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Recensioni

Recensione The Ballad Singer (PS4)

Il mondo è cambiato. Lo sento nell’acqua, lo sento nella terra, lo avverto nell’aria. Molto di ciò che era si è perduto, perché ora non vive nessuno che lo ricorda. Molto tempo prima che avessi fra le mani questo piccolo gioiello chiamato “The Ballad Singer“, prima dell’era dei videogiochi moderni, dei Netflix e dei Black Mirror, prima di tutto questo, vi era un mondo fatto di carta, parole e inchiostro. Vi erano i libri game, racconti pensati per porre il lettore davanti ad alcuni bivi che conducevano la trama verso strade sempre nuove. Vi erano i giochi di ruolo: matita, fogli, e interi universi concepiti dalla fantasia e dal potere della condivisione. Oggi, quello che credevamo fosse solo un ricordo, torna davanti a noi, mascherato da “videogioco”, ma con un’anima molto più profonda e nostalgica di quanto avremmo mai potuto sperare.

Elementali a confronto

Recensione The Ballad Singer

Benvenuti nel grande mondo di Hesperia, un universo fantasy intriso di magia, di strane razze e di continue lotte per il potere. La storia si apre con un breve prologo, nel quale vestiremo i panni di Leon, un potente mago in cerca di vendetta e conquista, un mago ossessionato dal potere e dalla conoscenza, uno dei pochi ad avere il completo dominio sugli elementi naturali. Le missioni del prologo ci serviranno per capire le meccaniche di gioco, e per prendere confidenza con i suoi meccanismi basilari.

The Ballad Singer infatti è un lunghissimo racconto nel quale il giocatore deve, di volta in volta, scegliere i bivi narrativi che ritiene più opportuni, creando il suo percorso tra tutti quelli concepiti dagli autori. Alcune volte si tratterà di scelte in grado di determinare la vita o la morte in uno scontro, altre di risolvere un rompicapo logico, altre ancora di prendere delle strade in grado di cambiare completamente il mondo di gioco.

La narrativa di The Ballad Singer

Quel sapore vintage

Per un giocatore che ha superato la trentina è praticamente impossibile approcciarsi a questo titolo senza percepirne il legame con i libri game e con i giochi di ruolo. Il termine “videogame” in effetti è corretto ma non rispecchia nessuna delle moderne accezioni del termine. Ci troviamo davanti ad un racconto, un racconto molto elaborato, dove non ci vengono richiesti riflessi istantanei, ne apprendere pattern di combattimento. Non ci viene richiesto altro che logica, interpretazione e curiosità. La logica e una buona dose di conoscenze sono necessarie a non morire davanti ai tranelli più complessi. La curiosità deve essere il motore che ci spinge a scoprire bivi e controbivi, a spolpare la trama in cerca dei sentieri più misteriosi. Mentre l’ultimo elemento merita una menzione tutta tua.

L’interpretazione infatti è una componente fondamentale di questo titolo. Se vi state chiedendo come possa essere richiesta l’interpretazione in una storia a bivi, vi rispondo che ogni personaggio ha una sua storia personale, molto curata e con una precisa influenza sul mondo di gioco. Il mago Leon, a differenza di tanti altri maghi, non è un saggio portatore di conoscenza e buoni propositi. Leon è un tiranno in erba, carico di rancore e di potere che vuole dominare tutto il dominabile. Ebbene, se noi tralasciamo questo aspetto, e decidiamo di comportarci in modo pacifico o fuori ruolo, finiremo per morire mestamente. Questo aggiunge l’aspetto ruolistico tipico dei GDR ad un meccanismo efficace come quello dei bivi narrativi, ed è alla base del successo di questo titolo.

Ambienti cittadini

Mors mea, mors mea

La morte è un aspetto fondamentale dell’esperienza di “The Ballad Singer”. Questo è quanto affermato dagli stessi ideatori del gioco. Ed in effetti, morire, è all’ordine del giorno. Quasi ogni scelta sbagliata, nel corso dell’avventura o dei combattimenti, ci porterà ad uno dei terribili finali elaborati per noi. Non sempre sarà intuitivo scegliere l’approccio giusto ad un bivio, morendo anche quando pensiamo di aver fatto proprio la cosa giusta.

In questo senso è fondamentale la meccanica del “destino“. Il destino infatti ci permette di tornare al bivio dove siamo morti e di fare una scelta diversa. A seconda della difficoltà scelta per la partita, la quantità di destino sarà più abbondante o più limitata, rendendo l’evoluzione delle storie sempre diversa. Da questo punto di vista è veramente intrigante la possibilità, quando si muore con un personaggio, di continuare la storia con un altro, partendo dallo stesso mondo plasmato dal primo. Questo intreccio narrativo, degno di Game of Thrones, rende le combinazioni alle nostre avventure praticamente infinite.

