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Recensione Yakuza Kiwami (PC)

Quando arrivò il primo Yakuza sull’ormai vetusta Playstation 2 il mondo si poté, finalmente, confrontare con un titolo che dichiarava ai quattro venti un amore sconsiderato per la saga di Shenmue, nata e (quasi) morta sull’altrettanto cadaverico Sega Dreamcast. A differenza di quest’ultima, la saga di Yakuza riuscì a sopravvivere per i successivi tredici inverni, tirando fuori sette capitoli principali e una quantità considerevole di spin off e variazioni sul tema: Yakuza Kiwami è una di queste.

Yakuza Kiwami, già uscito su Playstation 4 nel 2017, ed oggi analizzato nella sua versione Steam è un vero e proprio remake del primo capitolo della saga che ha visto nascere la leggenda del Dragone di Dojima, una riedizione con grafica e gameplay aggiornata del primo capitolo che ha visto la storia di Kiryu Kazuma prendere forma e dipanarsi sino al recente Yakuza 6: The Song Of Life.

Yakuza Kiwami abbraccia l’idea di ripresentare il titolo originale aggiornandone aspetto tecnico e meccaniche attraverso la tecnologia attualmente disponibile sul mercato. Sega, con questo capitolo, ha riportato le vicende del titolo del 2006 su schermo utilizzando lo stesso engine che ha animato Yakuza 5 e Yakuza 0, fornendo ulteriori cutscenes e migliorando in modo sensibile il gameplay con aggiunte mirate.

Vediamo insieme, con maggiore cura, alcuni degli aspetti più importanti del titolo di Sega.

Yakuza Kiwami, proprio come lo ricordavamo…

Chiunque abbia giocato al primo capitolo di Yakuza ben ricorda le scene d’apertura, la prima scazzottata nei panni di Kiryu Kazuma e il primo importante colpo di scena che da il via alle vicende del gioco. Il titolo di Toshihiro Nagoshi si impegna fin da subito per riproporre con intelligente cura per il dettaglio tutti quei momenti che hanno trasformato i primi vagiti della saga in videogiochi di successo, aggiungendo qua e nuove scene e migliorando l’esposizione della narrativa con dei contenuti nuovi, in grado di dipanare dubbi e domande che invece sorgevano naturale all’interno del titolo originale.

La storia è rimasta quella che ricordavamo: Kiryu Kazuma, conosciuto come Drago Di Dojima, è un giovane esponente della Yakuza che sta lentamente scalando la gerarchia della famiglia a cui appartiene; un giorno, per salvare le due persone che gli sono più care, sceglierà di sacrificare se stesso accollandosi un crimine che non ha compiuto e finendo in prigione per dieci anni.

Al suo ritorno nel mondo tutto risulterà drasticamente diverso: un mondo dove il post per Kazuma non c’è e dove tutti sembrano essere cambiati in modo drastico, a partire dalle due persone più importanti rimaste: Akira Nishikiyama e Yumi.
Sarà compito di Kazuma e del giocatori scoprire cosa si nasconde dietro la scomparsa di Yumi e dietro l’ascesa di Nishiki ai vertici delle famiglie.

Q

uesta narrativa è immersa in modo sapiente e affascinante all’interno del contesto mafioso del gioco dove viene proposta una versione affascinante (ma al contempo minacciosa) della situazione criminale del Giappone urbano. Nel giro di circa quindici/venti ore il giocatore avrà la possibilità di completare i dodici capitoli in cui il gioco è suddiviso, arrivando ai titoli di coda con giusto una minima parte di tutte le cose che gli sviluppatori hanno nascosto tra le vie di Kamurocho.

Kamurocho stessa è stata potenziata e migliorata a dismisura, allontanandosi lievemente da quella che era la versione originale del gioco e assomigliando invece al parco giochi urbano e fascinoso che abbiamo imparato a conoscere in Yakuza 0 e negli ultimi capitoli arrivati su console. Ogni via nasconderà un locale interessante da visitare, un minigioco (niente classici Sega, in Kiwami è presente soltanto il minigioco chiamato Insect Queen) in cui primeggiare o un piatto tipico da assaggiare per guadagnare punti esperienza.

Yakuza Kiwami resta un vero e proprio ludibrio per tutti quei giocatori che intendono portare la percentuale di completamento di un titolo al fatidico 100%. Tutti gli altri potranno vivere una tranquilla vacanza in giro per le strade del quartiere a luci rosse di Tokyo, sorseggiando alcolici pregiati o gettando i propri risparmi nelle sale giochi locali solo per il gusto di farlo districandosi in dodici capitoli di gioco: alcuni di questi sono prettamente narrativi e lasciano pochissimo respiro al giocatore, altri invece riempiranno Kiryu di cose da fare portandolo in giro per gli antri più bui della cittadina alla ricerca di cose da fare.

