Recensione di Gianluca “DottorKillex” Arena
Dopo aver deliziato il pubblico 3DS con il debutto europeo della settima incarnazione del franchise, Nintendo e Square Enix fanno il bis, portando sul doppio schermo delle console stereoscopiche della grande N Dragon Quest VIII L’odissea del Re Maledetto, uno dei capitoli più amati dell’intero franchise nonché uno dei JRPG migliori della nutritissima line up Playstation 2.
Esattamente come avvenuto per Frammenti di un mondo dimenticato, il team di sviluppo si è guardato bene dal proporre un pigro porting di un prodotto vecchio di undici anni, e si è invece premurato di svecchiare gli aspetti meno riusciti del gameplay, di aggiungere contenuti e di tirare a lucido il codice originale: considerando quanto era buono il materiale di partenza, non c’è da stupirsi che i risultati si rivelino eccellenti.
Seguiteci nella nostra recensione per capire perché, se amate i giochi di ruolo, non potete perdervi questa edizione di Dragon Quest VIII.
Nonostante la saga di appartenenza non si sia mai particolarmente distinta in ambito narrativo, proponendo intrecci assai semplici, soprattutto se comparati a quelli dell’altra grande serie storica di JRPG, Final Fantasy, Dragon Quest VIII, ad oggi, rimane il capitolo che può vantare personaggi maggiormente caratterizzati ed un plot che, pur nella sua linearità, riesce a catturare l’interesse del giocatore, grazie soprattutto ad un manipolo di protagonisti azzeccati.
Le vicende narrate ruotano attorno ad una maledizione, lanciata da un malefico giullare (qualcuno ha detto Final Fantasy VI??) su un’intera corte, quella del regno di Trodain, che custodiva uno scettro magico dal grande potere, capace, secondo molti, di soggiogare tutto il creato.
Inspiegabilmente, una sola delle guardie del re sembra non essere stata colpita dalla maledizione, ed è proprio nei suoi panni che il giocatore dovrà vivere l’avventura, accompagnando Re Trode e sua figlia Medea in un viaggio lungo e periglioso, durante il quale entrambi dovranno convivere con la vergogna derivante dal loro nuovo aspetto.
Il sovrano, infatti, è stato tramutato in un ranocchio verde di dimensioni alquanto generose, pur conservando l’abilità di parlare e di discernere, mentre la principessa si è vista trasformata in una giumenta bianca, costretta a trainare la carrozza che porterà i nostri eroi in giro per il mondo.
A questo trio male assortito si aggiungeranno presto nuovi volti, tra vecchie conoscenze, come Angelo, Yangus e Jessica, già indimenticabili protagonisti della versione originale del gioco, e new entry, come Morrie e Red, promossi da personaggi non giocanti a membri attivi del party.
Entrambi ampliano il ventaglio di scelte tattiche a disposizione del giocatore, con il primo che si pone a metà tra il monaco e il chierico, utilissimo anche come supporto, e la seconda che porterà scompiglio tra i ranghi nemici tramite l’uso di fruste e pugnali da lancio.
La cura che caratterizza l’intera produzione si nota anche dall’aggiunta di diverse scene di intermezzo inedite, che cuciono la trama in maniera più organica e credibile e offrono maggiori informazioni sui protagonisti, facilitando ulteriormente il processo di empatia del giocatore verso di essi.
Anche dopo oltre un decennio, i siparietti tra i personaggi e le loro strambe abitudini riusciranno a strappare un sorriso al giocatore, tanto che si tratti di un veterano dell’era Playstation 2 quanto di un novizio che approfitta di questa versione 3DS per riscoprire un classico del genere.
Il team di sviluppo aveva un compito non semplice, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, perché modernizzare un classico non è mai un’opera automatica, e tanti aspetti di un titolo che debuttò sul mercato quasi tredici anni or sono possono essere invecchiati male, soprattutto agli occhi delle nuove generazioni videoludiche.
Gli sviluppatori hanno invece operato in maniera chirurgica, indirizzando gli sforzi sugli aspetti più controversi del gioco (pochi, invero, ma non del tutto assenti) e lasciando immutate le parti che non necessitavano di correzioni, aggiungendo, nel processo, una buona dose di contenuti totalmente inediti, che allungano la già longeva esperienza di gioco e spingono anche il veterano ad un secondo playthrough.
Iniziamo dall’eliminazione degli scontri casuali e dalla possibilità di effettuare un salvataggio rapido in qualunque momento (ad eccezione di pochissime aree): sembrano due aspetti di secondaria importanza, ma, alla luce della natura portatile della nuova console ospite e della mutata percezione degli appassionati riguardo alle sessioni di grinding, queste due accortezze snelliscono notevolmente la formula di gioco.
Che questa versione di Dragon Quest VIII dia maggior valore al tempo del giocatore, consentendo anche sessioni molto brevi, è testimoniato anche dall’annullamento dei tempi di attesa per la creazione di nuovi oggetti nel calderone alchemico e dalla possibilità di velocizzare i combattimenti alla semplice pressione di un tasto: alla luce di questi cambiamenti, non è peregrino pensare di fare una partita anche durante un viaggio in metropolitana di soli quindici minuti.
