Approcciarsi a determinati titoli non rappresenta mai un’impresa di poco conto. Soprattutto se si tratta di un titolo di un certo peso come Need for Speed Payback. Come tutti sanno, la saga targata Electronic Arts è riuscita, nel corso degli anni, a ritagliarsi un ruolo di prim’ordine nei racing game, riuscendo a toccare cifre da capogiro. 100 milioni di copie totali vendute fino al 2009, diventate poi 150 milioni appena quattro anni dopo. Come è facile immaginare, stiamo parlando del gioco di corse automobilistiche più venduto della storia dei videogiochi: più di Gran Turismo, più della seria Forza, più di chiunque altro.
È con queste premesse che ci accingiamo a darvi le nostre personali impressioni sull’ultimo arrivato Payback. La saga, arrivata al suo ventitreesimo gioco, aveva fatto un passo falso con il penultimo titolo pubblicato: l’omonimo Need for Speed. Il gioco del 2015, nonostante delle vendite in linea con gli altri capitoli del franchise, ebbe un’accoglienza piuttosto mista da parte della critica. Se la grafica fotorealistica veniva esaltata, venne pesantemente criticato il fatto che fosse un’esperienza praticamente solo online; anche l’assenza della visuale dal cruscotto e di un’intelligenza artificiale all’altezza delusero non poco le testate di settore, che riservarono voti piuttosto nella media al racing game. A questo punto, la domanda sorge spontanea: Need for Speed Payback ha riportato in alto l’asticella? La risposta è piuttosto articolata.
Come spesso accade, il nuovo capitolo di un franchise cerca sempre di colmare le lacune del suo predecessore, cercando di offrire un’esperienza di gioco migliore sotto ogni punto di vista. È esattamente questo che Payback ha provato a fare. Se nel precedente Need for Speed avevamo un protagonista senza nome, in quest’ultimo gioco ne abbiamo ben tre. Sin dalle prime battute di gioco faremo la conoscenza di Tyler, Mac e Jess, tre componenti di una banda di piloti di corse clandestine, e di Rav, il loro fedele ingegnere, meccanico, nonché mentore. A seguito di un colpo andato male, Tyler è costretto ad un’ardua quanto dolorosa scelta: la galera o lavorare al servizio di colui che ha provato a fregare. Dopo sei mesi di stop, il nostro velocista decide di tornare in azione per prendersi la sua rivincita nei confronti della “Loggia“, l’organizzazione criminale che l’ha messo nei guai.
Se è vero che la vendetta è un piatto che va servito freddo, è altrettanto vero che avremo ben tre modi diversi per ottenere la nostra rivincita. Tyler, Mac e Jessica, i tre protagonisti di gioco, sono dotati di tre diversi stili di guida che, potendo contare ognuno sui propri veicoli, garantiscono al giocatore tre tipi di approccio completamente differenti. Se Tyler è il classico “velocista” col piede saldamente schiacciato sull’acceleratore, Mac prediligerà uno stile di guida più selvaggio. Tra derapate e sterrati, la noia sarà l’ultimo dei vostri problemi. Per quanto riguarda Jess, invece, il suo forte sono le “fughe“. Come avrete facilmente inteso, il compito dell’unica donna del team sarà salvare i suoi compagni dalla polizia, all’occorrenza speronandone le vetture. Inutile dire che le strade di Fortune Valley saranno un po’ più movimentate del solito.
Come abbiamo detto in precedenza, Need for Speed ha voluto imparare dai suoi errori. Proprio per questa ragione, EA e Ghost Games hanno voluto colmare una delle più grandi lacune del penultimo gioco rilasciato, dando la possibilità di giocare anche offline. La mappa di gioco creata è veramente molto molto vasta, con diverse tipologie di attività offerte. Qualora non desiderasse proseguire nella main quest, il giocatore potrà divertirsi con obbiettivi secondari ed oggetti collezionabili. Infrangere i limiti di velocità degli autovelox, correre su determinati tracciati non scendendo mai sotto una certa velocità media, far saltare la propria vettura tramite degli appositi trampolini. Tutte queste attività, di difficoltà sempre crescente, vi garantiranno delle stelle, che sbloccheranno l’accesso ad opzioni di customizzazione ed a loot box.