Botte comprese.

Se qualcuno ci obbligasse a catalogare Yakuza Kiwami all’interno di un preciso genere videoludico, quest’ultimo potrebbe semplicemente essere il buon vecchio Beat em’up con una grandissima importanza data alla narrativa. Il titolo mette in mostra il suo gameplay tra una cutscene e l’altra, dando al giocatore una grande quantità di loschi figuri con cui venire alle mani.

Il titolo anche qui si distanzia dal capitolo originale della saga per presentare un combat system più variegato e approfondito: Yakuza Kiwami riprende il combattimento in diversi stili che abbiamo imparato ad apprezzare in Yakuza 0 aggiungendo un twist alla progressione del nostro personaggio. Questa volta apprendere nuove tecniche di lotta non sarà solo questione di punti esperienza. Un intero ramo di abilità, ad esempio, è collegato in modo importante alla figura di Goro Majima, personaggio secondario molto importante, che braccherà (letteralmente) il nostro protagonista per le strade del quartiere alla ricerca di una rissa. Ogni incontro con il suddetto Goro sarà un passo in più verso l’ottenimento delle abilità legate allo stile del dragone, arte marziale simbolo dei trascorsi di Kiryu.

Il resto apparirà più o meno casualmente per le vie di Kamurocho, sempre attraversate da brutti ceffi che avranno voglia di misurarsi con il carisma e le nocche del nostro personaggio preferito. Gli incontri, randomici ma evitabili, trasporteranno il nostro protagonista in un arena composta dall’ambiente circostante. Qui, tra schivata, attacchi leggeri/pesanti/prese e parata ci si ritroverà ad abbattere malintenzionati e altre amenità utilizzando come arma moltissimi oggetti che compariranno a schermo.

Le prime beghe del titolo, purtroppo, appaiono qui: esattamente come nei capitoli 0 e 5, Yakuza Kiwami ha un sistema di combattimento divertente ma legnosetto. I movimenti sono spesso imprecisi, il tracking sui nemici è pessimo e l’intelligenza artificiale di questi ultimi è lontana anni luce dalla sufficienza. Finché gli avversari saranno dotati di un numero umano di punti vita il divertimento non sembra mancare; il discorso purtroppo cambia quando ci si addentra nelle bossfights sparse per i vari capitoli.

Qui ci si ritroverà a picchiare esseri umani con la resistenza di montagne, tirando avanti combattimenti alle volte lunghi anche decine di minuti con un singolo avversario che incassa centinaia e centinaia di colpi senza variare particolarmente il suo moveset. A tutto questo aggiungiamo poi delle missioni secondarie che, per rispecchiare il titolo originale, perdono su tutta la linea con la varietà e la follia che ha caratterizzato i compiti opzionali di tutti i capitoli della saga a partire dal terzo; all’interno di questo capitolo le varie substories hanno più il sapore dei riempitivi che dell’aggiunta gustosa.

Tecnicismi da mafioso giapponese.

La versione PC di Yakuza Kiwami si comporta tutto sommato bene, come sempre più spesso ultimamente accade per il mondo dei porting nipponici quando c’è Sega di mezzo. Il titolo può essere giocato sia con la tastiera che con il pad (anche se quest’ultimo è consigliato dal gioco stesso) ed ha una nutrita serie di opzioni che permettono un buon grado di personalizzazione. Apprezzatissima da chi scrive è l’opzione per sbloccare il framerate all’interno delle cutscenes, altrimenti lockate ai 30 frame del titolo originale.

Yakuza Kiwami graficamente è lontano dall’anno in cui viene rilasciato: complice anche il motore grafico vecchio di una decina d’anni, il titolo con tutto impostato a qualità Ultra è lontano dal ludibrio tecnico a cui invece è possibile assistere avviando il sesto capitolo della saga. Questo significa anche che il titolo è perfettamente funzionante anche su macchine piuttosto datate e che si può godere della narrativa e del gameplay senza dover spendere migliaia di euro per un PC.

Alla fine Yakuza Kiwami offre più di trenta ore di gioco tra main quest e contenuti secondari per un prezzo budget; un titolo leggero in grado di girare anche su configurazioni vecchie di un lustro e che offre al giocatore il punto di partenza migliore per assaporare il brand di Sega; non fatevi spaventare dalla lingua inglese e dalla grande quantità di testo e gettatevi con tranquillità all’interno di un’ esperienza ludica di tutto rispetto.

This post was published on 12 Febbraio 2019 13:25

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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