Il momento che tutti i fan della serie di Ace Combat aspettavano è finalmente arrivato. Addio Terra con le tue missioni fin troppo realistiche, addio close range assault system e dogfights che strizzano l’occhio più agli shooters moderni (qualcuno ha detto Call of Duty?) occidentali piuttosto che rimanere fedeli allo spirito nipponico sopra le righe originale. Basta elicotteri, basta carri armati, basta con qualunque cosa che non siano gli aerei: in Ace Combat 7 si torna a volare il 100% del tempo, finalmente seguendo una trama e delle missioni, non più appoggiata lì come riempimento come in Ace Combat Infinity.
Bando alle ciance: andiamo a scoprire perché Ace Combat 7: Skies Unknown rappresenta tutto ciò che gli amanti della saga aspettavano con ansia. Abbiamo provato per voi la versione per PC.
Se ve lo siete perso vi consigliamo di andare a leggere il nostro speciale su Ace Combat 3: Electrosphere, il capolavoro nascosto per PlayStation 1 rovinato da una localizzazione infelice.
Bentornati a Strangereal
15 maggio 2019. Ci troviamo a Fort Grays, nel continente di Usean, a Strangereal. Noi rivestiamo il ruolo di Trigger, asso dello squadrone Mage di Osea. Come di consueto la serie parte in medias res, e ci troveremo a dover difendere la propria base dell’isola da dei bombardieri provenienti da Erusea. Questo non sarà altro che il primo passo verso una guerra continentale, la cui dichiarazione ufficiale arriverà da parte di Erusea nel giro di un paio di giorni. Il nostro compito pare abbastanza lineare finché non verremo incastrati durante una missione, dove l’aereo su cui volava l’ex presidente di Osea Harling salvato nel corso della missione verrà abbattuto da un missile con l’ID di Osea. Poiché Trigger si trovava in quel momento vicino al velivolo sarà ritenuto responsabile e spedito nel carcere/base aerea numero 444. Sarà solo l’inizio, tuttavia, dell’essere rimbalzati da una parte all’altra, di squadrone in squadrone.
Col passare del tempo e delle missioni, ci renderemo conto che non si tratta di una guerra tradizionale ma cominciano a comparire via via gli elementi sci-fi che hanno contraddistinto i capitoli di Ace Combat ambientati a strangereal. Erusea è infatti dotata di una tecnologia sufficientemente avanzata da produrre cloni in quantità industriale, ed è in grado di schierarne quantità ingenti ovunque grazie alle due possenti portaerei Arsenal Bird, dotati anche di uno scudo impenetrabile dai normali missili. Scopriremo inoltre come la IA di questi droni venga continuamente aggiornata grazie agli studi fatti sui voli di Mihaly, leggendario asso dello squadrone Sol, Erusea, da parte dello scienziato Schroeder.
Quest’ultimo sarà una delle due principali voci narranti all’interno di Ace Combat 7. Il gioco ci fornirà una visione a tutto tondo del conflitto, alternando le parole del ricercatore, intento a raccontarci quali siano gli sviluppi e cosa succeda dietro le quinte tra le fila di Erusea, e dall’altra parte Avril “Scrap Queen” Mead, meccanico dalle spiccate doti che si ritroverà all’interno della prigione 444 assieme a Trigger.
La narrazione è il modo prediletto per raccontare lo svolgimento del conflitto: sparuti saranno i dialoghi tra i personaggi, forse anche con l’intento di risparmiare sul budget relativo al lip-synching. Si alterneranno filmati fotorealistici di pregevole fattura (nonostante un inciampo diventato virale immediatamente… Povero cagnolone…) a briefing di missione, che andranno a coadiuvare il filo narrativo, aiutandoci a comprendere meglio cosa sta succedendo intorno a noi.
La trama apparirà più complessa di quello che in realtà sia inizialmente, ma con il proseguire delle missioni avremo una visione di insieme molto più ampia e completa, e benché vi sia decisamente un rallentamento quasi tedioso verso la metà del gioco, specialmente nella parte finale delle 20 missioni presenti nel gioco non mancheranno momenti emotivamente carichi, anche se non siamo ancora ai livelli di Ace Combat 5, e chi l’ha giocato è perfettamente conscio di cosa stiamo parlando.
