Sembra che Bioware ed Electronic Arts non ce la facciano proprio a stare lontano dalle polemiche per quanto riguarda la saga, e il nuovo capitolo Mass Effect Andromeda non è da meno. Già prima di uscire, il titolo ha scatenato un putiferio per tutta una serie di ragioni che non stiamo qua a spiegare, sono cose successe quasi due mesi fa, su cui si sono pesi chilometri di parole, sia su carta stampata che online, non rivangheremo la questione in questa sede, non nel dettaglio e soprattutto non per fare polemica.
Va detto che questa recensione è basata su una partita completa iniziata al Day One e terminata dopo l’aggiornamento 1.07, quindi è passato molto tempo e sono state apportate molte modifiche tramite patch al gioco.
A cinque anni dalla fine della trilogia di Shepard, Mass Effect torna sui nostri schermi con un’avventura tutta nuova, completamente slegata dai tre giochi precedenti. Volendo agevolare l’inclusione di nuovi giocatori, Bioware ha deciso di spostare l’azione in una nuova galassia, Andromeda appunto, ma soprattutto di far passare seicento anni tra la vecchia trilogia e le avventure del Pioniere Ryder. Bloccati in un sonno criostatico, decine di migliaia di umani, asari, salariani, krogan e turian si sono imbarcati in un viaggio lungo secoli per trovare un nuovo luogo da chiamare casa, stabilendo nuove colonie nel cluster Helios.
Ma ovviamente nulla va come previsto, anzi, tutto va male, e ogni minuto che passa va sempre peggio. Forze sconosciute che distruggono anche il più resistente degli scafi, problemi elettrici, scarsità di cibo e acqua, ribellioni e mondi che dalla Via Lattea sembravano dei paradisi terrestri ma che si sono rivelati delle trappole mortali, un disastro su tutta la linea.
Ed è qui che entrate in gioco voi, il Pioniere Ryder. A bordo della piccola e velocissima Tempest, all’inizio si tratterà di cercare di mettere delle toppe alle falle, di dare un po’ di speranza a chi non ne ha più, di tentare un primo contatto con una civiltà autoctona, gli Angara, che da decenni è sotto attacco da un’altro popolo invasore e di conseguenza non si fida. Riuscire a farsi accettare sarà un duro lavoro, complicato dalla presenza dei Kett, che tenteranno in tutti i modi di conquistare quel poco che riusciamo a strappare ad un ambiente ostile, fino a costringerci ad una strenua battaglia per la sopravvivenza sia di noi dell’Iniziativa Andromeda che degli Angara.
Detta così, la trama sembra ricalcata dalla trilogia originale, ma solo perchè non ho voluto spoilerarvi nulla. Di fatto la storia di Mass Effect Andromeda è il suo maggior punto di forza, anche grazie ad un paio di plot twist inaspettati che ti lasciano a bocca aperta. La missione principale è molto diretta, si tratta semplicemente di salvare la pelle a decine di migliaia di persone, ma è arricchita da una pletora sterminata di missioni secondarie, alcune delle quali rimangono ben impresse, per un motivo o quell’altro.
Sebbene ti costringano a fare avanti e indietro e di tanto in tanto ti fanno sentire un po’ il postino della galassia, espandono la lore, ti portano a conoscere la cultura degli Angara, la loro storia e quella dei tuoi compagni, tramite le loro chain di lealtà. E non scordiamoci le romance, uno delle caratteristiche principali dei giochi Bioware.
La squadra che comanderemo sarà composta da sei personaggi che combatteranno al nostro fianco più altri quattro che rimarranno fissi sulla nave, tutti con le loro personalità distinte, le loro convinzioni e le loro debolezze, per dieci distinti character development e relazioni, sia sentimentali che di semplice amicizia e rispetto, completamente differenti tra loro. Per non parlare del personale di terra, a volte antagonista ma più spesso solo stremato da condizioni terrificanti, che pian piano si renderà conto che il modo migliore per sopravvivere è spingere sempre oltre il limite della frontiera e che scendere a compromessi non è poi una cosa così grave.
Sarà facile affezionarsi ai personaggi, anche grazie alle loro personalità ben distinte e ben caratterizzate, i momenti divertenti non mancheranno e gli stessi svilupperanno amicizie tra di loro, che vedrete evolversi durante le piccole conversazioni che avranno durante i momenti di quiete dell’esplorazione. A volte saranno piccolezze, cose di poco conto, altre vere e proprie confessioni sul proprio passato, sul perchè si comportano in una determinata maniera invece che un’altra, o come la gente si aspetta. Questo accade soprattutto tra Peebee e Cora, mentre Jaal sarà più concentrato a chiedere del passato e della cultura della Via Lattea, e Drack sarà invece più interessato alle battaglie passate che i suoi compagni hanno combattuto. Ce n’è un po’ per tutti, e non mancano le risate.
Quindi, Mass Effect Andromeda è, di fatto, un classico Mass Effect, un RPG con setting fantascientifico che basa la sua narrativa in parte quasi uguale alle relazioni interpersonali tra il protagonista e i suoi compagni e alle fasi di esplorazione e combattimento, rivoluzionate in questo quarto titolo della saga. Se, purtroppo, si è persa la gestione dei compagni se non la posizione in cui piazzarli e la spec, è nettamente migliorato il gameplay del personaggio principale.
Via le classi da scegliere alla creazione del personaggio, diamo il benvenuto ai Profili, che verranno sbloccati in base a quanti punti metteremo nelle abilità di combattimento, quelle biotiche e quelle tecniche. Essi offriranno un bonus all’uso di determinate abilità e sono intercambiabili in qualsiasi momento, offrendo una maggiore varietà nell’approccio agli incontri coi nemici.
