L’attesa è ormai terminata e Kingdom Hearts 3 è già sugli scaffali dei negozi da più di una settimana (se si calcolano le rotture del day one in diversi paesi) così come la maggior parte delle recensioni. Ecco perché vogliamo proporvi una lettura diversa come avrete già intuito dal titolo.
Per chi non lo sapesse Kurt Zisa è uno dei boss segreti del primissimo Kingdom Hearts trovato nel mondo di Aladdin. Il temibile nemico è caratterizzato da una testa di serpente e sei braccia, proprio come abbiamo deciso di lavorare per questa recensione. Il sottoscritto, Simone Alvaro Segatori e Amerigo “IlCirox” Cirelli cercheremo di rispondere alla seguente domanda: Ne è valsa l’attesa?
Kingdom Hearts 3 – Dove eravamo rimasti
Subito dopo gli eventi di Kingdom Hearts Dream Drop Distance e più precisamente dopo il filmato finale di Birth by Sleep: A fragmentary passage, Sora a differenza di Riku non riesce a superare l’esame per il simbolo di maestria per diventare maestro del Keyblade. Viene quindi mandato dal maestro Yen Sid ad affrontare un nuovo viaggio per recuperare i poteri perduti. Sora, Pippo e Paperino fanno rotta verso il Monte Olimpo per parlare con Ercole visto che anche lui un tempo aveva perso i poteri e li ha poi ritrovati. Dopo una serie di peripezie ed uno scontro con Ade e i Titani, Sora non riesce a ritrovare il suo potere ma impara un’importante lezione: trovare qualcosa per cui combattere con tutto il suo cuore. Da qui Sora intraprenderà un lungo viaggio attraverso vecchi e nuovi mondi dove rincontrerà vecchie conoscenze e creerà nuovi fortissimi legami.
Nel frattempo Riku e Re Topolino si dirigono verso il Reame dell’ Oscurità per cercare Aqua, maestra del Keyblade scomparsa più di 10 anni prima, unica salvezza per gli altri due maestri scomparsi: Terra e Ventus. Anche Kairi e Lea (versione umana di Axel) vogliono fare la loro parte e cominciano il loro addestramento per padroneggiare l’uso del Keyblade presso mago Merlino.
L’eredità del Keyblade
In termini di meccaniche Kingdom Hearts 3 non si distacca molto da quello che avevamo avuto modo di testare durante la Milan Games Week e Lucca Comics ma si nota naturalmente un miglioramento rispetto alle demo provate. L’azione è come sempre il fulcro del gioco andandosi a spettacolarizzare sempre di più mano mano che si prosegue con la nostra avventura senza mai però perdere fluidità anche nelle situazioni più concitate. A differenza dei capitoli precedenti viene data totale libertà al giocatore su come affrontare le battaglie grazie a sistema di comandi situazionali che renderanno ogni combattimento un’esperienza unica e divertente.
A nostra disposizione avremo diverse abilità per prevaricare i nostri nemici:
- Attacchi normali.
- Magie, molte di meno rispetto ai capitoli precedenti ma molto più letali.
- Fusioni del Keyblade, forme nuove per la nostra arma che modificano il nostro stile di combattimento come le le ormai scomparse fusioni del 2.
- Attrazioni, comandi situazionali che ci permettono di evocare le maggiori giostre dei parchi Disney.
- Legami, vecchie e nuove evocazioni (come il Divorasogni e Ralph Spaccatutto) si uniscono a Sora sul campo di battaglia per creare potenti combo.
La telecamera è sempre stata uno dei grandi scogli della serie regalandoci spesso inquadrature scomode e compenetrazioni con l’ambiente circostante ma qui, anche se permane qualche capriccio, la situazione è nettamente migliorata riuscendo a gestire al meglio sia le ondate di nemici, le nostre acrobazie e soprattutto le diverse evocazioni.