I nostri protagonisti

Una storia per quattro personaggi

Entrando nel merito della storia vera e propria, i personaggi che possiamo interpretare sono quattro: Leon, il mago elementale, potentissimo e, di base, cattivo. Ancalimo, un elfo assassino strettamente legato a Leon. Daragast, un bardo guerriero i cui tempi d’oro sono un ricordo del passato e che è l’unico baluardo della resistenza contro l’ascesa di Leon. Ancoran, una ranger frutto di una razza creata in laboratorio da alcuni maghi, che ha il compito di trovare Daragast per conto della resistenza.

L’aspetto più interessante della narrazione è che tutti i personaggi, nonostante abbiamo i loro obiettivi e le loro personali motivazioni, possono allontanarsi dalla trama principale in qualsiasi momento. Questi personaggi si incontrano, si scontrano, si sfiorano o si allontanano ogni volta che noi scegliamo un bivio invece di un altro. Nei miei peregrinaggi ho avuto scontri epici tra Ancalimo e Ancoran, e storie in cui non si sono mai incrociati. Ho spinto Leon su piani di conoscenza extra dimensionali e l’ho visto conquistare territori e città come il miglior Sauron. Da questo punto di vista, esplorare tutte le 400.000 parole, le 1.700 storie, i 40 finali o le 400 morti si rivela essere un’impresa assolutamente titanica.

Il potere supersayan di Leon

I punti deboli?

Questo gioco ha dei veri e propri punti deboli? La risposta è ni. Da un lato l’estrema difficoltà di alcuni passaggi potrebbe rappresentare un ostacolo, ma una volta preso il via evitare la morte diventa man mano più semplice. Bisogna dire che anche cercare di morire in tutti i modi possibili può diventare un obiettivo per i giocatori più sadici. I vari livelli di difficoltà (cittadino, soldato, campione e leggenda) ci permettono di variare le quantità di destino e di salvataggi, permettendoci di creare partite notevolmente diverse per lunghezza o profondità. La modalità esploratore poi, con i salvataggi infiniti, diventa una vera manna per chi si mette in testa di peregrinare alla ricerca delle alternative segrete. Probabilmente questo titolo, per la sua stessa natura, potrebbe risultare ostico, se non addirittura frustrante, per coloro che si avvicinano per la prima volta a questo tipo di avventure. Tuttavia, bisogna tenere sempre presente che il fine ultimo di quest’opera non è un risultato o una vittoria, ma il racconto di una moltitudine di storie uniche, anche con finali amari.

Da un punto di vita grafico il gioco è piacevole, totalmente localizzato in italiano e con svariate ore di doppiaggi di alto livello. I combattimenti più importanti sono intramezzati da brevi filmati, e il comparto grafico, fatto di artwork, è comunque molto piacevole. Ogni situazione ha la propria illustrazione unica, che ricama quanto appare nel grande libro del racconto. Siamo davanti ad un vero e proprio romanzo illustrato, capace di stuzzicare i nostri sensi e con un sottofondo musicale in grado di sostenere bene le nostre epiche scampagnate.

Maestro d’armi e di bevute

IL GIUDIZIO FINALE

“The Ballad Singer è un piccolo gioiello della narrativa a bivi. Un titolo in grado di restituire un’esperienza a metà tra il gioco di ruolo e il libro game. La quantità di storie e di misteri di cui è imbottito il gioco rendono l’esplorazione sempre varia e appassionante. Migliaia di storie, di morti brutali, di scelte, di incontri e di scontri plasmano mondi diverssissimi tra loro che riescono a farci tornare più e più volte sui nostri passi per vagliare percorsi alternativi. Il lavoro grafico e sonoro è di ottimo livello ed il titolo è totalmente localizzato in italiano. Un’esperienza che ogni appassionato di fantasy e di racconti dovrebbe fare. Una piccola perla del panorama indie che consigliamo senza se e senza ma e che ci ha convinti a pieno, con l’ulteriore pregio di essere un progetto totalmente nostrano, realizzato grazie ad una campagna di crowdfounding su kickstarter. La difficoltà complessiva del titolo non dovrebbe comunque scoraggiarvi nel provare quest’esperienza in bilico tra GDR e libri game dal sapore squisitamente vintage”

Versione provata su Steam, grazie alla copia omaggio per la stampa fornita da: Curtel Games

This post was published on 23 Febbraio 2019 14:14

Mauro Zini

Collaboratore presso Lineadiretta.it e Player.it. Appassionato di libri, cinema, serie Tv e videogiochi. Nerd da quando non era di moda esserlo. Coach di basket e istruttore di minibasket accreditato presso la FIP.

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