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Recensione: Remothered Tormented Fathers

Finalmente è uscito dall’early access Remothered Tormented Fathers, indie horror italiano per PC – uscirà in seguito Xbox One e Playstation 4 – scritto da Chris Darril – pseudonimo del catanese Christopher Valenti – e sviluppato da Darril Arts e Stormind Games. Il titolo si presenta come un survival horror alla stregua di Outlast, dove si interpreta un personaggio normale e si deve sopravvivere a circostanze fuori dalle nostre possibilità, senza l’ausilio di armamenti particolari se non qualche oggetto di fortuna. Anche l’Italia, seppur con qualche anno di ritardo, inizia a farsi notare nel mondo videoludico, dopo The Town Of Light e Mario + Rabbids Kingdom Battle, sviluppato con la collaborazione dello studio milanese di Ubisoft.

Vestiremo i panni di Rosemary Reed, giornalista sulla trentina alle prese con un’indagine sulla sparizione di Celeste, figlia di un ricco avvocato, Richard Fenton. Ormai vecchio e malato, vive rinchiuso nella sua villa assieme all’infermiera che se ne prende cura durante il giorno. Rosemary, dopo un iniziale colloquio con l’anziano, decide di restare nella stanza per scoprire qualcosa di più e da qui iniziano i suoi sforzi di sopravvivere agli sforzi di ucciderci di Felton, nudo se non per un grembiule lercio che, armato di mannaia, vaga per la casa nel tentativo di fermarci. Scopriremo drammi e intrighi mortali che si sono svolti tra quelle mura e fuori in circa sei ore di gioco che ci terranno costantemente sulle spine.

Un omaggio all’horror

Remothered Tormented Fathers è, per ammissione stessa di Chris Darril, un omaggio al mondo dell’horror, sia esso letterario, cinematografico o videoludico. I riferimenti ai capisaldi del genere saranno innumerevoli, sparsi sia lungo la trama che negli ambienti e nei personaggi. Basti osservare con più attenzione il viso della protagonista, che ricorda moltissimo quello di Jodie Foster ai tempi in cui interpretò magistralmente Clarisse Starling ne Il Silenzio Degli Innocenti, o far caso come uno dei nemici che ci darà la caccia per la casa rimandi ad uno dei capisaldi dell’horror italiano, ovvero il coinvolgimento degli organi religiosi. Noterete anche diversi rimandi alle opere di Hitchcock e di Argento.

Siamo quindi di fronte ad un titolo fatto solo di rimandi o puramente citazionistico, quindi privo di qualsivoglia sostanza? No, per niente. Remothered Tormented Fathers è sì un titolo che omaggia il genere, ma non solo.

La storia, che inizia in maniera quasi banale, a mano a mano che si prosegue con il suo svolgimento diventa sempre più accattivante e soprattutto inquietante, come in ogni buon horror che si rispetti. Come gameplay, per quanto non sia assolutamente nulla di nuovo, non stanca e neanche a lungo andare, tanto che potreste ritrovarvi a completare il gioco in un’unica sessione.

Comparto tecnico di buon livello

Tecnicamente parlando è stato fatto un buon lavoro per quanto, essendo un titolo indipendente, non possiamo aspettarci chissà cosa. Nonostante ciò, abbiamo comunque a che fare con un comparto grafico di tutto rispetto, soprattutto per quanto riguarda le ambientazioni. Il team di sviluppo ha lavorato molto bene sull’ottimizzazione del titolo, che anche spinto al massimo riesce a mantenere un framerate stabile anche ad alte risoluzioni.

Nettamente migliore invece è il sonoro, sia per quanto riguarda gli effetti audio che le musiche, composte da Nobuko Toda, noto per aver lavorato a titoli del calibro di The Evil Within e Metal Gear Solid, e Luca Balboni, musicista italiano che fa parte degli studenti di Hans Zimmer alla sua Remote Control Production. Oltre ad essere veramente belle ed atmosferiche, quasi fossero state concepite più per un contesto di album ambient music che per un videogame, tornano comodo in fase di gioco, perchè ci permettono di capire quanto vicino sono i nemici.

Buoni i controlli, sia da tastiera e mouse che da pad. A riguardo però abbiamo un piccolo problema, ovvero che se ad esempio iniziate il gioco con il pad e per un qualche motivo cambiate e passate a mouse e tastiera, i prompt per comandi e QTE potrebbero a volte venire visualizzati come input con i tasti del pad, cosa poco piacevole soprattutto se vi succede in una determinata sequenza verso la fine del gioco.

Piccole pecche non troppo evidenti

Per quanto Remothered Tormented Fathers sia un titolo fatto molto bene, esso presenta alcuni problemi. Il già citato disguido con pad e tastiera è il più eclatante, per dirne uno, ma siamo comunque di fronte ad un titolo limitato, sotto diversi aspetti.

Il primo tra tutti è il comparto grafico, che sì è più che accettabile, ma è visibilmente datato, soprattutto per quanto riguarda i modelli delle persone e i piccoli dettagli che servono a rendere i personaggi più umani, che in certe situazioni somigliano più a delle bambole di porcellana. Belle le animazioni però. Inoltre, Remothered Tormented Fathers può essere completato in pochissimo tempo, un giocatore avvezzo a questo tipo di giochi potrebbe completarlo in quattro ore scarse. Noi per esempio ce ne abbiamo messe cinque, ma l’intenzione di rigiocarlo è praticamente nulla, quindi come titolo non brilla nè per longevità nè per rigiocabilità.

Non fatevi intimorire però, perché l’esperienza è ben strutturata e comunque piacevole. In fondo siamo di fronte ad un titolo indipendente ma molto ambizioso, il primo di una trilogia che non vediamo l’ora di giocare, sia per sapere come continua la trama sia per vedere come Darril Games migliorerà per quanto riguarda l’abilità nello sviluppo.

This post was published on 7 Febbraio 2018 10:32

Eleonora Muzzi

Professionista del doppio senso, videogiocatrice da un quarto di secolo, scrittrice per hobby, geek da sempre. Alla ricerca di più posto per sistemare i fumetti e videogiochi. Gioco ad un po' di tutto, non ho un genere preferito in assoluto, ma tendo a prediligere FPS con elementi RPG e stealth, anche se di tanto in tanto potreste trovarmi in un tunnel chiamato Cities Skylines in cui mi rintano per settimane a volte, dimenticandomi che esistono altri tipi di gioco.

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