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Recensioni

Call of Cthulhu – Recensione (PS4)

Cyanide Studio ci prova. Il team di sviluppo della serie Styx coraggiosamente tenta di proporre il videogioco ufficiale de Il Richiamo di Cthulhu. Diciamo coraggiosamente perché il ciclo narrativo di H.P. Lovecraft è stato negli anni fonte d’ispirazione dell’industria videoludica, ma non sempre protagonista di opere immortali. Maggior fortuna con la cosmologia dello scrittore americano ha avuto il mondo dei giochi di ruolo, grazie a Chaosium in America e a Stratelibri prima e Grifo Edizioni poi in Italia. Call of Cthulhu è arrivato finalmente su PS4 (la versione da noi provata), Xbox One e PC. Varrà la pena ascoltare la voce dei Grandi Antichi? Scopriamolo insieme.

Nota: alla fine di questa recensione verrà data la soluzione dell’enigma presente nello speciale criptato che abbiamo scritto come anteprima del gioco.

Call of Cthulhu – Incubi e quadri maledetti

Il protagonista della vicenda è l’investigatore Edward Pierce. Veterano della Prima Guerra Mondiale, ha deciso di sbarcare il lunario diventando un detective privato, anche se le sue cattivi abitudini non lo aiutano di certo. Gli orrori a cui ha dovuto assistere durante il conflitto lo hanno colpito a tal punto da farlo sprofondare nell’alcol, il lavoro scarseggia e a lui non sembra importare più di tanto, anche se la sua licenza sta per essere revocata proprio a causa di questo suo lassismo.

Un giorno, però, gli viene assegnato un caso che sembrava essere stato ormai derubricato a incidente. La famiglia Hawkins rimane vittima di un incendio nella villa in cui abitavano. Rimangono uccisi Sarah Hawkins, il marito Charles Hawkins – un ricco armatore – e il figlioletto. Le strani voci su Sarah, una pittrice maledetta, così definita a causa dei suoi quadri inquietanti, hanno portato ben presto alla chiusura del caso. La donna da tutti era considerata pazza e quindi, in qualche modo, colpevole di aver innescato quell’incidente. Questa teoria non convince il padre di lei che decide di assegnare il caso a Edward.

L’investigatore si recherà dunque sul luogo dell’accaduto, l’isola di Darkwater. Si tratta di un luogo dove imperversano banchi di nebbia molto fitta, gli abitanti sono umili pescatori e l’intera economia dell’isola si basa proprio sulla pesca. Fin dall’inizio, Edward percepisce che qualcosa non va con gli abitanti del posto, non contenti che qualcuno vada lì a ficcare il naso. L’investigatore verrà a contatto con verità allucinanti e lui stesso cadrà vittima di strani incubi. Realtà e sogno si intrecceranno, mentre l’occulto prenderà le redini degli eventi. La chiave di tutto sembra essere proprio Sarah Hawkins.

Bisogna avere fiuto… e sanità mentale

Call of Cthulhu che genere di gioco è? La domanda non è così scontata perché noi stessi ci siamo trovati un po’ spiazzati all’inizio. Nelle prime battute, la sensazione di marcio dell’ambientazione ci ha ricordato The Evil Within, ma andando avanti solo un po’ ci siamo resi conto che Call of Cthulhu è qualcosa di completamente diverso. Il dialogo avuto con il padre di Sarah, con tanto di opzioni selezionabili, ci ha fatto venire alla mente i titoli della serie Sherlock Holmes della Frogwares (Crimes and Punishments, The Devil’s Daughter). Avanzando sempre di più, ci siamo accorti che l’esempio più calzante fosse proprio il secondo… ma con un tocco da RPG.

In sostanza, Call of Cthulhu è un videogioco investigativo in prima persona che presenta meccaniche da gioco di ruolo. Per la quasi totalità del gioco, il nostro obiettivo sarà parlare con gli altri personaggi e cercare indizi nelle varie location proposte. Siamo investigatori, dobbiamo scoprire cosa sia successo davvero a Villa Hawkins, quindi, cercare documenti, aprire cassetti e scovare passaggi segreti saranno azioni all’ordine del giorno. Qui entrano in ballo le meccaniche da RPG. Queste, infatti, vanno a influenzare proprio le nostre capacità investigative e interrogatorie. Ogni volta che scopriremo qualcosa di interessante o sveleremo una verità celata, il gioco ci ricompenserà con dei punti esperienza da spendere su un albero delle abilità.

 

In ogni abilità potremo essere dei dilettanti o degli esperti, in base a come distribuiamo i punti. I perks sono i seguenti:

  • Eloquenza: Saremo in grado di convincere le persone a parlare con noi o di ingannarle riguardo alla nostra presenza su una scena.
  • Fiuto: Gli oggetti importanti sono maggiormente visibili all’occhio. Alcuni di essi, infatti, segnalati in verde, sono nascosti meglio di altri.
  • Investigazione: sviluppando questa abilità le nostre conclusioni saranno più logiche. Inoltre, saremo più abili nello scassinamento, che ci darà accesso ad aree in cui potremo investigare meglio.
  • Forza: In Call of Cthulhu non si combatte, ma quelle poche volte che accadrà, se fallisce eloquenza, aumentare questa perk ci renderà più forti.
  • Psicologia: Ci rende in grado di capire il comportamento dei personaggi durante la ricostruzione di una scena del crimine.
  • Medicina: Può essere aumentata solo trovando libri di medicina. Sviluppandola, saremo più precisi nelle diagnosi.
  • Occultismo: Può essere aumentata solo trovando oggetti o documenti occulti. Riusciremo a decifrare messaggi o capire il significato di oggetti del culto.

