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Gears of War 4 – Recensione

La guerra…la guerra non cambia mai, o almeno non per tutti. Al contrario di quanto recitava il tagline storico di Fallout, per Marcus Fenix è compagni la guerra è cambiata, trascinandosi nel tempo le ferite che aveva provocato. Dopo quasi 5 anni dall’uscita del terzo capitolo e uno dal remastered del primo episodio, gli ingranaggi della guerra sono pronti a rimettersi in moto in Gears of War 4, esclusiva Xbox One e Windows 10!

Recensione di Simone Alvaro “Guybrush89” Segatori

UN MONDO DI ROBOT…O FORSE NO

Adattamento. E senz’altro la parola migliore per descrivere pienamente questo ritorno tra i fumi di quella guerra contro le Locuste iniziata ormai nel lontano 2006, quando Gears of War si imponeva come uno dei titoli di punta per Xbox 360 e un vera e propria pietra miliare nel genere sparatutto. I fumi di quelle battaglie però si sono spenti nell’ultimo episodio e Gears 4 ci porta in un mondo dove la pace regna sovrana, dove non c’è più bisogno di COG e dove le Locuste sono solo un lontano ricordo. Dopo averci fatto rivivere qualche reminiscenza, legata al giorno dell’emersione e alla sconfitta delle Locuste, il titolo sembra tagliare nettamente con il passato calandoci nel ruolo di quattro nuovi personaggi che vivono lontani dal mondo distrutto dalla guerra a cui eravamo abituati. Gli eroi di questo episodio ricordano la battaglia contro le creature del sottosuolo come se fosse una leggenda e sono invece impegnati nella ricerca di un dispositivo chiamato Fabbricatore nascosto all’interno di un gigantesco insediamento robotizzato. Il team di sviluppo che risponde al nome di The Coalition, abbandona l’impronta oscura che Epic Games aveva dato al gioco per ripartire con qualcosa di nuovo e lo fa spostandosi oltre venti anni nel futuro, in un mondo che sta ricominciando. Adattandosi, ma prendendo anche le distanze da quelle lunghe ombre che il passato ha esteso su ogni cosa. L’universo raccontato appare inizialmente molto interessante e sembra che la serie abbia raggiunto una maturità artistica che va al di là di quelle lunghe sessioni dove spargere piombo era la prerogativa magna di ogni azione. Peccato che poi quello che all’inizio sembrava un universo nuovo e ispirato dalla trilogia originale, diventi una copia riassuntiva dei tre capitoli precedenti. Infatti, dopo un intro pieno di spunti ed idee interessanti, equilibrato tra fasi esplorative e intensi momenti tps, la trama torna sui suoi passi riportandoci alla guerra originaria e facendo scendere in campo i vecchi eroi della serie. Ce lo aspettavamo, ma avremmo preferito un gioco in grado di dare nuova linfa ad una saga così imponente e non un titolo che si aggrappa prepotentemente al suo nostalgico passato. Inoltre la sceneggiatura pare scritta di fretta, senza dare peso ai passaggi fondamentali che vengono relegati ad uno scambio di battute tra un’esplosione e l’altra. I dialoghi sembrano usciti direttamente dall’ennesimo film sugli Expendables e vengono usati per far pronunciare agli eroi una sequela infinita di battute di scherno dall’inizio alla fine dell’avventura, così tante che anche nei momenti più profondi è impossibile riuscire a prendere sul serio i personaggi. A tenere insieme tutto però ci sono le ambientazioni, evocative al punto giusto e mai ripetitive come invece accadeva nei vecchi capitoli. La serie ha definitivamente abbandonato i numerosi sobborghi cittadini distrutti e si è invece spostata in foreste verdeggianti, insediamenti robotizzati, vecchi manieri e castelli medievali. Il tutto scosso da una nuova minaccia atmosferica che possiamo avvicinare a quella che prima era lo Sciame notturno. Non dovremo più procurarci fonti di luce per sopravvivere a stormi di locuste ma dovremo farci strada in tempeste elettromagnetiche capaci di modificare gli elementi del gameplay e di rallentare l’avanzata del giocatore. In conclusione la trama di questo nuovo capitolo fa luce su molti interrogativi da sempre rimasti senza soluzioni. A trovare quelle risposte però sono un gruppo di eroi privi di qualsiasi carisma e il loro aspetto non fa che richiamare una versione giovanile delle precedenti squadre di combattenti. Il passaggio di testimone è chiaro, dal cambio di sviluppatori a quello di personaggi, ma dopo tanta attesa avremo preferito una trama più profonda capace di slegarsi dalla rigida catena dei suoi predecessori.

