Recensione a cura di Samuele Zaboi
Esiste un sottogenere, nel vasto mondo dei videogiochi arcade, che vede tra i capostipiti WipEout e F-Zero, titoli che hanno segnato la storia delle corse futuristiche con navicelle e navi spaziali. Questi due mostri sacri continuano a essere il punto di riferimento per tutti gli sviluppatori che, mossi dalla passione, cercando di emulare questi titoli, pur conservando una propria indipendenza e identità. Tra queste talentuose software house, spicca l’italianissima 34BigThings con il suo RedOut che, dopo essere già approdato su Steam, ora fa il suo debutto anche su PlayStation 4 e Xbox One pure in versione retail, grazie a 505 Games.
La versione console di RedOut non si discosta troppo all’edizione PC anzi, per quanto possibile, riesce a essere addirittura migliore, solo per il fatto che riesce a contenere tutti i contenuti aggiunti pubblicati nel corso dei mesi. Redout: Lightspeed Edition è così la versione completa e definitiva del lavoro svolto dai ragazzi di 34BigThings.
Come già menzionato in fase di presentazione, è inevitabile citare titoli come WipEout e F-Zero ed è altrettanto necessario fare un doveroso confronto. Se con il primo le somiglianze sono per lo più grafiche, per la realizzazione delle astronavi e anche nel menu di navigazione (senza tralasciare il nome stesso del gioco oltretutto), la vera vicinanza però è con il gioco Nintendo, per quanto concerne il gameplay, le movenze dei velivoli e la capacità di immersione.
Le astronavi, pur sfrecciando ad altissime velocità, sapranno essere sinuose e morbide ma non per questo per i giocatori sarà indispensabile utilizzare tutta la concentrazione necessaria perché RedOut è tutt’altro che semplice, soprattutto nelle sfide che si incontreranno più in là durante la modalità carriera. Questa, vero cuore pulsante del prodotto, nasconde però un piccolo difetto che ne limita il risultato finale. Oltre alle classiche medaglie, per ogni sfida (non abbiamo utilizzato volutamente il termine gara) si potranno ottenere crediti da utilizzare per acquistare power-up per la propria astronave oppure sbloccare direttamente una navicella di livello: il problema è che questi crediti, nel complesso, risultano troppo semplici da ottenere mettendo in secondo piano la necessità di raggiungere le prime posizioni. Nella modalità carriera non si affronteranno solamente le classiche corse, dove saranno presenti potenziamenti alla WipEout anche se in quantità nettamente inferiori, ma anche sfide a tempo (per la maggior parte, ndr) e tornei.
Grazie a queste differenze però vengono garantite ore e ore di gioco, tutte caratterizzate da velocità supersoniche, manovre all’ultimo sangue e sfide contro il tempo.
Se dal punto di vista di contenuti e di gameplay Redout: Lightspeed Edition non ha nulla da eccepire, ecco che sotto l’aspetto tecnico emergono alcune difficoltà che non permettono di gustare a pieno il lavoro di 34BigThings. Con questa versione per console ci si aspetterebbe i 60 frame per secondo stabili e continui ma sulla versione standard di PlayStation 4 (quella utilizzata per la nostra review, ndr) gli fps si attestano sui 30 con qualche soprattutto nelle fasi più concitate, dove sullo schermo, e in pista, sono presenti un maggior numero di mezzi. Questo risultato resta un profondo rammarico per un titolo che dovrebbe fare della velocità e della fluidità il suo punto di forza.
D’altro canto però 34BigThings hanno curato magistralmente le ambientazioni per i circuiti (in uno di questi vi è un chiaro riferimento all’Italia, ndr) e anche le musiche di gioco, che ben si allineano al contesto e allo spirito di Redout: Lightspeed Edition. Nel complesso quindi, considerando anche il prezzo contenuto e lontano da quelli dei titoli tripla A, non va dimenticato infatti che si tratta sempre e comunque di un indie, la versione console di Redout soddisfa a pieno le voglie di velocità e adrenalina, nonostante i piccoli difetti già evidenziati in precedenza.
L’italiano RedOut sbarca anche su PlayStation 4 e Xbox One. Completo a livello dei contenuti, il titolo firmato 34BigThings non sfigura affatto nel suo genere ma riesce anzi a mantenere una propria identità, riuscendo così a distinguersi da titoli quali WipEou e F-Zero, punti di riferimento del settore. Piccole incertezze tecniche non vanno a inficiare il risultato complessivo del prodotto, di cui consigliamo l’acquisto anche a fronte di un prezzo non eccessivo.
This post was published on 7 Settembre 2017 16:01
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