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Recensioni

Recensione mobile: I Am Innocent

Non è semplice creare un gioco thriller che faccia immedesimare il giocatore e che crei abbastanza tensione da tenere incollati i giocatori allo schermo. Non lo è per la grandi software house che lavorano su hardware molto potenti e performanti, a maggior ragione le difficoltà crescono per uno studio indipendente che voglia sviluppare una bella storia fatta di mistero e intrighi su dispositivi mobile.

Ci ha provato Twinaleblood con I Am Innocent, un gioco per Android che vi mette sulle tracce di un serial killer di giovani ragazze. Il risultato finale è intrigante, ma non del tutto ineccepibile.

In questo titolo mobile, nostra sorella è scomparsa e la città deve fare i conti con misteriosi e brutali omicidi che hanno giovani ragazze come vittime. Le due cose sono collegate? Starà a noi scoprirlo. La particolarità di I Am Innocent sta nel sistema di progressione della storia. Le schermate di gioco sono telefonate, chat, fotografie e sistemi di messaggistica che vengono visualizzati proprio come se stessimo davvero davanti a uno smartphone.

Per andare avanti nella storia e raccogliere indizi è necessario rispondere alle chiamate, chattare con i personaggi protagonisti del mistero, leggere documenti e guardare con attenzione le fotografie che ci vengono inviate.

Non mancano ovviamente gli enigmi. Spesso non sarà possibile leggere documenti ed e-mail di altre persone senza hackerare il loro cellulare, all’interno del quale potrebbero nascondersi informazioni preziose per risolvere il caso o sapere di più su nostra sorella. Il sistema di hacking è uno dei fattori negativi del gioco. Quello che poteva essere un punto a favore si trasforma purtroppo in qualcosa di frustrante e poco reattivo.

I rompicapo che prevedono l’hacking di un computer sono simili l’uno dall’altro e prevedono il collegamento di blocchi dello stesso colore in stile Tetris. Questi giochini danno la sensazione di essere stati messi lì tanto per mettere i bastoni fra le ruote al giocatore senza però invogliarlo a fare meglio dopo un tentativo fallito. Alla lunga, I Am Innocent diventa monotono e monocorde. Inoltre, se si fallisce più volte durante un hacking si perdono vite che devono essere ricaricate. Per riprovare un enigma bisogna aspettare molti minuti una volta perse tutte le vite.

Il sistema di hacking è uno dei difetti del gioco.

L’idea di base di I Am Innocent è ottima ma la ripetitività delle cose da fare lo rende un titolo da partita una tantum. Gli enigmi frammentano troppo lo svolgimento dell’azione, maggior equilibrio avrebbe giovato.

Se voleste dargli comunque un’opportunità, potete scaricarlo da qui Google Play.

Il gioco è gratuito ma ha uno shop in game.

This post was published on 30 Novembre 2017 17:47

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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