Ciò che funzionava (e parliamo della quasi totalità delle meccaniche di gioco, vista la qualità del prodotto originario) è rimasto invece immutato: L’odissea del Re Maledetto si divide tra combattimenti a turni, basati su un party di quattro combattenti, fasi di esplorazione, impreziosite, in questa versione, da una nuova sidequest, e cutscene che portano avanti l’arco narrativo principale.
Queste ultime sono aumentate di numero rispetto alla release per PS2, con nuovi particolari della trama e nuovi scambi di battute tra i protagonisti, e sono state tutte doppiate, nonostante il supporto su cartuccia non facesse ben sperare in questo senso.
Uno strambo NPC, poi, di nome Cameron Obscura, assegnerà al giocatore una lunga missione secondaria che si basa sull’inedita possibilità di scattare foto in-game utilizzando la fotocamera integrata di 3DS: girovagando per l’enorme mondo di gioco, ci si ritroverà, allora, a catturare scorci del paesaggio, mostri rari, pose assurde di altri personaggi non giocanti e tanto altro ancora.
E le aggiunte non sono finite qui: un finale alternativo attende i giocatori più scrupolosi, con tantissime sorprese per uno dei membri del party, e sarà possibile cimentarsi in un dungeon inedito, l’unico, peraltro, che si segnala anche per una certa difficoltà.
A proposito di difficoltà, le facilitazioni concesse al giocatore (dal salvataggio istantaneo al recupero dei punti vita e mana al passaggio di livello) semplificano la vita in maniera sensibile, ma il rovescio della medaglia è rappresentato dall’accresciuta appetibilità del prodotto nei confronti di nuove fasce di pubblico.
Chiudiamo la lunga lista di aggiunte e migliorie con quella che si rivelerà più gradita per coloro i quali avevano già completato il gioco a suo tempo: Morrie e Red, due personaggi non giocanti su PS2, sono ora reclutabili a certe condizioni, e amplieranno notevolmente (soprattutto il primo, peraltro di chiare origini italiane) le soluzioni offensive del party a disposizione del giocatore.
Grazie alla bontà del lavoro svolto nel 2004, alla pubblicazione dell’originale targato PS2, il team di sviluppo di questo porting per 3DS non ha dovuto rimettere mano né al motore di gioco né alla conta poligonale, potendo contare su un prodotto invecchiato benissimo, grazie anche al cel shading e ad un look cartoonoso impreziosito dal character design di Akira Toriyama.
Eppure, sebbene non dal punto di vista strettamente grafico, le migliorie e le novità non mancano nemmeno in questo comparto: sono state aggiunte la possibilità di scattare foto in gioco con la fotocamera di 3DS, per poi riguardarle a piacimento, un buon numero di linee di dialogo doppiate, nuove scene di intermezzo e una questline secondaria estremamente gradevole, che ruota proprio attorno alla fotografia.
Un personaggio secondario assente nella versione PS2, infatti, chiederà al giocatore di darsi allo scatto selvaggio, immortalando luoghi, mostri, persino specifici istanti in sua vece, elargendo bonus e ricompense ogni volta che i compiti vengono portati a termine: per i completisti, questa inclusione vale, da sola, almeno altre quattro o cinque ore di gioco aggiuntive, che vanno a sommarsi al già strepitoso monte necessario a giungere ad uno degli epiloghi (tre in tutto, di cui uno inedito).
Al momento di scrivere questa recensione il nostro orologio di gioco segna sessantacinque ore scarse, ma ci siamo lasciati alle spalle una manciata di missioni opzionali: davvero niente male per un gioco di ruolo portatile.
Torna immutata (o quasi, viste le scarse prestazioni degli speaker in dotazione al 3DS) la splendida colonna sonora, firmata dal maestro giapponese Sugiyama, che non è invecchiata di un giorno, ed accompagna ancora splendidamente le vicende a schermo.
Insomma, che si tratti di un porting con i fiocchi e che nulla sia stato lasciato al caso è testimoniato anche dall’esorbitante numero di blocchi richiesti per il download della versione digitale del gioco, superiore ai 24000, a memoria il più esoso nel ciclo vitale di 3DS, alla pari con Bravely Default.
La fulgida tradizione dei Dragon Quest sulle console portatili Nintendo continua con Dragon Quest VIII L’odissea del Re Maledetto, che approda sul doppio schermo di 3DS in forma smagliante, regalando ai videogiocatori più giovani (come anche ai nostalgici veterani) un JRPG imponente per quantità di contenuti, dotato di un ottimo combat system e ricco di personaggi carismatici.
Tutte le aggiunte e le modifiche apportate sono state per il meglio, e il risultato finale è complessivamente migliore del prodotto originario, che già si distingueva come uno dei giochi di ruolo nipponici migliori nella ludoteca di Playstation 2.
Inutile dire che se nutrite un interesse anche solo vago per il genere di appartenenza o, più semplicemente, non vi dispiacciono le avventure ispirate e longeve, l’ottavo capitolo della saga partorita da Yuji Horii rappresenta un acquisto obbligato per iniziare bene questo 2017 videoludico.
This post was published on 10 Gennaio 2017 16:00
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