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Pubblicato in: Recensioni

Earthlock Festival of Magic – Recensione

Recensione di Gianluca “Dottor Killex” Arena

Sebbene abbia toccato uno dei picchi di minore popolarità durante la scorsa generazione di console, il genere dei giochi di ruolo di matrice giapponese sta vivendo una nuova giovinezza, spinto da prodotti come Final Fantasy XV, Bravely Second, Tales of Berseria, i due Dragon Quest recentemente approdati su 3DS e tanti altri ancora.
Non c’è da stupirsi, in fondo, visto che parliamo di uno dei generi più longevi ed amati di sempre, anche al di fuori della terra del Sol Levante, come dimostra anche Earthlock Festival of Magic, un’interpretazione occidentale di questa popolare tipologia di prodotti.
Come sarà venuta la versione PS4 di questo titolo, già uscito lo scorso anno per PC e Xbox One?

Il trionfo del luogo comune

Passato dalle forche caudine di Kickstarter e da una lunga fase di early access su Steam, Earthlock è figlio della passione di un manipolo di sviluppatori norvegesi (i ragazzi di Snowcastle games) dichiaratamente amanti dei giochi di ruolo di matrice giapponese, e, a giudicare da come è venuta la loro ultima fatica, in particolare di quelli usciti a cavallo del ciclo vitale della prima, storica Playstation.
I cliché narrativi e il cast di personaggi parecchio stereotipati riportano infatti alla mente quella precisa era videoludica, con tutto ciò che ne consegue: il gioco, dopo un breve prologo iniziale, ci mette nei panni del consueto eroe per caso, Amon, un semplice ed ignaro cacciatore di tesori che vive su Umbra, un pianeta che non se la passa benissimo, visti i suoi problemi nella rotazione attorno al sole.
Questa situazione ha creato un pianeta spaccato in due, congelato da temperature artiche da  una metà e bruciato dal perpetuo calore solare dall’altra, con solamente una piccola fascia di terra abitabile tra i due estremi.
A regnare su questa zona c’è un impero malvagio, che, durante le prime ore di gioco, rapisce il mentore del protagonista in seguito al ritrovamento di un artefatto apparentemente molto potente: partito, con una compagnia che comprende anche un paio di eroine e un robot dalle sembianze suine, per salvare Banjo dalle grinfie dell’impero, Amon si troverà invischiato in un’avventura molto più grande di lui, che lo porterà a viaggiare per tutta Umbra nel tentativo di salvarla.
Se vi sembra di aver già sentito questa storia, potreste aver ragione: nel tentativo di omaggiare un certo tipo di narrazione, il team di sviluppo ha messo su un plot trito e poco interessante, zeppo di personaggi dalla scarsa personalità (in primis il protagonista…) cui si farà molta fatica ad affezionarsi.
In un gioco di ruolo, che vive dell’interazione tra personaggi e del grado di empatia che riesce a sviluppare nel giocatore, questo non è un problema da poco, ma, come vedremo, non è l’unico di questa produzione.

