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Recensione Octopath Traveler

Non so se vi è mai capitato ma ricordo che da bambino, ormai più di vent’anni fa, mi piaceva inventare storie. Riempivo pagine e pagine di quaderni consumando chilometri di matite colorate. Ogni volta sceglievo un’ambientazione diversa e un personaggio diverso. Un cavaliere, un mago, un ladro, non mi fermavo mai a una sola storia, perchè il bello era proprio quello di crearne tante e di cambiare personaggio ogni volta che volevo. Octopath Traveler mi ha fatto tornare quel bambino voglioso di costruire le sue storie, solo stavolta, invece di carta e matite colorate, uso il Nintendo Switch.

recensione di Simone Alvaro “Guybrush89” Segatori

C’erano una volta….sette nani più uno

Diciamo che non sono proprio nani anzi, costruiti con una manciata di pixel potrebbero ingannare anche il giocatore più esperto, eppure nel cuore di quei piccoli eroi batte quello della storia degli RPG. Octopath Traveler ci presenta otto storie diverse, per trama, location e sfide da affrontare. Otto storie che non sempre mantengono alto il vessillo della narrazione ma sono più di un’ottima scusa per girare in lungo e in largo nel continente di Orsterra. Nonostante il racconto delle trame avvenga in maniera lenta, con dialoghi in cui c’è molto da leggere e poco da vedere, il gioco è capace di offrire una grande varietà di punti di partenza che si sviluppano poi in diverse direzioni.

Otto cammini differenti che si intrecciano più volte senza mai toccarsi davvero. Ogni personaggio, infatti, risulta importante solo per il proprio cammino. Gli altri eroi sbloccabili sono utili solo in combattimento o per qualche missione secondaria, ma a livello narrativo è come se non ci fossero. Le otto storie sono singole e prive di interferenze o intrecci esterni. Il vero legame nel gioco non avviene tra i personaggi, secondo uno schema imposto dagli sviluppatori, ma tra personaggi e giocatore, il vero “Traveler” del titolo. Dopo aver scelto il protagonista sarete voi a dover scegliere se sbloccare altri personaggi. E sarete sempre voi a creare la vostra squadra e a scegliere con chi mettervi in viaggio. Octopath non vi pone limiti su questo, ne sul fronte narrativo ne su quello pratico.

La giocabilità del titolo, infatti, è perfettamente capace di adattarsi alle vostre scelte equilibrando di volta in volta la difficoltà del gioco. Naturalmente potrete anche scegliere di proseguire con un solo personaggio, opzione che risulterà più complessa, ma non impossibile. L’unico ostacolo che vi impedirà di procedere sono i circa 15-20 livelli richiesti per iniziare ogni nuovo capitolo. Fare un giro nelle altre città e sbloccare i nuovi personaggi è quindi la direzione consigliata dal gioco, ma non l’unica possibile. Raccontare otto storie che non si incontrano mai tradisce sicuramente l’aspettativa del giocatore, abituato a titoli del genere in cui le storie dei personaggi confluiscono in una, ma non per questo deve per forza costituire un vero e proprio difetto.

Pixel e ricordi

Se proprio volessimo muovere una critica all’universo 2D, cosa che faccio con fatica perchè amo i videogame in due dimensioni e soprattutto il fascino dei pixel, è che per natura rimane piatto. Colorato, divertente, luminoso, tutto quello che volete, ma le dimensioni restano sempre due. Una delle cose che stupisce di più di Octopath è quindi la magia con cui la grafica pixellosa e in due dimensioni del gioco riesca a fornire una visione tridimensionale. L’Unreal Engine del titolo ci mostra forse uno dei più bei lavori degli ultimi tempi in fatto di pixel art, un lavoro di minuscoli dettagli quasi interamente modellato sui ricordi. Le ambientazioni di Octopath, i protagonisti, i nemici, gli splendidi e varigati Boss, a tratti sembra tutto uscito da Final Fantasy VI, a tratti da Golden Sun, a volte richiamano SaGa e altre ancora Chrono Trigger. Octopath Traveler sembra cambiare a seconda di quello che avete giocato, ricordando una lunga serie di vecchi RPG che non sono realmente lì, ma allo stesso tempo ci sono.

