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Recensione Overgrowth

Overgrowth è un prodotto strano, figlio di quella branca di giochi con gestazioni complicate e non sempre dall’esito positivo. Nato a settembre 2008 e rilasciato soltanto ad ottobre di quest’anno, Overgrowth può fregiarsi del raro archivement “in early access sin dall’inizio del programma”.

Wolfire Games ha supportato la sua creatura sin dal primo giorno con aggiornamenti repentini atti a migliorare il lato tecnico e la qualità del gameplay. Un hype sottile ha circondato il titolo sin dai primi gameplay su Youtube grazie alla spettacolarità delle azioni e al continuo flusso di notizie alimentando le speranze di vedere la release 1.0 senza bug e brutture di qualche tipo. Tutto sembrava perfetto.

Purtroppo la release ufficiale del titolo ha finito per tradire grandemente le aspettative, andiamo con ordine e scopriamo perché.

Io vi troverò.

Avviato il titolo ci troveremo davanti ad una singola modalità di gioco divisa per campagne: due le storyline selezionabili, una appartenente al prequel Lugaru ed una originale creata appositamente per il titolo. Completarle entrambe sarà uno sforzo lungo mezza dozzina di ore, divertenti ma con riserva.

La campagna originale del titolo non inizia col migliore dei preamboli: al nostro coniglio Turner hanno rapito la famiglia e nel tentativo di recuperarla ficcherà il naso e le orecchie dove era meglio non indagare. Dovrà quindi viaggiare per il mondo di gioco in modo estremamente lineare, nel tentativo di trovare soluzione ai suoi problemi affrontando ogni genere di animale antropomorfo possibile a colpi di arti marziali.

Il livello medio dei dialoghi è questo.

Come è facilmente intuibile, la trama non è il punto forte del titolo. Oltre ad abusare dei cliché, è anche vittima di dialoghi al limite del demenziale. I personaggi presenti all’interno della storyline risultano estremamente piatti e limitati a poche frasi dallo scarso impatto finendo per tratteggiare figure prive di carisma.

Ci ritroveremo a fare i conti con numerosi nemici senza aver interesse nel sapere perché siamo lì, se ne è valsa veramente la pena e così via. Sconfortante sotto ogni punto di vista.

La forma della natura

Meglio invece sul versante tecnico grazie ad una cura notevole nella creazione dei modelli dei vari personaggi. Ulteriore occhio di riguardo è stato dato alle animazioni e alla loro fluidità rendendo movimento e azione molto naturali e belli da vedere.
Si finisce presto per apprezzarli e si sviluppa una certa curiosità nel voler vedere quale coreografia si è in grado di eseguire con il proprio personaggio.

I nemici arrivano da tutte le direzioni.

Le ambientazioni in cui si sviluppa la trama appaiono invece terribilmente prive di cura, vuote nella loro immensità e tristemente disorientanti. Ci sono livelli completabili in 10 secondi di salti e corse ambientati nelle location sopra descritte. Il gioco fallisce nel tentativo di comunicare, tramite il level design, cosa fare in determinate occasioni lasciando al giocatore l’opportunità di sbagliare vagando per minuti e minuti senza venir poi ricompensato. Overgrowth pecca quindi in modo terribile nella costruzione dei livelli, nel comunicare al giocatore attraverso i suoi elementi fondamentali cosa dover fare nel corso di ogni partita.

Tutto questo è un gran peccato perché l’identità visiva del titolo è forte e consistente nella grande maggioranza dei casi. Il Phoenix Engine che anima il titolo riesce a lasciare un colpo d’occhio positivo con un saggio utilizzo dei colori peccando sotto il lato dell’ottimizzazione. I cali di frame sono spesso ingiustificati anche con configurazioni notevoli e rimangono immutati prescindendo spesso dal livello di dettaglio

Notevole colpo d’occhio.

Anonimo il sonoro che si mantiene sull’innocuo con temi orientaleggianti senza infamia o lode. Tranquillamente ignorabili le sonorizzazioni che non valorizzano molto l’azione e fanno giusto il compitino.

Antropomorfismo

Il titolo di David Rosen è un brawler 3D con protagonisti degli splendidi animali antropomorfi. I personaggi hanno movenze che richiamano l’oriente i tantissimi punti e le azioni più concitate e spettacolari finiscono per assomigliare ai film di Jackie Chan.

Oltre a darsele di santa ragione tra calci e pugni, i nostri bellissimi animaletti si divertono un sacco ad utilizzare armi da taglio come spade (special guest: una simil Buster Sword direttamente da Final Fantasy VII), pugnali, alabarde, tirapugni e così via.

