Lo avevamo lasciato nel più punto più basso della sua parabola. Con una finale di 2K League segnata dalle carenze di un gameplay rivelatosi inadeguato rispetto alla malizia dei suoi numerosissimi utenti. Un gioco in balia del cinque fuori più noioso, con quattro tiratori agli angoli, e un unico realizzatore a giocare un infinito uno contro uno senza possibilità di aiuti. Ci voleva un miracolo per restituire fiducia ad una community provata da un anno di meccaniche mal concepite. Quelli della 2K saranno riusciti a dare una risposta? Scopriamolo nella nostra recensione di NBA 2K19.
Il basket è un gioco in continua evoluzione. L’avvento di giocatori sempre più tecnici e in grado di fare cose ai limiti dell’incredibile, può a volte diventare un problema per chi si occupa di realizzare videogiochi a tema. La Serie NBA della 2K Sports è da anni una delle migliori, se non la miglior simulazione sportiva mai realizzata. La capacità di evolversi anno dopo anno, di produrre contenuti curati e avvincenti, di formare una vera e propria community di fan e appassionati in tutto il mondo le hanno dato un primato praticamente perpetuo, ma la caricano anche di enormi aspettative ad ogni nuovo capitolo. l’avvento dell’era Curry ha costretto i programmatori a rivedere la loro stessa idea di basket, portandola più vicina al basket reale e meno ad un basket ideale.
Questa filosofia, sulla carta giusta, aveva portato NBA 2K18 ad essere un titolo controverso. L’evoluzione della NBA reale verso un gioco sempre più estremizzato sul tiro da tre punti e sull’apertura del campo, aveva portato la serie 2K sulla stessa linea. Ma un conto è avere uno Steph Curry in grado di segnare da quasi centrocampo come se nulla fosse, un conto è averne centinaia, uno per squadra. Un conto è avere un lungo in grado di tirare da tre, un conto è avere squadre di tiratori in grado di giocare ai quattro angoli del campo. Il risultato, sopratutto nelle modalità online basate sui giocatori personali, è stato un abuso degli isolamenti e dei tiri dalla distanza, finendo per rovinare completamente il gioco.
Il primo obiettivo degli sviluppatori è stato dunque quello di rivedere il gameplay. Da un punto di vista delle animazioni, in NBA 2K19 la difesa ha una valenza totalmente diversa. I contatti sono molto più fisici, si perdono molti più palloni, sopratutto se si fanno passaggi azzardati o palleggi reiterati, e la sensazione è che i giocatori e i contrasti siano realistici come non mai. Un passo avanti notevole, in grado di cambiare radicalmente un’inerzia che andava avanti da qualche anno. Dimenticatevi i giocatori che palleggiano e palleggiano finché non riescono a battervi, adesso la circolazione di palla conta molto di più delle singole abilità di regia.
Si torna dunque a sentire l’importanza dei centri “fisici” in grado di portare blocchi granitici e andare a rimbalzo con efficacia. Il pick&roll torna al centro degli attacchi, come nella realtà, e i tiratori sono sempre efficaci, ma non da distanze siderali come nelle ultime edizioni. Sui tiri è stato rivisto l’indicatore di tempismo, ed è stato aggiunto anche nei sottomano e nelle penetrazioni. La sensazione, in generale, è di un gioco molto equilibrato, dove la vittoria o la sconfitta sono merito della bravura individuale più che delle capacità dei giocatori virtuali. Certo, uno Steph è sempre un tiratore d’elite, e un LeBron una specie di carroarmato, ma l’insieme è dannatamente realistico.
Per poter giocare online nei parchi, nel redivivo Rec Center o nelle squadre di cinque contro cinque, è necessario creare il proprio alter-ego virtuale e potenziarlo con i famosi VC, la valuta virtuale tanto odiata da tutti gli appassionati. All’inizio della prima carriera bisogna giocare un’introduzione alla NBA, e bisogna dire che quest’anno la storia è stata azzeccata più che mai. Il nostro giocatore infatti, rifiutato dalla NBA dopo il college, andrà in Cina a giocare, facendosi notare e vagando poi tra la lega di sviluppo e una serie di disavventure prima di coronare il suo sogno. Una storia finalmente realistica, piena di passione e di difficoltà, intensa come forse non lo era stata mai. Una volta completata la prima volta, non sarà obbligatorio doverla rifare quando si crea un nuovo personaggio. Il quartiere è stato reso più compatto e meno dispersivo, conservando però molte delle caratteristiche dello scorso anno e aggiungendone di nuove come il dogeball o le gabbie dello slamball.
