L’appuntamento annuale con una delle saghe più importanti di Ubisoft non poteva assolutamente mancare. L’ennesimo capitolo di Assassin’s Creed è finalmente arrivato, questa volta nella Grecia del V secolo A.C. La Grecia delle grandi città stato di Atene e Sparta, la Grecia delle guerre del Peloponneso, dei miti e delle leggende come l’Odissea. Ed è proprio dall’opera di Omero che prende nome il nuovo gioco: Assassin’s Creed Odyssey.
Chi ha seguito tutti i capitoli precedenti, in particolare Origins. sa che l’Ordine degli Assassini nasce nel corso del I secolo A.C, circa quattrocento anni dopo gli eventi di Odyssey. Dunque in questo capitolo, per la prima volta non sentiremo parlare di Assassini e Templari, sebbene a livello di lore ci saranno importanti collegamenti con i “precursori”, (o quelli venuti prima), la famosa razza che ha dato origine alla stirpe degli esseri umani nonchè i creatori dei Frutti dell’Eden.
Già da Origins, la saga ha preso una piega verso il genere del gioco di ruolo. I nostri eroi guadagnano punti esperienza e salgono di livello, sbloccano nuove armi e armature. E’ impensabile, ad esempio, uccidere senza difficoltà un nemico a livello 20 trovandosi a livello 8. Questo concept lo ritroviamo anche in Assassin’s Creed Odyssey che apparentemente sembra un Origins 2.0, in realtà ci sono moltissime differenze.
Questa volta vestiremo i panni di due eroi (rinnegati) spartani: il brutale Alexios e la sorella Kassandra. Per la prima volta ci sarà data la possibilità di scegliere con quale personaggio giocare. Tuttavia dovremo fare attenzione attenzione, una volta scelto il nostro antenato, sarà quello che controlleremo per tutta la storia. Non ci sarà la possibilità di cambiarlo durante l’avventura. Un’incentivo per farsi una run con entrambi i personaggi.
A proposito di scelte, la vera novità di Assassin’s Creed Odyssey consiste proprio nella possibilità di interagire durante i dialoghi scegliendo delle risposte diverse, in pieno stile gdr, portando, di conseguenza, a cambiare alcuni avvenimenti della nostra storia. La possibilità di poter compiere delle scelte in ricordi genetici di antenati sembrerebbe una cosa poco sensata se non completamente antitetica. Fortunatamente è stata trovata una giustificazione coerente: i campioni di DNA inseriti nell’Animus risultano alterati, per questo non è possibile determinare l’effettività di alcuni eventi che si sono verificati nelle vite dei due protagonisti. In parole povere la trama principale è già determinata e ha un finale prestabilito, ci saranno, però piccole variazioni in base alle nostre scelte. Per esempio, senza spoilerare troppo, potremo scegliere se uccidere o meno alcuni personaggi, che in un secondo momento potrebbero rivelarsi utili. Un buon metodo per rendere il gameplay del gioco più simile a quello di un action-gdr.
Il mondo di gioco è davvero immenso: ci troviamo di fronte alla mappa più grande di tutti i capitoli della saga (grande il doppio di quella di Origins). Ovviamente una grande mappa risulta interessante e non noiosa solamente se è varia ed è piena di cose da fare. Sotto questo punto di vista non rimarremo delusi. La penisola Greca è stata realizzata in modo fedele, sebbene, ovviamente, in scala ridotta. Gli ambienti di gioco sono molto vari: dai monti come il Pernaso, ai laghi, alle foreste, alla grande Acropoli di Atene fino ai mari e alle isole dell’arcipelago, tutte colme di vita e con edifici realizzati in modo fedele a quelli originali (anche se visto il periodo storico abbastanza lontano in molti casi si è lasciato molto alla libertà creativa).
Ci sono moltissime missioni secondarie, necessarie per guadagnare punti esperienza e molte attvità da svolgere. Torna la possibilità di poter navigare per i mari con la nostra imbarcazione personale, completa di ciurma che sarà tra l’altro un elemento fondamentale nella nostra avventura. Potremo addirittura partecipare in prima persona a grandi battaglie per il dominio del territorio tra Ateniesi e Spartani.
