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Recensioni

Hitman 2 | Recensione di un incapace (PS4)

Il sicario con la pelata più liscia e lucida del mondo torna in un nuovo capitolo sviluppato da IO Interactive e pubblicato da Warner Bros. Interactive Entertainment. A due anni dalla prima stagione che ha visto un cambio netto nella formula di distribuzione del gioco, rimettiamo i mille panni dell’Agente 47. Il titolo di questa recensione di Hitman 2 dice tutto: questa è infatti una recensione anomala, perché redatta da un incapace. Sì, io non sono un fenomeno nei videogiochi stealth, inettitudine videoludica che viene amplificata in titoli in cui un approccio mediamente action può portare solo a effetti nefasti.

Io l’ho fatto presente anche alla redazione, in fase di consegna della key: “Siete sicuri di voler mettere nelle mie mani la vostra credibilità?”. Erano sicurissimi, contenti loro. Eccomi qui a recensire le ultime fatiche dell’Agente 47.

Un fisico asciutto!

Hitman 2: sulle tracce del Cliente Ombra

Sarò un incapace, ma almeno la trama riesco a seguirla… forse. Facciamo prima, però, un passo indietro: l’Agente 47 lavora per l’ICA, un’organizzazione che sottopone vari soggetti a dei test per scoprire “nuovi talenti” nell’arte dell’assassinio. L’Agente 47 colpisce fin da subito i piani alti della società, tra cui Diana Burnwood, colei che supervisiona i test. Le sfide a cui viene sottoposto per lui diventano facili come bere un bicchiere d’acqua: il suo sangue freddo, la sua apatia e il suo sguardo impassibile sono dettagli che non possono lasciare indifferenti. L’ICA inizia a sospettare che quell’individuo sia già stato in passato un efficiente sicario per un’altra organizzazione.

Non è il momento per fare gli schizzinosi e così l’Agente 47 viene addestrato e poi buttato sul campo per missioni ad alto rischio. In Hitman 2, le missioni che andremo ad affrontare sono, come di consuetudine, sparse per il mondo e ci vedono impegnati nell’eliminazione di obiettivi sensibili, i quali, uno dopo l’altro, cadendo come mosche, formano una scia che, nelle speranze dell’ICA, dovrà portarci all’identificazione di un famigerato Cliente Ombra.

Non è tutto, ovviamente. L’Agente 47, pian piano, uccisione dopo uccisione, si avvicinerà anche a segreti che si celano nel suo oscuro passato.

L’erba alta ci lascia il tempo di pianificare l’assalto.

L’arte dell’assassinio

Adesso arriva il bello, cioè, le prove che io stesso dovrò darvi sulla mia totale incapacità a giocare Hitman 2… ma anche quelle che testimoniano l’eccellente lavoro svolto da IO Interactive. La parola arte non è messa lì per caso: troppo facile fare i bulletti con le armi spianate e una resistenza ai colpi nemici fuori dal comune. In Hitman 2, uccidere è una cosa seria e va fatta seguendo regole ben precise ma che, allo stesso tempo, non limitano il nostro raggio d’azione. All’inizio di ogni missione, ci verranno forniti dettagli sul nostro o sui nostri bersagli e sul luogo in cui ci muoveremo. Prima di avviarla potremo scegliere un numero limitato di oggetti da portare con noi, come un grimaldello (la mia scelta numero uno in ogni missione, perché una porta chiusa è sempre snervante), un cavo di fibra per strangolare ignari vittime e altre belle cosine.

Possiamo decidere anche di portare un’arma, come una pistola silenziata, o farcela lasciare dall’ICA in un qualche posto specifico dove noi poi andremo a recuperarla. Possiamo poi scegliere il vestito iniziale che preferiamo indossare per non destare sospetti (tanto si sa come va a finire, inizi vestito come un uomo di tutto rispetto e finisci la missione vestito da pappagallo gigante). A noi la scelta anche del punto della mappa in cui vogliamo iniziare la nostra esplorazione. Durante la prima run, le opzioni non saranno tantissime, ma più si sarà bravi più oggetti, armi e luoghi si sbloccheranno in fase di briefing.

Esplorazione, perché usare proprio questo termine? Perché Hitman 2 non è strutturato come una scatola chiusa che ci permette di andare dritti al punto e filarcela. Bisogna osservare, ascoltare, girare senza una meta, anche per mezz’ora se necessario. Ho provato più volte a correre, tipo speedrunner dopato, verso il bersaglio per porre fine alle ostilità il prima possibile: povero illuso. Mi hanno riempito di piombo prima che potessi anche solo tirar fuori il biglietto da visita: “Agente 47, guidato da un incapace e imbelle“. Ve l’ho detto, non sono una cima. Però, questo mi ha spinto a fare meglio, perché se c’è una cosa che in Hitman 2 funziona in modo perfetto è la sensazione che ogni tentativo fallito sia, in realtà, un passo verso il successo.

