Il mondo dei porting da console a computer è spigoloso e pieno di prodotti che ancora guardano con il lanternino la parola eccellenza: videogiochi che crashano quando si clicca sul pulsante avvia, videogiochi che rimangono di una legnosità e di una scomodità mai vista prima, videogiochi che si ritrovano infestati da bug di natura ignota. Yakuza 0 riesce a spezzare i legami che potrebbe avere con questi titoli e a spiccare il volo, conservando tutte le sue piume e portando nel mondo del personal computer la qualità eccelsa che lo ha contraddistinto su console.
Passeggiare per le strade di Kamurocho ricorda certa letteratura e certa filmografia nipponica, con dei neon molto luminosi e le strade perennemente bagnate dalla stagione delle piogge che imperversa inesorabile sull’arcipelago del sol levante. Entrare in un combini a notte fonda e comprarsi da soli ciò che è necessario per chiudere il buco sullo stomaco, entrare in un karaoke e dare il meglio di se nei confronti della circostante folla, uscire e imbattersi in una gang di ubriaconi molesti pronti a mostrare al mondo.
Siamo poco più che ventenni, tatuati e senza un passato da ricordare col sorriso, figli adottivi di un boss mafioso e desiderosi di ringraziare questo nostro padre attraversa una lealtà cieca e indefessa, l’unico modo che conosciamo.
Vediamo come si comporta l’avventura del dragone di Dojima su personal computer!
Tagliamo la testa al toro: il porting funziona ed è fatto sorprendentemente bene.
Entrando già nel menù delle opzioni è possibile notare come gli sviluppatori di SEGA abbiano deciso di farci mettere mano pressoché ovunque, potendo interagire con davvero tantissimi parametri legati alla qualità grafica o alle impostazioni del proprio schermo.
Yakuza 0 però non vuol far colpo sui videogiocatori e le videogiocatrici attraverso una rappresentazione fotorealistica della realtà, bensì punta molto più al respiro tangibile di un atmosfera. Come sopra citato, ogni passo fatto da Kiryu Kazuma all’interno del quartiere a luci rosse di Tokyo porta con se l’umidità della stagione delle piogge, l’odore del negozietto di ramen o il cianciare della folla notturna; camminare nei vicoli bui che si posizionano tra i palazzoni di cemento e metallo ha un sapore unico che è difficile trovare in altre produzioni ludiche.
A questo dobbiamo poi sommare il comparto ludico, fiore all’occhiello del prodotto di cui parliamo e motore dell’opera tutta. Yakuza 0 rappresenta, forse in modo un po’ apocrifo, l’evoluzione di FREE, il motore che si posizionava nel retro della leggendaria saga di Shenmue, madre putativa della saga sulla mafia giapponese.
Per generare tutto ciò Sega ha deciso di impegnare gran parte della sua forza lavoro per dare struttura e spessore agli edifici che incontriamo; ogni angolo avrà il suo combini, la sua sala giochi, il suo baretto loschissimo in cui assaggiare drink differenti o cocktail prelibati; ogni angolo potrebbe nascondere una coppietta in preda a dei teneri baci, dei salaryman ubriachi e chi più ne ha ne metta.
Le attività secondarie che possono essere compiute nel corso di una singola partita a Yakuza 0 sono molteplici ed estremamente ben caratterizzate. Abbiamo un intera sezione dedicata ai retrogames con titoli storici come Outrun o Super Hang-on, gli Ufo-Catcher che racchiudono collezionabili su collezionabili, il karaoke da interpretare come un rhytm game sopra le righe con sotto dei video musicali da soli valgono la candela, bowling e molti, molti, davvero molti altri minigiochi.
il 90% di queste attività non è legato in alcun modo allo scorrere della trama principale del gioco e funge da perfetto riempitivo tra una passeggiata e l’altra dei nostri protagonisti all’interno dell’ambiente di gioco.; le attività secondarie in Yakuza sono il collante che permettono al giocatore di decomprimersi tra una missione di trama e l’altra.
Se quelle che abbiamo visto sin’ora sono attività secondarie, cosa rimane in Yakuza 0?
Nel suo core il titolo è un videogioco free-roaming con un forte accento sull’azione; in Yakuza i nostri protagonisti non faranno altro che menare le mani con il resto della popolazione giapponese.
Ogni stile di combattimento è orientato verso una determinata tipologia di nemici; al giocatore è permesso cambiarlo durante le scazzottate per assicurarsi sempre la posizione di vantaggio sul resto degli avversari. Oltre alla classica barra della vita sarà presente una barra denominata Heat, che rappresenterà il nostro grado di eseguire azioni speciali e contestuali con l’ambiente che ci circonda, caricabile combattendo con le diversissime tipologie di malviventi presenti nel titolo.
Alla trama serviranno diciassette capitoli per dipanarsi completamente, portando il giocatore in un continuo rimbalzare tra Tokyo e Osaka, alla ricerca della verità dietro una grande cospirazione che coinvolge il mondo della Yakuza giapponese. Una trama ben scritta recitata (doppiata in giapponese con sottotitoli in inglese) splendidamente, in grado di accalappiare il giocatore e di farlo innamorare di determinati scorci e personaggi.
Yakuza 0 è un titolo enorme, invitante e addirittura alienante. Mille milioni di cose da fare aspettano Goro e Kiryu all’interno del loro percorso di redenzione e maturazione; il primo tassello cronologico di una saga che si spande per oltre venti anni di storia giapponese e ne disegna i retroscena.
Un sistema di combattimento divertente e una moltitudine di attività secondarie accompagnano una trama accattivante in un Giappone tratteggiato come davvero poche altre volte nella storia del medium.
Il ritmo compassato e tutto fuorché vitale durante le prime fasi di gioco potrebbe scoraggiare, senza però incidere sulla valutazione finale. Se non vi piace la vostra vita, andate a sistemare quella di Kiryu e Goro all’interno di Yakuza 0.
This post was published on 11 Agosto 2018 12:51
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