Pineview è una piccola cittadina americana tra i boschi e la costa, una perfetta location per un giallo. Siamo nel 1996 e nei panni dell’investigatore Michael Stone dovremo indagare sull’omicidio di due persone. Questa è la premessa di Rainswept, videogioco indie sviluppato da Arman Sandhu.
Ormai sempre più di frequente capita di avere a che fare con titoli sviluppati da una singola persona. Da Cave Story di Daisuke Amaya a Braid di Jonathan Blow, fino al pluripremiato Undertale di Toby Fox. Quasi sempre questi indie spiccano per originalità e innovazione; il motivo principale risiede proprio nella libertà creativa concessa dal lavoro autonomo dei loro creator.
Anche Rainswept è stato sviluppato esclusivamente da Arman, ad eccezione di un piccolo aiuto per le musiche. Per il resto, la programmazione su Unity, la grafica minimale e la sceneggiatura è tutta opera sua. Il gioco si presenta come un ibrido tra un classico punta e clicca (come Monkey Island o Broken Sword) ed una graphic novel. I comandi sono semplici ed essenziali: ci si muove usando la tastiera mentre è possibile interagire con gli oggetti e i personaggi su cui appaiono delle icone facendoci click sopra. Da queste, un menù circolare ci permetterà di scegliere l’azione desiderata.
Essenzialmente il gameplay consiste nel camminare per Pineview, compiere azioni e dialogare con i cittadini. Nessun inventario, pochissimi enigmi. Gli unici oggetti a nostra disposizione saranno l’agenda di Michael, che serve semplicemente da promemoria, e la mappa della città. Quella di Arman è una coraggiosa scelta di game design che punta tutto sulla componente narrativa e sull’impatto emotivo scaturito dalle immagini e dalla musica. Un mix di elementi davvero forte, ma minato da banalissimi errori.
La storia è scritta davvero bene e, senza fare spoiler, possiamo dire che è appassionante, cruda e abbastanza originale. Procede tramite tre linee narrative: quella dell’indagine di Michael Stone, investigatore e fumatore incallito, la sua tormentata background story e i flashback delle due vittime.
Curata la caratterizzazione di Michael e delle due vittime Chris e Diane, ma non si può dire altrettanto degli altri personaggi; alcuni di questi, seppur fondamentali per la trama, sembrano delle macchiette ed è un vero peccato, visto che probabilmente l’atmosfera che voleva creare il game designer era quella della tipica cittadina dove ogni abitante ha qualcosa da nascondere.
Così come il gameplay, minimale anche la grafica che, se nella maggior parte dei casi regala panorami davvero suggestivi, in altri è davvero troppo rudimentale, specialmente in alcune animazioni fin troppo goffe. Le musiche sono molto piacevoli, quasi lasciano dimenticare l’assenza di un doppiaggio che, sinceramente, vista la semplicità estetica del titolo, sarebbe stato superfluo.
Un gioco che, nonostante gli alti e i bassi e un finale abbastanza rushato ha una longevità accettabile per un indie (si parla di 4/5 ore). Se non fosse per i bug avrebbe preso un buon 7 e mezzo.
Passano, infatti, le piccole imperfezioni da post rilascio come telecamere ballerine e\o oggetti e personaggi posizionati a caso. Tuttavia non posso perdonare i gravissimi bug che minano anche la continuità del gioco: mi è capitato di ritrovarmi in dialoghi fuori contesto semplicemente perché mi sono recato in una location quando avevo altro da fare per poi imbattermi in un “syntax error”.
D’altro canto ammetto anche che lo sviluppatore si sta impegnando giorno e notte, senza freni, per risolvere ogni tipo di problema. In luce anche del fatto che si tratta pur sempre del lavoro di un singolo individuo, sono disposto a dare fiducia, abbassando il voto di solo mezzo punto. Rainswept lo consiglio se siete appassionati di gialli o telefilm come Twin Peaks. Ecco, magari aspettate che lo sviluppatore fixi tutti i bug per giocarci, così da godervi appieno l’esperienza.
This post was published on 14 Febbraio 2019 11:34
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