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Recensione Dragon Ball FighterZ

Mentre in Giappone Dragon Ball Super, ultima serie animata del celebre anime, si avvia verso la conclusione dell’arco narrativo del Torneo del Potere (che sarà probabilmente l’ultimo, stando alle previsioni), Arc System Works e Bandai Namco pubblicano Dragon Ball FighterZ, picchiaduro 2D su licenza dell’opera mastodontica di Akira Toriyama.

Dragon Ball, il franchise, non è mai stato sepolto. L’affetto dei fan neanche. Lo sappiamo noi italiani che ci sorbiamo le repliche del cartone animato da anni, e lo sa il resto del mondo che non ha mai dimenticato l’anime shonen più famoso di sempre. Da decine di anni escono videogiochi di Dragon Ball, più o meno belli e più o meno ispirati. Recentemente il tentativo è stato fatto con i due Xenoverse, i quali riprendevano parte del combat system dai Budokai Tenkaichi, un modo di combattere che richiamava moltissimo le scene dell’anime originale grazie ai movimenti 3D.

Arc System Works, invece, ha deciso di ritornare alle origini come per gli episodi su SNES. Combattimento in due dimensioni, un gameplay in cui lo sviluppatore è decisamente ferrato (BlazBlue, Guilty Gear) e il cui risultato non poteva che essere eccellente.

Grande dinamicità negli scontri.

Ma prima ancora delle impressioni pad alla mano, ciò che colpisce di Dragon Ball FighterZ è l’estetica. Il titolo è senza ombra di dubbio la rappresentazione più fedele dell’anime di Dragon Ball mai apparsa nel mondo dei videogiochi. Effetti di luce, animazioni, esecuzioni delle super mosse che richiamano quasi pedissequamente le sequenze più esaltanti di Dragon Ball Z (e Super). ASW non si è permessa nemmeno una concessione, tutto è dove dovrebbe essere, perfettamente al suo posto. La super di Tenshinhan che vede il sacrificio del povero Yaozi, i Kienzan di Crilin, perfino i colpi “base” che Gohan adulto (o “Mystic Gohan” per i più ferrati) scambia con Majin Buu subito la sua elevazione a combattente supremo, tutto è riprodotto fedelmente su schermo.

Ma non è tutto fumo negli occhi, perché come anticipato Dragon Ball FighterZ è anche una gioia da giocare. Considerando l’enorme richiamo del franchise di riferimento, gli sviluppatori hanno ben pensato di confezionare un’esperienza di gioco stratificata, che potesse accontentare i neofiti ed esaltare gli esperti di picchiaduro. Perciò, i personaggi più iconici e famosi, quelli che tendenzialmente verranno selezionati per primi, sono i più facili da assimilare. Goku e Vegeta, ad esempio, sono in grado di generare combo enormi e spettacolari dopo pochi minuti. Questo non significa che i due Sayan siano personaggi scarsi, tutt’altro, perché un altro dei trucchetti del combat system sta anche nel gestire bene la carota ed il bastone, per così dire.

Premendo i pulsanti dell’attacco leggero e pesante in sequenza viene generata una combo automatica, che comprenderà anche una mossa speciale nel caso che la barra dell’aura sia sufficientemente carica. Tuttavia non basta premere un pulsante solamente per vincere, perché la combo realizzata in questo modo fa meno danni di una qualsiasi altra combo, anche di meno colpi, realizzata in maniera manuale. In questo modo i giocatori sono gratificati perché riescono ad essere subito competitivi – cosa che non succede in uno Street Fighter, ad esempio – ma col tempo sarà evidente come ci vorrà troppo tempo per vincere in questo modo, con il rischio che l’avversario possa ribaltare la situazione in qualsiasi momento.

Passando più tempo in compagnia dei tanti eroi e nemici di Dragon Ball FighterZ c’è la possibilità di imparare combo in autonomia, apprendere l’importanza dei cancel, dell’okizeme (per quelli davvero bravi), ed in generale scoprire la stratificazione del combat system. Tra le opzioni belliche c’è anche il teletrasporto (consuma una barra intera di aura) che permette di arrivare alle spalle dell’avversario, gli attacchi ad inseguimento che infrangono i colpi energetici che il nemico può spammare, ed il recupero per modificare la traiettoria di caduta.

C’è anche un po’ di Super in mezzo.

I combattimenti di Dragon Ball FighterZ si svolgono tra due squadre di tre giocatori. Sarà possibile combinare tre combattenti per trovare l’equilibrio perfetto e la strategia adatta ad ogni tipo di giocatore. Gli alleati possono venire in aiuto con una breve mossa come assist, oppure essere naturalmente cambiati tra di loro a piacimento durante lo scontro, incastrandoli addirittura nelle combo. Nel roster di ventiquattro combattenti, compresa l’inedita Androide 21 e Goku e Vegeta in forma Super Sayan Blu, ci sono lottatori più adatti ad ingaggiare, chi predilige la velocità ai danni e viceversa, i lottatori più votati agli attacchi speciali, e così via.

