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Recensioni

Recensione Pathfinder Duels

Da quando, ormai diversi anni fa, Pathfinder nacque dalla costola di Dungeons & Dragons 3.5 per diventare un gigante a sua volta dei giochi di ruolo fantasy cartacei, il marchio di Paizo si è guadagnato anche un ristretto numero di riproposizioni videoludiche. Di recente abbiamo assistito alla nascita di Pathfinder: Kingmaker, il Kickstarter che mira a creare un’esperienza tipicamente CRPG sfruttando l’ambientazione del gioco, ed in particolare il ciclo di avventure omonimo. Ma oggi parliamo di Pathfinder Duels, un gioco di carte free to play disponibile per dispositivi Android ed iOS.

Contrariamente al gioco di carte di Pathfinder già in commercio da un po’, Pathfinder Duels non punta alla costruzione di un’avventura attraverso le dinamiche tipiche dei giochi da tavolo, ma agli scontri tra giocatori in stile Hearthstone. Il gioco, infatti, ripropone tutte le meccaniche di base presenti nei card game da Magic in poi.

Due tipi di carte, unità e magie, con relativo costo in “arcana”. Le unità hanno punti di attacco e punti vita, parole chiave di attivazione che generano degli effetti particolari (in questo caso non troppo elaborati e niente che non sia già visto), effetti statici di ogni sorta, e così via. Le magie, allo stesso modo, costano punti arcana e generano degli effetti immediati. Se la dinamica di base, quindi, non si discosta troppo dai classici del genere, la vera unicità di Pathfinder Duels sta nella plancia di gioco.

Gli eroi.

Ogni giocatore ha a disposizione infatti una plancia composta da due file di tre caselle. Oltre alle unità, ovviamente, vanno posizionate su di esse anche le magie, le quali si attiveranno secondo un ordine prestabilito. Inserendo una carta nella plancia, inoltre, è possibile spostare una di quelle sottostanti su un’altra casella nei lati. Infine, le unità non attaccano al primo turno (a meno che il testo della carta non indichi diversamente), ma difendono sempre l’eroe dalla linea in cui sono. La particolarità è che le unità presenti sulla plancia attaccano ogni turno le altre unità che trovano di fronte, oppure l’eroe se la fila è sguarnita.

Questo sistema garantisce una notevole profondità strategica, che toglie un po’ di dinamicità alle combo tra carte (di fatto se ne possono fare di meno rispetto a titoli analoghi), e la strategia è principalmente relegata al timing di attivazione delle carte.

L’unità Tanuki, ad esempio, prende un bonus a danni e punti vita fino alla fine del turno quando un eroe nemico viene danneggiato. Se viene attivato per primo nella fila, difficilmente il suo bonus sarà utile, perché niente prima di lui farà danni all’avversario. A questo proposito ci sono le carte speciali Drago, che occupano tutta la plancia per intero, ma il loro effetto è oltremodo devastante.

Alcune carte.

Ogni carta è anche caratterizzata da sei “colori”, per così dire, ognuno concentrato su una particolare tipologia di effetti come i danni diretti, le cure, la protezione, e quant’altro, più delle carte neutrali. Nella costruzione del mazzo di cinquanta carte sarà l’eroe, preso dagli “iconici” dei manuali di Pathfinder, a decidere quali tra questi colori si potranno usare.

La stregona Seoni del manuale base, ad esempio, potrà contare su abilità in grado di fare danni e potenziare le proprie unità, ed alcuni dei suoi effetti sono legati all’uso massiccio di carte magia. Seoni, così come ogni altro eroe, è anche una carta molto particolare. Può essere equipaggiata con una manciata di strumenti, proprio come un personaggio di un gioco di ruolo, i quali influiscono sull’intera resa del mazzo, dal quale viene pescata all’inizio della partita così da essere subito disponibile.

Questa, insieme al concetto della plancia, sono le due vere novità di un sistema di gioco altrimenti molto basilare. La veste grafica non è neanche troppo convincente, ma Pathfinder Duels è comunque un ottimo diversivo dai soliti giochi di carte. Anche, e soprattutto, per via dei tanti riferimenti all’ormai sconfinata lore di Pathfinder.

Le attività secondarie.

Tra le varie attività del giocatore c’è ad esempio la Taverna, ovvero una serie di partite legate da una trama che riprende luoghi e personaggi di Golarion. Il secondo capitolo è ad esempio ambientato a Sandpoint, e vede tra i personaggi anche Ameiko Kaijitsu, PNG presente in più di un modulo d’avventura ufficiale di Pathfinder.

Per il resto, siamo di fronte ad un classico gioco di carte. C’è la possibilità di comprare nuove bustine o estrarre delle singole carte, affrontare altri giocatori online, collezionare e craftare carte specifiche. Un difetto considerevole è la grafica dei menu. Non tanto lo stile, ma quanto l’impostazione dell’interfaccia, spesso costituita da font di caratteri troppo piccoli e mal disegnati che generano confusione.

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This post was published on 20 Gennaio 2018 13:15

Valentino Cinefra

Valentino Cinefra scrive di videogiochi per varie testate italiane, tra cui SpazioGames, BadTaste e VideoGamer Italia. Su queste pagine si occupa di giochi di ruolo, tra report delle fiere più importanti, analisi dei prodotti del momento, ed approfondimenti più o meno eclettici che mischiano vari argomenti di cultura pop nella speranza di tirare fuori qualcosa di sensato. E pensare che, quando da piccolo gli venne chiesto di provare Dungeons & Dragons, lui rifiutò vigorosamente perché inorridito dall'idea di passare pomeriggi interi a tirare dadi e "raccontare buffonate". Non solo il gioco di ruolo è diventata sua croce e delizia, ma farebbe di turno per tornare in quell'epoca fatta di pomeriggi incredibili, tra avventure senza senso, zero rispetto per il regolamento, e tanta improvvisazione e delirio.

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