DENTRO E FUORI DAL BOZZOLO

Il nuovo episodio di GOW sfrutta la potenza dell’ultima versione dell’Unreal Engine che dà il meglio di se in ogni situazione componendo scene nitide e ricche di dettagli. I protagonisti, pur mantenendo i volti squadrati con tanto di mascellone ormai marchio di fabbrica della saga, risultano ben caratterizzati con numerosi elementi che diversificano le loro armature. Il morphing facciale però è ancora un po’ legnoso con espressioni che non vanno al di là del grugno cattivo e spaccone. Per quanto riguarda i movimenti invece troviamo una fluidità mai vista nella serie. Fatta eccezione per la corsa, che rimane una carica difficile da direzionare, gli eroi sono molto più agili e fluidi rispetto al passato, caratteristica che migliora di molto la manovrabilità dei personaggi. Il motore grafico fa un ottimo lavoro anche nelle fasi più dinamiche in cui il numero dei nemici e delle animazioni su schermo crescono a dismisura senza però che fastidiosi rallentamenti intacchino la giocabilità. Anche se avremo preferito un livello maggiore di interazione, molte delle coperture possono essere in parte danneggiate, mentre molti altri elementi come statue, casse, bozzoli o barriere possono essere distrutte con una giusta dose di proiettili. Le sezioni in cui si abbattono le tempeste elettromagnetiche, presenti quasi in ogni Atto, sono una vera gioia per gli occhi con scene davvero maestose come il tornado che risucchia via i pezzi dell’antico maniero medievale o l’insediamento robotizzato che si difende dalla pioggia di fulmini. Grazie ai 30 FPS offerti in modalità campagna, che raggiungono i 60 in multiplayer, segare a metà i nemici è ancora più bello, specie i robot che scintillano, scoppiano e spruzzano liquido nero sulla brillante sega del nostro fidato Lancer. Infine, il comparto sonoro spicca al di sopra di altre produzioni con brani incalzanti che accompagnano perfettamente i ritmi d’azione. Buono il doppiaggio dei protagonisti ma molte delle voci italiane sono eccessivamente stereotipate e non sempre pertinenti al contesto. Purtroppo non si può dire lo stesso dei personaggi secondari con un doppiaggio che a volte scade nel ridicolo. Anche i nemici faticano ad avere una voce decente e spesso non si allontanano da una poco variegata campionatura di grugniti. I rumori della guerra però si sentono tutti con esplosioni che fanno vibrare le pareti, scariche tintinnanti di piombo e il dolce ma letale suono della motosega.

GAMEPLAY CHE VINCE NON SI CAMBIA

Sono passati quasi 5 anni dall’uscita dell’ultimo episodio. Sono cambiate le console. Sono cambiati i videogiochi. E sono cambiati i videogiocatori. Sarà cambiato anche il gameplay di Gears of War? Quel ritmo incalzante e frenetico fatto di coperture dinamiche, ricariche attive e una spropositata pioggia di pallottole? Nossignore! Gears 4 non fa che confermare il classico gameplay della saga con un’azione continua e ancora più variegata che in passato. Sono state aggiunte infatti nuove tipologie nemiche oltre alle classiche e quasi abusate Locuste. Nei primi capitoli avremo modo di affrontare un esercito di robot che si dividono in varie unità di combattimento. Degni di nota sono i Segugi, piccole sfere che inseguono il player e scoppiano al contatto, i Droni Volanti, dotati di una barriera laser e le Unità Corazzate. I primi potranno però essere calciati e rispediti al mittente causando una serie di esplosioni a catena. I Droni Volanti potranno essere abbattuti e privati del loro equipaggiamento pesante, a volte un gatling e a volte un cannone laser. Mentre le unità corazzate, dei grossi e resistenti robot, una volta abbattute si trasformano in kamikaze lanciati contro il giocatore con quello che rimane del loro corpo pronto ad esplodere. Una novità del gameplay è rappresentata da una sorta di Tower Defense che prevede di usare il Fabbricatore, una cassa con cui produrre armi e difese per la propria base. Questo macchinario, usato nella campagna in un paio di occasioni ma fondamentale nelle modalità online che vedremo più avanti, ha a disposizione dei punti per la creazioni di armi, munizioni e difese che vengono ricaricati ad ogni turno. Il giocatore dovrà sopravvivere a varie ondate di nemici impedendogli di fare breccia nella propria base. Ogni ondata è più difficile della precedente ma la difficoltà maggiore sta nello studiare il terreno di gioco e piazzare abilmente le difese. E’ possibile creare barriere metalliche in grado di rallentare i nemici, torrette mitragliatori automatiche e cannoni laser. Come dicevamo la conoscenza del territorio è quindi fondamentale ma anche il gioco di squadra con i compagni che nella modalità multiplayer avranno dei ruoli ben precisi. Continuando a parlare della Campagna single player è da notare un piccolo ampliamento del parco armi, con pistole e fucili che cambiano però solo di aspetto da quelle già presenti. Il gameplay propone inoltre di lanciarsi con una moto all’inseguimento di un gigantesco drone volante. Una sezione di guida non pienamente riuscita visto il percorso totalmente preimpostato, in cui guidare equivale a spostare l’analogico di tanto in tanto. A parte qualche piccola sezione poco riuscita le novità della prima metà del gioco ci hanno entusiasmato parecchio e ci è sembrato di trovarci a dover fare i conti con l’esercito robotico di Skynet ancora più arrabbiato e armato fino ai denti. Nella seconda parte dell’avventura si torna sul classico e, tolto qualche nuovo e viscido avversario, saremo chiamati a far saltare in aria buche di vermi e a segare Locuste in grande quantità. Ordinaria amministrazione per quello che riguarda la saga di GOW peccato che le mappe offerte dal gameplay non risultino abbastanza stimolanti, specie per un fan o un giocatore navigato che troverà quasi frustrante dover superare l’ennesima sezione fps. Anche la difficoltà non aiuta, se nei vecchi capitoli dovevamo essere molto parsimoniosi con le munizioni, in questo quarto episodio è possibile avere il caricatore sempre pieno grazie alle numerose casse di ricarica presenti in giro per il mondo di gioco, allo scambio armi con i compagni e alle grandi quantità di proiettili lasciate dai nemici anche nelle difficoltà più elevate. La campagna però acquista tutta un’altra luce se giocata in compagnia di un amico, specie la sezione nel castello medievale che a tratti assume atmosfere quasi horror. Infine, il gameplay propone anche una raccolta di 50 collezionabili che si limitano a dare qualche informazione sul mondo di gioco e sbloccare il relativo obiettivo.

