per cercare di cambiare le carte in tavola che regolano il mondo.

Ma quanti pixel ci sono in questo Pathway?

La prima cosa che salta all’occhio avviando il titolo è il comparto grafico: Pathway si presente al giocatore con una grafica in pixel art a 16-bit di qualità incredibile, con animazioni dettagliate e ambientazioni di tutto rispetto. Ciò che più fa saltare il fiato è il sistema di illuminazione realizzato attraverso la tecnologia Pixel/Voxel Hybrid. Tale sistema permette al motore di gioco di creare ombre molto realistiche in modo del tutto naturale senza dover richiedere uno sforzo immane da parte del team artistico per la realizzazione degli sprite; il risultato finale è stupefacente, con ambientazioni che risentono in modo gradevole dello scorrere delle giornate con giochi di luce e ombre che rimangono bene impressi nella mente del giocatore.

L’art direction del titolo, pur non raggiungendo le vette del suo comparto tecnico si difende abbastanza bene. Tolti i nazisti, figure molto stereotipate nel mondo dei videogiochi che somigliano un po’ tutti ai leggendari soldati dell’esercito regolare di Metal Slug, il resto dei personaggi disegnati dai ragazzi di Robotality riprende i canovacci tipici dell’immaginario dell’epoca e le digitalizza in modo efficace.

Pathway presenta una nutrita schiera di avventurieri con cui creare il proprio team, partendo dall’eroe senza macchia e senza paura, passando per il generale alleato per poi toccare dottoresse in trasferta, anziani cecchini e vecchi principi arabi con il terrore per i non-morti.

Ogni personaggio, oltre ad essere visivamente differente dagli altri, possiede una serie di abilità e di perk unici che ne contraddistinguono in modo semiesclusivo il gameplay.
Mentre le abilità dei personaggi potranno essere utilizzate unicamente all’interno dei combattimenti strategici che rappresentano una delle due anime del titolo, le loro abilità passive andranno invece utilizzate per interagire con lo scheletro del titolo: gli eventi presenti sulla mappa di gioco. Un personaggio impavido avrà accesso a scelte che saranno precluse ad altri, un personaggio risoluto ne avrà altre e così via; la composizione del proprio team di avventurieri permetterà al giocatore di approcciare in modo differente all’esplorazione della mappa di gioco e al combattimento vero e proprio.

L’anima da gioco di ruolo presente in Pathway è sottile ma interessante: il titolo di Robotality permette agli avventurieri di guadagnare esperienza dopo ogni combattimento fatto; tale esperienza verrà utilizzata per salire di livello e per guadagnare punti abilità da spendere per indirizzare il proprio beniamino verso un ruolo che un altro. A tale proposito, segnaliamo anche la presenza di equipaggiamenti come armi a distanza, armi melee, armature e oggetti utilizzabili che donano il giusto strato di complessità al gameplay strategico del titolo che altrimenti smetterebbe ben presto di risultare interessante.

Battaglie casella dopo casella

Andiamo avanti per gradi: iniziare una partita a Pathway significa scegliere una tra cinque campagne di difficoltà crescente, mettere insieme il proprio manipolo di avventurieri da una lista piena di personaggi sbloccabili e iniziare ad osservare un tabellone con diversi punti di interesse interconnessi tra di loro; ogni punto di interesse nasconde uno degli oltre 400 eventi casuali programmati dagli sviluppatori.

Osservare dei nazisti che aprono una piramide invece di attaccarli sul momento, per fare un esempio, permetterà al giocatore di poter razziare il contenuto della struttura senza incorrere nelle trappole interne; riparare un pozzo attraverso la presenza di un personaggio con il perk specifico permetterà al giocatore di ottenere ulteriori fondi con cui poter mercanteggiare con i commercianti della zona.

Il problema principale di questo segmento di gameplay, purtroppo, è legato alla generazione procedurale delle mappe di gioco: in Pathway alle volte ci è capitato di osservare dei punti d’interesse raggruppati entro un singolo lato della mappa o di incappare più volte in eventi privi di alcun tipo di conseguenza sul nostro gruppo e sulle nostre azioni. Queste piccole dissonanze smorzano l’aspetto ludico del titolo e potrebbero generare delle campagne che alla fine dei conti non sono semplicemente divertenti agli occhi e alle mani del giocatore.

Fucili, coltelli ed altre amenità guerresche

Le battaglie che compongono il succo del titolo sono un interessante mix tra il mondo dei giochi di ruolo strategici e gli XCOM che tante ore hanno tolto alla nostra vita nel corso degli ultimi anni. Ogni personaggio sarà dotato di punti vita, punti armatura e di una risorsa chiamata coraggio che potremo utilizzare per attivare le abilità speciali.

Non c’è ambiguità all’interno del combattimento di Pathway; ogni nostro colpo avrà una percentuale di successo ben specificata e difficilmente ci si sentirà presi in giro da un colpo andato a vuoto visti i numeri che vengono utilizzati. Questo rende il combattimento, nonostante non sia particolarmente complesso di suo, veloce e divertente al punto giusto; vincere o perdere uno scontro sarà una questione di minuti e questa rapidità rende il titolo accessibile anche a chi mastica poco il genere degli strategici.

I più smaliziati potrebbero invece trovare le semplificazioni applicate da Robotality castranti: all’interno di Pathway le strategie che realmente portano alla vittoria sono ridotte all’osso ed in generale basta trincerarsi in un angolo e concentrarsi su di un nemico alla volta per vincere la totalità degli scontro. A questo va sommata anche un intelligenza artificiale dei nemici non particolarmente brillante che reagiranno praticamente allo stesso modo alla maggioranza delle nostre azioni. Il bilanciamento della difficoltà, alla fine dei conti, risulta un po’ zoppicante perché, se da una parte possiamo aumentare i danni ricevuti o potenziare i nostri avversari utilizzando degli appositi selettori prima di cominciare la campagna, dall’altra ci ritroviamo ad affrontare la stessa sfida ancora e ancora a causa dell’intelligenza artificiale e della natura dei combattimenti.

Pathway è un videogioco che, nonostante alcune semplificazioni, diverte e appassiona. Dal punto di vista tecnico il titolo di Robotality è una delle cose più belle apparse nel corso di questo 2019 su PC, grazie ad una grafica in pixel art assolutamente memorabile. Il suo gameplay, nonostante qualche difetto, riesce a farsi apprezzare grazie al suo essere snello e alla sua velocità, caratteristica non banale che vorremmo vedere approfondita maggiormente nel genere. Il titolo vale assolutamente il prezzo a cui lo trovate disponibile all’interno del vostro store online di fiducia.

Ringraziamo Chucklefish per averci dato la steam key necessaria alla recensione del titolo.

This post was published on 20 Aprile 2019 12:00

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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