La cura dei dettagli riposta anche nel più piccolo dei pixel raggiunge poi un livello maniacale. Se guardate bene nei piccoli dipinti che compongono le ambientazioni potrete notare particolari animati che sono il vero valore aggiunto al comparto tecnico del gioco: un uccellino che saltella sul bordo di un ponte, un gatto che dorme su un mucchio di casse, l’erba scossa dal vento. Persino il sistema di illuminazione è costruito ad opera d’arte e fa venire voglia di lasciarsi scivolare tra le mani la sabbia dorata del deserto. E tutto questo è accompagnato da effetti sonori costruiti appositamente, come il ronfare del gatto che dorme che aumenta quando ci avviciniamo all’animale o il rumore del mare che sembra appena uscito da una conchiglia in una notte d’estate.
La colonna sonora dal gusto tremendamente retrò e infine da veri intenditori e, come un po’ tutto il resto, sembra provenire da un’altra epoca.

Classi, turni e vecchia scuola

Cosa aspettarsi dal gameplay di un RPG costruito sui classici del passato? Esatto, la vecchia scuola! Dopo avervi fatto scegliere un personaggio protagonista, l’unico che non potrete mai cambiare, dovrete terminare il capitolo introduttivo e poi sarete finalmente liberi di andare quasi ovunque nel gioco. Questo non vuol dire che le cose saranno semplici: fatta eccezione per le città, ogni zona sarà contrassegnata da un livello di difficoltà variabile e per raggiungere le aree più esterne avrete bisogno di livellare parecchio. Inoltre, per sbloccare alcuni percorsi, dovrete per forza interessarvi alla trama di un altro personaggio. Quando incontrate per la prima volta un altro eroe potete scegliere di giocare l’intro o saltare subito alle fasi finali del suo primo capitolo. Attenzione però perchè questo vi impedirà di uscire dal binario narrativo dell’eroe appena incontrato finchè non lo porterete a termine.

I quattro capitoli che compongono la singola avventura di ogni personaggio potrebbero rappresentare le missioni principali del gioco che possono essere affrontate in qualsiasi momento senza doverle per forza completare per proseguire. Una scelta strana, specie per un RPG, eppure intrigante, perchè non vincola in alcun modo i giocatori incentivando l’esplorazione del continente di Orsterra. In una sola partita è possibile vedere tutte le storie dei personaggi e giocare con ognuno di loro. La squadra di battaglia però potrà essere composta solo da quattro membri, intercambiabili con gli altri dall’apposita opzione nella Locanda.

Il sistema di combattimento del titolo è strutturato sul classico combattimento a turni che, per quanto vecchio, rimane pur sempre abbastanza immediato da padroneggiare.  In combattimento i personaggi dispongono di diverse classi di armi che si dividono in ascia, spada, pugnale, bastone, lancia e arco. Alcuni personaggi potranno utilizzare un paio di queste armi, intercambiali durante la battaglia, altri potranno sfruttare un parco magie più ampio e altri ancora far uso di abilità interessanti come Supporto di Tressa che può evocare in soccorso vari classi di NPC pagando una somma di denaro. Tutto questo dipende dalla classe di ogni personaggio che fornisce un preciso set di combattimento. Nel corso dell’ avventura sarà possibile anche sbloccare a parte le classi dei personaggi per mixarle con quelle che hanno di base creando combinazioni diverse e interessanti. Oltre a questo in battaglia potremo utilizzare una tecnica chiamata Potenza che permette di potenziare, fino a 4 punti, l’attacco scelto. Questa tecnica si carica di un livello ogni turno e può essere utilizzata per portare i nemici nelle fasi di Dominio: si tratta di una sorta di momento di stordimento dell’avversario che perde il suo turno di combattimento e buona parte delle statistiche. Per arrivare a questa fase bisogna sfruttare le debolezze di ogni nemico che compaiono quando vengono scoperte, oppure usando l’abilità Analizza della classe Sapiente.