GLI INGRANAGGI DELLA GUERRA GIRANO MEGLIO ONLINE

Se la modalità in single palyer non ci ha pienamente soddisfatto la modalità online ci ha estasiati ed è proprio il multiplayer il vero punto di forza di questo quarto capitolo di Gears of War. Pur avendo potuto provare pochi match, data la difficoltà a trovare giocatori prima dell’uscita ufficiale del gioco, è chiaro che l’intento di The Coalition è quella di offrire un’esperienza multiplayer quanto più variegata possibile.
Innanzitutto il giocatore potrà personalizzare il proprio equipaggiamento e il proprio eroe tramite un sistema di Carte. Le Carte consentono di sbloccare nuovi personaggi da usare in battaglia, skin per le armi, emblemi per la personalizzazione della gamertag e Taglie, nuovi obiettivi per ottenere ancora più ricompense. Molte delle carte presenti possono essere acquistate o distrutte per generare Crediti, moneta di gioco con cui comprare altre carte. Questo sistema di personalizzazione garantisce un’esperienza di gioco sempre bilanciata perché va a incidere solo sulla customizzazione e non sull’equilibrio del gameplay fornendo potenziamenti permanenti a giocatori di livello superiore. Ci sarà anche spazio per un sistema di Creazione delle Carte in modo che ogni giocatore possa personalizzare pienamente la sua esperienza di gioco. Oltre alle classiche modalità multiplayer presenti in ogni sparatutto potremo cimentarci con alcune particolari versioni del Versus che portano una ventata d’aria fresca nel genere:
 
MODALITA’ ESCALATION: Solo per veterani.

Questa modalità, pensata per i giocatori da torneo, vede due squadre sfidarsi in lunghi incontri suddivisi in 12 match. Ogni squadra dovrà raggiungere un determinato punteggio controllando contemporaneamente tutte e tre le zone presenti sulla mappa del gioco. Una sorta di re della collina con più aree da conquistare. Ci sono però alcune variabili che vanno a movimentare l’azione perché la squadra che perde può selezionare dove posizionare uno degli obiettivi da conquistare nel round successivo. Ogni round l’attesa per il respawn aumenta di due secondi. Si possono scegliere inoltre dove posizionare le armi. Tutte queste modifiche però valgono solo fino al sesto round dopodiché si azzera tutto e ci si prepara per la seconda metà. Sicuramente la modalità più esigente, sia in termine di tempo che di bravura da parte del giocatore ma potete stare tranquilli che in questa modalità non vi troverete mai ad affrontare una partita uguale ad un’altra.

MODALITA’ DODGEBALL: Niente Respawn.

