Recensione di Gianluca “DottorKillex” Arena
Dopo tanti anni di successi, raggiunti sui dorati lidi del Game Boy Advance e del Nintendo DS, la serie di Phoenix Wright è andata quasi con il pilota automatico, proponendo due uscite sull’attuale console portatile di mamma Nintendo, una delle quali inedita ed in versione esclusivamente digitale, ovvero Dual Destinies.
Proprio seguendo questa strada, su eShop è appena arrivato Phoenix Wright Ace Attorney Spirit of Justice, che ripropone uno dei cast più amati dai fan in un setting del tutto rinnovato, senza però rivoluzionare le meccaniche e i ritmi di gioco.
Varrà ancora la pena esaminare prove, interrogare testimoni, e, soprattutto, urlare “obiezione!”?
Non ci resta che scoprirlo.
Immaginate un mondo dove non ci sia bisogno di avvocati, in cui le cause, dalle più futili a quelle di omicidio, vengono risolte tramite le capacità divinatorie di medium capaci di rivivere i momenti in cui è avvenuto il crimine attraverso gli occhi delle vittime.
Avendo accesso a tutti e cinque i sensi dell’assassinato, i medium possono facilmente smascherare gli assassini assicurando alla giustizia i colpevoli senza bisogno di una giuria ed un avvocato.
Questo è, su per giù, il modus operandi del sistema giudiziario (se così possiamo chiamarlo…) di Khura’in, paese dell’est asiatico dove Phoenix Wright aveva deciso di rifugiarsi per scampare alla monotonia quotidiana.
Ben presto, però, alla sua guida turistica vengono rivolte pesanti accuse, e il nostro indefesso difensore degli innocenti ne prende prontamente le parti: si prospetta un caso spinoso (il primo di cinque totali), soprattutto a causa dei pregiudizi che il nostro si troverà a fronteggiare dinanzi alla corte, visto che la figura dell’avvocato viene vista con diffidenza e ritenuta superflua.
Al consueto cast di personaggi, come Apollo, Athena e Maya, che torna dopo una lunga assenza, se ne aggiungono di nuovi, come la principessa Rayfa, esponente del clan dei medium e principale oppositrice del nostro.
Tra battute al fulmicotone, riferimenti agli episodi passati della serie ed umorismo alla giapponese, il centro della scena lo prendono, ancora una volta, la bizzarra ma efficace caratterizzazione dei personaggi e l’ottima scrittura che sorregge i dialoghi che però, come per Dual Destinies, non sono tradotti in italiano, aggiungendo una coltre di impenetrabilità al prodotto per tutti coloro che non masticano la lingua d’Albione.
Ad onor del vero la stragrande maggioranza degli scambi è di facile comprensione anche per quanti non posseggono che una conoscenza scolastica dell’idioma, ma, per il futuro della serie, speriamo di tornare ai tempi delle localizzazioni in italiano.
L’ossatura ludica di Spirit of Justice ricalca quasi pedissequamente quella di Dual Destinies, e di tutti gli episodi della saga sin dagli esordi: se questo è un pregio o un difetto starà al pubblico deciderlo, ma di certo la mancanza di novità sostanziali (al di fuori della divinazione) è ampiamente controbilanciata dalla qualità dei dialoghi, da un cast di personaggi molto ben assortito e da casi stimolanti, che metteranno in moto la materia grigia del giocatore.
La divinazione è una fase in cui la principessa Rayfa mostra alla corte gli ultimi attimi di vita della vittima del delitto, durante i quali, in sovrimpressione, compaiono delle parole che corrispondono alle sensazioni, ai rumori, agli odori percepiti, la cui attenta osservazione consente di farsi un’idea ben precisa di come sono andate le cose.
La ricostruzione dei fatti che ne farà la principessa non sempre sarà veritiera, e lo scopo del giocatore è proprio quello di mettere in bocca a Phoenix le argomentazioni giuste per confutare ciò che si ritiene menzognero: più che una vera e propria novità, questa meccanica costituisce una reinterpretazione delle fasi di interrogatorio classiche.
Di certo non guasta, beninteso, ma non stravolge il gameplay, anche perché, verosimilmente, non era questa l’intenzione del team di sviluppo: ecco che, allora, le fasi investigative sulla scena del crimine continuano ad alternarsi a quelle in tribunale, e prestare attenzione alle deposizioni dei testimoni rimane ancora una delle chiavi per la risoluzione dei casi.
Abbiamo trovato che questi ultimi siano un pizzico più complessi di quelli di Dual Destinies, giocando il quale non eravamo mai incappati nella schermata del game over in oltre venti ore di gioco.
Durante il tempo passato in compagnia di Spirit of Justice, invece, ci è capitato in almeno un paio di circostanze, e questo, checché ne possano pensare i neofiti, è un aspetto positivo, perché l’appiattimento delle fasi risolutive rischiava di diventare un problema gravoso per la saga.
Le due decine abbondanti di ore necessarie ad arrivare in fondo, insomma, scivolano via piacevolmente, anche se i veterani della serie potrebbero accusare un minimo di stanchezza sul finire dell’avventura, a causa dello scarso grado di innovazione che essa porta in dote.
Assai poco è cambiato dal punto di vista tecnico, se non che la nuova ambientazione di Khura’in, pure debitrice nei confronti di altre già viste (a noi ha ricordato tantissimo quella in cui era ambientato Far Cry 4), porta una ventata di aria fresca rispetto a quelle cui la serie ci aveva fin qui abituato.
Il character design si mantiene sugli (elevati) standard del franchise, riproponendo personaggi storici e consentendo a quelli inediti di non staccare troppo rispetto ad essi, andando a formare un unicum molto coeso a livello visivo.
Rispetto all’ultimo titolo in ordine cronologico, ci è sembrato di notare una maggiore quantità di filmati, realizzati sempre con uno stile anime piacevole e pulito.
Difficilmente, un po’ per le caratteristiche ludiche del prodotto, un po’ per il successo fin qui riscosso, vedremo stravolgimenti degni di nota da questo punto di vista: così com’è, Phoenix Wright Ace Attorney Spirit of Justice non sfrutta a pieno l’hardware ospite, né alcune delle sue features chiave (su tutte il 3D), ma rimane un esponente più che rispettabile del franchise, e porta in dote esattamente ciò che gli appassionati si aspettano.
Siamo sulla stessa lunghezza d’onda del recente passato anche dal punto di vista della longevità complessiva, quantificabile tra le venti e le venticinque ore, a seconda dell’abilità del giocatore.
Capcom gioca sul sicuro con Spirit of Justice, e il risultato è un altro capitolo da non mancare per tutti gli appassionati del brand, che vi ritroveranno il consueto humour, gli enigmi ingegnosi, le fasi investigative con una grande attenzione al dettaglio.
Probabilmente, con un pizzico di coraggio in più, si sarebbe potuto confezionare il miglior episodio della serie, ma non ci sentiamo di penalizzare il team di sviluppo per non essersi distaccato troppo dalla strada maestra, considerate le solide fondamenta della serie e il riscontro di pubblico, tanto in Giappone quanto in occidente.
Se siete neofiti, potreste voler provare prima la trilogia dei tre giochi per Game Boy Advance (pubblicata anni fa sempre su 3DS), ma se avete già familiarità con il franchise questo nuovo capitolo saprà regalarvi una ventina di ore di divertimento, citazioni e cammeo di volti noti.
This post was published on 16 Settembre 2016 11:50
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