Spyro Reignited Trilogy Recensione – Correva l’anno 1998. Due studenti stavano per dar vita a qualcosa che avrebbe cambiato il futuro del mondo e che oggi porta il nome di Google. Nel mentre se ne andava il padre di Batman, Bob Kane, lasciando il suo uomo pipistrello sulla strada per diventare un vero cavaliere oscuro. Dall’altra parte del mondo, in Cina, veniva inaugurata l’imponente struttura di Akashi Kaikyō, il ponte sospeso che ancora oggi è il più lungo del mondo. La Francia, purtroppo, vinceva i Mondiali, ma Pantani riequilibrava lo status quo vincendo il Tour De france. Il mondo della musica conosceva la voce di Britney Spears e continuava ad amare quella dei Metallica. Nel mondo dei videogiochi invece nasceva un draghetto viola di nome Spyro, destinato a diventare un simbolo del successo di Playstation 1.
Vent’anni più tardi
Oggi tante di quelle cose sono cambiate, altre sono definitivamente scomparse, ma alcune sono rimaste tali e in grado di ritornare e divertire proprio come se fosse il 1998. Sono sicuro che per molti di voi che state leggendo ne è passato di tempo dalla prima volta in cui avete preso il pad in mano. Sono cambiati i videogiochi, sono cambiati i pad, siete cambiati voi. Oggi è difficile stupirsi del tutto di fronte ad un nuovo gioco, ritrovare quel misto di emozione e stupore che avevamo da bambini. Eppure a volte capita e quando non è un gioco nuovo a stupirci ci pensa una piccola gloria del passato che ritorna grazie alle tecnologie moderne.
Spyro Reignited Trilogy arriva dopo vent’anni dall’uscita del primo capitolo, proponendo la remastered dei primi tre giochi della serie realizzata da Insomniac Games, che i più giovani di voi conosceranno sicuramente per Ratchet e Clank o il recente Spider-Man. Spyro sembra più in forma che mai, come se il tempo non l’avesse scalfito, icona di un genere videoludico ormai quasi scomparso, il platform, che ha contribuito a rendere grande insieme a Crash Bandicoot – anche lui tornato lo scorso anno in una versione remaster – e all’intramontabile Super Mario, oggi unico esponente di questo genere.
Impatto visivo: che cosa è cambiato?
Molti di voi staranno pensando “Ennesimo remaster, gioco uguale con grafica HD, l’industria videoludica ha finito le idee”, tranquilli non siete i soli, l’ho pensato anche io. Negli ultimi anni siamo stati invasi da Remaster, non solo di titoli di altre epoche, ma soprattutto di versioni di giochi di qualche anno fa, semplicemente ottimizzati per la visione in HD. Spyro Reignited Trilogy beneficia, ovviamente, di vent’anni di innovazioni nel campo della grafica, ma lo fa arricchendo la sua offerta visiva, come se il capitolo del 1998 fosse stata solo una versione menomata di quello che poteva essere.
Innanzitutto in questo remaster non sono stati coinvolti direttamente i creatori originali ma il lavoro di sviluppo è stato affidato a Toys For Bob. Questi sviluppatori non hanno potuto utilizzare direttamente il codice sorgente dei giochi originali e quindi hanno dovuto ricreare praticamente da zero ambientazioni, personaggi ed elementi di gioco. Molti characters design, tra cui quello del malvagio Nasty Knork sono stati poi ricreati dall’italiano Nicola Saviori, artista che collabora spesso anche con Blizzard. Il lavoro svolto è stato magistrale, anche perché sono riusciti ad ampliare e approfondire l’universo creato da Insomniac, senza snaturare però la formula originale.
L’Unreal Engine utilizzato rendo tutto più denso di particolari, tanto che si fa quasi fatica a pensare che sia lo stesso gioco. Se affrontate il Mondo dei Pacificatori nel primo Spyro del ’98 avrete in testa una sola, ridondante tonalità, il marrone. Ora invece lo stesso mondo è diventato quasi irriconoscibile, con canyon, cumuli di rocce, strutture in legno, piccoli geyser, venature nel terreno e una palette di colori è sfumature che fanno gridare al miracolo rispetto alle possibilità dell’epoca.