A proposito dei combattimenti: il combat system è il medesimo di Assassin’s Creed Origins con qualche miglioria. Inanzitutto lo scudo è stato rimosso, tale giustificazione è coerente con la trama di gioco, che tuttavia non vi voglio spoilerare. Maggiore rilevanza è stata data alle abilità durante i combattimenti, adesso assegnabili a determinati tasti. Ad esempio un’abilità permette di tirare un calcio all’avversario rompendo la sua difesa. Come avviene nel capitolo precedente, le abilità si sbloccheranno livellando il personaggio e potranno anche essere potenziate.
Sebbene dallo scorso capitolo il combat system sia finalmente degno, in generale la difficoltà di gioco non è altissima, anche se selezioniamo la modalità più difficile non è un problema abbattere i nemici al nostro stesso livello o poco più alto. Fin troppo facile giocare in stealth. Inoltre, purtroppo rimane il problema che la saga si porta dietro praticamente dalle origini: la scarsa intelligenza artificiale dei nemici. In casi estremi, basterà fuggire dal combattimento per essere inseguiti manco ci trovassimo in una puntata di qualche cartone di Hanna-Barbera e attaccare i nemici uno ad uno.
Interessante l’introduzione dei “mercenari” che, all’apparenza ricorda moltissimo (probabilmente gli sviluppatori si saranno ispirati) il “Nemesi System” de L’Ombra di Mordor. In realtà ne sembra una versione molto semplificata: i mercenari ci daranno la caccia per il mondo di gioco fin quando non li elimineremo. Andando avanti con l’avventura questi diventeranno sempre più forti e difficili da sconfiggere.
Un’altra novità è la modalità esplorazione. Normalmente, nel precedenti capitoli la destinazione del nostro assassino veniva guidata da un marker. Questo semplificava moltissimo la fase di ricerca dell’obbiettivo. Ebbene, Ubisoft ha deciso di rendere più avvincente il gioco permettendo di giocare rimuovendo il marker di posizione, o meglio, saremo noi a dover cercare la destinazione, tramite anche l’aiuto della nostra aquila personale (già presente in Origins). Sapete una cosa? Così funziona meglio, l’esperienza diventa più coinvolgente. Ovviamente se preferiamo la modalità classica nessuno ci vieta di giocare in quel modo.
Nel corso della nostra avventura potremo upgradare il nostro arsenale e la nostra armatura acquistando oggetti o più semplicemente trovandoli in giro o prendendoli dai nemici uccisi, questo accadeva già in Origins. Adesso potremo anche customizzare ogni singolo oggetto con delle perk che ne miglioreranno le caratteristiche.
Tecnicamente Assassin’s Creed Odyssey è identico a Origins, vanta infatti dello stesso motore grafico che però risulta ottimizzato meglio. La palette cromatica è più accesa e rende meravigliosi i bellissimi paesaggi della penisola. Ogni tanto si riscontra qualche bug grafico ma è praticamente inevitabile per un titolo così vasto. Per il resto, come già detto la realizzazione del mondo è più che buona ed è molto immersiva.
Ottimo anche il comparto audio e le musiche con tanto di rivisitazione della theme principale che accompagna la saga dal secondo capitolo. Di ottima fattura anche il doppiaggio in italiano.
Non mi sbilancerò troppo sulla storia e sui personaggi per evitare spoiler ma a questo giro posso ritenermi più che soddisfatto. I personaggi protagonisti sono ben caratterizzati e carismatici, la qualità narrativa e libertà d’azione sono ottimamente bilanciate e succedono cose interessanti anche nella storia del presente, che da Assassin’s Creed III era abbastanza deboluccio. Ovviamente rimane protagonista la storia del passato, ormai ci dobbiamo fare l’abitudine, il presente è solo un contorno alla ricca portata dell’Antica Grecia.
L’avventura è tra le più longeve del franchise ed ha una buona rigiocabilità. Sono inoltre già stati annunciati i dlc che usciranno nel corso del prossimo anno con il Season Pass.
Assassin’s Creed Odyssey è l’evoluzione dei capitoli precedenti del franchise, un cammino iniziato ormai più di 10 anni fa che ha visto cambiare più volte la natura dei titoli del brand. Nel corso di questi anni ci sono stati alti e bassi, in questo caso possiamo ritenerci soddisfatti. Sebbene, infatti il titolo non raggiunga gli apici della saga di Ezio Auditore è il più vasto e complesso della saga. Consigliato sia ai fan di vecchia data, sia a chi si avvicina solamente adesso al brand.
This post was published on 4 Ottobre 2018 10:00
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