Un solo cielo, un solo destino
Mai come prima d’ora i mondi Disney in Kingdom Hearts si legano così bene alla macrotrama principale andando a ricalcare fedelmente le pellicole cinematografiche come Frozen e Rapunzel o continuando la narrazione con storie originali che proseguono i racconti dei film come in Toy Story e Monsters & Co. Lungo il nostro viaggio i protagonisti Disney, questa volta, interagiscono attivamente con gli antagonisti di Sora e con lo sviluppo del personaggio stesso uscendo quindi dal semplice ruolo marginale assegnatogli in precedenza. Anche gli stessi Malefica e Pietro cominciano ad assumere maggiore spessore diventando sempre di più dei personaggi da tenere d’occhio.
A differenza dei precedenti titoli i mondi non risultano più come una serie di stanze messe in un lungo corridoio separato da schermate di caricamento ma sono ambienti pienamente esplorabili, caratterizzati da da uno sviluppo non solo orizzontale ma soprattutto veritcale che dona al tutto una profondità maggiore. Ciliegina sulla torta è l’aggiunta di PNG neutri oltre ai protagonisti Disney per rendere i mondi più vivi, camminare per Tebe o scorrazzare per Crepuscopoli tra la folla che reagisce al tuo passaggio rende il tutto maggiormente godibile.
Tutte queste migliorie sono il frutto del passaggio all’Unreal Engine 4 che nonostante abbia rallentato lo sviluppo del gioco ha permesso ai developer di spaziare in termini stilistici andando dalla tipica grafica cartoon al fotorealismo del mondo de I Pirati dei Caraibi. Avere mondi così esplorabili si traduce con una grossa serie di collezionabili sparsi per i diversi livelli che metteranno alla prova il vostro occhio alla ricerca di particolari dettagli e numerosi minigiochi durante gli eventuali backtracking.
Per viaggiare tra un mondo e un altro tornano i viaggi con la Gummiship, la navicella cubettosa da personalizzare come più preferiamo, che mostra alcune novità senza perdere di vista l’animo principale di questa feature. Grazie ad un sistema di free roaming potremo esplorare lo spazio profondo, lasciandoci la piena libertà di decidere il modo migliore di raggiungere il nostro obiettivo qual’ora si scelga di affrontare battaglie inter galattiche, fotografare costellazioni o andare dritti alla meta. La personalizzazione rispetta i canoni classici della serie senza introdurre particolari modifiche.
Il fanservice che ci piace
Come detto prima i mondi Disney godono di una forte fedeltà al materiale originale, non solo in termini di storia e stile ma anche nel ricreare perfettamente le scene più amate dei diversi film rendendo sottilissima la linea tra questi due media.
Per Square Enix si è trattata di una vera e propria sfida in quanto le direttive molto ferree di Disney hanno impedito una condivisione dei modelli poligonali tra le due aziende, lasciando la prima con un pugno di indicazioni scritte ed un carico di aspettative che rispettassero gli standard della seconda. Alcuni elementi ormai “automatici” nell’animazione Disney come il movimento dei capelli o dei tessuti sono stati programmati da Square Enix completamente a mano tramite un sistema di “ossa” componenti i diversi modelli poligonali per permettere movimenti quanto più fluidi possibili. Basti pensare che il modello di Elsa comprende 348 ossa mentre invece Tia Dalma dei Pirati dei Caraibi ne ha 700.
Il motore grafico è stato usato egregiamente anche per abbattere quanto più possibile la differenza tra cinematic e grafica di gioco alternando momenti di gameplay a lunghi e spettacolari filmati di intermezzo il tutto renderizzato in tempo reale. A livello tecnico il gioco presenta un comparto grafico capace di mantenere prestazioni elevate su tutte le console su cui è disponibile (40-45 fps) riscontrando minuscoli cali di frame su uno o due elementi lontani dal fulcro della battaglia se si gioca su versioni standard, ma la freneticità dei combattimenti non vi farà notare facilmente queste casistiche.
Infine la colonna sonora anche se vanta di poche tracce originali, tra cui musiche dei film Disney, non smette di emozionare riproponendoci delle rivisitazioni delle musiche che abbiamo imparato ad amare in tutti questi anni.
