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Recensione Far Cry: New Dawn (PS4)

Quando Far Cry: New Dawn si rivelò ai Game Awards del 2018, annunciando il suo arrivo per il 15 Febbraio seguente, si capì subito che questa sarebbe stata la pianificazione definitiva per il brand: un capitolo numerato di maggior rilievo spinto da nuove idee ed uno spin-off basato sullo stesso motore, mappa e meccaniche di gioco.

Ciò che però stupì tutti noi fu il vedere che New Dawn sarebbe stato sì uno spin-off di Far Cry 5, prendendo in prestito quanto detto sopra, ma anche un vero e proprio seguito diretto ambientato in un setting post-apocalittico.

Oggi siamo pronti per parlarvi di questo selvaggio e sregolato capitolo della fortunata serie di Ubisoft, e capire insieme se New Dawn sia in tutto e per tutto un gioco riuscito oppure un esperimento mancato. Iniziate a raccattare materiali e beni di prima necessità, perché il Nuovo Mondo non perdona.

Fuori c’è l’Inverno Nucleare? Non importa, ti prendo a mazzate comunque

 

 

Far Cry: New Dawn è ambientato esattamente dopo il finale canonico del quinto capitolo, in cui l’antagonista Joseph Seed predice un’imminente guerra nucleare per punire l’Umanità di tutti i peccati portati dalla tecnologia e dalla società contemporanea.

A differenza di molte altre storie, il mondo di New Dawn non è destinato a bruciare completamente. Alcuni luoghi rifioriscono dopo pochi anni, riportando la vita dove prima c’era la morte. Uno di questi posti è proprio Hope County, che in men che non si dica torna ad esser popolata da superstiti, ex-abitanti e nuove generazioni di bambini.

Dopo 17 anni di relativa pace e tranquillità, però, un gruppo di predoni denominati i Guerrieri della Strada assaltano la regione per depredarla e schiavizzare gli indifesi sopravvissuti. Carmina Rye, figlia di due vecchie conoscenze da Far Cry 5, si mette in viaggio per cercare aiuto e giunge finalmente di fronte a Thomas Rush, un ex-militare dell’Esercito che sta viaggiando per tutta la West Coast nel tentativo di ricostruire la nazione.

 

 

Prenderemo dunque i panni del braccio destro di Rush, un personaggio senza volto e senza voce proprio come il Vice-Sceriffo del capitolo precedente. Nel mentre il nostro plotone si dirige ad Hope County, verremo assaliti proprio dai Guerrieri della Strada, che si rivelano esser molto più organizzati ed armati rispetto ai classici predoni del deserto alla Mad Max.

Mentre tenteremo una fuga rocambolesca durante il tutorial, verremo catturati dai leader dei Guerrieri della Strada: la fredda calcolatrice Mickey e la spietata ed irascibile Lou. Dopo aver fatto sfoggio dei propri antagonisti come da tradizione per i Far Cry, verremo catapultati in un’avventura che non solo ci vedrà i salvatori dell’oppressa popolazione di Hope County, ma forse anche come i protagonisti di un’altra profezia di Joseph Seed, la cui influenza e successori condizionano ancora l’intera vallata.

Nonostante l’immediata caratterizzazione delle due gemelle, la storia di New Dawn risulta esser il punto più basso dell’intera produzione: quando non avremo tra le mani il pad dovremo infatti guardare delle cutscenes dalla regia mediocre e dialoghi per lo più poco ispirati, che portano avanti la classica storia di liberazione dall’oppressore violento che abbiamo visto tantissime altre volte.

Quando invece la trama sembra ingranare in positivo ecco che ci ritroviamo immediatamente alla conclusione del gioco, lasciandoci un po’ con l’amaro in bocca ed il desiderio di voler vedere uno svolgimento più lungo e strutturato.

 

La Quarta Guerra Mondiale si combatterà con Lancia-Seghe e Cinghiali Mutanti

 

 

Una delle maggiori paure che i fan della serie avevano riguardo a New Dawn era l’estrema virata verso elementi da RPG che Ubisoft ha intrapreso coi suoi ultimi titoli. Nonostante l’inserimento di livelli e classi per nemici ed armi, Far Cry: New Dawn rimane un FPS in tutto e per tutto,  e con la giusta tattica e la giusta mira si potrà anche tener testa a nemici molto meglio armati e corazzati del nostro PG.

L’aggiunta dei numeri di danno e di una barra della vita di vari colori per diversificare la difficoltà dei nemici non influenza più di tanto il gunplay del titolo, che rimane molto simile se non identico a quello di Far Cry 5. Le categorie di armi non sono cambiate, e troveremo sempre ad attenderci le classiche bocche da fuoco. La novità più appetitosa è ovviamente il Lancia-Seghe già mostrato nei trailer, capace per l’appunto di tagliare le corazze e le protezioni dei nemici e falciare più avversari con un solo proiettile.

Il Lancia-Seghe ci introdurrà inoltre al nuovo metodo per ottenere le armi, ovvero la raccolta di materiali per il crafting. Questi si trovano in abbondanza per tutta la mappa, ci verranno dati come ricompensa per alcune missioni e li potremo sfruttare non solo per il crafting di armi sempre più potenti e dal design notevolmente ispirato, ma anche per il potenziamento della nostra Base Operativa.