Inoltre è stato inserito un piccolo jet pack che ci permetterà di compiere lunghi salti, di schivare e ovviamente di raggiungere punti sopraelevati che ci diano un vantaggio nei combattimenti o che ci permetteranno di superare i puzzle che incontreremo nel corso del nostro girovagare per Andromeda. Utilissimo durante gli scontri a fuoco, diventa essenziale nelle fasi di esplorazione che occuperanno un buon 25% delle ore di gioco, assieme al Nomad, il rover messoci a disposizione per visitare i pianeti su cui potremo scendere. Il bunny hopping diventa una specie di sport, soprattutto quando non si capisce bene dove andare. E sì, il Nomad è un degno successore del Mako, e potrà inerpicarsi anche sulle montagne più ripide. Certe cose non cambiano proprio mai.
Gli scontri a fuoco sono stati resi molto più dinamici anche perchè alcune coperture potranno essere distrutte, oltre all’intelligenza artificiale che spinge i nemici a cercare sempre la posizione più adatta per colpirci in base a dove noi siamo in quel momento. Saremo quindi costretti a muoverci spesso da una copertura all’altra e spesso verremo spinti fuori dalle coperture soprattutto da nemici armati pesantemente o che ci attaccano dall’alto. Saranno anche scontri più veloci oltre che più dinamici, che ci costringeranno ad agire più rapidamente, a pensare più rapidamente rispetto ai giochi precedenti.
Tecnicamente parlando, il titolo inizia a scricchiolare. Noti e stranoti sono stati i problemi, all’uscita, delle animazioni facciali e alcuni glitch dei movimenti in generale, ed effettivamente Bioware non sfrutta al massimo il motore Frostbite 3. Lungi dall’essere un titolo graficamente brutto, ha alcuni problemi che dopo diversi update non sono ancora stati risolti. Le animazioni sono state non corrette al 100% ma nettamente migliorate al punto che, rispetto al Day One, giocare ora è come avere a che fare con un prodotto diverso, ma resta il fatto che permangono certi problemi.
Se le animazioni sono state corrette, il pop up della vegetazione sui pianeti e i freeze soprattutto quando si lancia il Nomad ad alta velocità sono all’ordine del giorno, le compenetrazioni dei corpi nelle cutscene e nelle conversazioni, o l’occasionale sparizione di un nemico nelle texture che impedisce di completare lo scontro sono ancora un problema ben presente, soprattutto su Playstation 4. Meno evidenti su XBox e computer, ma persistono tutt’ora.
Altra nota dolente è il mancato sfruttamento delle musiche. Il mixaggio audio è ottimo, i suoni e le voci al limite del perfetto, ma le musiche purtroppo non sono all’altezza della trilogia di Shepart. Se escludiamo il brano che fa da sottofondo allo scontro finale, la colonna sonora di Mass Effect Andromeda, ad opera di John Paesano al debutto come scorer di un videogioco, non spicca, ma rimane un sottofondo dimenticabile, per quanto piacevole.
Ricco di contenuti, forse troppo, è facile perdersi nella vastità delle cose da fare, la lista delle quest sembra infinita in certi punti, e più o meno a metà della storia vi parrà di non vederne più la fine, ma anche se il viaggio sarà lungo non mancheranno i colpi di scena, tra cui due in particolare durante la trama principale che non ti aspetti e ti lasciano a bocca aperta. La ricchezza di dettagli, per quanto piccoli e insignificanti, di alcune conversazioni danno quasi l’idea che i personaggi sui nostri schermi siano vivi, o per lo meno li rendono plausibili.
I luoghi che non sono stati ridotti a deserti coperti di sabbia cocente o avvolti in una coltre gelata sono delle meraviglie da esplorare, e la nuova razza aliena che vive nel cluster che l’Iniziativa doveva andare ad abitare è ricca di sfaccettature, con una cultura particolare che evita eccessive stereotipizzazioni e che non è troppo simile ad una cultura della terra in particolare. Anche queste piccolezze, inezie se rapportate all’importanza che un buon gameplay e un comparto tecnico ben realizzato possono avere in un videogioco, servono a rendere un gioco un grande titolo. E Mass Effect Andromeda è un grande titolo, sia sul fronte single player che quello multiplayer, che replica la freneticità degli scontri del gioco base ma su scala più ampia. Da migliare sono le connessioni, i crash e la lag sono terribili a volte.
Polemiche a parte, è vero, ha avuto un lancio al limite del disastroso. Tra la polemica italiana per il mancato doppiaggio – benchè la localizzazione sia stata fatta comunque molto bene – e quella globale per le animazioni facciali, molti sono stati i detrattori di un titolo che però ha tanto da dire, come inizio di una nuova avventura ma anche come classico titolo Mass Effect. Innovazioni di gameplay e restyling grafico a parte, il cuore pulsante di Andromeda è il classico RPG di Bioware e, ammettiamolo, la software house canadese ci ha un po’ viziato negli anni.
61 ore, 27 minuti e 7 secondi dopo dall’inizio della partita, possiamo dirlo senza timore di smentita: Mass Effect Andromeda è un ottimo titolo che ha saputo risollevarsi dopo una caduta rovinosa, che ha dimostrato come, purtroppo, la fretta delle case di distribuzione di uscire faccia più danni che altro, ma anche che a quei danni ci si può mettere una bella toppa con un po’ di duro lavoro da parte degli sviluppatori. Ma se non vi piacciono i sudoku preparatevi, ce ne sono parecchi da risolvere.