Rendi il mondo la tua arma

Dopo aver assistito alla mia dipartita dopo una decina di volte già nella prima missione, ho deciso di fare mio lo slogan del gioco: Make the World Your Weapon. Calma e sangue freddo. Esploriamo, scopriamo nuove zone della mappa, come se stessimo in un RPG, vediamo che succede. Succede che i primi risultati iniziano a manifestarsi: non muoio dopo 20 secondi ed è già tanto, mi aggiro tra la folla di Miami e scopro che ascoltando le giuste conversazioni o leggendo i documenti giusti posso sbloccare le Storie, cioè mini-obiettivi che, se seguiti con attenzione, mi portano dritto dritto al bersaglio. Per ogni personaggio da assassinare si possono sbloccare diverse storie, capaci di condurci alla sua eliminazione percorrendo strade differenti.

L’esplorazione mi è venuta in aiuto anche per scoprire le zone libere, le zone presidiate e quali vestiti indossare in ogni occasione. Sì, perché a Mumbai ho provato ad accedere all’ufficio del mio bersaglio vestito da residente dei sobborghi della città indiana e subito sono stato fermato dagli addetti alla sicurezza. Bene, non faccio polemiche con la security: meglio isolare uno di loro, ucciderlo e travestirmi con i suoi abiti. Fatto, entro nel suo ufficio e lo abbatto e poi occulto il cadavere. Good job, inetto. In quella stessa missione, però, ho dimostrato la mia poca lungimiranza negli stealth puri come Hitman: per arrivare al secondo bersaglio, ho dovuto subire una perquisizione e lì ho sudato freddo perché avevo la pistola silenziata con me. Mi hanno scoperto e si è scatenato il caos degno di un capolavoro di Bollywood.

Possiamo ucciderlo sul posto o trascinare il suo corpo in qualche cassonetto. Prima, però, rubiamogli i vestiti.

Nessun timore: avevo salvato poco prima (a livello professionista i salvataggi sono illimitati, se giocate a livello maestro, invece, non potrete salvare quando volete). Prima della perquisizione, mi avvio in un vicoletto appartato e getto l’arma. Torno dalle guardie e passo senza problemi. Hitman 2 è questo: pianificazione. Le possibilità offerte sono quasi infinite e una situazione a prima vista irrisolvibile può essere sbrogliata con spirito d’osservazione e un’attenta analisi dell’ambiente. Riuscire a portare a termine una missione in mondo pulito regala enormi soddisfazioni, ma morire più e più volte non risulta mai frustrante. Hitman 2 è divertente anche quando si fallisce.

L’IA nemica soffre di alti e bassi, soprattutto a livello professionista, passando da zero a cento in poco tempo, ma la struttura dei livelli è tale da sopperire a eventuali mancanze. La longevità del gioco è alta non per la quantità di missioni, ma perché ognuna di esse può essere rigiocata decine di volte e non essere mai uguale alla sessione precedente. Tentare diversi approcci sbloccherà le Storie, nuovi oggetti e armi da usare nelle missioni successive. La longevità è influenzata comunque anche dalla bravura del giocatore: in virtù di questi diversi approcci, un bersaglio può essere eliminato in dieci minuti o in un’ora.

Del cloroformio, grazie!

Anche l’occhio gode

Mozzare il fiato è uno degli obiettivi dell’Agente 47 e ci riesce benissimo anche dal punto di vista tecnico. La grafica di Hitman 2 è davvero una gioia per gli occhi. Esplorare le location in cui si snoda la vicenda è utile per compiere la missione, come abbiamo detto, ma è anche un piacere. Se non fossimo sicari, ma dei semplici turisti, ci perderemmo nei mercatini di Mumbai, tra la fitta vegetazione di Santa Fortuna in Colombia e negli affollati box di Formula 1 di Miami.

Ogni ambiente è ricreato nei minimi particolari, offrendo la reale sensazione di aver attraversato l’oceano. I residenti di ogni zona vestono e si comportano in modo coerente con l’ambiente. Dopo aver imparato a sfruttare le opzioni offerte da questi mini-mondi aperti, mi sono ritrovato ad osservare uno scorcio o a passeggiare per una stradina con casette caratteristiche, nonostante avessi una persona da uccidere. Eccellente anche la resa dell’acqua, i giochi di luce sono di altissimo livello.

Le animazioni risultano un po’ legnose nelle fasi shooting, ma quelle vanno ridotte al minimo.

Hitman 2 è uno stealth puro che vi spinge ad affinare le vostre abilità. Ogni fallimento farà di voi un sicario migliore, senza mai rendere irritante l’esperienza di gioco che si mantiene su livelli molto alti dall’inizio alla fine. Hitman 2 è un gioco riflessivo e dannatamente divertente, anche per un incapace. Se poi aggiungiamo un comparto tecnico meraviglioso, possiamo dire che IO Interactive ha colpito nel segno senza sbagliare mira.

This post was published on 19 Novembre 2018 11:08

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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