Meno innovativa di Escalation questa modalità di eliminazione prevede un 5 VS 5 senza possibilità di Respawn. Divertente, specie quando ci trova ad essere 5 contro uno…naturalmente in quel caso il divertimento è per i 5 cacciatori!

MODALITA’ ARMS RACE: Chi spara per primo cambia pistola.

Altra modalità davvero innovativa che vede due squadre affrontarsi con le stesse armi e che cambiano solo una volta che la squadra ha totalizzato tre uccisioni totali con quell’arma. Si parte con quella più potente, il Boom Shot, passando tutte e 13 le armi del gioco fino alla più debole, la pistola Boltok. La squadra vincitrice dovrà totalizzare tre uccisioni con ogni arma del gioco. Anche qui le situazioni divertenti non mancheranno dove avremo finalmente la possibilità di stabilire cosa succede quando l’uomo con il fucile incontra quello con la pistola.

MODALITA’ ORDA

Se infine non siete amanti del versus, la modalità Orda è sicuramente quello che fa per voi. La versione 3.0 di questa modalità permette a 5 giocatori di sopravvivere a 50 ondate di nemici sempre più difficili. I partecipanti hanno a disposizione cinque differenti classi, ognuna con le proprie peculiarità. Il Soldato, Il Cecchino, lo Scout, il Duro e l’Ingegnere ognuna con determinate armi che richiamano le tipiche classi da scontro online come il Tank ecc. In questa modalità dovremo utilizzare il Fabbricatore per creare le difese della nostra base e prepararci alla sfida successiva.

GOW 4 offre un multiplayer davvero ricco di cose da fare e di novità. Ci ha divertito nelle poche partite effettuate e non vediamo l’ora di provarlo quando i server saranno pieni di avversari.

COMMENTO FINALE

Il ritorno di questa grande saga videoludica riesce sotto tanti punti di vista ma perde sotto molti altri per via di idee che non sono state sviluppate a dovere. La campagna principale sembra essere un’accozzaglia di elementi innovativi frenati da un pesante passato di cui, sia la trama sia il gioco stesso, sembrano incapaci di lasciarsi alle spalle. La sceneggiatura è carente in troppi punti e spesso i nessi logici vengono sostituiti dall’ennesima occasione di far saltare in aria qualcosa. The Coalition ha iniziato brillantemente il passaggio di testimone verso un nuovo futuro per Gears ma doveva osare di più e distaccarsi definitivamente offrendo un gioco totalmente nuovo e privo di restrizioni imposte dalla precedente trilogia. Gears of War è però, prima di tutto, un perfetto esempio di sparatutto a 360° e il comparto multiplayer di questo quarto episodio non fa che confermarne la bontà e la ricchezza di contenuto con modalità innovative e un sistema di personalizzazione profondo in grado di mantenere un equilibrato livello di sfida. Gears 4 sarà senz’altro un gradito ritorno per i fan della saga che avranno più di un motivo per emozionarsi e un adrenalinico sparatutto per chi non è mai stanco di dispensare pallottole!

This post was published on 6 Ottobre 2016 2:34

Simone Alvaro "Guybrush89" Segatori

Ritrovato in tenera età su una spiaggia pixelata le sue prime parole sono state "Voglio fare il pirata!" In mancanza di un vero galeone è partito all'arrembaggio del mare della rete depredando le conoscenze di ogni isola su cui è approdato: Ha scritto per Games, VGN, Adventure's Planet, Badgames, FlopTV, Cinefilia Ritrovata, Ridble e creato qualche video per la ciurma di Game Series Network. Nel mentre la taglia sulla sua testa è aumentata e dopo che l'Università di Viterbo lo ha ritenuto un pericoloso "Capitano della Comunicazione", l'Alma Mater Studiorum di Bologna lo ha classificato come "Minaccia Pirata esperta di Cinema, Televisione e Produzione Multimediale". Per circa un anno è quindi rimasto nascosto nella Cineteca di Bologna, gestendo dall'ombra l'Archivio Videoludico e organizzando anche un ritrovo piratesco conosciuto come Svilupparty. Dopo qualche tempo passato in mare tra cinema, fumetti, serie tv, libri, aspirapolvere e videogiochi, senza mai una vera casa, mette l'ancora alla fonda nella baia videoludica di Player.it, dove passa le giornate in compagnia di scimmie, balene e altri animali. Va spesso ad ubriacarsi nella taverna di Tom's Hardware, inoltre va all'arrembaggio di libri e fumetti su Frasix, di gadget e serie TV su Nospoiler e Cinematographe e svolge ricerche su antichi manufatti per conto di Ivipro. Il richiamo dell'oceano però lo trascina continuamente tra le onde e anche se non sa dove lo porterà il vento quello che conta davvero è il viaggio.

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