Avviare The Textorcist: The Story Of Ray Bibbia è una questione di doppioclick sull’icona del desktop, imparare ad apprezzare il suo gameplay tra un Typing Of The Dead e un Touhou Project è questione di metodo e pazienza, per apprezzare tutti i contenuti nascosti del gioco c’è bisogno di aver visitato Roma e qualche altro luogo della nostra nazione.
Non capita tutti i giorni di impersonare un burbero esorcista e di esorcizzare a destra e manca attraverso l’utilizzo di una tastiera, motivo per cui The Textorcist: The Story Of Ray Bibbia diventa ancora più prezioso perché riesce pure a essere originale in un panorama indipendente vasto come quello mondiale.
Bando alle ciance, vediamo insieme le motivazioni per non perdere tempo con il resto del panorama videoludico e dare a The Textorcist: The Story Of Ray Bibbia il tempo che si merita.
The Textorcist: The Story Of Ray Bibbia è un gioco che ha un intero sottotesto di citazioni e riferimenti direttamente creati per noi italiani: c’è la Roma di borgata con i suoi loschi figuri, ci sono i locali notturni della capitale, ci sono i sanpietrini, la cristianità nascosta in ogni pertugio con i suoi simboli e la sua influenza e così via.
Morbidware ha confezionato un’opera che richiama mille diversi luoghi comuni degli italiani rendendoli frammenti di un videogioco estremamente interessante, senza scordarsi di capovolgere qualche comune sentire con ironia e gran classe.
In questo luogo ben tratteggiato e di sicuro impatto impersoneremo un esorcista freelance chiamato Ray Bibbia (nome assonante con la nota zona capitolina di Rebibbia) nella sua lunga e personale battaglia con il mondo della religione e del demonio, il tutto utilizzando l’esorcismo e un libro sacro come nostra arma principale. Completare
la storia nei panni di Ray Bibbia occuperà circa cinque o sei ore al giocatore, in base alla sua abilità di dattilografo e al numero di game over fatti.
La dattilografia è molto importante per potersi godere questo titolo in tutto il suo splendore perché, The Textorcist, ha un gameplay quasi completamente basato sullo scrivere parole. Una volta nel mondo dei videogiochi moltissime avventure si basavano unicamente sulle parole che il giocatore poteva scrivere con la propria tastiera, oggi The Textorcist chiede al giocatore di recitare lunghi esorcismi al fine di scacciare via i demoni da questo mondo una lettera per volta.
Il nostro esorcista dovrà venire a capo di un caso piuttosto complicato che si dipana lungo una serie di temi molto seri, presi con la giusta leggerezza, che trasformano un titolo dalla premessa greve in una storia piena di ironia e di riferimenti. Non vi capiterà spesso di utilizzare un computer Holyvetti per accedere all’archivio di Godle per cercare informazioni su di una band metal vegana il cui frontman è posseduto.
Il grosso del gameplay del textorcista è rinchiuso all’interno di una lunga serie di bossfights che compongono lo scheletro del gioco. Il giocatore dovrà recitare i suoi esorcismi schivando tutti i colpi che i nostri demoniaci avversari ci manderanno contro, stando attento a non perdere la sua bibbia, a non sbagliare le lettere e a non perire nel processo. Alcuni nemici saranno in grado di coprire le parole che compongono l’esorcismo, altri saranno in grado di far prendere fuoco al libro rendendo più difficoltosa la scrittura delle lettere, alcuni capovolgeranno il tutto rendendo la battaglia più complicata e avvincente.
Chi è appassionato di Bullet Hell troverà pane per i suoi denti: The Textorcist è presenta elementi danmaku che non hanno nulla da invidiare alle battaglie di un titolo Cave. I pattern da riconoscere saranno moltissimi e costringeranno il giocatore ad un multitasking di notevole intensità: una mano sarà adibita al recitare le preghiere lettera per lettera, l’altra sarà adibita allo schivare le minacce avversarie. Prendere un colpo significherà perdere il filo del discorso e dover correre in giro per l’arena di gioco a ritrovare il libro sacro, motivo per cui il ritmo di gioco ondeggia tra momenti di dattilografia pura a balletti dedicati a schivare qualsiasi tipo di proiettile.
Il gameplay rimane semplice da apprezzare ma complesso da padroneggiare; la difficoltà, per la maggior parte del tempo è calibrata a puntino, permette al giocatore di proseguire con qualche game over verso il boss successivo senza perdere (tutti) i capelli dalla rabbia.
The Textorcist finisce per essere divertente e complicato allo stesso tempo, un gioco non per tutti che merita di essere provato.
Tutto questo ben di dio viene presentato con un impianto tecnico semplice ma funzionale.
Il titolo ha una veste grafica composta da una pixel art rispettabilissima, che ben rende le atmosfere proposte. Questa è accompagnata da una colonna sonora di qualità che richiama con intelligenza synthwave, metal e onde quadre. I temi, generalmente ritmati, ben si adattano alle bossfight concitate affrontate da Ray Bibbia.
Il titolo purtroppo ha qualche magagna tecnica che potrebbe far innervosire più di un qualcuno: ad esempio l’indicatore che mostra la posizione della bibbia una volta che si è subito un colpo spesso si perde nel flusso dell’azione a causa delle minute dimensioni, altre volte capita di affrontare fasi delle bossfights dove l’avversario rimane immobile e inerme ai nostri proiettili sacri. Parliamoci chiaro: sono piccolezze che potrebbero infastidire i giocatori più esigenti o quelli che potrebbero non capire l’umorismo del titolo, praticamente alla portata quasi unicamente del pubblico italiano.
The Textorcist: The Story Of Ray Bibbia rimane un titolo di grande qualità con difetti trascurabili, un esperienza che vale sicuramente il prezzo e le ore che chiede.
This post was published on 17 Febbraio 2019 12:00
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