Formula che vince… Forse però è il momento di svecchiare
Così come lo stile della trama e il modus narrandi non rappresentano uno stacco con ciò che siamo abituati a vedere nella saga di Ace Combat, anche il gameplay risulta essere classico, forse anche troppo. Gli archetipi delle missioni sono gli stessi che si ripetono in maniera quasi identica fin dai tempi di Air Combat: avremo missioni in cui il nostro scopo sarà distruggere caccia avversari, talvolta dotati di armi laser letali capaci di squarciare il cielo, altre volte dovremo farci strada tra miriadi di nemici e distruggerne il più possibile per totalizzare un punteggio sufficiente a proseguire nella missione, altre volte ci troveremo tra canyon strettissimi costretti a volare a bassa quota per non essere rivelati dai radar avversari, altre volte invece dovremo scortare nostri alleati fino alla loro destinazione.
Sono proprio queste ultime che rappresentano forse il punto più basso e frustrante raggiunto all’interno del gioco. Non vi è una escort mission che non dia l’impressione di essere fin troppo lunga e tediosa, e se in alcuni casi è quantomeno semplice, una volta osservati i nostri dintorni, decidere il piano d’azione, in altri casi dovremo essere noi a esplorare di nostra iniziativa la mappa per scovare i nemici, rendendo la missione un vero e proprio trial and error, che risulterà a lungo andare molto frustrante.
Un altro problema risultano inoltre le missioni dove il nostro target sarà non la distruzione di nemici ma il raggiungimento di una soglia di punteggio: tali missioni potranno durare anche più di 10 minuti, senza possibilità di velocizzarle. Per quanto sia soddisfacente fare terra bruciata di tutto ciò che ci si parrà davanti, ve ne sono davvero troppe le corso dell’avventura, rendendo il ritmo di gioco estremamente lento, quasi da sembrare essere state inserite per allungarne la durata.
L’elemento di gameplay nuovo introdotto all’interno di Ace Combat 7 è la presenza di differenti perturbazioni climatiche, nonché la presenza di nuvole e temporali che renderanno più complesso lo svolgimento delle missioni. Dovremo quindi stare attenti a fulmini e saette nel caso attraversassimo nuvole tempestose, che metteranno fuori uso i nostri strumenti di volo temporaneamente, oppure le nostre doti di pilota verranno messe alla prova quando il nostro velivolo verrà sbalzato da una parte all’altra a causa di una tempesta di sabbia durante una missione nel deserto. Volare tra le nuvole è sicuramente soddisfacente ed una (anche se piccola) ventata di aria fresca per la serie.
In generale, la durata media delle missioni è quasi doppia rispetto ai precedenti capitoli, giustificando così anche il ridotto numero di missioni presenti all’interno. La durata si attesta comunque tra le 10 e le 15 ore, quindi in linea con la media dei precedenti capitoli. Ovviamente la durata andrà ad aumentare nel caso siate dei complezionisti che desidereranno sbloccare tutto il sbloccabile all’interno del gioco.
La novità più grande rispetto ai precedenti capitoli è proprio nel sistema a griglia che ci permetterà di sbloccare aerei e potenziamenti da applicare ad essi. Ci troviamo di fronte ad tabellone con vari percorsi da seguire: ognuno di essi conterrà degli aerei e diversi perks da equipaggiare prima dell’inizio della missione. Per acquisirli sarà necessario spendere dei punti che otterremo una volta completate le missioni della campagna. Potrete ripetere le missioni quante volte volete, pertanto non preoccupatevi: potrete grindare quanto volete e sbloccare ogni singolo aereo presente all’interno del gioco.
Parlando di quest’ultimi, saranno presenti tutti i grandi classici della saga, dagli F15 di ogni tipo, Typhoon Eurofighter, il pressoché inutile bombardiere A-10, fino ad arrivare ai prototipi della serie Su, da sempre tra gli aerei più potenti presenti nella saga, come Su-47 e Su-57. I potenziamenti presenti saranno di ogni tipo e andranno da maggior manovrabilità, velocità o accelerazione, fino ad aumentare il carico di missili o armi speciali, rendere più potente la nostra mitraglietta di base, o renderci più difficili da scovare tra le nuvole nel cielo. È inoltre disponibile un ramo di potenziamenti pensati unicamente per la modalità multiplayer.
Un multiplayer interessante sulla carta
La parte multiplayer di Ace Combat 7 si articola su due diverse modalità. Da una parte avremo una modalità deathmatch, tutti contro tuttti, dall’altra team death match, dove due squadroni di assi dovranno fronteggiarsi nel cielo. L’idea di fondo è sicuramente interessante, e tutti all’epoca degli Ace Combat su PlayStation 1 e 2 abbiamo sognato di poter sfidare altri giocatori. Tuttavia, nell’applicazione pratica l’idea si dimostra meglio nella teoria: se infatti sarà per noi molto più facile evitare missili sparati dagli avversari, la stessa cosa varrà per loro, rendendo le dogfight estremamente lunghe e ripetitive, talvolta quasi interminabili nel caso l’abilità dei due piloti sia equiparabile. Mentre, inoltre, la modalità a team presenta elementi strategici capaci di creare una qualche profondità di gameplay, la modalità deathmatch è sicuramente più confusionaria che altro, e ci capiterà spesso di essere abbattuti senza rendercene conto.