Tutto molto interessante se non fosse che la sensazione generale è che, bene o male, questo sistema ruolistico poi così profondo non lo sia davvero. Ci sono situazioni in cui aver potenziato una perk ci farà andare avanti più facilmente, ma nel complesso il gioco fila liscio anche distribuendo i punti senza fare particolare attenzione. L’unica vera incognita che aleggia sulle vicissitudini del protagonista è rappresentata dalla sanità mentale.

Più andremo avanti, più verremo a contatto con l’ignoto, cosa che potrebbe scuotere troppo la mente di Edward. In un menu apposito, possiamo controllare la sua sanità mentale. Se l’indicatore dovesse indicare livelli di pazzia incombente, anche l’investigazione subirebbe delle modifiche: le nostre capacità risulterebbero offuscate e le nostre conclusioni meno razionali.

Call of Cthulhu è anche un po’ horror

Il titolo di Cyanide Studio presenta un’atmosfera cupa e malsana, anche se non possiamo definirlo come un vero e proprio horror. Non c’è una forte presenza di nemici, se non in sequenze prestabilite. Nel manicomio Riverside Institute, ad esempio, dovremo sgattaiolare non visti dai custodi, niente che incuta molto timore. In altre fasi, invece, ce la vedremo con una creatura di cui non vogliamo parlare troppo per non fare spoiler. Sappiate comunque che in tutti i casi non potrete difendervi, ma potrete solo scappare.

In questi casi è necessario affidarsi allo stealth, ma che Call of Cthulhu non sia stato pensato per quello appare evidente. Per passare in modalità furtiva ci basterà accucciarsi col tasto cerchio, mentre i nemici avranno un’icona di rilevamento bianca se ignari, rossa se consapevoli della nostra presenza. Tutto abbastanza abbozzato e a tratti frustrante.

 

Call of Cthulhu – Grafica e Longevità

Dal punto di vista tecnico, non siamo di fronte a un gioco eccezionale. Stiamo parlando comunque di un Doppia A, quindi, nessuno pretende la qualità grafica di God of War o Red Dead Redemption 2. In generale, però, la grafica di Call of Cthulhu soffre di alti e bassi fin troppo frequenti. Le ambientazioni hanno un certo fascino, ma tentennano in molte circostanze. Gli interni ci sono sembrati all’altezza: villa Hawkins è davvero stupenda, grazie soprattutto alla presenza di innumerevoli quadri angoscianti; gli esterni invece mostrano alcune carenze: poca varietà nelle sezioni oniriche in cui il verde predomina su tutto e una resa generale che poteva essere sicuramente migliore.

Un altro appunto va fatto alle animazioni facciali, buone per alcuni personaggi, assolutamente anonime per altri. Il sonoro è di buona fattura anche se non mostra particolari punti di forza. Il doppiaggio è in inglese, mentre i sottotitoli sono in italiano. Come abbiamo accennato, il gioco fila liscio senza particolari difficoltà: i 14 capitoli di cui si compone Call of Cthulhu possono essere completati in circa otto ore. Le scelte effettuate durante i dialoghi e durante le investigazioni sbloccano il corrispondente finale, quindi, Call of Cthulhu può essere anche rigiocato.

Giudizio finale

Call of Cthulhu presenta una storia incentrata sulla cosmologia di H.P. Lovecraft, fatta di rituali e credenze antiche. Tutto sembra, però abbastanza “citofonato” e alla lunga scontato. L’atmosfera è intrigante, l’isola di Darkwater ci fa respirare un’aria ammorbata al punto giusto, ma la realizzazione tecnica a tratti superficiale rovina alcuni momenti che avrebbero potuto avere sorte migliore. Il gameplay che fonde l’investigazione alle meccaniche dei giochi di ruolo alla lunga potrebbe risultare poco soddisfacente, soprattutto quando ci si rende conto che avanzare non è poi così complesso, qualsiasi scelta si faccia. Call of Cthulhu è un brutto gioco? No, è un prodotto di discreta fattura. Si poteva fare meglio? Si doveva fare meglio.

Prima di lasciarvi ai voti, vi proponiamo la soluzione dello speciale criptato. Le frasi presenti nelle immagini dello speciale sono:

  • Il mondo di Sarah Hawkins è un portale verso altre dimensioni.
  • Se la creatura non è ancora ancorata alla nostra dimensione, un rituale di espulsione potrebbe funzionare.
  • Donagli la tua carne e accetta la sua. Dona la tua mente e accetta la sua. Donagli i tuoi sogni e accetta i suoi.
  • Giungerà infine il giorno del tuo risveglio.
  • Hanno scarabocchiato sulle loro mappe la scia del mio vagabondare selvaggio.

Queste sono frasi prese dal gioco: da documenti o pronunciate dai personaggi e tradotte con un cifrario. Ora passiamo ai voti di Call of Cthulhu.

This post was published on 30 Ottobre 2018 10:00

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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