I nostri verdetti
– Diego
Kingdom Hearts 3 è l’epica conclusione della saga di Xehanort e come tale punta tutto sulla spettacolarità sia del gameplay che delle cinematic passando per scenari mozzafiato tratti da alcuni tra i più grandi successi di animazione. Il gioco punta per prima cosa a divertire e a raccontare una storia capace di farvi emozionare lungo tutto il percorso lasciandosi alle spalle (forse momentaneamente) sfide troppo complesse e tecnicismi preponderanti visti soprattutto nelle versioni Final Mix dei diversi cofanetti. Il titolo è sicuramente godibile a pieno se si ha esperienza di tutti i capitoli precedenti e non solo dell’1 e il 2 come molti credono ma data la frammentarietà della saga ci si può approcciare anche senza alcuna conoscenza della storia. Si conferma quindi la sensazione avuta durante la prova della demo a Milano: Kingdom Hearts 3 è la somma di tutte le cose positive viste negli anni precedenti attingendo anche da elementi di Final Fantasy XV delineando così un’esperienza di gioco divertente e senza intoppi che vi farà sorridere e scendere qualche lacrima durante tutta l’avventura. Gli anni d’attesa (che in realtà sono 7 se si conta da Dream Drop Distance) sono stati ben ripagati.
Voto: 10
– Simone
Kingdom Hearts 3 è un titolo che soffre pesantemente dei molteplici anni che lo separano dagli altri due capitoli principali, parla a un pubblico di fan ormai molto cresciuto e propone una formula di gioco che, per quanto eccezionale in alcuni aspetti, risulta ormai appartenente ad un’altra epoca videoludica. La pesantezza del lungo processo di sviluppo si sente soprattutto nella trama che fatica a tenere insieme tutti i pezzi di un universo narrativo tanto vasto. Dal punto di vista di un nuovo giocatore però, che fruisce il gioco libero dal peso degli anni, Kingdom Hearts 3 offre la possibilità di assaporare un titolo con molteplici e nuove sfaccettature con una trama profonda che spinge il giocatore ad esplorarla rimanendo quasi invischiato negli interrogativi che pone. In conclusione ne è davvero valsa l’attesa? Assolutamente sì, nonostante il gioco sia arrivato davvero fuori tempo massimo e i capitoli di mezzo – tra il 2 e il 3 – non sono stati all’altezza di tenere alto l’interesse dei giocatori, Kingdom Hearts 3 è un grande gioco, nonché il miglior capitolo dell’intera saga Square Enix.
Voto: 9
– IlCirox
Da fan della serie attendevo con ansia Kingdom Hearts 3, visto però il trattamento subito da Final Fantasy XV ammetto che nutrivo qualche timore sulla qualità finale dell’opera. Fortunatamente non sono rimasto deluso. Sia dal punto di vista tecnico che narrativo è stato svolto un lavoro eccezionale ed il gameplay è il più divertente della saga, magari la curva di difficoltà è un po’ più bassa del solito, tuttavia adeguata allo standard dell’utenza videoludica odierna. Niente che tra l’altro possa essere fixato con una patch. Si tratta di un gioco appetibile davvero per tutti: sia dai casual, fan dei film Disney che dai vecchi fan hardcore delle avventure di Sora, Paperino, Pippo e compagnia. Dunque per rispondere alla domanda “Ne è valsa davvero l’attesa?” Ho cercato di mettere da parte tutta l’emotività che mi ha trasmesso il gioco (un po’ come fa Riku con l’oscurità), si tratta pur sempre di un franchise che mi porto dietro da quando ero un bambinotto – Anche perché sicuramente non frega a nessuno degli occhi lucidi che avevo nelle scene finali. Oggettivamente parlando la risposta è sì. Kingdom Hearts 3 non solo ha superato le mie aspettative ma è anche uno dei migliori capitoli del franchise.
Voto: 9