Ogni personaggio presenta inoltre dei Talenti e delle Azioni di viaggio che vengono spesso usate fuori dai combattimenti e sono utilissime per portare a termine le missioni secondarie e ottenere oggetti. Tressa può acquistare oggetti dai cittadini del gioco, Primrose può affascinarli e aggiungerli alla squadra per poi evocarli in cambattimento. H’aanit può catturare i nemici indeboliti, si proprio come i Pokémon, e usarli in battaglia. Tutte abilità interessanti che possono essere usate in combo e con astuzia perchè, ad esempio, se qualcosa con Tressa dovesse risultare troppo costoso da comprare c’è sempre Therion che può rubarlo. Attenzione però perchè per utilizzare queste azioni ci vuole un livello appropriato altrimenti potreste anche non riuscire a rubare l’oggetto desiderato e perdere la reputazione e con essa la possibilittà di usare le azioni di viaggio in quella città.

Octopath presenta un mondo vario e ricchissimo di cose da fare ma giocando non possiamo fare a meno di notare la mancanza di veri e propri enigmi, magari con impedimenti nell’ambientazione che vanno superati imparando abilità apposite. Anche le missioni secondarie alla lunga stancano perchè alla fine si tratta solo di dover scegliere il giusto talento tra gli otto disponibili. Un vero peccato non aver osato di più in questo senso perchè avrebbe sicuramente giovato alla produzione. Infine, specie per chi non è abituato ai vecchi RPG, la difficoltà del gioco potrebbe sembrare a tratti parecchio punitiva, soprattutto se non volete perdere qualche ora a livellare decentemente.

Octopath Traveler Recensione – Commento Finale

Otto storie diverse da seguire e un immenso continente da esplorare. Octopath Traveler è lo sguardo nostalgico che Square Enix lancia al passato, un lettera d’amore al genere RPG e ai videogiochi che ne hanno fatto la storia. Dalla grafica alle musiche, dal sistema di combattimento ai personaggi, Octopath non vuole essere il nuovo gradino evolutivo del genere che rappresenta bensi un perfetto esponente del gioco di ruolo. Nonostante la narrazione non troppo esaltante e l’intreccio mancato delle storie, ci siamo incantati ad ammirare i dettagli di Orsterra. Ci siamo divertiti, combattimento dopo combattimento. Siamo saliti di livello e abbiamo sbloccato una montagna di nuove abilità. Abbiamo giocato con uno di quei classici che non fanno più tenendo nel palmo di una mano la storia di un genere.

This post was published on 18 Luglio 2018 13:15

Simone Alvaro "Guybrush89" Segatori

Ritrovato in tenera età su una spiaggia pixelata le sue prime parole sono state "Voglio fare il pirata!" In mancanza di un vero galeone è partito all'arrembaggio del mare della rete depredando le conoscenze di ogni isola su cui è approdato: Ha scritto per Games, VGN, Adventure's Planet, Badgames, FlopTV, Cinefilia Ritrovata, Ridble e creato qualche video per la ciurma di Game Series Network. Nel mentre la taglia sulla sua testa è aumentata e dopo che l'Università di Viterbo lo ha ritenuto un pericoloso "Capitano della Comunicazione", l'Alma Mater Studiorum di Bologna lo ha classificato come "Minaccia Pirata esperta di Cinema, Televisione e Produzione Multimediale". Per circa un anno è quindi rimasto nascosto nella Cineteca di Bologna, gestendo dall'ombra l'Archivio Videoludico e organizzando anche un ritrovo piratesco conosciuto come Svilupparty. Dopo qualche tempo passato in mare tra cinema, fumetti, serie tv, libri, aspirapolvere e videogiochi, senza mai una vera casa, mette l'ancora alla fonda nella baia videoludica di Player.it, dove passa le giornate in compagnia di scimmie, balene e altri animali. Va spesso ad ubriacarsi nella taverna di Tom's Hardware, inoltre va all'arrembaggio di libri e fumetti su Frasix, di gadget e serie TV su Nospoiler e Cinematographe e svolge ricerche su antichi manufatti per conto di Ivipro. Il richiamo dell'oceano però lo trascina continuamente tra le onde e anche se non sa dove lo porterà il vento quello che conta davvero è il viaggio.

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