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Recensioni

Recensione Yakuza Kiwami 2 [PS4]

Anche noi occidentali sappiamo apprezzare saghe come quella di Yakuza. Spesso e volentieri, i capitoli che compongono questa serie arrivano in Europa con mesi, o addirittura anni, di ritardo rispetto all’uscita in Sol Levante. Nel caso di Yakuza Kiwami 2, abbiamo dovuto aspettare circa otto mesi. Sarà valsa la pena attendere così tanto il remake di Yakuza 2? Scopritelo leggendo la nostra recensione.

Yakuza Kiwami 2: il ritorno del Drago

La storia di Yakuza Kiwami 2 riprende le vicende a cui abbiamo assistito giocando al titolo originale uscito nel 2006. Chi non le ricorda o chi le vive per la prima volta grazie a questo remake si troverà di fronte, come da tradizione per la serie, una crime story basata sulla sete di potere e sull’onore tradito. Yakuza Kiwami 2 tratta il mondo della mafia giapponese in modo drammatico, ma inserendo spesso scene cariche di tenerezza e di humour nonsense. Tutti gli ingredienti sono ben distribuiti e dosati in modo da creare un contesto verosimile, ma non portato al realismo estremo delle situazioni, le quali spesso risultano “strane” se immaginate nel contesto della malavita, ma funzionali per la narrazione.

Yakuza Kiwami 2 non è un noir, è tendenzialmente un gangster movie in salsa giapponese che si prende delle licenze. Il protagonista è il Drago di Dojima, Kazuma Kiryu, che si ritrova nel bel mezzo di una delle più sanguinose e violente faide della storia della yakuza. Nella prima scena, Kiryu e la piccola Haruka fanno visita alle lapidi di Kazama, patrigno del protagonista, e di Yumi, madre della bambina rimasta orfana (qui è possibile attivare un flashback che vi rinfrescherà la memoria sugli eventi del primo Yakuza). I due vengono raggiunti da Terada, quinto patriarca del Tojo Clan, che rimane ucciso in un agguato messo in atto da dei sicari mandati dall’Omi Alliance.

È l’inizio di una guerra tra i clan dell’Est e quelli dell’Ovest. La Mafia di Kansai, denominata Omi Alliance, e le famiglie di Kanto, riunitesi nel Tojo Clan, cominciano a spargere sangue tra le strade di Tokyo. Kiryu cercherà di fermare questo massacro proponendo una tregua durante un incontro con Jin Goda, il quinto capofamiglia dell’Omi Alliance. Non tutti sembrano essere felici per una conclusione pacifica, tra cui Ryuji Goda, figliastro di Jin. A complicare le cose arriveranno le interferenze della mafia sudcoreana, la Jingweon, che vuole vendicarsi del clan Fuma per vecchi attriti accaduti 20 anni prima. Se ciò non bastasse, anche la polizia entra in gioco, nella persona di Kaoru Sayama, una giovane detective che vuole l’annientamento totale della yakuza.

Da qui in poi si susseguiranno molti colpi di scena e gli eventi andranno a comporre un puzzle complicatissimo. La storia di Yakuza Kiwami 2 è narrata così bene che sarebbe davvero un peccato rovinarvi la sorpresa (e in una recensione gli spoiler sono come una coltellata al cuore). Il videogioco sviluppato da Ryu Ga Gotoku Studio, team interno a Sega, racconta la mafia come pochi altri prodotti del genere. Il doppiaggio giapponese riesce a calare il giocatore perfettamente nell’atmosfera, mentre i sottotitoli in inglese potrebbero creare qualche problema a chi non ha dimestichezza con la lingua di Albione.

Le sequenze filmate sono abbastanza lunghe e le linee di dialogo sono numerose, ma nel complesso si riesce a seguire la trama senza farsi venire troppo il sangue amaro. D’altronde, che la localizzazione italiana non sia contemplata nella serie Yakuza non è una novità.

Tante cose da fare e da scoprire

Yakuza Kiwami 2 si svolge in due diverse aree esplorabili: Kamurocho, il quartiere a luci rosse di Tokyo, e Sotenbori, il distretto di Osaka. Le mappe non sono enormi ma, considerando che il giocatore può spostarsi solo a piedi, va benissimo così. Una novità da evidenziare è la possibilità di esplorare in prima persona. Facendo clic con la levetta analogica destra, entreremo in una modalità in soggettiva che ci darà l’impressione di essere in un gioco di ruolo.

Il mondo di gioco è ricco di attività e di quest che spesso si attivano automaticamente passando a fianco agli NPC in cerca di aiuto. In totale, Yakuza Kiwami 2 mette a disposizione più di 300 compiti diversi. Questi vanno da sub quest più o meno complesse a minigames utili per svagarsi tra un combattimento e un altro. Le attività secondarie sono segnalate da icone blu nel caso di subquest e da simboli viola a forma di joypad nel caso dei minigiochi.

