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Recensioni

Strange Brigade – Recensione

Rebellion ci porta in un film di avventura uscito direttamente dagli anni 30, con tanto di tesori perduti, maledizioni, antichi dei e folli esploratori. Siete pronti ad entrare nella Strange Brigade? Noi abbiamo fatto un giro tra le loro fila, scoprite come è andata nella nostra recensione!

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Sulla carta l’idea di Strange Brigade è pazzesca: immaginate di poter prendere film o serie come Indiana Jones, Relic Hunter, La Leggenda degli Uomini Straordinari, i Goonies ma anche King Kong o La Mummia, spremerli e inserirli dentro uno sparatutto multigiocatore ricco di enigmi, tesori, segreti e armi da trovare. Il tutto accompagnato da una voce che sembra uscita dagli spot propagandistici americani del periodo bellico. In questo modo avrete subito chiaro che cos’è Strange Brigade, un titolo che, purtroppo, deve anche fare i conti con una realizzazione tecnica non proprio esaltante, ma andiamo con ordine.

Come novelli Indiana Jones

I protagonisti di questo viaggio nell’avventura sono 4, tutti già disponibili all’inizio del gioco, ognuno con una abilità specifica. Abbiamo l’esperto di arti occulte, il Professor Archimedes de Quincey; Nalangu Rushida, cacciatrice di demoni africana; Frank Fairburne, mercenario e spia e Gracie Braithwaite, grande combattente del Lancashire. I componenti della brigata saranno chiamati a combattere una pericolosa entità egizia capace di risvegliare i morti. In realtà però la storia non è mai davvero evidenziata e sembra solo un pretesto per eliminare orde di nemici.

A ogni eroe corrisponde una breve storia sul suo passato disponibile sul libretto dal quale è possibile equipaggiare anche armi e abilità. Su questo fronte avremo disponibile un’armamentario che sembra appena uscito dalle guerre mondiali con tanto di granate appiccicose e candelotti di dinamite. Le abilità vanno invece dalle più classiche, come statistiche e colpi potenziati, a skill più caratteristiche come la possibilità di utilizzare le anime dei nemici defunti per creare palle di fuoco con cui bruciare gli avversari ancora in vita.


Scelto il nostro eroe l’avventura avrà inizio e un breve filmato in bianco e nero introdurrà la spedizione scelta. Peccato solo che non sia stato tradotto del tutto e avremo la possibilità di leggere solo qualcosa nella nostra lingua mentre il resto rimane in inglese. Una scelta strana che lascia nel giocatore un po’ il senso di incompiutezza. Oltretutto le scritte a schermo sono davvero troppo piccole e sembrano pensate solo per chi è più vicino al monitor, come i giocatori PC.

Una montagna di avventure, forse troppo simili…

La grafica del titolo è estremamente curata e dettagliata, specie per quanto riguarda gli scenari. Anche se molto curate però le ambientazioni sembrano proprio come quelle vecchie serie di avventura in cui, dopo aver visto una serie di puntate, le cose iniziano a sembrare tutte uguali. Capiterà spesso, infatti, di vedere modelli poligonali di alcuni oggetti riutilizzati per più livelli: come le brocche egizie nelle navi pirata e i sarcofaghi dei faraoni posizionati nella giungla profonda. Una scelta strana e che rende l’idea di una realizzazione frettolosa e non pienamente curata. Continua invece a rimanere un punto debole per Rebellion (proprio come accade nell’altra loro produzione Sniper Elite) la realizzazione dei personaggi che rimangono sempre un po’ legnosi nelle movenze e abbastanza carenti di textures rispetto a tutto il resto.

Dove finisce l’avventura e purtroppo anche il divertimento

Se fino ad ora potevamo sorvolare su una trama e una grafica non proprio esaltanti non possiamo però premiare un gameplay che risulta ripetitivo e con una realizzazione che sembra troppo lasciata al caso e non ottimizzata per console. Se da una parte le spedizioni mantengono un alto livello di varietà stilistica: tombe egizie, navi maledette, giungle profonde e tutto il panorama immaginifico generato dal genere avventura; dall’altra troviamo una serie di obiettivi che troppo ripetitivi già dopo qualche ora di gioco. Si tratta sostanzialmente di uccidere tutti i nemici di una zona, premere degli interruttori e ripetere. Questo per almeno due o tre volte a spedizione. In alcuni momenti saremo sollevati dal nostro ripetitivo compito da piccoli enigmi che riguardano però sempre la pressione di interruttori, stavolta nel giusto ordine oppure rispettando determinate tempistiche. Infine vi sarà anche la possibilità di raccogliere alcuni oggetti distribuiti durante tutta la spedizione e che serviranno ad aprire una porta ricca di tesori situata solitamente alla fine del livello.