 

 

Prosperity, infatti, sarà il centro nevralgico della nostra rivolta e della sopravvivenza di Hope County. Potremo potenziarla con l’Etanolo, uno dei materiali più rari in New Dawn e che sarà possibile ottenere solo con la conquista degli Avamposti  o rubandolo direttamente dai camion cisterna. Ogni potenziamento ad ogni struttura ci garantirà dei bonus passivi, la possibilità di fabbricare armi e veicoli di qualità maggiore oppure nuove zone da esplorare con le Spedizioni, la nuova modalità introdotta in New Dawn.

Con le Spedizioni potremo infatti volare in elicottero verso degli Avamposti al di fuori della mappa. Ogni Spedizione si terrà in un Avamposto unico e particolare, come una vecchia portaerei sulla costa della California o un Parco Divertimenti in Louisiana. Anche qui la libertà d’azione sarà eccezionale, ed un design certosino dei livelli ci permetterà di agire sia silenziosamente che ad armi spianate.

Ma le Spedizioni non sono le uniche missioni con un level design impeccabile: le missioni principali, nonostante il loro basso numero e la storia scialba che le lega, regalano una gran dose di divertimento grazie a situazioni sempre varie, come un’evasione da un campo di prigionia o un destruction derby.

Stesso trattamento è stato riservato sia alle missioni secondarie, dove incontreremo certamente i personaggi più particolari e caratterizzati del gioco, che alle cacce al tesoro, veri e propri enigmi ambientali che ci permettono di staccarci un po’ dall’azione frenetica ed esplorare la nuova e meravigliosa Hope County.

L’Apocalisse non è mai apparsa così rigogliosa

 

 

Far Cry: New Dawn è decisamente il miglior capitolo della serie dal punto di vista grafico: non solo a livello tecnico apporta notevoli miglioramenti ad animazioni e modelli poligonali, con dettagli dell’ambiente e delle armi che a volte tolgono il fiato, ma la sua direzione artistica è quanto di più atipico e colorato ci si possa aspettare in un titolo di questo genere.

Hope County sembra più un Giardino dell’Eden lussureggiante e pieno di vita, piuttosto che una landa devastata dalle radiazioni: animali, piante e insediamenti sembrano venir fuori da un’atmosfera hippy, fiori dai colori sgargianti ricoprono ogni angolo dello schermo e perfino la zona desertica al centro della mappa regala qualche scorcio memorabile. Il tutto senza mai scendere sotto i 30 FPS e senza incontrare bug visivi.

Il comparto audio risulta invece un pelo inferiore, con qualche problema di riproduzione delle tracce audio negli ambienti e alcuni sound effect che sembrano provenire dalla scorsa generazione. Numerose le musiche su licenza da ascoltare durante gli spostamenti in macchina, che variano dai classici del rock n’ roll anni 60′-70′, al country fino ad arrivare alla moderna musica elettronica.

In Sintesi

Far Cry: New Dawn è un Far Cry in tutto per tutto: il divertentissimo gunplay e la grande libertà di azione si sono adattati benissimo al contesto post-apocalittico, ed il pregevole level design delle missioni principali e secondarie salva una storia particolarmente carente che non riesce a sfruttar bene le due antagoniste come gli altri capitoli della serie. La direzione artistica elevano ancor di più un titolo che dimostra di avere una personalità propria nonostante venga pubblicato meno di un anno dal precedente capitolo, confermando ancora una volta la riuscita formula di Ubisoft. Consigliato a tutti gli amanti degli shooters e a chi ha amato gli altri Far Cry, specialmente il quinto.

 

This post was published on 21 Febbraio 2019 18:39

Riccardo Liberati

Classe 1997, cresciuto immerso dai libri, cartoni e videogiochi, ho sempre desiderato e provato fin dalla tenera età a creare storie fantasiose che rendessero un po' più brillante la mia vita monotona. Ho trascorso l'infanzia in solitaria, giocando a quanti più titoli possibili, spaziando dai vecchi J-RPG di Square Enix fino ai più violenti sparatutto su PC, non disdegnando nel frattempo RTS, platform e giochi di corse automobilistiche. Alle superiori riesco finalmente ad aprirmi e a trovare dei compagni con i miei stessi gusti e sogni, e capisco che non amo tanto i videogiochi, quanto la cultura ed i messaggi dietro di essi, gli stessi che ho sempre trovato nei libri, film e qualsiasi altro tipo di medium artistico. Inizio a lottare per questo concetto scrivendo all'impazzata ed accrescendo la mia cultura ancor di più, sia attraverso la scuola che attraverso gli incontri e le persone d'ogni giorno. Questo bel sogno finisce con l'arrivo all'università, periodo peggio di qualsiasi film horror che abbia mai visto e che mi costringe a mollare tutto e rifugiarmi nella mia Fortezza della Solitudine per tre anni, perdendo interesse e linfa vitale per qualsiasi cosa. Nel frattempo ho lavorato in numerosi settori, dall'aiuto vendita al libraio al tutor privato, e nel 2018 inizio a scrivere per Player.it, il mio primo incarico ufficiale come giornalista videoludico e che mi ha formato moltissimo sia nell'ambito dei videogiochi che in quello della scrittura basilare. Oggi ho ripreso a studiare grazie alla scelta repentina ed irrazionale di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino, luogo da cui vi scrivo, abbandonando casa per la prima volta ed il luogo natale di ogni mio piccolo successo e grande fallimento. La mia speranza? Quella di poter riuscire a trovare una strada ben delineata, facendo quello che mi piace fare senza dovermi sottomettere a nessuno

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