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Recensioni

Recensione Zanki Zero: Last Beginning (PS4)

Il genere videoludico conosciuto come Visual Novel ha sempre lasciato indifferenti un grande numero di giocatori per una lunga serie di motivi: gameplay spesso inesistente, comparto tecnico spoglio il giusto e presenza di una grandissima quantità di situazioni e di topos tipicamente affini al gusto nipponico: ragazzine di tremila anni che dimostrano un fisico infantile, doppi sensi e riferimenti sessuali sparsi qua e la e tutta una serie di cliché derivanti dal mondo dell’animazione giapponese che non sempre incontravano il gusto dell’utente medio americano/europeo.

Se il genere sta avendo un successo sempre maggiore dobbiamo però ringraziare un autore e una software nipponica: Kotaro Uchikoshi e Spike Chunsoft. Entrambi sono responsabili della popolarizzazione del genere anche in occidente in seguito alla realizzato della trilogia di Zero Escape e dei videogiochi legati al mondo di Danganronpa.

Zanki Zero: Last Beginning, sviluppato da Spike Chunsoft, è forse il successivo gradino nell’evoluzione del genere Visual Novel grazie ad una sua interessante ibridazione con i Dungeon Crawler come il buon vecchio e caro Etrian Odissey sviluppati da Atlus.

Bando alle ciance, parliamo più nello specifico di quanto sia bello giocare a Zanki Zero: Last Beginning e di quanto sia invece doloroso vivere la storia che racconta.

Zanki Zero: Last Beginning e l’infinita crudeltà dell’essere umano

Il primo impatto con Zanki Zero: Last Beginning è quantomeno estraniante perché ci ritroveremo all’interno di una specie di isolotto tropicale pieno di rovine cittadine, di sabbia bianchissima e di acque tropicali. Il mondo in Zanki Zero è giunto al suo termine, secondo quanto ci viene fatto sapere poco dopo l’inizio della nostra avventura e noi, con i nostri compagni, siamo gli ultimi sopravvissuti di una non meglio specificata catastrofe.

Quella su cui ci troviamo all’inizio, Garage Island, non è altro che il contenitore da cui poi si dipaneranno le avventure di otto differenti personaggi, ognuno caratterizzato attraverso una lunghissima serie di dialoghi e di discorsi scritti in un inglese (non sempre perfetto) facilmente comprensibile. Questi otto personaggi non si conoscono vicendevolmente e non condividono quasi alcun ricordo, si trovano in una situazione di completo isolamento e possono contare soltanto su di un vecchio televisore per ottenere informazioni su ciò che sta accadendo.

Le cutscenes del titolo saranno alle volte essenziali…

 

La loro collaborazione forzata passa attraverso diversi livelli: il primo, più basilare, è costituito dalla creazione delle infrastrutture necessarie a poter assicurare una vita civile alla sparuta comunità costruendo un dormitorio, costruendo una cucina o un bagno per poter espletare i propri bisogni; il secondo livello è rappresentato dalle consegne dettate dal televisore che ben presto li porterà ad esplorare le rovine che circondano l’isolotto madre scoprendo pian piano i segreti di ognuno di loro.

Tali personaggi esprimeranno le loro opinioni, motiveranno le loro scelte e racconteranno i loro background nel corso delle 20 e più ore che sono necessarie per arrivare alla fine dell’avventura, senza lesinare in doppi sensi e allusioni di natura sessuale che alle volte risultano tristemente fuori luogo

Senza voler fare spoiler alcuno (perché la trama del titolo si basa moltissimo sui colpi di scena) possiamo dire che la narrativa di Zanki Zero: Last Beginning funziona in maniera egregia grazie alle sue continue idee e al suo continuo rimaneggiamento dei temi; la trama si discosta ben presto dai death game rappresentati dai Danganronpa o dai capitoli di Zero Escape finisce presto in un vortice di eventi perennemente in bilico su temi di grande pesantezza: cosa vuol dire uccidere una persona in uno scatto d’ira? cosa vuol essere troppo pigri per fare un lavoro? Dove iniziano le responsabilità della società e dove finiscono quelle del singolo?

… e alle volte decisamente più stilose

 

I vari personaggi del gioco non si tradiranno a vicenda, ne tenteranno di uccidersi; punteranno semplicemente a sopravvivere ad un ambiente e a una situazione ostile attraverso la manifestazione delle proprie abilità e delle proprie capacità.

Qui entriamo a gamba tesa noi giocatori.

Quanto può essere ostile la fine del mondo?

Il gameplay di Zanki Zero: Last Beginning può essere riassunto come un interessante connubio tra i dialoghi di una visual novel e il dungeon crawling con molte meccaniche survival da dover tenere in mente. L’isola di Garage Island è priva di telecomunicazioni e presenta, tolto un vecchio garage, praticamente nessun tipo di edificio utile alla nostra causa.
Raccogliendo risorse, muovendoci di casella in casella, potremo però pian piano costruire tutto ciò che ci potrebbe venir utile nel corso della storia.

