Diciamocelo con sincerità: nel panorama videoludico moderno ben pochi sono i giochi che possano realmente definirsi innovativi. Provate a fermarvi un attimo e a riflettere: qual è l’ultimo titolo veramente originale a cui avete giocato? Se, come noi, dovete andare un po’ indietro nel tempo per trovare anche un solo, avete centrato il cuore del problema: l’industria non sforna più niente di nuovo e fresco da un bel po’ di tempo a questa parte. Proprio per questa ragione, spesso può essere utile “tornare indietro nel tempo“, anche in senso figurato, e riscoprire videogame che hanno provato a proporre una formula propria. L.A. Noire è stato uno di quei pochissimi titoli capaci di osare e di battere strade diverse.
A distanza di oltre 6 anni dalla sua release per old gen, ci ritroviamo tra le mani la versione rimasterizzata della creatura dell’oramai chiuso Team Bondi. È quasi inutile sottolineare quanto si possa essere combattuti nel giocare ad una remaster. Spesso si tratta di mere operazioni commerciali, finalizzate a “mungere una vacca” sempre pronta a farsi spremere a dovere. Il caso Skyrim dovrebbe averci abituato a tutto questo. Eppure, quando dallo scorso giugno hanno cominciato a circolare le prime voci su una possibile rimasterizzazione di L.A. Noire, la reazione del sottoscritto è stata molto diversa. Chi vi scrive è stato colto da un misto di nostalgia e curiosità, non tanto per la remastered in sé, ma per la voglia di rendere giustizia ad un titolo nato sotto una cattiva stella.
L.A. Noire aveva tutte le carte in regola per portare un po’ di aria fresca in un’industria fin troppo chiusa nei suoi cliché. Uno sviluppo travagliato ed i rapporti controversi con Rockstar hanno tarpato le ali ad un potenziale capolavoro. Se non potremo mai vedere un sequel del titolo, vediamo se una sua versione in 4K riesce quantomeno a consolarci.
Ambientato nell’America degli anni ’40, L.A. Noire ci mostra una Los Angeles in pieno boom economico. La città degli angeli, in quel determinato periodo storico, rappresentava una delle più grandi illusioni dell’uomo moderno. Chiunque, lavorando sodo, poteva comprarsi il suo angolo di paradiso, ossia una villetta con giardino, con una macchina nuova di zecca parcheggiata al suo interno. Ma tutti sanno che luci sfavillanti generano ombre più cupe della notte. Ed è il compito di un detective affrontare il male che si cela nei vicoli della città più chic di sempre, tentando di evitare che il marcio corrompa quanto di buono le è rimasto. Questo sarà il dovere di Cole Phelps, un detective dalla schiena dritta e dal passato fumoso, la cui carriera sembra decisamente in rampa di lancio. Ma il mondo della L.A.P.D. è molto meno retto e fulgido di quanto dovrebbe, ed il nostro eroe lo imparerà presto.
Nonostante le apparenze possano farvi immediatamente pensare ad un GTA in chiave retro, L.A. Noire è un prodotto molto diverso. Se il celebre titolo Rockstar fa dell’esplorazione e dell’azione i suoi punti di forza, la creatura di Team Bondi predilige l’investigazione e l’intelletto. Il nostro Cole Phelps si troverà sulla scena di crimini di vario genere, e avrà l’ingrato compito di sbrogliare una matassa certe volte fin troppo intricata.
Raccogliere indizi, analizzare la scena del crimine e, soprattutto, interrogare testimoni e sospetti. Sono queste le armi principali nelle mani del nostro detective. Con questi pochi ma efficaci mezzi, il nostro eroe dovrà trovare un colpevole nei vari casi di cui si troverà ad indagare.
Come tutti i fan del gioco sicuramente ricorderanno, grande importanza ha l’esplorazione della scena del crimine, analizzando qualsiasi oggetto, anche il più insignificante, che possa schiarirci le idee. Tuttavia, il vero fulcro di L.A. Noire sono gli interrogatori. Cole Phelps dovrà spesso fare domande e capire che tipo di persona ha di fronte. Per comprendere la sincerità e le menzogne di un testimone, però, potrebbero non bastare gli indizi raccolti. In questi casi, il giocatore dovrà aguzzare la vista ed osservare con attenzione le mimiche facciali dei soggetti interrogati. Attraverso un magistrale uso del motion capture, tutte le persone che vi ritroverete ad interrogare avranno le loro espressioni facciali, e starà a voi decifrare le verità, più o meno nascoste, e le bugie.