Il lavoro di remaster non si è fermato però al mero dettaglio grafico, ai colori più vividi o alle animazioni più fluide che mai. La nuova grafica ha permesso a Toys For Bob di spaziare e caratterizzare approfonditamente i personaggi di contorno, fornendogli aspetto e movenze uniche. Ne sono un esempio lampante i draghi che vanno liberati dal cristallo: sull’episodio per Playstation 1 erano differenziati solo dal colore e da un paio di modelli poligonali in totale. In questa Reignited trilogy sono invece stati ricreati da zero, con colori differenti, costumi e oggetti che gli forniscono un background e che gli danno una precisa collocazione all’interno della comunità dei draghi. Abbiamo un drago vestito da cuoco con dei peperoni piantati sulla coda, un grasso drago vestito da sciamano con un occhio appeso al collo, forzuti draghi guerrieri armati di asce e spade, e persino draghi artisti con baffo alla francese, tavolozza dei colori e pennelli.
Anche i filmati sono stati arricchiti approfondendo i personaggi, tanto che ora non sembrano più solo una giustificazione per giocare ma una vera e propria storia. Dei cambiamenti visivi sostanziali, che non mancheranno di far storcere il naso a qualche purista, ma che rendono Spyro e il suo universo molto più reale e profondo. Infine, cambiamenti anche sul fronte del sonoro sono stati adoperati diversi cambiamenti, tanto che nelle impostazioni del gioco è possibile switchare tra la nuova colonna sonora e quella originale.
Un gameplay da draghi: quanto c’è di nuovo?
Come dicevamo, la saga di Spyro è indissolubilmente legata al genere platform e ad oggi le avventure del giovane draghetto sono tra i giochi che meglio rappresentano questo genere videoludico. Spyro Reignited Trilogy non cambia di una virgola le meccaniche e il gameplay di gioco, andando a migliorare solo piccoli procedimenti che l’evoluzione tecnologica ha reso molto più veloci. Tra questi troviamo il salvataggio, funzione che richiedeva di bloccare il gioco salendo sul piedistallo dei draghi dove la fatina permetteva di salvare da memory card. Ora invece basta semplicemente correre sul piedistallo e la fatina colpirà Spyro con una sfera di luce salvando automaticamente la partita.
A livello di miglioramenti troviamo anche una nuova animazione che riguarda i ladri di uova: questi ultimi, una volta sconfitti, rilasciano cadere l’uovo che viene aggiunto all’inventario senza alcuna attesa, rendendo il ritmo di gioco ancora più incalzante. Non tutto brilla però, nonostante sia un piacere planare e prendere a cornate i nemici, su PS4 Pro abbiamo notato dei fastidiosi cali di frame rate nelle fasi più concitate, problema che invece non abbiamo riscontrato sulla PS4 classica.
Altra caratteristica che ci ha lasciato un po’ delusi è il livello di difficoltà, praticamente inesistente. Forse siamo cresciuti e siamo diventati molto più abili con il pad dal 1998, ma ricordavamo un maggiore livello di sfida che in questa Reignited Trilogy non ci è sembrato di ritrovare. La difficoltà più grande ce l’hanno data i livelli di volo, le prove a tempo in cui raccogliere tutti gli oggetti indicati. Purtroppo non è possibile invertire i comandi di volo e se, come il sottoscritto, siete abituati ad usare la levetta invertita, farete parecchia difficoltà ad abituarvi a questa impostazione.
Spyro Reignited Trilogy: un grande e gradito ritorno
Nonostante queste piccolezze, la nuova edizione di Spyro propone tre grandi pezzi della storia dei videogiochi ad un prezzo vantaggioso e con una moderna, curata in ogni dettaglio. Un lavoro certosino e molto più profondo rispetto alla remastered di Crash dove la visuale del mondo di gioco corre su binario e non è fruibile 360 gradi come in Spyro. Activision riporta sulle nostre console un platform d’altri tempi ma ancora attuale, capace di attirare nuovi giocatori -grandi e piccoli- e di riaccendere la fiamma del platformer che arde nel cuore di ogni vero appassionato.