Partiremo da un bagno, arriveremo a costruirci un dormitorio, un magazzino, una cucina per poter dare sapore ai cibi. Zanki Zero: Last Beginning inizia qui a diventare profondo, sciorinando meccaniche interessanti che si sommano ad un comparto da gioco di ruolo di  tutto rispetto: nel dormitorio avremo la possibilità di migliorare i legami tra i nostri personaggi, facendo guadagnare loro abilità speciali o bonus passivi permanenti; cucinando riusciremo a sprecare meno risorse per riguadagnare la stamina necessaria all’esplorazione delle rovine, il bagno ci servirà per tenere sotto controllo degli indicatori per i bisogni fisiologici e così via.

Zanki Zero: Last Beginning contiene anche qualche richiamino al suo titolo “gemello”

 

Il sistema di controllo del titolo, pur essendo lontano dalla perfezione a causa di un cursore molto scomodo, si comporta piuttosto bene bene.
La versione Playstation 4 da noi provata associava ai direzionali il controllo del party all’interno delle ambientazioni, ai dorsali lo strafing, ai tasti le azioni contestuali come il menù, l’avanzamento all’interno dei dialoghi e gli attacchi mentre lascia agli analogici il controllo della telecamera e del cursore per evidenziare oggetti.

Nelle nostre esplorazioni ci ritroveremo spesso a fare i conti con la fauna locale, sia essa composta da capre imbizzarrite, pericolosi ratti mutanti o esseri antropomorfi usciti da non si sa quale incubo; questi avversari andranno affrontati attraverso l’utilizzo delle nostre armi con il tasto apposito, schivando con il giusto tempismo i loro attacchi e sfruttando l’ambiente a noi circostante per nullificare quanti più attacchi possibili.

Zanki Zero: Last Beginning ha una componente ruolistica a cui si lega un complesso discorso di statistiche da tenere sotto controllo: nonostante i nostri personaggi siano caratterizzati principalmente da attacco e difesa, esistono oltre 20 diverse abilità pluripotenziabili con cui specializzare o meno lo stesso verso uno stile di gioco piuttosto che altro.

Ecco un esempio delle numerose abilità presenti all’interno del gioco

 

Il titolo presenta anche una meccanica estremamente interessante che valorizza ogni morte spiacevole del proprio personaggio. Per motivi di trama che non staremo qui a spiegare, Zanki Zero: Last Beginning permetterà al giocatore di ottenere un vantaggio dalla morte di ogni singolo personaggio che ritornerà con un abilità prima assente acquisita in base al motivo per cui ha tirato le cuoia; questo permetterà ad una squadra di abbattere, rapidamente, un boss semplicemente perché ha acquisito un determinato perk che li rende resistenti a quei determinati attacchi.

Zanki Zero:  Last Beginning tra luci e ombre.

Ecco il manipolo di personaggi con cui avremo a che fare

 

Tecnicamente parlando il titolo di Spike Chunsoft uscito nel corso dell’estate del 2018 per Playstation Vita. Le scarse vendite della console in occidente ed il crescente successo delle visual novel presso il pubblico occidentale ha convinto l’azienda nipponica a realizzare due porting del titolo, uno su Steam ed uno su Playstation 4 caratterizzati da un semplice aumento di risoluzione che lascia invariato praticamente il resto del comparto tecnico.

Per venire incontro ai gusti occidentali, il titolo presenta dei modelli tridimensionali dei personaggi che si muovono e si animano;un passo avanti niente male rispetto alle illustrazioni bidimensionali che solitamente caratterizzano il genere. I personaggi del titolo sono tutti realizzati seguendo i dettami stilistici di un anime e hanno caratteristiche fisiche ben definite. Questo li rende riconoscibili e apprezzabili fin dal primo momento di gioco, segnale di un character design studiato in modo certosino.

Il comparto sonoro del titolo è diviso tra i rumori ambientali che caratterizzano i paesaggi dell’isola e le canzoni che, invece, musicano i momenti più concitati e importanti dell’opera; i primi sono di buona fattura e aggiungono un qualcosina all’esperienza mentre le seconde viaggiano su sonorità elettroniche con melodie, arpeggi e suoni che non aggiungono un granché all’opera. Il comparto tecnico, in sostanza, non fa gridare al miracolo ma riesce nel non rovinare l’esperienza a nessuno visto che comunque aiuta il giocatore a godersi il comparto ludico/narrativo del titolo.

Zanki Zero: Last Beginning è una visual novel dotata di un gameplay estremamente interessante (o di dungeon crawler con la narrativa declinata da una visual novel) che fa della sua storia e delle sue meccaniche il punto di forza del prodotto. Ibridando il dungeon crawling con una serie di meccaniche derivate dai survival games, il prodotto di Spike Chunsoft riesce a portare una serie di argomenti scomodi e di personaggi memorabili, pur con qualche inciampo. Il titolo risulta godibile nonostante una certa complessità di fondo grazie alla possibilità di selezionare la difficoltà in qualsiasi momento.

Ringraziamo Koch Media per averci dato la possibilità di provare il titolo su Playstation 4.

 

This post was published on 14 Aprile 2019 17:16

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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