Il problema più grande del titolo però è nel sistema di tiro perché, per via di una calibrazione dei colpi pessima, la maggior parte degli spari andrà a vuoto anche sui nemici più vicini. In più, in alcune fasi, vi sarà richiesto di colpire in breve tempo alcuni interruttori troppo piccoli e si finirà per perdere la partita più per le imprecisioni del comparto tecnico che per una vera mancanza di bravura del giocatore. Un sistema che risulta molto più funzionale sul pc, con la precisione del mouse. Inoltre, la maggioranza dei colpi che vanno a segno presentano un ritardo di almeno un secondo da quando il proiettile colpisce effettivamente il nemico a quando quest’ultimo cade a terra distrutto. Altro problema che a lungo andare diventa parecchio fastidioso, specie nelle fasi più concitate.

Nonostante la varietà grafica di nemici, questi però continuano a presentare lo stesso pattern di movimenti di quelli incontrati nelle prime spedizioni, con un IA davvero di basso livello, tanto che spesso andranno a posizionarsi da soli sulle trappole sparse per le mappe come lame rotanti, fosse di spuntoni ecc. Peccato, ci aspettavamo un Left 4 Dead avventuroso e invece ci siamo trovati davanti una grande idea menomata dalla scarsa realizzazione tecnica.

Commento Finale

Cavalcando il clima di nostalgia che permea ormai qualsiasi cosa, Rebellion propone un fps vecchio stile con un gameplay incentrato sul multiplayer e ambientazioni che sembrano essere appena uscite da un film di avventura degli anni 30. Peccato solo che la trasposizione videoludica da cinema a videogioco non sia perfettamente riuscita: se da un lato le atmosfere alla Indiana Jones funzionano perfettamente; dall’altro è proprio la parte ludica che non regala un’esperienza esaltante. I problemi tecnici sono evidenti e spesso tendono a portare alla frustrazione anche i giocatori che sono disposti a chiudere un occhio su un gameplay non proprio brillante. Questa strana brigata però diverte ed è un buon passatempo per le serate con gli amici, tra una birra e una fetta di pizza. Consigliato a chi vuole tornare in sala giochi, magari appena cala il prezzo del gettone.

This post was published on 2 Settembre 2018 16:08

Simone Alvaro "Guybrush89" Segatori

Ritrovato in tenera età su una spiaggia pixelata le sue prime parole sono state "Voglio fare il pirata!" In mancanza di un vero galeone è partito all'arrembaggio del mare della rete depredando le conoscenze di ogni isola su cui è approdato: Ha scritto per Games, VGN, Adventure's Planet, Badgames, FlopTV, Cinefilia Ritrovata, Ridble e creato qualche video per la ciurma di Game Series Network. Nel mentre la taglia sulla sua testa è aumentata e dopo che l'Università di Viterbo lo ha ritenuto un pericoloso "Capitano della Comunicazione", l'Alma Mater Studiorum di Bologna lo ha classificato come "Minaccia Pirata esperta di Cinema, Televisione e Produzione Multimediale". Per circa un anno è quindi rimasto nascosto nella Cineteca di Bologna, gestendo dall'ombra l'Archivio Videoludico e organizzando anche un ritrovo piratesco conosciuto come Svilupparty. Dopo qualche tempo passato in mare tra cinema, fumetti, serie tv, libri, aspirapolvere e videogiochi, senza mai una vera casa, mette l'ancora alla fonda nella baia videoludica di Player.it, dove passa le giornate in compagnia di scimmie, balene e altri animali. Va spesso ad ubriacarsi nella taverna di Tom's Hardware, inoltre va all'arrembaggio di libri e fumetti su Frasix, di gadget e serie TV su Nospoiler e Cinematographe e svolge ricerche su antichi manufatti per conto di Ivipro. Il richiamo dell'oceano però lo trascina continuamente tra le onde e anche se non sa dove lo porterà il vento quello che conta davvero è il viaggio.

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