Quest’ultimi possono diventare una vera e propria droga, tanto da farci dimenticare di proseguire la missione principale. Possiamo giocare ai cabinati Sega tra cui spiccano il picchiaduro Virtua Fighter e l’action con i mecha Virtual-on. Un’altra attività tipica della serie è l’ufo catcher, con cui potete divertirvi a prendere giocattoli con il braccio meccanico. Altri minigames che attenteranno alla vita sociale di Kiryu sono il karaoke, in cui dovrete premere i tasti su schermo per avere un alto gradimento del pubblico, il mahjong, un’attività a cui noi occidentali non siamo soliti prendere parte, il toylets, un gioco malatissimo in cui dovremo fare battaglie virtuali di pipì… sì, avete letto bene, le freccette e, perché no, la visione di video hard (ovviamente si tratta di video soft con graziose donzelle).

Attività inedite di Yakuza Kiwami 2 –  che abbiamo imparato a conoscere con Yakuza Zero e Yakuza 6 – sono il Clan Creator e il Cabaret Grand Prix. Nel primo caso siamo di fronte a una sorta di tower defense in cui dovremo gestire, con una visuale dall’alto, una squadra (che può essere ampliata parlando con gli NPC giusti) di in difesa dei nostri territori o di proprietà per noi molto importanti. Nel secondo caso, invece, saremo impegnati nella gestione di un club per uomini in cerca di divertimento. Sarà nostra premura assoldare hostess carine e dalle varie abilità sociali per intrattenere gli ospiti.

Ogni stradina o vicolo buio può nascondere un’attività secondaria. Se vedete tre puntini sulla testa di un NPC, andate a parlarci per attivare una subquest. Ci sono anche collezionabili, sotto forma di chiavi che aprono armadietti, al cui interno potete trovare oggetti utili come armi o drink energetici. La longevità del titolo si attesta sulle 20 ore se si vuole solo completare la main story, mentre per terminare il gioco al 100% di ore ce ne vogliono almeno il doppio.

Combattimenti senza sosta

Il gameplay di base di Yakuza Kiwami 2 è strutturato su combattimenti in serie contro gruppi di nemici e contro i boss. Kiryu si può avvalere di attacchi leggeri e pesanti con al pressione dei tasti quadrato e triangolo. Tenendo premuto quadrato, Kiryu caricherà un attacco più potente che avrà l’affetto di stordire l’avversario, mentre con il tasto cerchio si effettuano le prese. Immancabile, ovviamente, la barra dell’Heat, una furia che rende Kiryu una vera e propria bestia. Questo stato può essere attivato con R2, quando la barra azzurra è piena. In taluni casi, la modalità heat può essere utile per togliere una buona parte dell’energia del nemico quando su schermo appare il tasto triangolo avvolto da un’aura azzurra.

I movimenti di Kiryu sono fluidi anche se abbiamo riscontrato ancora un leggero fastidio durante il lock on. Quando l’avversario ci aggira, il lock on non riesce sempre a seguirlo e rimane bloccato sulla posizione iniziale, esponendoci a colpi inferti alle spalle. Un problema risolvibile comunque cambiando posizione d’attacco di volta in volta.

Non solo le nude mani possono far male. In Yakuza Kiwami 2 possiamo usare armi come coltelli, katane e spade di bamboo o oggetti dello scenario per infierire sui malcapitati, come biciclette, coni stradali, vasi, poltrone. Il tutto produce un combat system ben strutturato, dinamico e mai noioso, nonostante spesso si venga interrotti durante l’esplorazione da teppistelli e delinquenti che vogliono menare le mani. Kiryu, inoltre, riceve punti esperienza dopo un combattimento (ma anche da attività secondarie e sociali come mangiare o parlare con le persone). Questi possono essere spesi per aumentare  statistiche, abilità di combattimento, efficacia della modalità heat e abilità sociali e fisiche.

Dragon Engine in azione

Il lavoro svolto dal team di sviluppo è encomiabile. Yakuza Kiwami 2 ha in comune con Yakuza 6 il motore grafico: il Dragon Engine. L’atmosfera generale è di altissimo livello e cala il giocatore perfettamente nelle vicende umane e personali di una comunità del paese del Sol Levante. È di sera che l’ambientazione dà il meglio di sé, con luci al neon che illuminano strade a volte tirate a lucido, altre intrise di povertà e disagio. Ristoranti di lusso e club esclusivi si alternano a baracchini in cui un anziano vende takoyaki e ramen e a postacci in cui non si vorrebbe mai avere la sfortuna di capitare.

Yakuza Kiwami 2 non tende al fotorealismo ma, grazie a colori accesi e vividi, offre una visione d’insieme eccezionale che lascia esterrefatti, soprattutto facendo mente locale su come fossero graficamente Yakuza 2 e i capitoli usciti su PS3.

I personaggi hanno subito un trattamento di restyling evidente, compresi quelli secondari, ma ciò che lascia piacevolmente sorpresi è il dettaglio dei volti. Una storia così avvincente non poteva esimersi dall’avere movimenti facciali così reali ed espressivi.

Yakuza Kiwami 2 è uno dei remake migliori mai usciti. Yakuza 2 è stato rivisto da cima a fondo senza però andare a minare le caratteristiche principali della serie. Tantissime cose da fare, combattimenti appaganti e notevolmente migliorati, una storia coinvolgente e ricca di colpi di scena, ore e ore di divertimento assicurate grazie ad attività inedite. Un titolo consigliatissimo sia ai veterani sia ai neofiti che, però, farebbero bene a recuperare almeno il primo Yakuza per godersi appieno la storia.

 

This post was published on 23 Agosto 2018 16:00

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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