Recensione a cura di Rosario Speciale
Invitati dalla 20th Century Fox per vedere l’anteprima di Assassin’s Creed, il film basato sul famosissimo videogioco di casa Ubisoft, non potevamo non dare il nostro parere sul lavoro del regista Justin Kurzel, specialmente dal punto di vista di appassionati della saga. Sappiamo molto bene come il mondo cinematografico e quello dei videogiochi non si amino molto e sono rari i casi in cui incrociandosi sia nato qualcosa di buono, che sia un tie-in basato su un film o una pellicola basata su un gioco. Sul grande schermo poi non sono bastati grandi attori o registi di peso a cambiare le cose, sebbene già con Prince of Persia nel 2010 ci siamo trovati comunque di fronte un’ avventura piacevole interpretata dall’ottimo Jake Gyllenhaal. Assassin’s Creed si presenta come primo capitolo di quella che dovrebbe essere una trilogia e le aspettative sono molto alte: sarà questo il miglior film basato su un videogioco dai tempi di Mortal Kombat?
Per chiunque sia appassionato del videogioco alcuni degli elementi presenti nel film saranno di facile richiamo, per il resto però la trama si discosta in maniera molto netta da quella a cui Ubisoft ci ha fatto affezionare dal 2007 in poi. Senza spoilerare troppo la trama e rovinarvi la sorpresa sappiate che le vicende sono legate a Callum Lynch, interpretato da Michael Fassbender, il cui antenato è stato protagonista in prima persona del ritrovamento del famosa manufatto, il “Frutto dell’Eden”, che la società Abstergo desidera recuperare per controllare il mondo. Niente di nuovo, come anticipato, per le basi stesse della trama, con tanto di Animus attraverso il quale il nostro prescelto deve tornare indietro nel tempo di ben 500 anni per rivivere le gesta del suo antenato e mostrare così che fine ha fatto la famosa mela. In mezzo tanti dialoghi, spiegazioni varie e soprattutto quel cercare di dare a Cal un po’ di personalità e carattere attraverso un’evoluzione che porterà il nostro eroe ad essere molto più maturo alla fine della pellicola. Da un punto di vista produttivo è sicuramente stata una mossa giusta cercare di creare qualcosa che non fosse un clone perfetto del gioco, il problema però è che ci si è allontanati troppo da tutto quello che la mela rappresenta, dimenticando forse troppo in fretta la saga di Altair da cui il film prende la maggior ispirazione. Preso come film d’avventura la pellicola risulta gradevole, ma se l’obiettivo era creare un film in grado di esaltare le maggiori qualità della serie videoludica allora i produttori hanno mancato proprio il bersaglio, nonostante la caratura e bravura degli attori.
Una delle caratteristiche che hanno da sempre segnato la serie videoludica di Assassin’s Creed è la trama: ottima sotto ogni aspetto sin dal suo debutto fino alla trilogia del buon Ezio Auditore, e forse cercare di rivisitarla e modificarla è stato un errore poiché già perfetta e intrigante di suo. Nonostante la presenza dell’Animus, le fasi in cui vedremo in azione Aguilar ( antenato di Cal nella Spagna del XV secolo) sono poche e ci mostrano delle sezioni in cui il credo degli assassini non si rispecchia minimamente. Una delle discordanze tra film e videogioco che balza più all’occhio è l’assoluta mancanza di attenzione nel mimetizzarsi da parte degli assassini. Nel film essi sono tutti ben riconoscibili, con scritte e tatuaggi sul volto e abiti che a tutto servono meno che a mimetizzarsi con la folla come invece poteva fare Altair indossando l’abito bianco da erudito della sua epoca. Il film ci porta invece in piena guerra santa e gli abiti hanno ben poco della mimetizzazione, se non nel finale della pellicola dove probabilmente assisteremo all’unica vera scena in stile Assassin’s Creed. Avremmo molto da ridire anche sull’Animus, qui diventato un braccio meccanico che riesce a far fluttuare il nostro eroe in aria mentre impersona il suo antenato: la mossa probabilmente è cinematograficamente spettacolare ma non ha niente a che vedere con i viaggi mentali che Desmond faceva dormendo. Ovviamente non poteva mancare anche il tema dell’amore ma purtroppo anche qui la deriva che la trama ha preso riguardo il rapporto tra Cal e Maria (la sua collega assassina) non ci ha molto soddisfatto. I protagonisti infatti dimenticano addirittura tutte le regole del loro credo e lo scopo della loro esistenza in nome dell’amore, quasi portando il mondo alla rovina. Tutti questi elementi non appartenenti alla serie ci hanno fatto riflettere, anche perché se noi videogiocatori sappiamo tutto su come dovrebbero essere questi paladini della verità, per uno spettatore che non sa nulla della serie viene proprio meno la definizione stessa di cosa sia un assassino, del suo credo e del suo obiettivo. Il finale in fondo lascia spazio a sequel e continuazioni che potrebbero non avere grande fondamento dal momento in cui non viene mai esaltata troppo la rivalità con i templari e crociati se non nelle sezioni che si svolgono nel presente.
Il lavoro svolto con questa pellicola è rivolto principalmente a chi non conosce la serie videoludica, dalla quale prende le distanze in maniera netta tenendo solo alcuni elementi basilari come la mela dell’eden, il credo degli assassini e ovviamente i rivali templari. Uno spettatore che desidera gustarsi un film d’avventura con una trama diversa dal solito troverà sicuramente qualcosa di originale e interessante, un videogiocatore invece abituato alle gesta di Altair o Ezio noterà la pochezza di Callum e di una storia molto meno epica ed evocativa di quelle a cui ci ha abituati Ubisoft. Nessuno desiderava un clone del videogioco, ma bisogna ammettere che questo film non riesce a coinvolgere o interessare i fan che si potrebbero annoiare tra i troppi dialoghi, i pochi e non esaltanti combattimenti e le scene di parkour che non riescono a rispecchiare mai il modo in cui combatte e agisce un vero assassino, almeno per come noi lo abbiamo conosciuto impersonando Altair, Ezio, Connor, Arno, Edward e Jacob.
This post was published on 21 Dicembre 2016 10:38
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