Sarà possibile lanciare le proprie armi anche mentre si è in volo.

Il sistema di controllo fa della semplicità il suo punto forte: alla tastiera è delegato il compito di controllare i movimenti del personaggio mentre il mouse si occupa di menar le mani e di contrattaccare tramite la pressione dei due tasti.
Il combattimento è di tipo contestuale poiché le mosse a nostra disposizione dipenderanno dal come siamo posizionati rispetto al nostro avversario.

Imbracciare le armi provocherà pochissimi mutamenti. Esse sono letali sin dal primo utilizzo (quelle di grandi dimensioni sono in grado di uccidere in massimo due colpi ben piazzati qualsiasi cosa) e si utilizzano con lo stesso sistema contestuale del combattimento all’arma bianca. Unica aggiunta è la possibilità di poterle lanciare per come proiettili contro i nostri avversari.

Negli scontri uno contro uno il tutto funziona meticolosamente e regala bei momenti. Purtroppo negli scontri più concitati i delicati equilibri di tempi e movimenti vengono distrutti, per lasciare spazio alla confusione più assoluta. Da segnalare anche la presenza di mosse stupidamente un po’ cheap (come il calcio in volo) in grado di risolvere gli scontri senza il minimo sforzo.

Overgrowth declina così il platform in condizioni estreme.

Molto meglio le sezioni platform, impreziosite dal senso di onnipotenza che si prova ad ogni salto del proprio coniglio e che finiscono per divertire il giocatore nonostante qualche game over evitabile. Il nostro coniglio Turner finirà per imitare a più riprese il buon vecchio Principe di Persia tra un wallrun ed un salto nel vuoto.

Un puzzle a cui mancano pezzi.

Il gioco soffre di una telecamera pazza e chiaramente sotto l’effetto di eccitanti, in grado di provocare motion sickness anche ai più scafati. Nei livelli platform essa è difficilmente un problema grazie ai ritmi più rilassati. Differente il decorso negli scontri più incasinati, dove diventa la lapide che condanna il giocatore alla scelta di strategie mordi & fuggi nel tentativo di governare la visuale per affrontare i propri avversari.

Wolfire Games ha effettuato una scelta piuttosto stramba nell’implementare storia e gameplay nudo e crudo. Entrambe le campagne a noi disponibili infatti seguono una struttura episodica con lo stesso identico canovaccio: ammazza quello che vedi o raggiungi il punto B partendo dal punto A (ammazzando se serve tutto quello che vedi).

Turner è riuscito a glitcharsi all’interno del mondo di gioco sprofondando verso l’infinito.

Questo, ripetuto per i circa cinquanta episodi delle due campagne porta ad una noia veloce che finirà per azzoppare la propria esperienza con il titolo. Da segnalare inoltre come alcuni capitoli siano composti unicamente da cutscenes ed alcuni invece siano delle cortissime passeggiate.

Overgrowth ed il suo futuro made in Steam.

Il titolo ha una caratteristica che instilla fiducia: è completamente moddabile.
Pieno supporto alle mod è sinonimo di giocabilità infinita grazie al supporto della community. Significa poter trasformare il proprio coniglio Turner in un personaggio molto più carismatico e poter mettere toppe nei buchi lasciati all’interno del gioco dagli sviluppatori.

Così si presenta il titolo dopo aver installato qualche mod

Esistono mod per il multiplayer, mod che trasformano il gioco in un picchiaduro uno contro uno e mappe ispirate ad altri videogiochi ad importante componente platform come Mirror’s Edge e Assassin’s Creed.
Overgrowth non finirà mai per essere un Horizon: Zero Dawn ma, grazie agli appassionati, le basi per un futuro interessante ci sono.

Abbiamo giocato Overgrowth su Steam grazie ad un codice fornitoci dagli sviluppatori di Wolfire Games

Overgrowth è un titolo con buone idee ed una pessima esecuzione; grandi intuizioni che all’atto si rivelano grezze. In un curioso gioco di contrasti il titolo propone un gameplay divertente immerso in un mondo che non lo è affatto, una grafica interessante che però non si esprime mai del tutto. La sensazione che permane per tutta la sua durata è di un titolo incompleto che meritava ancora un po’ di lavoro. Non ci resta che sperare in mod ed aggiornamenti per poter vedere il bruco diventare farfalla.

This post was published on 23 Novembre 2017 12:00

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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