Inutile dire che, se sbaglierete approccio con i testimoni, questi si chiuderanno a riccio, rifiutando qualsiasi colloquio con voi e rendendo tutto più difficile. Se invece riuscirete a fare tutto nel modo corretto, riuscirete a sbloccare dei “Punti Intuito“, che potranno semplificarvi non poco la vita. Tra missioni delle sezioni Traffico, Omicidi, Narcotici ed Incendi Dolosi, possiamo dire che avrete un bel daffare.
Con la versione rimasterizzata di L.A. Noire, metterete le mani sul gioco in “versione completa“. Potrete vivere l’avventura di Cole Phelps insieme ai 5 DLC rilasciati: “Nicholson Electroplanting”, “Un mare d’erba”, “La macchina del console”, “La città nuda” e “Un piccolo lapsus”. Qualora non vogliate concentrarvi sulle missioni principali, appariranno ciclicamente sulla mappa di gioco diversi “Crimini su strada“, delle missioni secondarie di vario genere da intervallare a piacimento con la main quest. La durata del gioco si aggira intorno alle 30 ore, ma tale numero si incrementa non poco nel momento in cui deciderete di completare tutti gli obbiettivi secondari e di raccogliere tutti i collezionabili.
Anche a tanti anni di distanza, si continua a percepire chiaramente quello che è uno dei difetti principali del gioco. La mappa di gioco è veramente enorme, parliamo di oltre 1.600 chilometri quadrati, con oltre 150 tipi di passanti diversi, tante automobili d’epoca fedelmente riprodotte, e dei colpi d’occhio di pregevole fattura. Tuttavia, tanta grandezza non è stata adeguatamente riempita. Al di là delle main quest e dei Crimini su Strada, infatti, il giocatore avrà poco altro da fare. Quello che traspare, tanto all’epoca quanto oggi, è che si potesse fare molto di più, soprattutto con le solide basi che il titolo poteva vantare. L.A. Noire sembra un enorme pacco regalo, confezionato ad arte, da cui esce un Ovetto Kinder: bellissimo da vedere, ma con pochi contenuti.
Andiamo ad affrontare la caratteristica principale di questa rimasterizzazione: il 4K. L.A. Noire, dal punto di vista tecnico, era un titolo decisamente molto ambizioso, che puntava a realizzare una grafica che fosse in funzione del gameplay. Il discorso delle animazioni facciali va proprio in questa direzione. Tuttavia, nonostante Team Bondi puntasse in alto, il vortice in cui incappò il titolo ne ritardò così tanto l’uscita che si ebbe l’impressione di avere tra le mani un gioco monco e datato. Proprio per questa ragione, una remastered potrebbe essere l’occasione ideale per mettere in mostra ciò che sarebbe potuto essere e non è stato.
Sotto questo punto di vista, l’obbiettivo non è stato del tutto centrato. Spieghiamoci, Los Angeles vi sembrerà ancora più bella di quando l’avete lasciata nel 2011. Le sue luci e le sue ombre sembreranno più vive che mai, le sue texture su next gen lasciano percepire una magnificenza con pochi eguali, senza parlare delle espressioni facciali, ancora più realistiche di quanto già non lo fossero ai tempi. Tuttavia, ci sono delle “magagne” che non sfuggono ad un occhio “già allenato” dalla precedente versione. Nonostante le migliorie di cui prima, troveremo spesso un leggero “effetto nebbia” per celare un motore grafico incapace rendere L.A. il capolavoro che tutti attendevamo. Sotto questo punto di vista, sembra anche avere poco senso la Photo Mode inserita.
L.A. Noire è stato tirato a lucido come meglio non si potrebbe, ma in questa sua versione rimasterizzata si percepiscono tutti i difetti ed i limiti che appartenevano alla sua versione old gen.
L.A. Noire ha fatto ritorno in una sgargiante versione rimasterizzata. Nonostante il risultato sia bello ma non capace di lasciare un segno indelebile, non possiamo non ammettere che ci è piaciuto tuffarci nuovamente nel titolo di Team Bondi. Il salto grafico della remaster è sensibile, ma non tale da far rimanere a bocca aperta lo spettatore. Ma nonostante tutto questo, è ancora possibile percepire lo stile di cui è permeato il gioco. I limiti che avete incontrato nella versione old gen sono ancora presenti, ma diversi aspetti del titolo hanno giovato dei “cavalli aggiuntivi” delle console attuali, texture e, soprattutto, animazioni facciali, il vero cavallo di battaglia del gioco pubblicato da Rockstar. Se non avete mai giocato ad L.A. Noire, non potreste avere occasione migliore di questa. Tuttavia, anche se, come noi, avete già provato il gioco nel 2011, vi consigliamo comunque di darci uno sguardo. Chissà se, tra un omicidio ed una melodia jazz, non vi salga un po’ di sana nostalgia.
This post was published on 22 Novembre 2017 12:00
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