Buone idee e scivoloni

Il gameplay si sviluppa attorno a cardini consolidati, ma, anziché dimostrarsi una sorta di evoluzione del JRPG in chiave moderna, Earthlock si accontenta di scimmiottare i classici del passato, a metà tra omaggio e scopiazzatura, e, quando inserisce nel mix qualche buona idea, sembra farlo senza troppa convinzione.
Il sistema di combattimento ne è un ottimo esempio: a turni, esso poggia tutto sulla possibilità di cambiare stance, ovvero di far rivestire più ruoli allo stesso personaggio a seconda della posa adottata, un po’ come succedeva nel vituperato Final Fantasy XIII.
Uno dei guerrieri può così improvvisarsi mago, nonostante i suoi incantesimi non infliggano gli stessi danni dell’incantatore deputato, mentre il curatore del gruppo può imbracciare un arco e cecchinare i nemici dalla distanza: cambiare stance in corsa costa però un turno di inattività, e quindi il valore strategico di questa mossa assume un ruolo prominente nel ritmo degli scontri.
Peccato, allora, che questo sistema si riveli spesso inutile, perché i combattimenti regolari sono sin troppo semplici, e non favoriscono un utilizzo dinamico della feature: lo stacco con i boss, in compenso, è notevole, e quindi si passa, dopo aver passeggiato per lunghi tratti contro i nemici comuni, a prendere legnate in maniera inaspettata dal boss di turno.
Oltre a costringere a lunghe e tediose sessioni di grinding, questa eventualità potrebbe portare anche alla perdita di porzioni di giocato anche notevoli, vista la scarsità dei punti di salvataggio e la loro incerta distribuzione lungo le varie aree.
Una delle poche frecce nell’arco del giocatore in occasione degli scontri con i boss è rappresentata dalla possibilità di accoppiare due dei quattro membri del party, accedendo ad un pool di abilità uniche e incrementando la forza dei loro attacchi per tutta la durata dell’accoppiamento: insieme agli skill tree dedicati, questa feature rappresenta anche l’unica che permette un minimo di personalizzazione del party base, perché il sistema di equipaggiamento ed il loot che sarà possibile rinvenire offrono poche soddisfazioni da questo punto di vista.
Non giova nemmeno la scarsa varietà di nemici, che costringe il giocatore a combattere avversari molto simili tra loro tanto nell’aspetto visivo quanto nel comportamento in battaglia.
Altra idea sulla carta interessante ma implementata maluccio è quella degli enigmi: sullo stile di titoli come Zelda e Alundra, Earthlock propone puzzle ambientali in diversi frangenti dell’avventura, con l’intento di variare la formula base, ma la loro semplicità li rende poco più che intermezzi, che non stimolano mai a spremere davvero le meningi.
Oltre ai problemi già evidenziati, l’opera prima di Snowcastle Games ne presenta anche altri, da menu poco intuitivi ad un level design blando, eppure riesce anche a divertire, soprattutto grazie ad un sistema di combattimento solido e ad uno di raccolta e fusione degli oggetti particolarmente articolato.
È proprio grazie a questi elementi che l’opera riesce comunque a salvarsi e a raggiungere una stringata sufficienza, ma c’erano i presupposti per fare molto di più, tanto dal punto di vista dell’offerta ludica, che si limita alla campagna principale e offre pochissime quest secondarie, quanto sul versante tecnico, come andremo ad vedere nel prossimo paragrafo.

Incertezze tecniche

La versione PS4 di Earthlock porta in dote tutti i pregi ed i difetti di quelle precedentemente uscite su PC e Xbox One: si passa quindi da un character design abbastanza anonimo, in linea con le personalità dei vari protagonisti, ad un utilizzo brillante dei colori, con tonalità che spaziano dal caldo del deserto al blu plumbeo delle zone ghiacciate.
E ancora, le contraddizioni proseguono con una conta poligonale francamente inadeguata per gli standard odierni, accompagnata, però, da un comparto animazioni soddisfacente, oltre che da una certa varietà paesaggistica.
Ci aspettavamo, visti i mesi intercorsi dalla pubblicazione delle due precedenti versioni, di vedere eliminati i cali di framerate che affliggevano il titolo tanto su PC (meno) quanto su Xbox One (di più), e invece li abbiamo ritrovati tutti, a testimonianza di un processo di porting un po’ pigro.
Agli opposti, infine, la longevità e la colonna sonora: se la prima, infatti, si ferma ad appena una quindicina di ore, lontana dai record fatti segnare dai prodotti cui il team di sviluppo si è dichiaratamente ispirato, la seconda riserva invece tracce di qualità, che accompagnano degnamente tanto gli scontri (soprattutto con i boss) quanto le fasi di esplorazione.

Commento finale

La versione per console Sony di Earthlock Festival of Magic lascia l’amaro in bocca quanto le due che l’hanno preceduta: il prodotto finale lascia trasparire la passione del team di sviluppo per un certo tipo di giochi di ruolo ed il tentativo di gettare nel calderone qualche idea inedita per ravvivare la progressione, ma, nondimeno, una sequela di errori (di gioventù, probabilmente) non consente di assegnare al gioco una valutazione più elevata.
Ci piacerebbe vedere un seguito, comunque, che elimini (o quantomeno riduca) la necessità di darsi al grinding, che offra una maggiore varietà di nemici e di side quest, che consenta di salvare con maggiore frequenza e che, magari, si presenti ai nastri di partenza senza rallentamenti e con una storia e dei personaggi più interessanti.

This post was published on 6 Febbraio 2017 12:03

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