Dal punto di vista degli archetipi non sono stati introdotte nuove tipologie di giocatori, ma sono state riviste quelle già presenti. Sono stati fortemente depotenziati i centri tiratori, divenuti adesso degli ibridi né carne né pesce. Sono stati potenziati i cartellini delle guardie e delle ali grandi, posizioni da sempre snobbate rispetto a playmaker, centri e ali piccole. Dopo una settimana circa di prove la sensazione è di grande equilibrio. Anche in questo caso ogni tipologia di giocatore ha i suoi punti di forza e le sue debolezze, e molto dipende dal contesto di squadra in cui vengono utilizzati. Anche l’introduzione dell’impeto, una specie di “gran badge” a carica in grado di dare un sostanzioso boost alle caratteristiche primarie è una novità che sembra funzionare bene.
Anche il MyTeam è stato rivisto e aggiornato. Sono stato introdotte nuove modalità oltre agli storici “dominio” e “sfide settimanali”. C’è la possibilità di giocare in single player ed è stato introdotto un torneo a qualificazione online, il cui montepremi sarà di 250.000 dollari. L’Italia però non è inclusa tra i paesi i cui giocatori possono ambire al corposo premio in denaro. Come sempre il fulcro della modalità è nelle carte raffiguranti i giocatori attuali e storici della NBA, in continuo aggiornamento ed espansione.
A completare il gioco ci sono poi le classiche modalità come la Mia Lega, che ci permette di controllare una franchigia per una o più stagioni, le leghe online dove potremo scontrarci con altri giocatori e il MyGm dove poter costruire la nostra franchigia dei sogni, sviluppando tutte quelle questioni tecniche legate agli incassi, agli allenamenti, alle trade, agli impianti, creando un General Manager che soddisfi i diversi obiettivi delle franchigie per cui lavorerà. Non possono poi mancare i classici match di esibizione, dove troveremo le squadre attuali, quelle storiche e le squadre all-time, con tutti i migliori giocatori di sempre. Nulla di nuovo rispetto alle passate edizioni, ma come dice il saggio, squadra che vince non si cambia.
Tecnicamente parlando NBA 2K19 è il top del top. Il livello di dettaglio grafico è impressionante. Tutto è curato nei mini dettagli, dalle arene attuali e storiche, alle divise di tutte le squadre di ogni epoca. I giocatori sono riprodotti fedelmente sotto ogni punto di vista, con centinaia di animazioni personalizzate e uniche. Si è addirittura arrivati ad implementare un dettaglio di sudorazione realistico, sintomo di una cura maniacale per le piccole cose.
Il comparto audio è da sempre uno dei cavalli di battaglia delle serie 2K. Da colonne sonore ricche di hit e brani famosi, passando per un campionamento eccezionale nei rumori di gioco e nei suoni ambientali della vera NBA. Il commento è sempre e solo in lingua americana, ma il gioco è completamente localizzato in italiano. Per chi dovesse avere difficoltà con le misure americane, pollici e libre, molto utili sopratutto per chi cerca la perfezione nel creare il proprio giocatore, è possibile settare il sistema metrico dalle opzioni del gioco.
NBA 2K19 si conferma una delle migliori simulazioni sportive mai realizzate, restituendo un gioco che ha saputo fare tesoro degli errori del 2018. Il gameplay e la fisica dei contatti sono stati completamente rivisti, con un occhio di riguardo alla difesa e al bilanciamento delle abilità. Nell’online sono stati depotenziati i lunghi tiratori e sono stati resi meno pericolosi i tiri da lontanissimi e l’abuso del palleggio. La grafica è la migliore mai vista su un titolo 2K, e finalmente anche la storia della carriera ha una scrittura convincente e appassionante. Un gioco in grado di continuare la tradizione degli NBA 2K nel migliore dei modi, restituendo un prodotto che non può che fare felice ogni appassionato di basket.
Versione provata su PS4 pro.
This post was published on 17 Settembre 2018 14:00
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