Se ventiquattro personaggi possono sembrare pochi quando confrontati al roster di titoli come Xenoverse oppure i Budokai Tenkaichi, bisogna sottolineare il grande lavoro che ASW ha svolto nel differenziare radicalmente il moveset di ognuno di essi. Ognuno dei ventiquattro personaggi presenti è perfettamente distinto per velocità, mosse e feeling generale di gioco.

Mai una volta ci sarà l’impressione di giocare con un personaggio simile ad un altro. Crilin lancia dei sassi con una percentuale che diventino dei fagioli senzu come mossa speciale, Hit da maestro del tempo qual è si muove rapidissimo con un simil-teletrasporto, Nappa pianta dei Saibamen sul terreno che si muovono autonomamente. Queste sono solo alcune delle dinamiche che i personaggi possono sfoderare durante i duelli.

L’Androide 21.

Oltre ad un combat system sopraffino che farà la gioia di chi ama combattere con altri giocatori online, Arc System Works ha confezionato anche una serie di modalità single player, ed offline in generale, che arricchiscono abbondantemente l’offerta ludica.

L’Arcade consiste in una serie di combattimenti a percorsi multipli, slegati a livello narrativo, abbastanza classici. Ogni run che farete vi darà un punteggio e non sarà mai uguale a quella precedente, stimolando la voglia di ripeterla più volte (con dei buoni punteggi, sbloccherete le versioni Super Sayan Blue di Goku e Vegeta). È possibile anche organizzare un torneo casalingo, permettendo fino a 16 partecipanti di sfidarsi per decretare il più guerriero più forte dell’universo (o del vostro salotto, almeno). C’è ovviamente il tutorial con tanto di sfide combo, ed infine la modalità storia.

Se c’è una nota dolente in Dragon Ball FighterZ è proprio la parte narrativa del single player. Le premesse sono buone e molto interessanti: nel mondo sono apparsi dei misteriosi cloni ombra dei Guerrieri Z, ed anche Freezer e Cell sono tornati in vita desiderosi di vendetta. Contemporaneamente, una misteriosa forza sembra essere in grado di controllare gli eroi (spoiler: pretesto narrativo incredibilmente brillante per definire il giocatore), del quale i personaggi sono coscienti fino ad arrivare a sfondare la quarta parete. In tutto ciò, Arc System Works ha creato anche un personaggio inedito – rigorosamente approvato da Toriyama-san – ovvero l’Androide 21, una scienzata legata all’esercito del Red Ribbon.

La trama è perfettamente in linea con ciò che ci aspetteremmo di trovare in una storyline del fumetto. Purtroppo, però, dopo poco si nota quanto l’intera modalità sia prolissa e poco stimolante in generale. Ci ritroveremo a dover liberare i nostri vari compagni di battaglia salvandoli da alcune situazioni spiacevoli, ma allo stesso tempo saremo chiamati a numerose battaglie contro i cloni di cui sopra, spesso poco stimolanti. In ognuna delle mappe sarà anche necessario sconfiggere un boss, in una battaglia più impegnativa delle altre. Purtroppo le battaglie sono talmente brevi che è più il tempo passato a muoversi nella mappa che a combattere.

Dragon Ball FighterZ è il picchiaduro definitivo dedicato alla saga di Akira Toriyama. Esteticamente è quanto di più vicino possibile all’atto d’amore ideale, i combattimenti sono spettacolari e perfettamente in stile con quanto visto nelle centinaia di puntate dell’anime. Il combat system è perfettamente ed insperabilmente centrato per tutte le tipologie di giocatori, diventando così un prodotto per fan ma anche per giocatori esperti di picchiaduro. Era difficile chiedere di più, e nonostante il suo pedigree, stavolta Arc System Works ha realizzato un vero miracolo.

This post was published on 26 Gennaio 2018 15:26

Valentino Cinefra

Valentino Cinefra scrive di videogiochi per varie testate italiane, tra cui SpazioGames, BadTaste e VideoGamer Italia. Su queste pagine si occupa di giochi di ruolo, tra report delle fiere più importanti, analisi dei prodotti del momento, ed approfondimenti più o meno eclettici che mischiano vari argomenti di cultura pop nella speranza di tirare fuori qualcosa di sensato. E pensare che, quando da piccolo gli venne chiesto di provare Dungeons & Dragons, lui rifiutò vigorosamente perché inorridito dall'idea di passare pomeriggi interi a tirare dadi e "raccontare buffonate". Non solo il gioco di ruolo è diventata sua croce e delizia, ma farebbe di turno per tornare in quell'epoca fatta di pomeriggi incredibili, tra avventure senza senso, zero rispetto per il regolamento, e tanta improvvisazione e delirio.

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