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Recensioni

#Urban Heroes. L’essere Supereroe in un mondo di supereroi

Da qualche tempo ho una passione per i supereroi ed è per me inspiegabile, dato che per buona parte della mia vita li ho trascurati. Anche nel momento in cui è esploso il fenomeno Film Marvel a me non è fregato nulla, quasi a sentirmi tagliato fuori da un mondo che comunque non sentivo appartenermi.

Questo non vuol dire che non conosca il mondo dei supereroi; mi sono sempre documentato su di loro ma non mi hanno mai fatto impazzire di gioia e cosi nel momento in cui due miei cari amici mi hanno parlato di questo gioco di ruolo con i supereroi, #Urban Heroes, accolsi con freddezza questa novità tutta italiana.

Facciamo una premessa: #Urban Heroes è un prodotto edito dalla Tin Hat a firma Alessandro Rivaroli e Matteo Botti e, se non lo avevate ancora intuito, parla di umani-con-i-poteri. Solo ora, scrivendo queste righe, mi rendo conto è che sbagliato utilizzare la terminologia supereroe perché i personaggi che si giocano non sono stati pensati per esserlo: sono altro, qualcosa di differente, qualcosa di nuovo.

Spiego: un supereroe, per essere tale, deve rispettare precisi canoni tra cui il possedere dei superpoteri. E’ altresì vero che i supereroi incarnano con le loro azioni, pensieri, filosofie, ideali positivi; sono – per andare molto in sintesi – superuomini con poteri e da qui divengono Supereroi. Se ci riflettete un attimo comprenderete che quel termine eroeposto li alla fine di super, non è esattamente infilato a caso ma ha una sua precisa motivazione che si rifà ad un arcaico Kalos Kai Agathos di Gilgameshiana memoria.

Finita la lezione di letteratura-psicologia-morale posso tornare al punto del discorso: a me #Urban Heroes nel momento in cui l’ho conosciuto non ha convinto. L’ho considerato un prodotto scopiazzato ai canoni della Silver Age dei fumetti, impiastricciato ad un altro prodotto presente da tempo nel palcoscenico dei GDR: Mutants&Mastermind.
Ecco perché lo presi sottogamba, perché non vi vidi assolutamente nulla di nuovo.

Poi successe qualcosa. Matteo – uno degli autori – mi contattò dicendomi “ehi, mi piace il tuo stile. Ti andrebbe di recensire il nostro prodotto“. A mente mia mi risposi “ma si dai, sarà divertente” e cosi trovai un modo di procurarmi il manuale base. Mi presi un po’ di tempo, spulciai la community facebook che vi orbita intorno e lessi il manuale facendolo sedimentare nella mia psiche, cimentandomi nel frattempo in una Intervista Impossibile con gli autori.

Li compresi che l’articolo che avrei scritto non sarebbe stato dedicato alla Rabbia di aver perso tempo ma bensì alla Sorpresa di aver conosciuto si un prodotto spigoloso ma comunque godevole, non incentrato sui Supereroi come pensavo all’inizio ma bensì sulla società creatasi dalla loro comparsa.

Uno sguardo disattento – come quello che fu il mio, forse complice l’essermelo fatto spiegare inizialmente da terzi – porta inevitabilmente a credere come questo sia il classico gioco in cui si interpreta il classico tizio con il classico costumino in spandex che abusa classicamente dei suoi poteri, scontrandosi con il più classico dei malvagi.

Ebbene non è cosi. Le narrazioni presenti nel manuale base – che poi sono parti di ambientazione – immergono e coinvolgono lentamente, ma inesorabilmente, il lettore in un mondo profondamente mutato da un evento cataclismatico generato nei Laboratori del CERN di Ginevra che ha preceduto il palesarsi in tutto il mondo di poteri negli abitanti della terra, avviando la rivoluzione della società civile di Terra Z, nome del mondo di #Urban Heroes.

Scopriremo quindi come l’Europa si sia trovata nuovamente truppe americane in casa, necessarie per assicurare la sopravvivenza del Vecchio Mondo vittima della tragedia.
Apprenderemo di come Obama abbia deciso di affidare la protezione della democrazia ad un gruppo di uomini dotati di poteri conosciuti come Amazing Men of the America.
Vedremo come i social network diventeranno una parte fondamentale dell’essere un “supereroe”, generando esasperati casi di hipsterismo.

E rimarremo sconcertati nel momento in cui apprenderemo come risultassero vuoti tutti quei profili facebook di quella schiatta di starlet platinate, troppo impegnate a sparasi un selfie e mettersi in mostra piuttosto che preoccuparsi di coloro che urlavano cercando aiuto.