Per quanto riguarda il capitolo “collezionabili”, ci saranno cartelloni da sfondare e chips da raccogliere, ed anche in questo caso potrete sbloccare nuove customizzazioni per la vostra vettura. Se a tutto questo aggiungessimo altre amenità, come vari record di velocità da battere, catorci da trasformare in super-car, e piloti nomadi a cui far mangiare la polvere, possiamo affermare che il single player di Need for Speed Payback offre ore e ore di divertimento, soprattutto ai completisti.
Tuttavia, ci sono alcune pecche da evidenziare. Non è casuale il riferimento a Fast & Furious fatto poc’anzi. La trama di gioco comprende riprende alla perfezione quella di uno qualsiasi dei film della saga. Tanta azione, adrenalina a tonnellate, tante belle macchine, con una narrazione piuttosto prevedibile e con una caratterizzazione dei personaggi ridotta all’osso. Scordatevi colpi di scena ed evoluzioni psicologiche dei protagonisti. Ma se saprete soprassedere su questi aspetti, questo Payback potrebbe regalarvi ugualmente tanto divertimento.
Passiamo ad un altro aspetto fondamentale del gioco: il gameplay. Tutti i Need for Speed hanno sempre fatto della velocità, dell’adrenalina e della personalizzazione i propri punti di forza. Questo Payback rispetta i primi due punti, mentre, a nostro giudizio, non soddisfa appieno il terzo. Andiamo con ordine. L’aspetto velocità è pienamente soddisfatto, anzi, forse ne esce anche arricchito da questo ventreesimo capitolo. I tre protagonisti di gioco apportano una varietà di stili che rappresenta una vera e propria boccata d’aria fresca per la serie. Man mano che il giocatore avanzerà nel gioco, potrà potenziare sempre di più il proprio veicolo, in modo da poter competere a livelli sempre più alti.
Anche la componente “adrenalina” è presente, tanto da essere quasi tangibile. Payback offre una validissima esperienza arcade, che farà trattenere il fiato ad ogni curva, ad ogni derapata, e che ci farà esaltare ad ogni salto e ad ogni sorpasso a pochi metri dal traguardo.
Le dolenti note arrivano dal punto di vista della “personalizzazione” del veicolo. Nonostante la lista di auto disponibili sia vasta, le opzioni di customizzazione sono decisamente poche, soprattutto se si prendono i precedenti capitoli della saga come metri di paragone. C’è anche un altro aspetto riguardante le modifiche tecniche del veicolo da eviscerare: il suo essere legato alle microtransazioni. Ma di questo parleremo in maniera più approfondita in seguito.
Un altro dei punti di forza della saga è sempre stata la veste grafica. Lo stesso Need for Speed del 2015, nonostante le critiche subite per i motivi di cui sopra, era stato promosso a pieni voti dal punto di vista tecnico. Questo Payback non riesce a lasciare il segno, né sotto l’aspetto grafico, né su quello tecnico più in generale. Premettiamo che la versione da noi provata è quella per PS4 Pro. Se il gioco senza dubbio gode di determinati colpi d’occhio mozzafiato, sono tante le cose che, invece, lasciano non poco a desiderare. Molto spesso vi capiterà di vedere delle texture non esattamente all’altezza di un tripla A. Le scritte sui cartelli, alcune aerografie sulle carrozzerie delle auto rivali, persino il terreno su cui poggiate le gomme, a volte, vi sembreranno poco definite.
Gli stessi protagonisti di gioco, il vero fulcro del single player, sono stati realizzati in una maniera non sempre impeccabile. I loro volti sono spesso spenti e poco espressivi, senza parlare delle animazioni facciali, in molti casi decisamente rivedibili.
