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Recensione Black Mirror

Quest’estate THQ Nordic ha annunciato a sorpresa Black Mirror, reboot di una saga punta-e-clicca dei primi anni 2000 (che purtroppo non conoscevo), pubblicando tra l’altro un trailer molto suggestivo e portatore di belle speranze.

Mi duole dire che tutta la sincera curiosità instillatami da quel video d’annuncio così ben curato è andata in frantumi nei primi minuti di gioco. Non riuscendo ad accettare la realtà di ciò che mi si presentava a schermo, ho provato a documentarmi a più riprese per capire se magari il titolo fosse una remastered dei vecchi capitoli, ma per quanto trovi ancora inconcepibile la cosa, si tratta proprio di un gioco nuovo.

David Gordon, il nostro affascinante protagonista

Un passo avanti, cento indietro

Nel caso non l’aveste ancora intuito, il titolo non ha nulla a che vedere con l’omonima e più popolare serie sci-fi di Netflix, al contrario ci cala in atmosfere horror/gotiche che ricordano (molto vagamente) le opere di Poe e Lovecraft. Il protagonista David Gordon, a seguito della misteriosa morte di un parente, visita per la prima volta l’antico maniero di famiglia in Scozia. Qui scopre oscuri segreti che riguardano i Gordon da generazioni, e che ora attentano anche alla sua salute mentale.

Dal punto di vista della narrativa il risultato tutto sommato è accettabile, nonostante dei personaggi scritti in maniera abbastanza sciatta e numerosi cliché, e le atmosfere a tratti sono efficaci, grazie soprattutto ad un’illuminazione sufficientemente gradevole.

Il problema è che il gioco autosabota di continuo quello che potrebbe essere il suo aspetto un po’ più interessante, con un comparto tecnico più spaventoso di quanto vorrebbe essere la storia raccontata.

Ingrandendo l’immagine potrete notare tutta la pixelosa bellezza delle ombre

Munirsi di analgesici prima di giocare

Giocare a Black Mirror è una tortura, innanzitutto per gli occhi, costretti ad osservare una carrellata di texture dalla qualità indecente, ombre fatte di grossi pixel e modelli semplicemente brutti. Poi per il cervello, che subisce continue pugnalate da una telecamera nauseante, un frame rate costantemente instabile, animazioni ingessate, input lag, collisioni snervanti e soprattutto caricamenti lunghissimi per ogni minima azione, anche il semplice passare da una stanza a un’altra. Una menzione speciale va al doppiaggio, spesso fuori sincrono, e i sottotitoli in italiano che alle volte si bloccano, diventano in inglese o presentano un brutto adattamento dei dialoghi.

Non mi capacito di come questo possa essere un titolo uscito a novembre del 2017, e per giunta sotto l’ala di un publisher importante. Non vedevo un gioco così arretrato tecnicamente da moltissimo tempo, ed è un vero peccato che il suo potenziale venga assassinato senza pietà da problemi che lo rendono sostanzialmente ingiocabile.

Contribuisce alla noia generale anche il gameplay, che come di consueto nel genere si compone principalmente di esplorazione e risoluzione di enigmi. La prima è di una banalità disarmante e a causa dei caricamenti ad ogni transizione diventa presto insostenibile, mentre i secondi mancano di originalità e non sono per niente divertenti da risolvere, anche perché gli strumenti messi a disposizione per farlo il più delle volte sono parecchio raffazzonati.

Addio Black Mirror, non mi mancherai

Black Mirror è una grossissima delusione, un titolo inspiegabilmente nato vecchio e moribondo, i cui pochissimi pregi vengono soffocati da una mole insormontabile di difetti. Se non siete fan dei vecchi capitoli potete fare benissimo a meno anche di questo reboot.

Special thanks to THQ Nordic

This post was published on 28 Novembre 2017 11:00

Simone Ranieri

Cresciuto tra floppy disk e cartucce, divoratore di titoli single-player di qualsiasi genere e amante delle perfette simbiosi tra narrativa e gameplay.

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