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Recensioni

Recensione Cat Quest

A volte basta davvero poco per dare un tocco di originalità a qualcosa di visto e stravisto, come ad esempio prendere la più classica idea per un fantasy e trasporla in un mondo popolato dai gatti.

Cat Quest di base racconta semplicemente la storia di un avventuriero che deve salvare sua sorella da uno stregone malvagio, e nell’affrontare quest’impresa scopre di non essere uno qualunque, ma di appartenere ad un’antica razza di ammazzadraghi.

Nulla di particolarmente nuovo sotto al sole, vero? Eppure tutto il contesto felino riesce a rendere l’avventura molto simpatica e per nulla noiosa. È impossibile non sorridere scoprendo di poter utilizzare magie come le “fusa fiammeggianti” o leggendo i vari giochi di parole disseminati ovunque (il gioco è localizzato in italiano). Inoltre la storia nasconde dei risvolti inaspettatamente curiosi, pur rimanendo una delle componenti meno esaltanti del titolo.

Prendere spunto dai migliori

Il gioco ha una forte impronta Nintendo-like e dà l’impressione di essere un Legend of Zelda con i gatti, ma è anche fortemente influenzato da Skyrim per via del concetto dei “Sangue di Drago“, e non manca qualche rimando a Final Fantasy.

Cat Quest basa su titoli di questo stampo anche la sua natura di RPG open world, prestando particolare attenzione all’immediatezza e semplicità del gameplay. I combattimenti si svolgono in tempo reale e si basano sull’utilizzo di un solo tipo di attacco ravvicinato, e fino a 4 tipi di magie equipaggiabili. Gli aspetti RPG sono ridotti all’indispensabile, ma in maniera efficace. Ad esempio, per recuperare il mana bisogna colpire i nemici con la propria arma, e la salute invece si ripristina (assieme agli altri indicatori) facendo un sonnellino nelle apposite cuccette che troviamo nei villaggi, che fungono anche da checkpoint.

Una bella gatta da pelare

Non esistono pozioni ed oggetti simili, e questo contribuisce anche a dare al gioco un pizzico di difficoltà inaspettata, poiché non è possibile recuperare salute nel mezzo degli scontri (a meno che non si salga improvvisamente di livello), e ci si ritrova a morire più volte di quanto previsto. Non essendoci dei veri e propri salvataggi automatici, però, bisogna prendere l’abitudine di salvare ad ogni occasione buona (come si faceva una volta), per non dover ripetere nuovamente delle sezioni ed incorrere in frustrazione.

Anche il sistema di level up è gestito in maniera semplicissima, ed è basato sull’acquisizione di sfere blu ottenibili sconfiggendo i nemici e completando le missioni. Forse l’aspetto RPG più complesso del titolo risiede nella gestione dell’equipaggiamento, dove la scelta della miglior combinazione tra arma, elmo e armatura è fondamentale per aumentare i valori di vita, forza e magia, e quindi garantirci maggiori possibilità di vittoria. Ad ogni modo anche qui nulla su cui perdere più di un paio di minuti ogni volta.

Trionfo di suoni e colori

Il gioco è complessivamente piuttosto longevo, anche per via di numerose missioni secondarie, che alcune volte è obbligatorio svolgere al fine di migliorare le proprie statistiche e riuscire quindi a proseguire. Si possono continuare a completare anche al termine della quest principale, ma dopo un po’ tendono a diventare abbastanza ripetitive.

Il mondo 2D di Cat Quest è super colorato e il design dei personaggi principali è adorabile, mentre tutti gli altri alla lunga (nemici in particolare) risultano banali e troppo simili tra loro. Non ci sono particolari problemi tecnici, il titolo è molto solido, ma da un punto di vista puramente estetico le animazioni non sono esattamente un piacere per gli occhi.

Ciò che invece galvanizza sin dai primi istanti è la colonna sonora, semplicemente fantastica, composta da brani immediatamente memorizzabili.

Cat Quest è quanto di meglio i gattari appassionati di fantasy possano desiderare. È un gioco semplice ed intuitivo, adatto a tutte le età, ma non per questo facilissimo. Il divertimento è assicurato in questo colorato mondo di teneri miagolii ed epiche battaglie!

Special thanks to PQube

 

This post was published on 28 Novembre 2017 12:00

Simone Ranieri

Cresciuto tra floppy disk e cartucce, divoratore di titoli single-player di qualsiasi genere e amante delle perfette simbiosi tra narrativa e gameplay.

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