Ma passiamo al vero cuore pulsante del gioco: le macchine. Se affronteremo il capitolo customizzazione in maniera più approfondita nel paragrafo dedicato al multiplayer, adesso è giunto il momento di parlare delle meccaniche di guida. Come abbiamo sottolineato in precedenza, complessivamente il gioco offre un’esperienza arcade molto solida e divertente, ma tutt’altro che fedele alla realtà. Lo stesso sistema di danni è decisamente poco realistico. La vostra auto potrebbe uscire con lievi danni dopo essersi ribaltata per tre volte di fila, oppure potrebbe riportare ammaccature molto marcate anche a seguito di lievi impatti.
Arriviamo al punto più delicato del gioco. L’esperienza multiplayer di Need for Speed Payback offre la possibilità di affrontare più o meno gli stessi tracciati della modalità single player con avversari “reali”. Le corse, che potranno ospitare fino ad un massimo di otto giocatori, saranno suddivise nelle stesse categorie viste nello story. Anche in questo caso, il gioco offre una certa varietà che, siamo sicuri, sarà ulteriormente arricchita dagli immancabili DLC che sicuramente EA avrà programmato.
Se già leggendo il titolo di questo paragrafo avete avvertito un brivido di freddo alla parola “microtransazioni”, farete bene a mettervi l’anima in pace: in Need for Speed Payback le microtransazioni ci sono. Se vorrete personalizzare la vostra automobile, o anche se vorrete montare pezzi per migliorare le performance del vostro motore, avrete due sole strade: giocare o pagare. Completando le varie missioni dello story mode, magari ripetendole, o posizionandovi ai primi posti di una corsa online, vi darà accesso ad una Speed Card. Questo sistema, non molto diverso da quello che abbiamo visto nel criticatissimo Star Wars: Battlefront II, sbloccherà un componente del motore, in maniera completamente random. Questo, per molti, potrebbe rappresentare un “passo indietro” rispetto a quanto visto in altri capitoli del franchise, in cui i pezzi potevano essere direttamente comprati dal meccanico, che, in questo Payback, assume un ruolo molto secondario rispetto al passato.
Inutile dire che, aprendo il portafogli “reale”, sarà possibile accelerare non poco il processo customizzazione della nostra vettura. Le loot box a pagamento, infatti, oltre ad elementi puramente estetici, garantiscono anche delle somme di denaro in game da spendere in potenziamenti e Speed Card. Nonostante questo non intacchi più di tanto l’esperienza di gioco, che rimane molto ma molto valida, non possiamo non registrare questa tendenza ad inserire acquisti in game anche in questo gioco EA.
Apprendiamo in queste ore che il publisher americano ha modificato il sistema di progressione. È molto probabile che il sistema di Reputazione possa, a questo punto, garantire più loot box di quante ne garantisse in precedenza. Restate sintonizzati per tutte le news del caso.
Diciamocelo subito e senza mezzi termini: Need for Speed Payback diverte, e anche tantissimo. Nonostante non sia graficamente superbo come i suoi predecessori, riesce, anche grazie ad una modalità single player intrigante quanto basta, a tenere incollato il giocatore allo schermo e ad intrattenerlo come pochi altri titoli sarebbero capaci di fare. Anche un giocatore che non bazzichi più di tanto i racing game potrebbe giocare e divertirsi con Payback. Le microtransazioni, nonostante siano presenti, non intaccano un’esperienza di gioco che è e rimane validissima. Probabilmente i puristi del genere non apprezzeranno le scarse possibilità di customizzazione, o un sistema di danni poco realistico, o uno story mode un po’ “telefonato”. Ma se il vostro scopo è provare il brivido della velocità, Need for Speed Payback è il gioco che fa per voi.
Non ci sarà curva che non vi emozionerà, non ci sarà salto che non vi farà trattenere il fiato. Nonostante Payback non sia esattamente un ritorno ai fasti della saga, possiamo chiaramente dire di essere in presenza di un gioco bello, valido e soprattutto divertente.
This post was published on 20 Novembre 2017 12:00
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