Nella modalità multiplayer non potremo utilizzare immediatamente tutti i velivoli ottenuti nel corso della campagna ma avremo bisogno di accumulare una diversa valuta, questa volta ottenibile unicamente in modalità multiplayer, per sbloccare aerei più veloci e potenti. I potenziamenti, invece, come abbiamo già accennato saranno sbloccabili grazie ai punti ottenuti nel corso della storia, quindi molto più semplici da ottenere. Per quanto quindi questa modalità sia una idea interessante, temiamo a lungo andare risulti stancante e ripetitiva, e perciò possa diventare difficile trovare un match già nel corso dei prossimi mesi.
Una esperienza adatta alla piattaforma
Come premesso, la versione utilizzata è stata quella per PC su Steam. Il porting, uscito quasi due settimane dopo la versione per console, incontra quasi del tutto le aspettative. Innanzitutto, non viene forzatamente applicato nessun frame limiter, lasciando scegliere al giocatore il modo migliore in cui vivere l’esperienza di Ace Combat 7. È possibile quindi lasciare illimitati gli FPS, oppure lockarli a 144, 120, 90, o 60 FPS. Per il resto sono presenti tutte le opzioni grafiche classiche presenti nella maggior parte dei giochi sviluppati con l’Unreal Engine 4, quindi bloom, motion blur, qualità delle texture e anti-aliasing.
Il titolo risulta ben ottimizzato e grazie a qualche tweaking (tutti i dettagli a medio, niente motion blur e bloom) il gioco risulta sempre ampiamente sopra i 60 FPS, nonostante si sia usata una scheda grafica, la GeForce 660TI ben al di sotto come potenza di calcolo della raccomandata GTX 750TI. Anche con questi settaggi, l’esperienza di gioco è graficamente appagante e ci mostra uno Strangereal dalla fedeltà grafica come mai abbiamo visto fino ad ora.
Un paio di problemi che possono essere riscontrati si presentano nel caso vogliate giocare in 4K o con risoluzioni multiple di 21:9. Il problema di risoluzione è facilmente risolvibile andando a cambiare le impostazioni di Windows: in caso la risoluzione dello schermo sia infatti settata come 1920×1080, il gioco non vi permetterà di impostare una risoluzione 4K. Nel caso possediate un flight stick, invece, vi invitiamo ad osservare la pagina ufficiale del gioco su Steam per controllare se il vostro stick sia supportato. Un team di modder è comunque al lavoro per far sì che ognuno di essi venga supportato in futuro, e Bandai Namco stessa ha affermato di essere al corrente del problema e star cercando una soluzione.
Come accennato, dal punto di vista della grafica il gioco si difende molto bene: gli effetti climatici risultano ben distinti e efficaci, anche se di tanto in tanto la troppa luminosità rende difficoltosa la lettura dell’HUD. Gli scenari per quanto di pregevole fattura non risultano particolarmente dettagliati e per quanto aiutino nell’immersione nel corso della missione, si mostrano nella loro aridità nel caso decidessimo di affrontare qualunque missione in modalità volo libero per osservare più attentamente i nostri dintorni.
La colonna sonora risulta decisamente uno dei picchi di Ace Combat 7, composta da oltre 3 ore di musica che spazia dall’orchestra al nu jazz, passando per tracce di elettronica più ritmate e intermezzi rockeggianti, quasi metal. Non mancano certo nemmeno pezzi più atmosferici, composti da cori a metà tra l’angelico e il marziale. Di una cosa siamo certi: è sicuramente una delle colonne sonore più azzeccate degli ultimi tempi.
In conclusione
Ace Combat 7: Skies Unknown è un classico Ace Combat in tutto e per tutto. Gli archetipi delle missioni sono quelli a cui siamo abituati e la trama, narrata da filmati in CGI di pregevole fattura, unisce elementi politici ad elementi di fantascienza come i fan sono abituati, senza risparmiare anche momenti particolarmente emotivi. Purtroppo, questa classicità risulta essere anche la debolezza del titolo, che mostra una serie arenata su se stessa, per quanto piacevole da giocare. Una colonna sonora di ottima fattura aiuta a risollevare la qualità del titolo, che presenta anche una modalità multiplayer divertente solo per qualche oretta, per poi diventare dimenticabile.