Ed è proprio in quel momento, leggendo la narrazione dedicata a raccontare di quando il mondo rimase privo di corrente elettrica per mesi, che ho capito come questo gioco non parli affatto di supereroi ma bensì della malata società che si è creata con il loro palesarsi. Una società incastrata nella necessità di apparire perché altrimenti si è tagliati fuori dai giochi. Immaginatevi di vivere in un mondo in cui tutti hanno un potere: devi saperti vendere altrimenti sei solo uno nel mucchio. Ed ecco che si generano eserciti di individui tutta apparenza e zero sostanza, impegnati a ricevere migliaia di like di apprezzamento  piuttosto che fare quanto il loro profilo decanta. Questa cosa è geniale e io ho amato moltissimo questo nuovo modo di vedere e proporre un mondo in cui i superpoteri esistono, alterando cosi la mia critica posizione iniziale riguardo questo titolo.

Colgo quindi come tema di questo gioco il confrontarsi e combattere i demoni interiori che ognuno di noi ha dentro, perché questo gioco parla del perché facciamo quello che facciamo e non di imprese assurde da compiere grazie a fantasmagorici poteri, quello è solo un godevole passatempo tra una riflessione e un’altra.
No, no, parla di quello che provano dentro i supereroi, di come vivono la loro nuova identità. Di come si confrontano con il prossimo e di come – e sopratutto se – vogliono mettersi al servizio della comunità o di se stessi.

Interpreteremo, dunque, supereroi da copertina perché vorremo con tutte le nostre forze essere qualcuno e sperare in ingaggi stratosferici da parte di una multinazionale discografica che sappia mettere a frutto le nostre qualità psichedeliche e quindi venderci il più possibile su un social network, o vorremo essere al servizio del prossimo nella speranza di assicurare un futuro migliore ai nostri figli? Il dramma come dice Pirandello è tutto qui.

Del regolamento di questo gioco, invece, non ho assolutamente voglia di parlare.
Mi limiterò a dire che a me non piacciono tabelle, calcoli e schematizzazione dei poteri, perché credo in sistemi più liberi e interpretativi, adattabili ad ogni situazione.
Rimango comunque dell’idea che la soluzione adottata rimane comunque soddisfacente per coloro che amano questo genere di regole. Ritengo comunque necessaria una menzione d’onore: molto del bello del gioco ruota intorno al possesso di difetti e fidatevi quando vi dico che considero questo il vero motore del gioco, perché vi permetterà di immergervi alla perfezione nel vostro dramma personale.

In sostanza trovo #Urban Heroes un gioco fortemente introspettivo – o almeno io l’ho colto cosi – che parla poco di grandi gesta mondiali e molto di piccole gesta quotidiane.

Per quanto riguarda la grafica del prodotto, nel momento in cui me lo sono ritrovato fra le mani sono rimasto molto colpito dal layout adottato. Sfogliandolo si ha, infatti, la fortissima sensazione di avere un fumetto fra le mani e di star leggendo una storia precisa che li ha come protagonisti.

Di contro durante la lettura ho sempre avuto una sensazione di preimpostato. Cioè, la sensazione che ho avuto a chiusura manuale e che qualunque personaggio io decida di giocare sarà al massimo uno comprimario dei grandi protagonisti del mondo. Nel manuale, infatti, emergono costantemente i soliti nomi dei soliti supereroi: Tizio fa questo, Caio fa quello. Tizio fa quest’altro. Caio salva il mondo. Sempronio è uscito dal gruppo e ora fa il vendicatore solitario. Insomma, se volete giocare i salvatori del mondo dovrete competere con queste ingombranti figure. Se invece volete vivere il piccolo e il quotidiano, beh, l’effetto sarà l’opposto, rappresentando costoro il faro, la luce, nelle tenebre della vostra vita.

Dunque mai più vere furono le parole di Zio Ben che recitano “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità” perché qui, su Terra Z, puoi essere ciò che vuoi: un Supereroe o un umano-con-i-poteri.

La scelta è solo tua.

This post was published on 14 Gennaio 2018 17:00

Andrea De Bellis

Appassionato da sempre di gioco di ruolo, intervallo per anni la mia vita tra questi, lo studio e il lavoro. Dopo un periodo da giornalista professionista decido di laurearmi in storia, mia altra grande passione. Da qui il passo alla scrittura è breve. Comprendendo come l'intrattenimento non possa essere in alcun modo scisso dal provare emozioni, mi propongo quale recensore emozionale per Player.it, ideando e curando nel frattempo le rubriche "Italy&Videogames", "Interviste Impossibili", "LARP: A Night With...", "Autori di Ruolo: D12 domande a..." e "Spade di Gomma", scrivendo il romanzo "Il diario del dott. Flammini" e ideando e lanciando le rubriche "Venerdì Oldies" e "Recensioni Emozionali", sostenendo sempre quanto sia più interessante parlare di "cosa suscita un titolo quando lo si gioca" piuttosto che l'evergreen "cosa è e come come funziona questo gioco". Il gioco è intrattenimento, l'intrattenimento è emozione, l'emozione è vita.

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